Laura Cerasaro - Poesie

Il tempo

Si snocciolano
gli anni e i mesi,
rotolano i giorni
e saltellano le ore.
Inciampano
nelle paure traditrici,
nella pena,
nei sogni sciupati,
nelle lotte inutili
e si capovolgono,
travolti dal dubbio
o dalla delusione.
Correre, rallentare?
Forse solo assecondare
il flusso della vita,
cercando di stare
in equilibrio.

 

 

 

Maternità

Figlio,
tessuto dentro di te,
cellula dopo cellula,
giorno dopo giorno
in modo inconsapevole,
come lo è respirare.
Senza reali istruzioni,
tra paure e speranze,
errori e negligenze,
creatrice e potenziale distruttrice.
Esce da te ma è diverso:
parti mischiate
di realtà pregresse e attuali,
contenitore di future influenze.
Le costruzioni mentali
sono fantasiose e inutili,
come l’illusione
di una appartenenza compensativa.
Resterà la responsabilità
di una vita.

 

 

 

Il passato

Con altri occhi
riscoprire il passato,
con uno sguardo
capace di trovare
un senso a ricordi
di pieghe dolorose
e paure.
Incastro di attimi
che cambiano colore,
combaciando
in modo armonico:
dove anche il nero
occupa un suo posto.
Ricordi che assumono
forme differenti:
nulla è vero,
nulla è falso.
Tutto va rivisitato
e compreso.

 

 

 

Psiche nella bolla

Non ne fa parte,
è fuori dal flusso vitale.
Non partecipa,
guarda senza vedere
o deforma.
Non esprime,
schiaccia e nega
o grida al vuoto.
Non avverte vibrazioni
chiuso nella bolla trasparente,
annusa solo il suo dolore senza nome,
le insondabili e deformate paure,
l’assenza di sé stesso.
Manca un filo,
la connessione non esiste,
il suo mondo è irrigidito,
sterile
e le cure imposte scivolano
se manca la chiave giusta per accedere
alla sua scatola chiusa.

 

 

 

Questa umanità

Povera umanità
con il cuore duro,
secco
e l’anima sfilacciata,
intrisa
di sofferenze e paure
che diventano rifiuto,
odio
e solitudine accecata.
Umanità non rispettata
che non rispetta,
tra assenza di ascolto,
messaggi vuoti,
freddi
e silenzi crudi.
Sguardi che non vedono,
mani che non toccano
e orecchie tappate.
Cosa hai imparato
dal tuo irrisolto dolore?
Dagli errori fotocopia
di un eterno passato?
Si potrà sciogliere il ghiaccio
scoprendo le lacrime
sul viso di un bambino,
vedendo i soprusi inutili
e le ferite esposte di esistenze divise?
Forse…

 

 

 

Corde

Le emozioni sono corde
sfilacciate.
Noi siamo lì,
in quello scambio di energia,
forse senza senso.
Un affetto,
una paura,
un desiderio.
Esistiamo,
al di là della nostra immagine
apparente,
schiavi di legami illusori.
Lasceremo un’impronta,
magari difficile da decifrare,
impercettibile o profonda,
un passaggio vissuto
senza funi di sostegno.

 

 

 

Frammenti

Ogni momento racchiude in sé
l’eternità di scelte ripetibili,
però mai uguali.
Frammenti di lucidità
nel cercare altre forme di realizzazione,
come se ogni piccola azione
non avesse più
la necessità di uno scopo,
ma contenesse già
la spiegazione ultima
del suo significato.
Il vero pericolo
sono le paure castranti
del rimandare continuamente
ciò che abbiamo timore di vivere,
come se la carica vitale espressa
ci potesse rendere troppo vulnerabili.
Tentare di nascondersi
potrebbe naufragare
nel manifestarsi prepotente
della nostra vera essenza.

 

 

 

Il controllo

Non controllo più il mio tempo,
mi fagocita,
mi strappa i programmi
e ha perso ogni ritmo.
Sento l’impotenza sterile
di chi osserva
e si satura
di realtà insostenibili.
L’interesse si sposta
da una cosa all’altra,
ricerca chiama ricerca,
come un giocattolo
caricato a molla.
Inconcludenza
che schiaccia un’energia
inutile e ormai
quasi dannosa.
È ora di ricaricare l’orologio.

