Grazia Papa - Poesie e Racconti

Il gioco dei nomi astratti

 

È volo di gabbiani la libertà
Tenerezza, sorriso di bimba la sincerità
La gioia è aere che dai pori vien fuori
Un cuore sereno allegria ti dà
Ti bagna il sudore della confessione
Fiducia e felicità il perdono ti dà
Brivido intenso, l’amore che provi
sentimento profondo di felicità
Il coraggio di osare sicurezza ti dà.
Rancore e tristezza bandire dovrai
se pace e serenità cercare vorrai.


 

LA DONNA PORTATRICE DI VITA NEL MONDO

 

E’ donna la Bellezza
La passione è donna
Che sprona la tua voglia
e il cuore tuo spoglia.

Il battito s’accelera
Il sangue si rimescola
La voglia allor ti prende
… e ti consuma ognor.

Spesso la voglia è rabbia
Che fa scattar la molla
Di uccidere la donna
Che tanto amato hai.

E’ donna la bellezza,
Arte di Dio nel mondo
l’uomo che la uccide
vita distrugge e Amor.


Quando incontrai l’amore
il bambino ch’è in me
diventò adulto.

Quando sperimentai il dolore,
la donna che sono
divenne saggia.


 

Come una folata di vento
Hai attaversato la mia vita
Sconvolgendola sin dal profondo.
Ne hai strappato il cuore
Sei fuggito via.
È andando che si rimane
Nel cuore dell’altro.


 

E T N A

 

Maestosa Regina!
Avvolta nel tuo manto splendente e bianco,
regni sovrana e domini col tuo sguardo
un variegato paesaggio:
la verde campagna
che interrompe e unisce paesi e città;
mari, colline, pianure,
tutto s’inchina davanti a te.

Qualche volta t’impenni e lo scettro impugni
e, puntandolo a Terra
la scuoti con violenza facendola vibrare,
poi, distendi i tuoi nervi fumando la pipa
e una nuvola oscura ci copre.

I bagliori della notte ci mettono paura;
fiumi di fuoco avanzano paurosi
e come leoni ruggenti e affamati
divorano al loro passaggio
il bel paesaggio.

Sei bella e splendente,
sovrana regina!
Ma quando ti arrabbi
Diventi sprezzante!


Insieme sul cammino dell’arte

 

L’arte è la grande aspirazione
Di chi il Bello crea con passione.
Com’è duro per l’uomo vivere da solo!
Artistico invece condividere emozioni,
scambiare idee, suscitare riflessioni,
essere per l’altro fonte di ispirazione;
legati solamente da un’unica passione:
progredire nell’arte crescendo nell’amore.

Come un bimbo, ignaro della vita, nasce,
alba radiosa che si tinge di rosa, cullato
dalla gioia di una famiglia che cresce e
proietta nel futuro la vita del nascituro,
così nel grembo di un’associazione fiorisce
quel germoglio, baciato dal sole, che tinge
di mille colori l’oggetto di contemplazione.
Alzati e ammira l’atmosfera del bello!


 

Il dolore

 

È nero il suo colore
Che sarà mai il dolore?

Vedo rivoli di lacrime
rigare il tuo volto pallido
macilento.
Perchè il dolore?

Vedo la sofferenza
nei tuoi occhi, sul tuo volto,
grida di dolore e di tormento
io sento.

Vedo spegnersi una vita
che ha lottato con la morte.
Vedo il tuo giovane corpo
trasformarsi e finire.

Una grande mestizia
il mio cuore strazia.
È questo il dolore.


Il sole

 

Il sole gioca a nascondino
con le fragili nubi.
Vorrebbe apparire allo scoperto,
vorrebbe diradarle.

Con la potenza dei suoi raggi
le fende e le attraversa.
Larghe lastre di cristallo
limpide e trasparenti

lasciano contemplare
meravigliosi paesaggi.
Ecco, fa capolino!
Si nasconde ancora!

È un gioco forza
ma il più forte è lui
e, prepotente, irrompe
con chiarore abbagliante.


