Kevin Madhi - Poesie

“Benvenuti alla mia cena”

Scendo le scale del mio bel castello
si trova vicino a Korça, errante su un colle.
Raggiungo la sala, il tavolo è molto bello,
son emozionato, il sangue mi bolle,
perché aspetto ospiti di gran livello,
mi aspetta una cena assai folle.
Esco, gli vedo salire uno dietro l’altro
fra poco dovrò essere molto scaltro.
Giunge Dante Alighieri stremato in viso
dice: “Per inferi e cieli ho viaggiato.”
Io gli dico facendo un mezzo sorriso:
“La civiltà medievale ti ha condannato,
non esiste inferno, purgatorio e paradiso,
a vuoto sulla terra, hai camminato.
Tranquillo, sommo poeta, non sei il primo
entra dentro, per la Divina ti stimo.”
Giunge Voltaire, padre dei lumi, per secondo
non sopporta superstiziosi e ignoranti.
Io gli dico chiaro e tondo:
“Sulla terra gli ignoranti son tanti.
Non c’è luce senza ombra al mondo
conviverci è il modo per andare avanti.
Nella vita ho gran timore
più che della mente, dell’oscuro cuore.”
Giunge per terza Madre Teresa
ha dato l’anima ad ognuno.
Le dico con molta sorpresa:
“Madre di tutti e madre di nessuno,
grande sacrificio che ad altri pesa,

il tuo cuore a tutti, e mai ad uno.
Se hai faticato a salir, ti chiedo scusa
del mio cuore tu sei la musa.”
Giunge poi Lorenzo de medici
la Canzone di bacco è la più bella poesia.
Gli dico: “Mecenate dei magnifici,
il tuo domani appartiene all’economia,
il mondo guidato da economisti politici,
senza anima disegnano la nostra via.
Le parole degli artisti non hanno più peso
il profitto dello spirito il posto, ha preso.”
Giunge poi Gjergj Kastrioti, sul suo destriero
vede il castello, pensa a ricordi lontani.
Gli dico: “Quando sei morto, alto guerriero
sono ritornati alla conquista gli ottomani.
La terra è nostra adesso, sì di noi fiero,
a volte le voci sono più forti delle mani.
Mio unico re, guardati attorno, sorridi
le aquile qui e lontano hanno fatto i nidi.”
Giunge Gesù Cristo, mio maestro, infine
il suo viso non è più dipinto di rosso.
Gli dico: “Re con la corona di spine,
sono un tuo allievo, un allievo ortodosso.
La tua conoscenza non ha confine
la tua bontà mi ha commosso.”
Mi viene vicino, mi sorride e mi dice:
“Sei un corvo, Dio ti nutre, siine felice.”
Entriamo dentro, il tavolo raggiungiamo,
piatti, calici, candele, posti in modo perfetto.
Si nutrono, dopo un brindisi che reclamo

parlano, oggi sanno lo stesso dialetto.
Io non mangio, delle loro gesta mi sfamo.
Io non bevo, delle loro parole mi disseto.
Gli dico infine: “ridiamo, oggi non c’è pena
Benvenuti alla mia cena.”


 

“Corpo e Mente” (Haiku)

Mente leggera
corpo rigido, nutre
sua sorgente.
Fisico caldo
il pensiero rinfresca
fonte del lume.
Corpo e mente
fusione primordiale
umana forma.


 

“Il regno del ghiaccio”

Giungo in un freddo regno.
Il suolo è gelido, l’aria è fredda
e la tempesta è il padrone del cielo.
Il castello della regina di ghiaccio
è la punta della più alta montagna.
La neve rallenta il mio passo.
I mostri che la regina ha creato ed alimentato
mi aggrediscono con furore e rabbia.
Resto in piedi con il corpo che lacrima di sangue.
Le ferite sono meno profonde
delle ferite che ho nell’anima.
Il castello è fatto di specchi, ed ogni lastra
rispecchia tutta la bellezza della luna.
Nel portone sono dipinti i tuoi verdi occhi
mi incantano, magia nera o amore?
Ti prego apri a me i tuoi occhi, cosi che io possa
vedere l’origine del freddo
Ti prego apre a me il tuo cuore, così che io possa
riscaldarlo e scoglierti il ghiaccio dentro,
perchè il mio corpo è fuoco,
e la mia anima è luce.
Lo so, che in te scorre ancora del sangue caldo
e dentro di esso la voglia di amare.
Dammi il tuo cuore e faro tornare l’estate.