 

 

 

Amicizia ritrovata

Ricordi e presenza,
spazio che si dilata
nell’emozione senza tempo.
Sovrapposizione
dello stesso viso,
mutato ma uguale,
una voce che muove corde
di attese e speranze lontane,
riapparse in un ritrovarsi dialettico.
Come un filo
capace di collegare
passato e presente,
in una eterna assenza di tempo,
ricreando confronti
rimasti sospesi
e un’amicizia antica
che ritorna nuova.

 

 

 

La vita

Bisogna afferrarla
la vita,
per non farla morire.
Bisogna strapazzarla,
massaggiarla,
usarla,
ravvivarla,
amarla davvero.
Io non sono riuscita
a farlo;
ho cercato
di entrare nei muri,
picchiando la testa
fino a sanguinare,
cieca alla possibilità
di nuove strade,
incapace di proporzioni
equilibrate.
Adesso mi rimane
un’inutile resa,
o l’impercettibile speranza
di ritrovare
una piccola fiamma.

 

 

 

Attimo

Non posso descriverlo,
forse sta per esplodere
con la preparazione lenta
di ogni decisione senza ritorno.
È astrazione prima della caduta,
la raccolta di energia
che precede l’azione.
Come se fossi proiettata
in un mondo senza passato,
con un altro corpo
che non conosce ricordo.
Aspetto l’attimo
per pronunciare le mille parole
che porteranno alla fine …
O a una nuova vita.

 

 

 

Un’anima

Ha attraversato la vita
con animo fragile
e poche difese,
infiltrandosi nelle intercapedini dei conflitti,
per attutirne il dolore.
Ha cercato di moltiplicare l’armonia,
come indispensabile presupposto di vita,
senza riuscirci,
combattendo fantasmi evanescenti
e paure troppo fluide.
Ora è qui,
di fronte alla sua anima,
per chiedere alla vita un senso
che possa giustificarne l’intreccio contorto.

 

 

 

Senza attrezzi

Ogni volta,
una parola sbagliata che altera la frase,
uno sguardo interpretato male.
Ogni volta,
la risposta necessaria è il silenzio,
perché il conflitto non esploda o imploda,
come è già successo.
Non è attrezzata per vivere,
le poche sensazioni “belle” non arrivano al suo cuore,
si infrangono contro l’invisibile barriera della paura
e scivolano per terra inutilizzate.
Ogni volta,
la speranza
è più disidratata,
non c’è nessuna ribellione,
e si trascina lo straccio di una vita,
fino alla fine.

 

 

 

Onde

Un tappeto di onde confuse,
spumeggianti, vitali
protese verso l’universo:
profonda speranza
di abbattere ogni frontiera.

 

 

 

Vecchi

Si diventa vecchi così,
con le ferite che non si chiudono
sulla pelle troppo sottile,
con il dolore accartocciato nelle ossa
e rimpianti di memorie
annidati con prepotenza nel cuore.
L’equilibrio inesistente
di un quotidiano che fugge senza senso,
confusi nel presente,
tra la paura di vivere e quella di morire,
trasparenti agli sguardi,
esiliati dalla vita e da sé stessi.
I ricordi si tradiscono da soli,
mescolando gioie e dispiaceri,
con desideri ancora vivi
ma privi di futuro.
Non serve domandarsi:
Chi eri?… Chi sei?…
Ormai tutto si scioglie e scivola…

 

 

 

Sconfitta

Ho smesso di aspettarti,
non ti cerco più nei visi tra la folla,
non ti cerco più dentro di me,
nei battiti violenti e caldi
che appartengono ad un passato
senza più anima né consistenza.
Ho accettato la realtà mutilata dei miei desideri,
ho accettato la profonda tristezza,
tentando di fingere una forza fasulla.
Mi hanno tradito,
mi sono tradita:
è questo il prezzo dell’esistenza?

