Invisibile
Io non sono nulla
non ho mai colmato
la vostra culla.
Io non sono nessuno
ho soltanto infranto
i sogni di qualcuno.
Io non sono niente
mi trascino
invisibile tra la gente.
Io non faccio rumore
eppure avrei voluto
solo un po’ d’amore.
Io non dico più una parola
con voi è come
se parlassi sola.
La luna alla finestra
Che giornata faticosa
tra la scuola, lo studio e la palestra
chi riposa?
Ma la sera dopo una buona minestra,
faccio sempre un caldo bagno,
ripensando alle parole della maestra,
sguazzo in vasca come fossi in uno stagno.
Arrivato nel mio lettino,
posata la testa sul cuscino,
fantastico su mondi immaginari,
inventando sempre diversi scenari.
Guardo davanti:
ho la luna che bussa alla finestra,
con tutt’intorno le stelle brillanti,
che spettacolo!
Vorrei innalzarmi in volo…
Per avvicinarmi piano
e sfiorarla con la mano.
Vedendo la luna così vicina
anche la mia stanza buia e silenziosa
conserva una fievole lucina,
rendendo la notte serena e gioiosa.
Fissando la luna così bella e travolgente,
penso: come il mondo, sarà abitata da tanta gente,
così mentre accarezzo un sogno che mi allieta,
mi dico: che stupendo mistero il nostro pianeta.
Ipermercato
Un posto nuovo, enorme e pieno di gente,
che sballo passarci la domenica
quando in casa non si ha da fare niente,
ma quello che ogni volta noto, non mi piace mica…
Tra i diversi corridoi tante famiglie con bambini
che non sono come prima allegri e attratti da giochini.
Ci sono i più piccini
che sbattono i piedini…
Urlano, piangono e si disperano
perché sanno che mamma e papà prima o poi cedono,
figli avvezzi a non esser contraddetti,
piccoli tiranni,
pieni di rabbia e vizietti,
che li caratterizzano già dai primi anni.
Bambini un po’ più grandi, di 7 o 8 anni
che non ridono, non giocano, ma avanzano distratti,
come se ai videogiochi fossero vincolati da contratti,
non si rincorrono quasi mai,
restano lì seduti sulle panche in galleria,
ipnotizzati da tablet, computer, cellulari,
non capiscono che la tecnologia,
usata a sproposito porta anche guai,
che dai loro piccoli sguardi succhiano l’incanto e l’allegria.
Non conoscono le fiabe, la fantasia, il gioco
e in cose favolose non credono neanche un poco,
bimbi disillusi, smaliziati, viziati,
questo si vede in quegli ipermercati.
Di Babbo Natale e della sua magia
hanno perso la mania,
e se i bambini son confusi e non credono più a nulla
dipende da noi e da come li cresciamo fin da quando sono nella culla.
Sogni
Tanti capricci per andare a letto,
ma alla fine tutte le sere i bimbi crollano
e con l’orsetto stretto al petto
dormono profondamente e con la mente vanno lontano.
Si ritrovano ogni volta in sogni diversi
popolati da unicorni, principi, fate
a volte si sentono persi
ma poi si sollevano su ali dorate
oppure si tuffano in mare e in mondi sommersi
abitati da balene, gamberi e sirenette
che fanno concerti in coro
e muovono le allegre codette.
Poi piombano in boschi con alberi d’oro
con fiumi di latte e cioccolato
e cespugli di zucchero filato.
Ad un tratto diventano più piccini
e si ritrovano in case di gioiosi gnomini
che per salutarsi strofinano i nasini,
si accomodano su divani di marzapane
e assaggiano caramelle e torte di ogni dimensione.
Ma come sempre giunge il nuovo giorno
e la luce si diffonde tutt’intorno,
sussurrando la mamma con la sua vocina
dice: “Svegliati è già mattina”.
San Martino
Un giovane soldato
un giorno a cavallo galoppava
dal suo ampio mantello riscaldato
anche l’autunno intorno avanzava.
L’atmosfera era grigia e brutale
presto arrivò un temporale
non si udiva un’anima parlare
ognuno era in casa vicina al focolare.
Mentre il ragazzo proseguiva
scorse in un angolo un mendicante
solo uno straccio il suo corpo copriva,
così lo salutò affettuosamente
e strappò in due il suo ampio mantello
coprendo quell’uomo sfortunato
quello reagì come se gli avesse donato un gioiello
e lo salutò con fare accorato.