 

“Io sono vivo”

Due ruote che girano, ali di libertà.
Il vento mi indica la via
ritrovo la felicità ad ogni curva
la sofferenza si suicida in un ponte al mio passaggio,
cade, muore, resuscita dall’acqua il coraggio.
La fantasia mi segue, saltando sui tetti
l’ispirazione vola dietro di me
non vede l’ora di rapirmi e rendermi suo schiavo.
Attraverso un colle.
Gli alberi mi incitano, le case in cima mi chiamano da loro
la strada mi insegna che la fatica è soddisfazione.
Dopo l’ascesa, la meritata discesa
sfreccio, attraverso paesi, boschi, campi, magnifici paesaggi,
con la sensazione che tutto il creato,
si sia creato, perché io viva un attimo di pace e felicità.
Salgo su per la montagna.
Il cuore batte forte, il petto brucia
il cuore batte forte, perché sono vivo
sento la fatica, perché sono vivo
il respiro arranca, perché sono vivo
non ho dubbi, io sono vivo.
Giungo in cima e mi fermo
voglio farmi rapire dall’ispirazione.
Solo così, posso andare ancora più in su.


 

“La fenice”

Cado in un luogo a me nuovo,
in un luogo dal buoi coperto, perso.
Della sofferenza è il covo
non esiste nell’universo.
Cerco di capire dove mi trovo
cammino senza udire nessun verso.
Che dolore, sotto ai piedi le spine
al posto dell’erba, poste senza fine.
In su si apre l’occhio rivelatore rosso
da una luce rossa in un secondo.
Io crederci davvero non posso
cosa sono quelle bestie in fondo.
Mi attaccano, sbranano carne ed osso
quanto male nel profondo.
Il mio sangue scorre forte
ma non mi raggiunge la morte.
Il mio corpo ricresce tutto
scappo via, esse non hanno pietà.
Su l’albero di rabbia, dal dannato frutto
salgo grazie alla forza della giovane età.
Dei frutti mi nutro e ne capisco il brutto
più ne mangi e meno arriva la sazietà
perché la rabbia porta altra rabbia
nulla di buono cresce nella sabbia.
Stanco e in fin di vita,
vedo un fuoco che produce,
in cima ad una ripida salita,
bellissimi fasci di luce.
Scendo giù, mi arrampico con tutte le dita

esso di sicuro al bello conduce.
A salire che enorme fatica
le spine e le bestie non ti aiutano mica.
Dopo mille lamenti, tutti uguali
giungo al fuoco finalmente.
Tocco le sue fiamme speciali
il fuoco mi avvolge come un serpente.
Brucio, mi compaiono di fuoco due ali
mi sento più che vivo, incredibilmente.
Volo facendo cadere una pioggia di fuoco
spine, bestie, alberi bruciano poco a poco.
Quando il fuoco si è spento
morte sono le cose contorte.
Maggiore è il fuoco del mio talento
nella mia mente si aprono più porte.
Conficcatemi spade di cattivo sentimento,
muoio dentro e risorgo più forte,
perché nessuna lama raggiunge la radice,
io resuscito come la fenice.


 

“Mi godo il momento”

Seduto su una panchina,
corpo molle, occhi fissi all’in su.
Vedo i nudi rami, penetro la ragnatela di legno
guardo un pezzo di cielo.
Passano in fretta le diverse nuvole
spinte dal freddo vento.
La mia mente è nelle favole.
Mi godo il dolce momento.
Macchine e motori in lontananza
campane che iniziano la loro danza
via vai di gente.
Ogni rumore per me è essente
solo le voci dei miei pensieri, riesco a sentire.
Guardo e guardo fino all’imbrunire.
I lampioni si accendono, guerrieri di luce, l’ora della guardia
nelle prossime ore, il parco proteggono, dal buoi invasore.
Il freddo gli schiva, mi arriva
congela la mia pelle.
È ora di tornare a casa, ma sto fermo.
Voglio godermi pure le stelle.
Sto fermo, immobile
Mi godo il momento.


 

“Piove cenere sulla citta.”

