Giovanni Petraglia - Poesie

ONIRISMI


TRAMONTO SU ENTRACQUE



Briciole di nervosa luce
stillano nostalgiche nuvole
d’un carezzevole sole assente.
Ombre d’eterno s’allungano
tra ieratiche agitate forme
di montagnose vette senza tempo.
Aquila giunta dagli abissi
d’infiniti spazi uccisi dal tramonto
mira la preda d’un destino avaro.
Silenzi s’espandono sulle tombe
di passati d’amori e lacrime
nell’attesa dell’eterna condivisione.
Valle oscura scivola nell’assenza
indefinita dell’atemporale senso
della vita che dona e si riprende.


 

IL SILENZIO DEL DOLORE

 

Dei tuoi silenzi mi prenderò cura

fino a quando ci sarà primavera

per occhi incantati dallo sguardo

di un’anima dal ciel caduta.

Anche se prigioniero il corpo è 

d’un ignoto e malvagio destino 

la mia mente sarà la tua chiave

che aprirà il cuore impietrito.

Nella mano stretta ti darò l’eternità 

per quanto infinita sia la distanza

che separa il mare dallo stellato cielo

abbracciati nella linea dell’orizzonte.

Pianto antico ho trasformato 

in rugiada che margherita porge

al primo sole d’autunno

che l’estate non vuol lasciare.



NOTTURNA VISIONE

 

Sorge il pallido astro

sui pensieri sofferti

d’una vita immaginata.

Sprazzi di ricordi

brillano nel cielo

della tenebra interiore.

Un sentiero arcano

alla grotta oscura

del cuore conduce.

Celano le viscere del mistero

le parole non proferite

dell’ inconfessato segreto.

Un vortice di lacrime

s’insinua tra gli anfratti

della quotidiana pena.

Il lago della rovina affiora

con placido scroscio

dagli abissi del rimorso.

La fredda superficie 

bacia la selene silente

indifferente alla sorte.

Luminescente volto s’avanza

tra le nebbie del tempo

ad illuminare il vuoto.

Compassionevole sguardo

l’anima smarrita trafigge

senza voltarsi indietro.

Come aquila al nido

s’eleva la donna in alto

nella notte senza pace.


 

ODI ET AMO

 

Frondeggi contorto

coi tuoi amari fiori

d’amor disperato.

Foglie aperte al cielo

carezze implorano 

che alcuno porge.

Velenosa la bellezza

del bianco germoglio

odorante d’aridità.

Tra la tua chioma

s’è accasciata l’estate

che scalda con languore.

Odio ed amore

susciti nel cuore

con indifferente voluttà.



FILO ROSSO

 

Si desta vespero all’orizzonte

dove il sole luna abbandona

e placido mare onde allunga

in silenzioso sogno ch’avanza.

Filo rosso nella tenebra sospira

ad unir con aurea mistica 

i due cieli lontani ma vicini

che crepuscolo in amplesso muta.

Ombre di lontane vette

dall’altra parte s’allontanano

a rincorrere destini prematuri

da immateriali sensi trattenuti.

Intrecci d’emozioni silenti

la vista allietano dell’infinito

dove anima colpa trascina

alla deriva del perduto sogno.


 

LA BARRICATA DEL DESTINO

 

Tra i gemelli il suo viso contemplo

come sole che tra nuvole sparisce

nell’opaco cielo dell’anima mia

dove ogni attimo sempre risorge.

Siam vissuti su diversi lati della vita

ma allo stesso modo ci doniamo

tra le stelle danzando l’eternità

sul verde prato oltre la barricata.

Abbiamo fatto l’amore in terra desolata

dove i sogni fioriscono di notte

e le cicatrici del destino appassiscono

alla luce della luna dei desideri.


 

FIORE DI MAGGIO

 

Nato dove sorgon le viole

ove tramuta in verso

le impronunciate  parole.

Un grande cuore è riemerso

dal mare profondo dell’estasi 

dove lo sguardo s’è perso.

Una scogliera per tuffarsi

nel tempo dei lontani anni

nel silenzio sembra farsi.

S’oscura la luna degli inganni

dietro alle nuvole dei miracoli

che portan via gli affanni.

Spazza il maestrale gli ostacoli

alla primavera che si desta

su rupe d’erosi spigoli.

Nella dura roccia s’appresta

fiore di maggio ad incontrare

il ciel che a rimirar s’arresta.

Margherita sembra sognare

tra il nulla ed il tutto sospesa

il doman all’inverso andare.


 

LE MANI

 

Intensa commozione suscita immagine,

di mani intrecciate tra fiori in polline.

Come ai tempi di Kronos beati si è,

sognando l’isola che non c’è.

La pietra al padre rende Zeus baro,

forza e intelligenza costringono al Tartaro.

Alice nel paese delle meraviglie l’amor trovò,

un cappellaio matto incontra ma rinunciò.


 

EMOZIONI

 

Sussurro lieve scivola nella mente

d’anima trafitta da arcane sensazioni,

nebbia rugiadosa sale lentamente

sulla vetta dei pensieri senza finzioni.

Sguardo assorto contempla l’essenza

dell’ intima comunione di sentimenti,

matita disegna d’un sogno l’assenza

nel dolce vuoto dei ricordi spenti. 

Emozioni s’inabissano nelle profondità

dei rimpianti attesi da albe tramontate,

foglia caduta accarezza l’intimità

di pensieri vaganti su colline desolate.

Desiderio di  leggiadre margherite

affolla lo spazio d’un tempo definito,

dolorosi silenzi escon dalle ferite 

d’un arcobaleno vissuto ma non finito.

Prato verde culla con tenere foglie

immagine d’angelo luminescente,

innocenza giovanile esprime voglie

foriere di promessa evanescente. 

Petali bianchi speranza invocano

profezia d’amor fedele segreto,

sciolti capelli fluenti attendono

fior di virtù senza divieto.


 

LA CATECHISTA

 

S’anima l’oscuro stanzone

di fresche presenze vocianti

quella mattina per la comunione.

Luce soffusa bacia gli astanti

attorno alla catechista seduti

compunti come tanti santi.

Tenue voce tra i convenuti

s’espande come carezza

che conforta gli attimi perduti.