Giovanni Tavcar - Poesie

GIORNO PRIMAVERILE

Nutrito
dalla linfa vitale
del mattino
m’involo nell’azzurro
giorno primaverile,
saturo di profumi
e di lievitanti fioriture,
attirato
dai magici raggi cristallini
e dalla purezza
di un cielo trasognato.

Ogni sapienza si sbriciola
in minuscoli
frantumi pulviscolari,
accendendo
un tenero e luminoso canto
senza affanni.


FINCHE’ C’E’ LUCE

C’è sempre
qualche barbaglio di luce
a far rifiorire la speranza,
a illuminare
l’accartocciato silenzio,
a far risorgere
il miracolo della parola.

Finché esiste
un raggio di luce,
abbiamo sempre la possibilità
di risorgere
dalle tenebre che ci inglobano
e che ci divorano.

Perché c’è ancora il sacro
fuoco da salvare,
da tramandare
a chi ancora non sa
come sono verdi e delicate
le speranze a primavera.


AMBIGUITA’ DEL PENSIERO

La vita è spesso
una continua
sovrapposizione di maschere,
di buchi neri,
di galassie in estinzione.

Resta veramente poco ancora
da difendere, da salvare.

Fantasmi di memorie
corrono veloci
e senza controllo alcuno
per le strade
vuote e silenziose.

Fra le mani stringo
una sfaldata rassegnazione.

Annaspando
nel fiume silenzioso
della conoscenza,
mi accorgo dell’ambiguità
del pensiero,
che tenta disperatamente
di sintetizzare
lo scopo del vivere
e del turbinoso operare.


TENEREZZA

La nostra società odierna
ha un grande bisogno
di tenerezza
per rompere il suo dilagante
cinismo,
per troncare l’epidemia
della sua mortale indifferenza,
per superare
il suo vergognoso degrado,
per ricostruire
la beatitudine dell’amicizia
e dell’amore.

La nostra società odierna
ha urgente bisogno
della rivoluzione della tenerezza.

Pena il suo definitivo
disfacimento.


SALVIFICO BARBAGLIO

Dell’anima
e delle sue molteplici
migrazioni
ben poco sappiamo.

Come ben poco
sappiamo
della vita delle stelle
e delle loro
tante trasformazioni.

Al centro del roveto
ardente
crepitano i millenni
e le fonti
delle nascite innocenti.

All’incrocio
del tempo con l’eterno
riluce il salvifico
barbaglio della Bellezza.


PERCHE’?

Il cuore è sospeso,
erede dell’umana sofferenza,
la mente è vuota,
priva di ogni orientamento.

Dove sono? Cosa faccio?
Dove vado?

Colori sfuggenti
mi danzano intorno,
ombre vacillanti
mi corrono incontro.

Perché?

Confusione e dolore
tessono
uno squarcio profondo,
intriso
di turbato tremore.

Cerchi rotolanti
esplodono,
spegnendo ogni memoria
e velando
anche gli spiragli dei sogni.


LA GIUSTA MISURA

Ogni affanno sparisce
nell’espandersi improvviso
della luce,
come goccia inghiottita dall’eco
che rimbalza
al di là dello spazio e del tempo.

A volte basta
dissetarsi ai canti della speranza
che smagliano
ogni tessitura di stanchezza
e tracciano
tangibili segni di vita genuina
che ricompongono
la giusta misura dell’esistere,
dove ogni anelito
si fa coinvolgente preghiera.


GESTO SCONSOLATO

Oggi sfoglio
i miei antichi appunti
nella speranza
di trovarvi le tracce
dei sogni audaci
che permeavano
la mia assetata giovinezza,
l’ardore
dei vagheggianti sentimenti
che si spandevano
nell’avanzare allegro
dei giorni,
gli armonizzanti
respiri
gonfi di musica e di parole.

Ma trovo soltanto
stinti e amari lampeggiamenti,
consunti filari
di glicini sfioriti,
inermi e impotenti consapevolezze.

E depongo gli appunti
con gesto stanco e sconsolato.


 

UNICA DIREZIONE

Il tempo,
che senza fine si rigenera,
assiste indifferente
al sidereo travaglio
che impetuoso scorre
sul mio faticoso
cammino di viandante
in disperata ricerca
della dimensione
nella quale tutte le porte
sono spalancate
verso un’unica direzione:
l’estasi rigeneratrice
della luce.


IRRINUNCIABILE PERCORSO

Nell’anima esiste
un unico, irrinunciabile percorso,
che scivola tenero e leggero
nel trascolorare del giorno,
tra fragranze d’ortensie
ed effluvi di ciclamini,
tra magie di stelle
e fughe di note palpitanti,
tra petali e corolle,
tra volti e arpeggi di colori,
tra pause e ripartenze,
tra cinguettii di passeri festanti
e cori di cicale,
tra desideri e felici turbamenti,
tra mari spumeggianti,
tra venti di speranza
e limpidezze di pensieri.

Percorso intinto
nella parola: Amore!


 

IL SEGNO

Intorno a me
frotte di fanciulli
giocano agili e spensierati
in un alternarsi
di cadenze, di voci
e di gesti incontrollati.
Il segno vero della vita.
Le rondini sfrecciano
leggere
nell’aria ammorbidita,
i gabbiani volteggiano
eleganti
lanciando rauche strida
forsennate.
Sulla via
graziose fanciulle agghindate
sfarfalleggiano gioiose
lanciando
perlate grida animate.
Questo giorno è mio,
perla incastonata nel diadema
del tempo in maturazione.

Tavčar Giovanni


ABBRACCIO ESTIVO

Mentre l’ape solfeggia beata
di fiore in fiore
e il ragno fa l’arcrobata
sui fili armoniosamente tesi
e il moscone ronza dispettoso
sull’ampia vetrata riflettente
e le formiche si spostano veloci
in lunghe file ordinate
e i grilli suonano con vigore
sui loro violini frementi
e la cocinella esegue
le sue prove di volo radente
e l’usignolo impazza
con i suoi gorgheggi sopranili
e il gatto miagola nervoso
fiutando un cane di passaggio
e le rondini sfrecciano leggere
nel cielo alto e terso
e gli alberi stormiscono
nella leggera brezza pomeridiana
e i bambini lanciano alte grida
nei loro giochi spensierati …
io sonnecchio senza pensieri
nel caldo abbraccio estivo
lasciandomi cullare dall’onda
che fermenta e muove la natura.

Tavčar Giovanni


 

BISOGNO

Non ho bisogno
di parole infide e randagie
che giocano a rimpiattino,
che danzano
sui fili dell’alta tensione,
che mi inducono
in tentazione,
ma di parole che creano,
che lampeggiano
con ipnotici incantamenti,
che intrecciano
sinuose e audaci armonie,
che ritagliano
diamantine venature,
che s’insinuano
negli arabescanti straripamenti.
Ho bisogno di parole
che incantano
e accendono sogni trascoloranti.

Tavčar Giovanni