Anche sta notte non riesco a prendere sonno
pur non dormendo diversi incubi mi appaiono.
I mostri che ho dentro e i brutti pensieri
ancora una volta annidano la mia stanza
gridano, urlano, e si scontrano
fanno un rumore, che posso solo sentire io.
Raggiungo il balcone, e guardo il cielo stellato.
Inizio a volare verso le stelle
con la voglia di lasciare questo mondo
pensando che nelle stelle, i mostri non mi seguiranno.
Raggiungo l’ultima stella, la stella blu
ci entro ed inevitabilmente io inizio a bruciare.
Non sento male, sento solo freddo.
Il mio corpo diventa cenere
Piove cenere sul mondo, piove cenere sulla città.
Nessuno se ne accorge, tutti dormono.
Anche le stelle mi hanno respinto
ed alla fine sono tornato alla fredda terra.
Distrutto.


 

“Profumo di vita”

É tempo di porgere lo sguardo
a ciò che era morto e adesso risorge.
Con stupore e meraviglia, guardo
il mondo avvolto dalle orge.
La primavera partorisce i fiori
l’erba, le diverse foglie.
Nasce il verde, nascono i colori
in me nascono tante voglie.
I pensieri tristi che sbocciano
sopra le mie larghe spalle
muoiono, si asciugano, bruciano
al battito d’ali delle farfalle.
Le farfalle con gli uccelli fan festa
risorge la natura, son felice riassumo.
La spensieratezza risorge nella testa
risorge la vita, ne sento il profumo.


“Segui il tuo istinto Rondine”

Ti sei persa rondine solitaria?
Perché non hai seguito lo stormo?
Perché hai seguito il tuo istinto?
Adesso ti trovi in un inverno più rigido,
il freddo ti consuma,
la tempesta, il freddo vento, la fredda pioggia,
mettono a dura prova le tue ali.
L’arcobaleno a volte, ti ha fatto perdere la via
volevi riparati dalla pioggia, ma esso non è un ponte,
cercavi calore, ma esso non è calore,
è solo una bella luce, un riflesso,
il bello che non ti riscalda.
Tu continui a volare imperterrita
finché non trovi la tua estate.
Non sei più la rondine di prima.
Le tue ali, colpite dai raggi d’estate
sono dorate.
Continua a non seguire lo stormo
segui il tuo istinto
ormai l’inverno non ti fa più paura.
(dedicato a tutte le persone che seguono il loro istinto)


 

“Volo sopra ad un origami a forma di gru”

Piego un grande foglio
più con la mente che con le dita.
Realizzo un grande origami a forma di gru
ci salgo sopra e con la fantasia spicca il volo.
Non lo sapevi? Attraverso i fogli si può volare.
Volo sopra una grande costa, sabbia dorata
e acqua cristallina dove diverse navi di legno
sono imprigionate in enormi bottiglie di vetro
perché il mare le colleziona tutte.
Volo sopra dei immensi prati pieni di tulipani
molti petali vengono spezzati dalle biciclette
qui vanno da sole, perché qui hanno un’anima.
Abili arcieri, che desiderano la passione del vento
scoccano frecce per incastonarle tra le ruote e
catturare le biciclette per farle loro.
Soltanto chi scatta con cuore rapisce la loro anima.
Volo sopra dei deserti infiniti
i miraggi diventano realtà al tocco.
I ragazzi attraverso tappeti magici
fanno surf sopra le tempeste di sabbia.
Volo sopra ad una terra fredda
dove la notte dura mesi.
Le case e le strade sono coperte di specchi
gli alberi, i fiori e l’erba sono di ghiaccio.
Quando c’è l’aurora boreale
le città si illuminano di luci e riflessi arcobaleni.
Percorro un tratto di cielo
sopra le nuvole sorgono erranti castelli di carta

con torri a forme di matite colorate.
Benvenuti sono i viaggiatori di carta
questa è la loro meta, ma non la mia.
Atterro in un terra rumorosa
i bombardamenti sono quotidiani
la terra è nera cenere e l’aria è coperte dalla nebbia.
I bambini non conoscono i colori
soltanto quante sfumature ha il grigio.
Spiego il foglio distruggendo l’origami a forma di gru
in mezzo ci sono tratti di tutti i colori.
I bambini li guardano con stupore
adesso le loro fantasie non saranno più in bianco e nero
immagineranno posti nuovi e sogneranno di raggiungerli
sogneranno la loro terra coi colori.
Questa terra presto cambierà.
Non lo sapevi? Attraverso i fogli si può cambiare il mondo.