Gladiola Busulla - Poesie

Carpe diem

Tramonto rossastro
Tacciono le parche.
Contemplo il cielo
cosi immenso ed ambrato!
Un’autunno insolito…
Senza
fogli che volano,
Senza
piante appassite.
Il tuo sorriso mi ricorda
la primavera
che Botticelli gettò sulla tela.
Tu sei la mia luna
Regina coelis.
Ed io non posso,
Far niente…
Tra ne amarti,
Amarti disperatamente…
Carpe diem –prendi l’instante.
Le stelle conta con me.
Una scintilla di luce
Con l’aria si bacia.
Dolori e sogni.
Vita ed Inferno.
Cielo e Terra.
Un lungo viaggio
verso l’immensità.
Ed io non posso far niente,
Tra ne amarti
Amarti disperatamente…
L’amaranto porporino
Carezza il tuo volto
Da fanciulla.
Un’autunno insolito…
Ed io non posso far niente,
Tra ne amarti
Amarti disperatamente…

 

 

 

Ninnananna degli angeli

Non morire…
Quando il chiaro di luna aleggia sul mondo.
Non morire…
Quando la nebbia si dirada
sui sogni esiliati.
Non morire…
Quando il giorno è uguale
con i suoni dell’anima.
Non morire…
Quando le candele si baciano con le preghiere.
Non morire…
Quando l’odore della gardenia
adornano i veli bianchi.
Non morire…
Quando le gocce di rugiada
ballano con i fili d’erba.
Non morire…
Quando il cielo mormora
La ninnananna degli angeli.

 

 

 

La cupola della sera

Nella cupola serale si spengono
echi di voci incolori.
Il sapore della polvere ricorda le lacrime
che abbiamo ereditato dall’Antico Testamento.
Stanotte mi tuffo nelle tue palpebre,
Nuoto nel dolore schiavizzante,
accanto a una finestra senza stelle.
I morti sognano
più dei vivi.
La mia anima ha solo una stagione,
ma vaga nei fenomeni del tempo
limpido, cupo, aspro, umido.
Come una farfalla notturna,
l’amore viene digerito
in un pianto di lacrime.

 

 

 

L’ultima traccia

Fuggendo dal sentiero della luce,
un grumo di rugiada appare sugli occhi,
come l’alba bianca in alto mare.
Le tue preoccupazioni sono alleviate
dal leggero sussurro della mia voce –
quando il sole splende,
sulle foglie autunnali dormienti.
Voglio darti una lacrima lilla,
come la sera a scurirsi sotto le ciglia!
Amore, l’ ultima traccia lasciata da Dio,
le ali svolazzano nello spazio,
oltre l’altra linea, dove il cielo bacia la terra.
Pellegrino della mia anima!
Come l’arcobaleno suona il tuo nome,
nella fiamma delle candele!
E i desideri assopiti negli abissi profondi,
svegliati e sali tra le stelle.

 

 

 

Nostalgia

Nell’abisso dell’essere
si sentono sospiri di nostalgia,
vagando come nomadi nel deserto.
Non ho più un’anima!
In rime abbandonate,
scorre la mezzanotte delle parole pigre.
Silenzio.. e la tempesta magnetica della Terra
turba gli amori negati.
Bruciato dal fuoco dell’oblio,
il viaggio della nostalgia verso l’impossibile
continua…

 

 

 

Terra, acqua, aria, fuoco… un vecchio gioco

Giacente…
nel campo infinito dell’autunno,
avvolta in travi dorate,
Ho sfogliato Jorge Luis Borges.
Non volevo commettere i peccati peggiori –
come ha detto lui – che un uomo può realizzare.
Come non puoi far respirare la tua anima?!
Mi sono alzata e ho corso a braccia aperte.
Ad occhi chiusi, ho cercato il cielo della felicità.
Volevo essere felice ed esaudire
I miei desideri.
Terra, acqua, aria, fuoco…
tutto assomiglia a un vecchio gioco
che l’umanità ha memorizzato.
Tutto intrecciato in Uno.
C’est la vie!
Il ghiacciaio della coscienza brucia
come un verme trascurabile,
ma quella quercia cade.
La mia volontà, la mia mente, il mio cuore
mi ispirano ad essere felice.
In ogni stagione, ad ogni età,
in qualsiasi spazio o dimensione cosmica.
Il disperato non è altro che l’ombra di se stesso,
Un alter ego della tristezza.
Voglio solo vivere… ma poi?!
Eh, poi morire
sotto l’albero fragile
dell’ amore eterno.

 

 

 

Vecchio comodino

Sul vecchio comodino
spazi vuoti, baci proibiti,
preghiere, capricci, promesse.
Il ronzio viene dalla mia mente,
come le serate di nebbia
dove spicca il cielo, nell’ombra
di neon da passeggio.
Malinconia – statua testarda
che non trema davanti a nessuno.
Adornano i bordi del sentimento,
ricordi sospesi,
felicità in miniatura,
la tempesta di parole non dette.
E il racconto solitario degli occhi,
salmo per il sogno, che ci ha rubato la vita.