Rimontò a cavallo e continuava a camminare
anche la pioggia seguitava a scrosciare,
s’imbattè in un nuovo poveretto
e lo osservò sempre più afflitto,
si spogliò dell’altra metà del mantello
e lo porse al vecchierello.
Rammaricato davanti a tanta indigenza
riprese il cammino
e di pregare Dio sentì l’esigenza
sentendosi impotente come un burattino.
Dopo un po’ avvenne una cosa prodigiosa
il tempo cambiò all’improvviso
il sole irradiò ogni cosa
e illuminò Martino in viso.
Apparve un variopinto arcobaleno
e volarono stormi di uccelli nel cielo sereno.
Dio aveva apprezzato
quei gesti spinti da un altruismo smisurato.
Quel bel tempo era un segnale
sembrava un giorno di primavera
il suo nome sarebbe stato immortale
questa di San Martino è la storia vera.
4 Stagioni
Son curiose le stagioni
alcune sembrano sparite
e dai sandaletti e i racchettoni
si passa spesso alle coperte imbottite.
C’era una volta l’autunno
con il suo leggero venticello
strappava le foglie di ogni alberello
accogliendo la fine dell’anno.
Dopo l’inverno veniva,
che con la sua festosa aria natalizia
case e paesi con luce abbelliva
e allontanava l’iniziale pigrizia.
Il freddo poi cedeva il passo alla primavera
coi campi fioriti e profumati
il sole riluceva da mattina a sera
e avevamo voglia di vestiti colorati.
In fine c’era lei: l’estate,
con le vacanze i libri faceva accantonare
parchi ripopolati e spiagge affollate,
fino a sera tardi ci faceva giocare.
Ora si parla di riscaldamento globale
non delle case ma del mondo
e se ci rifletto ci resto un po’male
perché di alcune stagioni è rimasto solo il ricordo.
Verso il mare
Lo sguardo volto al mare
e l’anima prende a galleggiare…
Lì distesa sulla sabbia
stempero ogni rabbia…
Mi fingo isole lontane
dove non si odono voci umane,
solo un suono che torna dal mare
dal quale mi sento abbracciare…
Suono di onde
che lambiscono le sponde…
Suono di gabbiani
che annullano aeroplani…
Mi lascio cullare,
mi sento volteggiare,
libera come una piuma
mi poso sulla schiuma
schiuma di un’onda
che mi avvolge gioconda,
che col suo fresco getto
mi desta con diletto.
Speranza
Dischiusa in un angolo del cuore
s’attenua ma non muore.
Quando la vita ci affligge
e come un pugnale trafigge
bisogna cercarla
e trattenerla.
La speranza dà sicurezza
indica la via per l’allegrezza.
Nella malattia tienilo a mente
la speranza aiuta ogni paziente.
Nella disgrazia e la sfortuna
rischiara quanto la luna.
Non cedere allo scoramento
bramala ogni momento,
e come le nuvole fuga il vento
manda via qualunque tormento.
Aggrappati dunque alla speranza
e sarai forte abbastanza.
Grande città
Immagino di camminare in una grande città
avanzo tranquilla in libertà
mi fermo, osservo, ascolto i rumori
frastuono di clacson
stridio dei tram.
Avanzo e procedo come mi va
sconosciuta in mezzo alla folla
anonima e chiusa nella mia bolla.
Nessuno ti chiama
ti scruta, ti giudica.
Nessuno sa nulla di quello che sei
di dove vivi
di ciò che fai.
I piccoli paesi a volte son stretti
la grande città è il posto per me
che sono aperta, libera e solitaria,
solitaria anche in questo caos
dove sorrido solo a chi mi va…
Dove non importa chi sono, ero o sarò…
Meglio tacere
È tentativo vano cercare persone
con cui aver uno scambio di opinione
ne deriverebbe una vuota discussione.
Tutti saggi, sapienti e saccenti
verso le idee degli altri indifferenti.
Li vedi intenti a volerti correggere
per accontentarli non sii disposto a cedere.
Meglio tacere
e in un angolo rimanere.
Saranno i primi ad inseguire la massa
avvezzi ad accodarsi a testa bassa.
Sembravano granitici caratterialmente
ma è malleabile la loro mente.
Meglio tacere
e il pensiero trattenere
e controcorrente
marciare assai distante.