 

 

 

Vuoto

Sensazione
di vuoto pieno,
di rallentamento accelerato.
Un blocco
come nei sogni,
quando correre
è impossibile,
ancorati al suolo
da una gravità potenziata.
Perdere la direzione
tra eventi surreali,
rapporti sfilacciati
e distanze incolmabili.
Eccoci:
questo è il nostro presente,
seguirà un futuro

 

 

 

Epidemia

Chiusi
dentro case prigioni,
schiacciati
da paure nuove,
profondamente antiche.
Corpi lontani,
occhi diffidenti,
esistenze sospese.
Confusi e attoniti,
tra sofferenze apprese,
dolore
pietà
e impotenza.
Un futuro di progetti surgelati,
in attesa incredula:
la speranza riempie
uno spazio minimo…
Ma ci appartiene ancora
Il senso della vita.

 

 

 

Distruzione

È aperta: non osano uscire, si accartocciano attorno a un filo di vuoto,
atrofizzandosi sul pavimento di metallo, come la carta bruciata.
Esplodo in mille “nulla”, senza sangue… Forse cenere di materia irreale.
Ogni molecola urla, milioni di urla, miliardi di gemiti.
Poi è il silenzio: miracolo di morte.
Si sgretola senza più coesione l’analisi della malattia, un cervello di fili mischiati,
un avanzo di vita…Ma sono io, a pezzetti, senza senso.
Verità, parole, sensazioni, falsità, illusioni. Non c’è domani o risposta ai perché.
Non c’è nulla, una burla gigante, una palla che gira, un filo invisibile.
Sono legata ad esso, vorrei fuggire…ma non conosco il limite dei miei legami,
non posso tagliarli e ho paura di cadere dal “balcone” del mondo…
come chi ha perso i sogni sgretolati, troncando i suoi fili, nel silenzio e nella paura.
Una parola sarebbe un urlo e romperebbe i timpani della terra, comunque anch’essa morirà.
Esploderà in mille piccoli fu come fu la nascita, come fu la vita, come fu l’amore.
O non fu mai?!! Cos’è mai? Cosa sono “tutto…sempre”?
Cos’è una sillaba, un bacio, una canzone? Non tocchi le note…non esistono.
Non esiste ciò che è perché noi lo vogliamo.
Forse esiste ciò che non c’è, ciò che crediamo morto…o mai vissuto.
Afflosciarsi.
Questo momento è la mia vita, io e il mio corpo, il mio spirito…
Io e il mio mondo cieco, sordo, stupido.
Soffro in questa dimensione per qualcosa di indescrivibile…
Il tempo non c’è, inventato per dare un senso al niente,
allo sbattere di migliaia di palpebre verso un sole dipinto su una tela bucata.
Il cuore è un orologio pazzo, batte mille spasimi, alternando realtà e sogno,
spingendo quel liquido insapore che è la nostra esistenza.
Qual è il vero piangere?
Cadere tra le note di un inverno eterno, senza fiori, senza luce, come un animale cieco
o continuare a lottare, nella flebile speranza di trovare meno spine in un mondo di rovi?

 

 

 

Non vivere

Prendi fiato
respira,
ascolta
i battiti scomposti
del tuo cuore.
Smetti
di correre
verso il niente.
Cosa cerchi?
Un senso?
Un legame
tra i fili intrecciati
di passato,
presente
futuro?
Hai paura dei vicoli ciechi:
sei viva
ma senza vivere.

 

 

 

Bilancio

Ho vissuto senza capire,
ho combattuto senza vivere,
ho sofferto senza combattere:
l’attimo di incertezza
ha tradito la mia volontà.

 

 

 

