Il Mare.
Guarda il mare, guarda com’è nitido,
guarda il sole e la sua luce, che accarezza la cristallina superficie
come due amanti che si toccano per la prima volta.
Guardalo lontano. Immenso. Silezioso.
Guardalo e sentirai il suo profumo salmastro, che sa di buono e di nostalgia.
Il mare, verità di un fato superiore e forza incontrastata
guardalo e chiudi gli occhi, sentirai il buio,
niente ti sembrerà più vero.
Seta.
Parlo dei tuoi occhi. Che sono i miei preferiti.
Sono velati da un panno di seta, nascondono tanto
la tristezza della gioventù, la rabbia della vita che non va come deve andare,
la paura di un futuro incerto, la solitudine di un luogo che non ti appartiene.
Io li guardo i tuoi occhi e un po’ sotto quel velo rivedo me stessa.
Perciò guardami, e parliamone, perché quando sorridi il velo si alza
ed è la bellezza dei tuoi occhi che rende tutto il resto veramente grande.
Come la luce del sole in una giornata di primavera.
Il futuro da dietro una finestra.
Vedo il futuro da dietro una finestra, il vento soffia ed il cielo è terso
Nuvole come panni sporchi stesi al vento ad asciugare.
Osservo il mare in lontananza, che brilla di sole, come fosse cosparso di argentee stelline,
Si stente il suo odore, si sente il suo canto,
E come in una fotografia cerco di imprimere ogni singolo particolare
Poiché un giorno quel mare diverso sarà, intriso di una nostalgia che solo il tempo
Potrà portare.
Il tempo che crudele imprigiona tutti, a volte troppo poco, a volte troppo lungo,
Momenti che finiscono così in fretta
Quasi fossero un battito di ciglia
e momenti che sono infiniti; intrisi di paura e di rimorsi.
Vedo il futuro da dietro una finestra, il cielo è carico di nuvole nere, scure come il carbone, e fredde di neve
Lo vedo sfocato, incerto, forse inesistente
vedo la tristezza di un mondo che non sarà il mio
Vedo la sfiducia verso le persone, la paura di perdere quelle più care.
Il futuro che è come il colore grigio; non mi apparterrà.
Adesso è sera, i grilli cantano la loro ninna nanna
Le stelle nel firmamento sono lentiggini sul volto di una donna, e la luna è uno spettacolo per pochi
Pochi eletti possono sentire il suo canto
Poche anime la ascoltano.
Le lucciole illuminano la vita
di una notte d’estate che lascerà il posto ad un’ altra alba
Che lascerà il posto ad altri dubbi, altri timori
Eppure un po’ al futuro non voglio pensarci
Poiché per questo tempo il presente è mio
Un presente clemente e un po’ dolce d’amore
E a me piace questo presente.
Cilento.
La luna è uno spicchio d’arancio,
la guardi e lascia un sapore amaro
di sogni catturati, lacrime e
e amori infranti.
Eppure è bella la luna, turgida
bacia il mare da lontano
due amanti che si guardano e si sognano
senza potersi mai toccare.
Sotto il cielo splendono luci
che sanno di presepe,
case arroccate su montagne e
quel sapore d’antico nell’aria
quell’odore di legna
che ti riporta nel cuore
la nostalgia di un camino a casa della nonna.
Il mare ti guarda dentro
sussurra parole che solo tu
sei pronto a capire
ma delle volte non lo sei e
la sensazione d’immenso ti sovrasta,
eppure immobile rimani a cercare di sentire
l’infinità dello splendore che
ti si apre davanti agli occhi, che li fa lacrimare
un po’ per il vento, un po’ per i ricordi.
La sedia.
C’è una sedia su un balcone tutta sola.
Mi chiedo se la notte le porti compagnia.
Come una vedova sconsolata osserva le stelle e piange.
Ma lei non sa che anche le stelle piangono, che cadono nel vuoto e non tornano più indietro.
C’è una sedia su un balcone tutta sola.
Una vecchia signora la osserva
E lei guarda il cielo scuro
Aspettando.
C’è una sedia su un balcone tutta sola.
Lei non sa che è la solitudine a rendere le persone ciò che sono.
Lei lo sa che nessuno tornerà a prenderla.
Domenica.
Guardo le mani di mio nonno
vecchie di vita, rugose e venose
la storia che portano sopra è lunga
sofferta, storie su storie di un cantastorie
che attraverso un pianoforte o una fisarmonica
le racconta, le canta e si emoziona.
Note in una domenica mattina che
danno un senso ad un giorno in se triste.
Guardo le mani di mia nonna che sono sottili
affusolate, ricche di amore per un uomo
per i figli, per i nipoti, per la vita
che hanno tenuto in braccio
un istinto di protezione e di maternità
che lava ogni peccato.
Guardo gli occhi di mia nonna
sono vitrei e un po’ spenti,
eppure nascondono un verde acceso
vedo la sofferenza di una vita troppo crudele
le mani che non possono più cucire
la frustrazione della vecchiaia.
Vedo che però ci sono giorni felici,
lei sorride, sembra aver ritrovato la pace
parla in dialetto e ride
e tornano i vecchi tempi,
e tutto profuma di spensieratezza
di una nostalgia infantile
che il tempo purtroppo ha spazzato via.
Il momento.
Intenso è stato il momento
in cui un fiore si stava staccando dal suo ramo
viola e profumato
il vento lo toccava con lentezza quasi esteneuante
e piano piano lo sradicava dalla sua radice.
Intenso è stato vederlo cadere
con pensantezza sbattere al suolo
quasi fosse stato di pietra,
morto giaceva su un pavimento di cemento
lontano dal calore della terra.
Strappato via dalla vita per
aver permesso al vento di baciarlo.