Ilaria Caloisi

Poesie


Viandante

Un muto viandante attraversa sicuro il buio di una lunga via
abitata da lui solo.
Si culla nella sua solitudine.
Gli è stato sottratto il suo amore.
Lo guarda da fuori, impotente.
A volte vorrebbe scomparire.
È stanco, saturo. Sì sente diverso, isolato.
Sfiorato, ovattato, lontano. Viene spesso frainteso, giudicato.
Si chiede perché tutti si aspettano che parli.
Lo ferisce chi vive beffardo così facilmente
senza sentire il suo intorno e perpetrando soprusi emozionali.
Lo delude chi manca di una tale sensibilità
perché non ha deciso di coltivare il sacrificio.
Ma non gli importa. È incerto ma sicuro. È povero ma ricco.
Ha scelto di esserlo e non invidia chi vende parole al vento.
Col tempo ha maturato due certezze.
Una è che senza di lui la pianta del suo giardino morirebbe.
È un messaggero investito di una compassione universale.
E sa che morirà quando non avrà più niente da dare.
L’altra è che va bene anche essere riserve
se non si può essere protagonisti.
Non vuole ingrossare un tal misero andirivieni di voci.
Lui, della schiera dei perfettibili
cui strenuamente porta lo stendardo,
si è convinto di star vivendo la vita migliore.
Un niente pieno piuttosto che un tutto vuoto.
È una presa di posizione la sua,
che lo incardina ad una torre d’avorio,
espressione del rifiuto di ogni compromesso,
e di un placentrico e organico silenzio ribelle.

 


 

Mai come prima

Niente…bello pensarti.
Un non pensiero che afferma il pensiero.
Un mondo inesplorato questo, in cui vige l’assoluta Libertà.
Cosa decido di essere in questo tempo sospeso
in cui non c’è futuro?
Il vento forte mi ricorda che sono viva.
Il mio quaderno, la mia penna.
Mi intima di lasciar stare i miei capelli, di non agitarmi.
Ci vuole coraggio. Coraggio per toglierci il velo dagli occhi
e trovare qualcosa per cui lottare.
Non abbiamo bisogno della dittatura per recriminare la libertà.
La nostra vita è fragile, basta un niente a ridurci come giunchi.
Liete sponde si materializzano alla mia vista.
Saremo uno non stando insieme,
togliendo spazio privato al nostro sé.
Saremo uno quando potremo guardarci e vedere noi stessi.
E quando questa tragica espiazione finirà
capiremo quanto è insensato e blasfemo il nostro senso di colpa.
Impareremo a non riporre il destino del mondo
sulle nostre spalle.
A destituirci dalla carica di indispensabili fac totum.
Ad intendere la vita in tal modo che essa ci renda giustizia,
cogliendo al volo le falle di ogni ingranaggio.
Ad espirare e guardare meravigliati
una mastodontica deflazione che avviene da sé,
come parti di un tutto.

Un’attività che non ho mai sperimentato. In barba al bisogno di far qualcosa a tutti i costi, così profondamente mio.
E mentre noi moriamo la natura tutta intorno continua a nascere, e fiorisce. Senza che noi facciamo nulla. Ci pensa lei al futuro in questo momento senza tempo.
La Terra è rigogliosa e non nega i suoi frutti a nessuno, noi non siamo nessuno per negare la sua natura generosa e solidale.
E se ci prendiamo questa autorità è giusto che lei si ribelli.

Ci vuole coraggio e dignità.
La viltà è la causa di tutti i problemi e se con coraggio sapremo rialzarci, con coraggio dovremmo cambiare.
Nessuno deve più accettare privazioni ingiustificate.
Nessuno deve più vivere condizioni di vita precarie.
Una vita dignitosa non è un lusso e i diritti non si pagano, li abbiamo perché esistiamo, non perché produciamo.

Certe cose che fino ad oggi ritenevamo normali non devono essere più tollerate.

Crederci separati è un grande inganno.
E Ci piace essere connessi superficialmente, siamo bravi in questo, ma il paradosso è che così evitiamo ogni forma d’amore.

Saremo uno quando saremo connessi su un piano superiore.
Quando ci sentiremo degni e capaci di fare ogni cosa. Quando la smetteremo di crederci fallaci adulando gli altri, o di essere narcisisti.

#maicomeprima

 


 

 Dio è un sovversivo

La differenza tra me e te
È che io do dello screanzato a te
Tu dai dello screanzato al mio cuore
Dov’è la semplicità? Dove sei?
Nascosto tra i livelli dell’essere e dell’apparire
Agente contaminante contaminato
Vedi la magnificenza del possibile
Ma temi il tuo massimo splendore
Copi, invece di studiare
Tu, il cui unico linguaggio che conosci è la menzogna
Rimandi la tua felicità
posticipi e pianifichi la tua realizzazione
perché il te felice dev’essere diverso da te
Tu, più avvezzo alla profondità dei burroni che agli scalini
Sii una intelligenza artificiale senza dubbi
Portati rancore per i soliti sprazzi di triste gioia
Per il coito tra attuale e possibile
Fidati di chi vuole accarezzarti con una pistola
E schiaffeggia chi non lo fa
Abituati a non avere per avere desiderio
Per tornare a capire ciò che vuoi veramente
Per riesercitare il muscolo della sopravvivenza
In quest’alba, coraggio del codardo
Fatti guardare come guardi
Prega qualcuno di venirti a scombinare
Non credere che l’erba sia verde, disimpara
Non rispondere a domanda che non sia “come sta il tuo cuore”
Coltiva le tue idee come un campo di elicriso
E bevi dal torrente della tua terra
Dio è un sovversivo