Caos

Che cos’è? Un incubo, una paura, una gioia?
È il vuoto, è la luce, è un sogno, è la vita.
Mi agito e non scompare, mi adagio e mi opprime.
È il freddo, un freddo assurdo che non esiste,
che assomiglia al calore…
È un movimento unico che si ripete,
credo che cambi ma è sempre uguale.
È l’alternarsi di attimi incoerenti e inutili, che non riempiono.
È una ricerca continua…eppure non lo è.
È un’attesa che non porta a nulla …O a tutto…
Come sempre, come il caos, come i sentimenti…
E la ribellione esiste ma è là: bloccata, frenata, impotente.
Riappare la luce ma è solo una falsa illusione.
Credo di trovare quel senso, ma è un’altra cosa,
una “cosa” che mi passa vicino,
al cui contatto provo sensazioni che credo vere.
Perché lo voglio io, perché so che deve essere così.
Tutto confuso, contorto, eppure semplice
nella sua stupida chiarezza.
Chiaro, scuro…Chiarire, mentire: ma perché?!
Un tratto di matita, un simbolo…
Basta stracciare il foglio e non ne rimane traccia.
E le azioni?
Questa immobilità mi uccide, ho paura del mio cervello…
Ma non cerco più di scappare, è qui di fronte, non mi resta che accettare.

 

 

 

Contrasto

No, non esistere.
Voglio sognarti così: irreale.
Voglio aspettarti in un luogo deserto,
senza paura.
Voglio saperti lontano,
così non puoi ferirmi.
Puoi avere la mia voce che conosco
e la mia forza sciocca,
Puoi vedere solo con i miei occhi ciò che amo.
Devi respirare con me
ma se esisti ciò non ha senso.
Non puoi avere un volto saresti sbagliato:
assomiglieresti a un passato deluso.
Non puoi avere un corpo,
sarei costretta a fuggire,
profaneresti la bellezza di un sogno:
potrei solo odiarti.
Puoi chiamarti silenzio, solitudine:
ma forse è la tua “non esistenza”
il mio vero soffrire.

 

 

 

L’incontro

Intimità dell’anima,
con l’anima.
Nuda sincronia
di paure mai svelate,
di fragilità nascoste,
di bisogni occultati,
di realtà senza empatia.
Potenza del vero incontro,
quello che supera la pelle,
infrange la realtà cristallizzata,
liberando in un attimo
l’essenza umana più profonda:
momentaneo riscatto di vita,
con il sapore dell’eternità.
Solo un incontro,
avulso da un tempo
troppo spesso crudele.

 

 

 

Mio Mare

Lo guardo: è arrabbiato.
Scava e distrugge,
ribalta e urla,
il suo odore è acre.
Lo invidio: io reprimo e ingoio,
affondo e risalgo,
galleggio e respiro,
per pochi attimi….
Dove sono i bianchi arabeschi di schiuma sulla riva?
E il mio stupore “vivo”
nel guardare le impronte sulla sabbia,
mentre l’onda dolce le cancella?

 

 

 

Paura

Paura di un ritorno
verso un mondo conosciuto
di sensazioni deluse,
di ansie sciupate,
di giorni senza domani;
sarebbe come perdere il sorriso
in una cava di pietre.
Perdita
Ti ho perduto là,
all’inizio dell’incomprensione,
al limite dell’oscuro,
dove le parole si svuotano
e sprofondano nel nulla.
Se ora cerchi la fine silenziosa,
non avrai un appoggio:
tutta la mia forza si sgretola
con i ricordi bruciati.

 

 

 

Pioggia

Si sciolgono i cristalli,
gocciolano sui nostri volti,
sulle cose,
sulle parole perse nell’aria.
Si lavano i ricordi,
il dolore è un rivoletto per terra
che si allontana da noi,
ma lo respireremo ancora
quando sarà evaporato.

 

 

 

Verità

Capirlo è difficile,
è fuori di me,
eppure dentro i miei pensieri più profondi.
Qualcosa che fluttua vicino alla luce,
ma rimane nell’ombra,
riflettendo per infinitesimi attimi,
un raggio di chiarezza.
Non esiste soluzione,
mille sono le risposte
e si mischiano agli errori.
Tante, infinite facce
di un tetraedro,
che non rispondono a verità:
la verità è una,
ed io non so afferrarla.

 

 

 

Volere

Io devo vivere,
io voglio vivere.
Il silenzio è buio,
ma nel caos non c’è riposo,
e la tensione è una catena uncinata
che ti stringe i pensieri.
Voglio guardare
con occhi diversi
in una direzione definita;
voglio superare il desiderio senza forma.
Voglio rifare
il mosaico della mia vita
e imparare dai ricordi
che non c’è nulla di importante.