Graziella Mistichelli - Poesie

 SCINTILLA

 

Il giorno è un ricordo

alle nostre spalle 

e la notte incede 

avanza cupa  silente

non ha il sapore 

di un tempo

è lunga è intensa 

piena di insidie.

Eccomi con me stessa a

rimproverare il mio passato

che non ho ben amato

ma se ne va? 

Dunque perché mai 

questi magri pensieri.

Prendo un lapis 

mi faccio un ritratto

mi ruba la tristezza 

porta via la paura

che mi spezza

ne faccio un altro

è carico di frutti 

dei miei dolori 

che Ingoia nel buio nero

svanisce con sé

questo peso 

nel cuore

ed ecco compare 

un casolare 

una pupilla 

una scintilla 

una luce 

che riparte

un fuoco che zampilla

forse è la vita che brilla!?


Contagio

 

Il giorno è un ricordo

alle nostre spalle 

e la notte incede 

avanza cupa e silente

non ha il sapore 

di un tempo

è lunga è intensa 

piena di insidie.

Eccomi con me stessa a

rimproverare il mio passato

che non ho ben amato

ma se ne va? 

Dunque perché mai 

questi magri pensieri.

Prendo un lapis 

mi faccio un ritratto

mi ruba la tristezza 

porta via la paura

che mi spezza

ne faccio un altro

è carico di frutti 

dei miei dolori 

che Ingoia nel buio nero

svanisce con sé

questo peso 

nel cuore

ed ecco compare 

un casolare 

una pupilla 

una scintilla 

una luce 

che riparte

un fuoco che zampilla

è la vita che brilla!?


TIC TAC  

 

A ridosso

di questa prigione

di questo grigiore

d’umido freddo

che incombe sospeso

sui tetti stamani

svanisce 

la speranza

di un tempo migliore 

in un raggio

di sole

di libertà.

 

Tic tac 

 

Il tempo svanisce si sa

il tempo si ferma si sa 

vaga nel vuoto questa città

 

ora mi sento come ignuda

all’improvviso

di fronte a una notte 

infinita 

quanto può esserlo

il pensiero del domani

brevissima 

quanto può esserlo

il pensiero del risveglio

un istante e

il tutto 

diventa 

il nulla

una stretta di mano 

e un’anima vola in cielo

un battito di ciglia.

Eppure

è fermo il tempo si sa

ora incombe la morte 

tic tac.


Mascherina

 

Straniero svegliami

Ti prego

Dalla mia falsa onnipotenza

Sembra sogno

tutto questo,

un sogno impossibile,

generato 

dalla mia superbia

ah! Straniero che hai
come me guanti e mascherina 

strappa la mia indifferenza 

perdona la superbia 

la bandiera la muraglia 

ora piango l’amore mancato

le gesta del cuore indurito

di cui era  piena

 la mia esistenza.


 

Respiro 

Ora immota 

è la vita 

ora sottile

è il silenzio 

nella mia mente

e la natura il vento 

il mare e i paesaggi 

dentro di me. 

Non c’è tempo 

per nient’altro

raffiche di pioggia

sole aria aria,

un respiro 

voglio un respiro

di cui l’anima si disseti

viva e palpitante 

finché non sarà

 domani.


“Millenio “

Dicevo

svanisci più presto 

che puoi

porta via con te 

le tue aure maligne

cosicché torni 

l’alberato cammino 

sgombro da ombre 

da nubi

dalle sofferenze 

di un uomo nuovo 

pronto 

al sacrificio

eccolo 

spalle al muro 

a offrire il petto 

a nuovi strali

che lui stesso

così  profano

 

 ha generato

ad altri dardi e 

non più soltanto 

come pensavo 

e speravo 

a quello così bello 

dell’amore.


L’OMBRA FUNESTA  

 

Ed ecco

le tenebre

ingoiare ogni cosa,

spegnere l’ultima luce

del giorno,

il biancore accecante

di neve,

il chiarore diffuso

dei tetti,

dei monti,

del manto bianco

del mio balcone,

ecco le tenebre

gettar grigio sul grigio

uniforme della mia serata

cala la paura.

Tenebra e tenebra,

l’ombra avanza

e il mio volto

riflesso sui vetri


Era una stupenda serata

 

Sole gradevole

atmosfera gradevole

il pensiero di lui 

così dolce

così amabile 

faticoso da allontanare

la sera respiravo 

il tramonto 

il silenzio  

il sapore di lui

la mia vita stessa 

non aveva sapore 

senza di lui. 


 

Noi due

La sera fuggivamo

dal mondo reale

insulso e usuale 

che non parlava, 

taceva di ogni messaggio. 

Il suo volto

sapeva di soavi 

confessioni 

taciute

e la città ai nostri piedi 

si dispiegava 

in miriadi luci 

come un tappeto 

di stelle 

e su di essa 

nostri pensieri

persi lassù sul dirupo 

colle oltre il quale

il mondo non esisteva


 

Triste corona

La neve sui monti si scioglie

a vista d’occhio

 ed è strano a dirsi

 in fondo in fondo 

un altro inverno 

se ne va 

ed ecco tutto sa di passato,

ma che passato non è

poichè suona di menzogna

vita nuova si

ma vita di duri pensieri

di agguati, di misteri 

di lunghi viaggi

itinerari tutti interiori

maschera in volto e 

guanti ai polsi

esso è ancora qua

il nefasto re con la sua  

triste Corona per 

saziare la sua forte 

brama di umori

chissà.