Karolaeloisiannamaria-bottiglieri

Poesie


Amare il vero Amore

Vanità cercare Amore
Fra vuote umane parole:
Oggi calde come il sole,
Domani fredde come neve.

Stoltezza cercare Amore
Fra i petali di un fiore,
Mutevole nel colore,
Come il volto della luna.

Tristezza cercare Amore
In forme languide di rose,
Appassite nel senile dolore
Come vagabondi rimorsi.

Amore trovare Amore
Crocifisso nel nostro cuore:
Una mano tesa ad altrui cuore
Una mano tesa oltre le stelle.

 


 

Venerdì Santo

Odi.
Campane più non vivono
E il vento cessa di suonare
Sulle folte foglie morte.
“morte” è sul becco di passeri:
Singhiozzano sui cipressi
Per consolare il solitario
Figlio dell’Uomo appeso e sanguinante
Che noi abbiamo ucciso e rinnegato.

 


 

Università

Frotte gioviali
Stormiscono nelle piazze,
Colorati, neri, bianchi,
Tra schiamazzi e candidi giochi
Portano sul volto
Il nome di “Giovinezza”.

 


 

Amore corrisposto in un momento di silenzio

Chiudo gli occhi silenti e suoni fragranti
Scorrono fra le iridi di pagliuzza e trifoglio,
Mentre le mani si abbandonano lungo i fianchi,
Come errabondo impacciato sull’ospitale soglio
Si lascia cullare dalla familiare brezza di marzo.
Respiri lenti e profondi scandiscono attimi presenti:
Sono bonaccia estiva in un porto di calcinato e quarzo,
E gonfiano, come vele di mare, profumati sentimenti.
Mute le labbra, parola mortale non preferiscono,
Per improvviso timore di risvegliarsi da tale stupore,
Eppure nell’infantile rossore sano balbettano
Silenziosi discorsi sorridenti con un misterioso interlocutore
Che pare corrispondere, varcando la sfera di ciano,
Fino ad arrivare al mio cuore languente e trafitto,
Perché troppa distanza vi è da chi ama con nostalgia,
Ma l’abbraccio che lo fascia sicuro e caldo, il tragitto
Meno impervio rende, e finisce per un poco la mia agonia.

 


 

Inno alla maternità

Danzano i rami verdi giovani ancora,
Fioriti da poco si lasciano cullare esili
Dalla brezza tiepida e vivace e impetuosa,
Armoniosi come gli antichi marmi di Venere,
Avvenenti, vogliosi di vento, vivi,
Vivi come viva è la giovinezza breve.
Solo l’inverno passato gemme dormienti
Erano nel materno fusto avvizzito e logoro,
Aspettavano simili a embrioni in un seno di donna,
Che battesse il cuore neonato e puro
Con quello commosso e trepidante della madre,
la quale per proteggere loro, inermi e fragili
Figli della natura severa, il proprio aspetto
Ha trascurato e si è ricoperta di un manto
Trasandato e brullo e spettinate sono le foglie
Cupe e spezzate, quasi si fosse dimenticata
Della vita, la sua vita, per dar vita ai rami
Fanciulli che oggi con riso birbante di bimbo
Danzano al vento, felici di esistere.
Anche la mamma si adorna del sorriso più bello,
E i raggi passano fra i suoi capelli fervidi.
Gode di quella vista, sgorgano lacrime di resina:
I figli abbracciati al suo legno sicuro
Gioiscono fra le sue braccia fragranti,
E un solo cuore batte nel meriggio di sole.

 


 

Amore che amai poiché mi ami

Battiti fremono nel mio candido petto
Come sinfonia di tamburi di cuoio
E per un dolce istante io muoio:
Il mio cuore è oltre il lattiginoso tetto

Che copre materno le verdi magnolie.
L’amara fragranza pervade soffice
La mia anima errante come la vana Euridice,
Ma dell’etereo mondo resta alle soglie,

Senza poter varcare la mistica porta di Pietro
Che tanto desidero di poter baciare
Un giorno che si trovi all’angolo dietro,
Perché non troppo posso aspettare.

La cetra di Orfeo si libra fra vento e foglie
E il leggero cinguettio è qualche Musa
Del sacro Parnaso che a tanti per moglie
Ha donato le rime di una gioia chiusa.

Ma il dono più profumato dell’incenso e della mirra
È il tuo amore che amai poiché mi ami e mi amerai.

 


 

Nostalgia d’infanzia ed eterno amore

Fresche carezze i roventi raggi del sole
Tergono sulle guance fanciulle e rosate:
Unica reliquia dell’infanzia preziosa e paffuta
In un volto di giovane donna sognante.
Gli occhi vivaci pure rimembrano avventure
Antiche come foto di primi passi esitanti,
Accesi si fanno quasi fossero ardenti tizzoni,
Mentre immaginano orme non ancora calcate.
Parole nuove come balsamo sulle umide labbra
Sorridono grate e timide: “Ti amo”. “Ti amo”!
Ma rivolte non sono a qualche creatura di carne,
Poiché non è giunta l’ora di renderle mortali.
Parole silenziose ed eterne che amore chiedono
A Colui che amore amò sulla croce amara.

 


 

Margherite in un campo

Candidi petali abbracciano teneri
Il biondo polline riverso al sole,
Mentre l’esile stelo di verde colore
Si erge gioviale sul suolo riarso.

Un nome degno non esiste forse
Per petali così candidi e leggeri,
Come luna estiva in cieli sereni
Come stelle vergini in notti placide.

Non oso pensare ad un meritevole nome
Per un capo così biondo e fragrante,
Cinto da una corona di bianco diamante
Che risplende al tramonto di fuoco.

Quale meraviglia risiede segreta
Nel cuore puro dell’umile fiore,
Semplice e comune per aspetto e colore,
Che re diventa in questa sera di luglio!