Jessica Livolsi - Poesie

MEMENTO

Nell’inverno gelido e opprimente,
un sentimento scaldava ancora la mia mente.
Se l’avessi ancora cercata, se forse poi pure trovata.
Mi chiesero cosa fosse per me la felicità e se l’avessi mai incontrata.
Incontrar qualcosa che una volta avuta, non l’avrei forse mai riconosciuta.
Non posi peso a quelle parole futili di chi andava cercando l’effimero.
Al saper ch’esisteva, già sentivo l’inebriarsi di profumi e sapori e ricordi e amori
che il cuore non aveva mai dimenticato, Ecco!
Quello era stato il senso mio dell’aver vissuto.


IMMONDO

Camminò per giorni scesa dal cielo,
toccò il volto mio non invano.
Bagnandomi la fronte poco appena,
destò la freschezza di un’idea leggera.
Avevo forse dormito troppo nel mio guscio,
mi accorsi di non aver mai avuto il tempo che di veder il mio uscio.
Quante volte alzai la testa senza motivo,
quante volte ignorai la grandezza di un mondo sciupato,
ahimè, quanto aveva di quell’immensità l’uomo deturpato?


SIPARIO

Maledetto vizio!
Ho imparato a guidare con una sola mano e l’altra, guardinga sul cambio.
Mentre penso a quanto poco etico sia tale gesto, Mi immagino altresì quanto strano possa essere guidare
un’automobile inglese.
Magari chissà, cambiando prospettiva della visuale, scoprirei stupita, Qualcosa che non avrei mai notato in
un’intera vita.
Lascio che la leggera brezza settembrina mi accarezzi la mano e, finalmente, muovo l’altra verso il volante.
Ho scelto.
Una scelta banale di muovere la mano verso la sicurezza, ma sono stata io a farlo.
Penso.
Quante volte ho lasciato che qualcuno o qualcosa, pilotasse il mio essere viva, il mio voler star libera?
Tante ahimè.
Non è mai semplice scegliere con la propria testa, adesso più che mai, me ne rendo conto.
Mi sento mazziere, giocatore e perfino le stesse carte: me le distribuisco, scelgo quali giocare e, quali
sentirmi.
Gioco così, la mia partita.
A volte ne lascio una in sospeso, altre arrivo fino in fondo e perfino certe, non le inizio nemmeno. Sono sul
palcoscenico e scelgo quando inizierà la commedia.
È possibile, che qualcuno lo faccia al posto mio, affibbiandomi il ruolo della protagonista.
Di un cosa però, sarò sempre certa!
Quando calerà il sipario, lo deciderò io.


FINZIONE MONDANA

Piegato, spaccato e sorretto.
Spezzato, deluso e oltraggiato.
Scardinato, sfocato, disadattato.
Morto sepolto e, infine rinato.


 

 

CONCIME ERRANTE

Sempre tutti m’avevano scansato,
d’altronde per loro ero sbagliato.
Non m’accostai mai ai loro assembramenti
da sempre m’avevan considerato come letame.
Allora decisi l’ovvio,
concessi a me stesso di concimare l’eterno oblio.


RISPETTO BIUNIVOCO

Non aveva voluto credere a quelle bugie inutilmente,
sebbene sapesse quanto male avrebbero potuto fare.
Lo fece perché, nel profondo, aveva sperato che..
aveva realizzato che, come lei, qualcuno avesse potuto pensare
che la vita degli altri valesse tanto quanto la sua,
che per una volta la superiorità verso il prossimo potesse esser messa da parte.
Ebbene, si era sbagliata a volersi aggrappare alla proforma della genuinità.
In lei però rimaneva il bagliore, quell’unico ed univo senso profondo,
che nella stessa credenza, l’aveva fatta esistere.


METAMORFOSI

Attesi di nuovo, non era la prima volta
e mi ritenevo preparato.
Stavolta però, quell’attesa sarebbe stata più dolce.
Sarebbe risultato per sempre.
Quante volte ero morto e risorto,
quante volte avevo cambiato panni e faccia,
per trovarmi a riscoprire qualcosa di nuovo,
qualcuno di diverso per cui meravigliarsi.
Fissavo il soffitto della camera in penombra;
tutto oramai mi sembrava familiare
e sconosciuto allo stesso tempo.
Dolce attesa, chissà cosa sarei divenuto
da un momento all’altro.
Chiusi finalmente gli occhi.. vagai, vagai.
Chissà stavolta, chissà stavolta, chissà..


COME GABBIANI..

Non abbiam compromessi,
sappiamo segreti l’uno dell’altro..
talmente reconditi ed oscuri,
da non vergognarci più
a guardarci negli occhi.
Nessuna luce può essere più grande
di quella che esplodiamo assieme.
Viaggiamo su quel filo sottile
che ci porta a volare alto
come gabbiani d’estate e,
tutto intorno a noi, tace.


 

 

PASSAGE

Passato.. qualcuno passando, ha lasciato delle impronte.
Perché di passaggio si parla, quando si passa, si lascia sempre un segno.
Chi l’ha fatto, chi lo sta ancora facendo e, chi deciderà di farlo.
C’è chi è stato e chi poi è passato oltre cuori ed anime che, impavide
hanno conservato i valori del tempo mai andato e, delle cose mai più vissute.
All’avvento di questo nuovo anno, ditemi.. avete vissuto? Avete amato, provato dolore…
avete avuto delle idee.. le avete lasciate oppure appurate?
Siete esistiti? Sentite ancora quanto avete da fare, da imparare?
Io oggi mi sono seduta su di un comodo divano ed ho pensato a voi.
A quanto, inconsapevolmente, avete fatto per il mio essere mutato dal tempo e dalla voglia,
decidendo così, di regalarvi quanto più di prezioso ho: il mio tempo.
Ah.. quanto sarebbe stato semplice uscire e comprarvi qualcosa pagato col danaro fumante.
Io ho scelto di donarvi un pezzo di me che, immemore, persevererà al segno degli anni,
al logorio mondano della società corrotta dal consumismo mediatico.
Possano le mie parole ricordarvi che le cose vere, non han bisogno d’essere pagate
ma d’essere vissute.


L’INCANTO SPEZZATO

Sulla via dell’apparenza,
privata della stessa resilienza
tutti camminavano su di un filo sottile.
Legati gli uni agli altri,
utilizzando lo stesso metro di misura.
D’improvviso qualcuno cambiò rotta,
costringendo gli altri a fare lo stesso,
scambiando l’esistenza
con l’essenza del vivere davvero.