Giovanni Iozzi - Poesie

Notturno d’Agosto

Il dondolio d’un’amaca.
Il fresco d’un giardino appena innaffiato
Che sale dalla terra ancora bagnata.
Il profumo penetrante di resina
Che lenta cola dall’ovaio pigne.
La giallognola luce d’un pubblico lampione
Che filtra tra i radi rami d’una siepe.
Un vecchio pino Marino come ombrellone.
Spicchi di cielo blu cupo tremolante di stelle.
Le parole smozzicate d’una allegra canzone
Con il suono ritmato d’un complessino
Portati smorzati dalla brezza marina.
Una fetta piacevole di notte
Attenuante l’Agostino calura.

 


 

Nonni e nipoti

Quelli che tutti gli attimi
Di più vi vogliono amare
Coscienti che per primi
Vi debbono lasciare.
I genitori vi danno un’educazione
Complici Noi nella trasgressione.
Ci tirate le bianche capezze,
La barba, il naso gli orecchi.
Rispondiamo con lievi carezze
Da navigati, pazienti vecchi.
Ogni volta che piangeteVoi
Pezzi dicarne si strappano da noi.
Strillate, correte come dei pulcini
Dolci ricordi di mamma, papà bambini.
L’avita smozzichiamo pian pianino
Arrancando la via del nostro destino.
Di prato vi lasciamo un angolino:
Boccioli di ricordi nel vostro cuoricino.

 


 

Amore di madre

Non piangere figlio-ora padre-
Sulle dorate lettere della lapide
Ove sepolta giace tua madre.
Grande sarebbe il dolore
Se ti vedesse in lacrime.
Sorridi un fiore nel poggiare
Sul piccolo vaso di rame
Immenso come il suo cuore.
Nessun’altra donna al mondo
Potrà superare il suo amore,
Così tenero, costante e profondo!
In grembo t’ha tenuto!
La vita t’ha donato
Finché’ non sei cresciuto,
Finché’ non t’ha lasciato.
Sorridi figlio-ora padre-
Un amore così lo da solo una madre!

 


 

Oh Caterina

Tu forse non ci crederai
Quanto il cuore sia triste assai.
Sono da mesi che la nipotina
Vedo solo col Tablet. Oh Caterina!
La più piccola in verità
D’una benedetta Trinità!
Questo COVID” li sua a li mortacci”!
M’ha reso privo dei suoi cari abbracci.

 


 

Normalità

Vecchi brutti ricordi, buttati come stracci.
Oh nipotini! Son tornati gli abbracci.
Caterina, stai con i nonni per una settimana,
Riaffiorano energie per una vita sana.
Scalpiti, corri, gioisci, tanto ci sorridi
In casa, fuori, del lago di Bolsena sui lidi.
Sguazzi nell’acqua chiara come un pesciolino
Schizzando gocce e risate sul tuo nonnino
Nelle scappatine del paese al giardinetto
Con Juana non vi perdete un giochetto.
Con Noemi dall’alto dei terrazzìni
Tirate, pieni d’acqua ,colorati palloncini.
Con Te, amore, non esiste la noia
Ogni secondo si riempie di gioia!

 


 

Classe in festa: 1941

Con la classe si festeggiano gli anni:
Non pare vero, sono già ottant’anni!
Abbiamo superato, guerra, malanni e crisi:
Rieccoci insieme pieni di sorrisi.
Nati nel millenovecentoquarant’uno
Festeggiamo oggi, nel duemilaventuno
Quasi ad un quarto del secolo duemila:
Tanti decenni abbiamo messi in fila.
Alcuni di noi se ne sono andati
Mi sembra bello esser ricordati.
Quel pizzico di vita che ci resta
E’ più che giusto passarlo in festa.
Per il presente, il futuro, il passato,
Tocca a voi…noi abbiamo già dato!
Sparita col COVID la nostra generazione,
Noi sopravvissuti cantiamo la canzone:
“Pussa via! Qui non c’e’trippa per gatti”,
Allarga la foglia e pure la via
Godiamoci la festa in allegria,
Con l’augurio che questa compagnia
Sino a cent’anni ancora ci sia!

 


 

Al Colosseo

Quando a Nerone l’acqua gli piaceva
La Domus Aurea di già ce l’aveva.
Di fronte c’era un lago senza canali
Dove arzillo ci faceva le battaglie navali,
Sapeva che a Rodi c’era un faro grosso,
Copione, s’eresse avanti casa il suo Colosso.
Venne poi tempo che l’acqua l’attizzava poco
A mezza Roma sonando a lyra dette fuoco.
Anfiteatro Flavio? Nome troppo lungo et reum!
I Romani l’accorciarono subito in Colyseum!
Ogni volta che passo accanto a tutti quell’archi
Sorrido: la Storia di Roma m’apre i suoi varchi!

 


 

Lo scappista

Su ogni problema ci mette sopra il tappo.
La prima cosa che sempre fa e dice ”Io scappo!”
In qualunque modo gli e la canto o la suono
Ha la risposta pronta ”Famme vedè nun sò bono!”
Se chiedi aiuto quando sei dalla fatica sfinito
Ti giri, come un fantasma in un attimo è sparito.
Una tegola in testa sta per cadergli dal tetto
“Lascia perde nessuno me l’ha prima detto!”
Fà il finto tonto, il sordo, cecato nella vista
Finchè gli conviene al nostro scappista!
Come si vanta con tutti senza riguardo
Quando parla di se, si sente un Leonardo!

 


 

Esopo e il gregge

Pascolavano su un prato comune numerose pecore
Mangiando ciascuna l’erba che voleva,
Dando ogn’una lana e latte che poteva.
Un giorno tutto cambiò’ con gran clamore:
Il montone più forte accampò pretese:
“Difendo il territorio da ogni invasore”.
Subito altri maschi sostennero quel valore
Occupando il miglior pezzo senza pagar spese.
Nondimeno un vecchio ossuto pecorone
Alzò la voce ”Sempre satolli sarete nel mio regno!”
Occupando un altro pezzo senza alcun ritegno
Divenendo d’un bel gruppo lo stregone.
Con diverse solfe sorserò gruppi aggregati
Sottraendo indegnamente fazzoletti di prati.
Alla fine, terribile avvenne il tracollo:
Tutto il gregge pascolava sopra un francobollo;
Quattro ovini abbottati, in giardino confinati.
Un pastore, il suo cane -mi manca la rima-
Due legnate, due morsi..tutto tornò’ come prima!

 


 

Voletevi bene

Vi dovete voler sempre bene
Senza esser per forza narcisista.
Perdetevi ogni volta di vista
Se invece di gioia date pene.
La cosa più importante, per prima,
Non perdere mai la propria autostima.
La seconda ve la ripeto in rima:
Cura del corpo presto la mattina,
Col Covid ancora in circolazione
Fate esercizi di buona respirazione.
Allargate sempre di più il polmone
Che prende maggiore ossigenazione.
Diventate così sempre più’ vecchio:
“Comare con la falce prenditela nel secchio!”