OMBRE DEL MATTINO
Ombre del mattino , Furenti , Cercano pinnacoli di grattacieli
Rapide
Filano su geometrie inesistenti, Di punte che prefigurano il nulla
E li’ si dissolvono
BUM BUM
Bum , bum , bum , bum , bum , bum
Vibra la stringa , mentre nasce la brana
Ed e’ subito immenso
E VAI
Ho visto un lampo
Sapeva di certezza
Ci son saltato sopra
E
mi ha portato via
RICORDO
Ricordo
Modo presente ma passato
Modo di essere
Malinconico e traslato
Un ‘altra dimensione. Rottura di simmetria
Passaggio di stato
Tra presente e andato
Ricordo
Matematica biologica
Freccia del tempo bidirezionale
Assenza di entropia
Quasi una malattia
Mi ricordo di te
CHIACCHIERE
Spuntano come funghi
Le chiacchiere
Che invadono il giorno
Lasciano tracce nel cerchio ,
delle menti piu’ fragili
Tracce perenni ,
Che illuminano vite disperse .
Vite che belano ,
E brucano ,
Affogate nel gregge
LA SAGA DI GEORGE
Ti guardo negli occhi persi George ,sei nella mia anima .
Sei nero e crespo come i primi schiavi , sei nero e crespo come la mia anima .
Sei forte e rapido con la mente .
Dici di essere come Gesu’ Cristo immolato sulla croce tutti i giorni. Io sono il tuo carnefice di tutti i giorni e tutti i giorni ti voglio vedere George , tutti i giorni voglio vedere la vittima immolata .
Mi dici che hai un figlio che non vedrai mai piu’. Ti dico che ho un figlio che vedo tutti i giorni .
Mi dici che disprezzi la tua patria. Ti dico che amo la mia patria .
Mi dici che stai bene e credi in Dio . Ti dico che stai male e Dio non c’e’ .
Io ti tormento George ,come si tormentano i figli .
Tu mi ami George, io so che tu mi ami quando vuoi battere il cinque contro la mia mano , perche’ nessuno vuole toccare la tua . Io sono il tuo specchio George , sono la causa della tua sofferenza , sono l’eterno supplizio di chi e’ nato solido.
Tu hai gli occhi scuri che sanno di pece , ma tu sei liquido George , sei liquido come il vino in scatola e puoi disperderti , ma non vuoi crederci .
Ma poi ci credi e ti vuoi perdere e io sono il tuo carnefice .
E
E stamattina ti ho rivisto George ,eri vestito come una madonna , con la camicia stirata e immacolata , con i piedi sempre gonfi e gli occhi piu’neri della pece , anzi , a tratti rossi e fulminanti.
Parevi coi capelli crespi e corti , come un diavolo che mi porgesse tutti i rungigli.
Poi ,parlando con voce roca , mi dicesti . Finalmente.
Tu sei giunto.
E poi tu hai voluto parlare della mia mamma , e mi hai detto che pregavi per lei ,che novanta anni contano ben poco , perche’ lei ti ha fatto e ancora dura.
E mi hai parlato della tua signora scomparsa a cinquanta anni aggrappata al tuo seno , per sempre persa e senza pentimenti. E poi mi hai detto:
Ciao amico, perche il mio nome piu’ non ricordavi e hai voluto trovare la scusa che per un negro le faccie bianche sono tutte eguali e perse dentro il cielo azzurro.
E poi mi hai chiesto; Perche’ tu corri sempre?
Perche’ vai sempre via senza una meta? Corro per te allora ti ho risposto .
E io scrvo e prego per te mi rispondesti. E son caduto come corpo morto cade.
ANCORA
E ti ho rivisto di nuovo ieri George , ma tu dormivi seduto nel tuo ufficio.
Avevi il mucchio dei tuoi libri sgualciti da una parte , con i fogli tutti scritti in inglese suddivisi per tema e il sacchetto di cellophan con dentro il cartone del vino che sbucava dall’altro.
E tu al centro tra studio e cucina con i tuoi labbroni socchiusi e senza sorriso che lasciavano intravedere la fila di denti corti e forti per azzannare carne quasi cruda .
Gli occhi tondi , semiaperti ma persi , lambiti da ciglia lunghissime per scacciare i moschini molesti ,come la coda delle mucche al pascolo e le braccia lasciate morbide al vento che scendevano lungo la spalliera della panchina.