RIFLESSIONI

 

“Ciò che nella vita rimane non sono i doni materiali, ma i ricordi dei momenti che hai vissuto e ti hanno fatto felice”, così scrive Alda Merin. E sono questi ricordi che spesso affiorano quando un oggetto o un’occasione ce li richiama alla mente. L’agrumeto in nostro possesso è lo stesso che abbiamo in parte ereditato da mio padre e che lui stesso piantò oltre settant’anni fa. Spesso quando inizia l’estate e vedo tondeggiare le piccole arance ancora acerbe mi rivedo bambina, due anni appena, quando mi dilettavo a strapparle, ancora piccole e verdi e piena di gioia le mostravo a papà scatenando la sua rabbia che si addolciva alla fine vedendomi così tenera e impaurita e mi spiegava che presto sarebbero diventate belle e grosse e li poteva vendere ricavando i soldini per comprarmi tante cose belle.
Nella stessa piccola tenuta di campagna, un noce, quasi secolare direi, si ergeva maestoso regalando ombra col suo tenero fogliame a chi, stanco, sudato, affannato cercava ristoro nella calura estiva. Dava ombra anche ad un pozzo-cisterna circondato da un basso muretto ed era lì, che spesso, anch’io sedevo, all’ombra del secolare noce e, quanti ricordi affioravano alla mente quando, tenera bimba scorazzavo, con gridolini innocenti, attorno all’antica cisterna, sotto l’ombra maestosa dello stesso. E intanto volava dolcemente nel cielo l’aquilone della giovinezza e la stessa ombra che gioiose grida innocenti un tempo conteneva, poi dolci sogni e sospiri d’amore cullava. Alla sua ombra nascevano le prime ispirazioni poetiche e alla finestra della mente verdi pensieri aprivano sconfinati sentieri. Adesso quel noce non c’è più perchè un tarlo assassino ne bruciò le radici, ma il ricordo sempre vivo nella mia memoria non può cambiare le emozioni
che mi ha regalato.
Durante la mia infanzia c’erano pochi giocattoli: le bambole(di pezza o di porcellana) per le femminucce, le pistole per i maschietti ma ci si divertiva con poco, anche una scatola di biscotti o una lattina di latte in polvere ci divertivano. Ricordo che in età scolare chiesi a mio padre una bambola in regalo. Non l’ebbi mai; la situazione economica era precaria e un giocattolo non era una spesa utile o necessaria. Oggi i bimbi, nella maggior parte dei casi sono sommersi da tanti giocattoli e non capiscono il valore dei sacrifici.
Quando all’età di ventisette anni diedi alla luce la mia prima bambina, Margherita, papà mi disse: “ecco la bambola che hai sempre desiderato, guarda com’è bella! Adesso ci potrai giocare”. Margherita non era un giocattolo ed io non ero più una bambina; ero una donna responsabile e cosciente del mio ruolo di mamma. Prendersi cura di una bimba non è lo stesso di avere un giocattolo con cui divertirsi e buttarlo via quando ti stanca. Le notti, i pianti, le malattie di routine, le paure per dolori che non sapevi decifrare, la febbre da cavallo che spesso saliva, tutte queste preoccupazioni mi aiutarono a diventare donna responsabile. Per ben tre volte quelle bambole hanno riempito di gioia e di preoccupazioni la mia vita.
Nasce Daniela dopo diciassette mesi e dopo nove anni ancora Andrea. I primi balbettii, le prime parole, i primi dentini che per venire fuori tanto dolore hanno causato. Adesso son grandi e mi hanno regalato ben sei nipotini che hanno veramente coronato di gioia la mia vita. Grandi soddisfazioni e consolazioni mi hanno dato e altrettante ne ho ricevute dal mio lavoro di insegnante di scuola primaria. Poi arriva il momento della pensione. Non mi sono posta come avrei trascorso le mie giornate. La poesia e la pittura, le mie grandi passioni, e la presenza dei nipotini hanno riempito la mia vita di pensionata rendendola più giovane. Non ho tempo di annoiarmi. E, quando la stanchezza sopraggiunge e penso di fermarmi, i ricordi affiorano sempre e vivono con me.
La vita è una medaglia a due facce: c’è la bellezza di una foto e la parte oscura del negativo. Non è stata rose e fiori la mia vita ma in ogni negatività ho saputo leggervi dei bei risvolti.
Il mio motto: guarda positivo e la luce del sole illuminerà il tuo cammino.


 

PATERNÒ ieri e oggi
( mio paese natale )

Paternò, un tempo,
era l’orgoglio dei suoi abitanti,
Terra di sole, di agrumi e di balli
da ogni dove, attrattiva di gente.
Tutta l’Italia apprezzare poteva
Le dolci arance di Paternò
Frutto di terre dal sole baciate
E dal calmo Simeto bagnate.
Oggi, concorrenza e babilonia di popoli
disperazione e miseria hanno portato.
E come Saturno, un dì signore del tempo,
divorava i suoi figli, così la terra,
nel suo interiore, ricaccia quei frutti
che valore più, oggi, non hanno.