E dormivi , ma lasciavi intravedere sclere ormai gialle e consunte e da sotto la camicia sgualcita spuntava la pancia rigonfia ossessionata da un fegato opprimente.
E mi veniva in mente tutte le volte che ti avevo detto;
Georege , non bere quelle schifezze , non farti il brandy come aperiti vo , non tracannare il vino a colazione .
E tu di contro;
Tu dici cosi’ perche’ puoi comprare quello buono. E io a dire , no ,io bevo l’acqua
E a te pareva impossibile che avendo i soldi si bevesse acqua e sbattevi la testa in segno di diniego.
George , ti ho guardato come fossi morto, e forse lo sei da tempo. La tua via crucis da tempo si e’ conclusa e una piccola parte pesa sulla mia testa, e un poco mi assomiglia.
Non ti ho svegliato George.
Per me’ il rivederti, ogni volta sa di miracolo e aspetto il giorno in cui la tua casa sara’ vuota.
George , non dirmi come sempre che stai bene , che vai alla grande. La prossima volta ti prego di non dirmelo.
Io ogni volta guardo la morte in faccia . E ha il tuo viso.
NON TI HO TROVATO
Sono due giorni che passo da casa tua George , sono due giorni che non ci sei.
Ho controllato che in cucina non fossero per caso rimasti avanzi ma non ne ho visti e allora sono passato dallo studio per vedere se qualche foglio svolazzante scritto in inglese svelasse un tuo passaggio.
Niente di tutto questo .
Una casa cosi’ disadorna pare difficile da trovare tanto che al ritorno , una signora inconsapevole del diritto di proprieta’ acquisito per usucapione se ne stava bellamente appollaiata al tuo posto a spulciarsi il cagnolino.
Volevo avvisarla di spostarsi , informandola che in Italia il diritto di proprieta’ e’ sacro ma poi mi sono fermato perche’ una casa senza nessuna traccia e’ come un nido abbandonato.
Il proprietario non ci ritornera’ mai piu’.
E allora ti ho pensato George e le lacrime mi hanno invaso il viso senza ritegno , la gola si e’ bloccata sussultante e le mie mani si sono mosse in soccorso degli occhi arrossati simili ai tuoi da sempre con in piu’ le sclere gialle.
Non puoi farmi queso George , non puoi burlarti di me’ e sparire nel nulla come se i nostri incontri non fossero serviti .
Avresti dovuto avvisarmi se avessi deciso di morire
PRIMUS INTER PARES
E infatti sei tornato , ancora piu’ stanco ed ammalato , ma questa volta al tuo capezzale avevi tanti amici ed io ero per te il primus inter pares.
Ero stato stupido a pensare che non vi avresti avvisato prima di morire , ma la tua voce che imprecava contro il mondo ingiusto , mi pareva cosi’ flebile e stanca da pensare che l’agonia avesse semplicemente allungato i suoi tempi e che le lacrime che due giorni prima avevano concimato i pini loricati del parco non fossero scese invano .
Tutti ti dicevano di smettere di bere , ma capisco che la soluzione sia ormai in una unica direzione.
Quella che ormai hai deciso consapevolmente e cioe’ di sparire agli occhi dell’ingiustizia primordiale.
Dell’ingiustizia della selezione naturale che abbandona chi e’ sfortunato o non si sa difendere.
Andartene solo e arrabbiato come tutta la tua vita.
Quando inveivi contro di noi dicendo che tutti eravamo stati in vacanza e nessuno ti aveva portato un regalo mi sono accorto che ancora una volta avevi ragione e nessuno ti aveva portato con se’ nel cuore.
Tutti si accorgono di te quando vanno al parco, come una volta si andava al giardino zoologico e tu sei come quei leoni spelacchiati che attendono la fine riuscendo solo a spalancare le fauci per annunciare il sonno incipiente.
E allora oggi ti ho portato due bottiglie di vino buono George .
Ho deciso di seguire un destino ineluttabile a modo tuo , fornendoti almeno un veleno di classe , un veleno d.o.c .
Ti accompagno con il sorriso sulle labbra in un percorso segnato e tu mi hai ringraziato all’andata e al ritorno del mio percorso.
Grazie di tutto , grazie di tutto .
Le parole mi bombardavano il cranio , perche’ sono certo mi stavi ringraziando di aiutarti a morire d.o.c