Laura Doratelli - Poesie e Racconti

Enzo

 

Da tempo non tornavo a casa.

Forse mi mancava il coraggio, non volevo farmi rivedere da tutti quelli che per mesi mi avevano mandato messaggi, chiedendomi se fossi ancora viva, ma senza ricevere mai risposta 

o forse non avevo abbastanza soldi per il viaggio, perché l’affitto me li mangiava tutti, ma sicuramente essermi isolata non mi dispiaceva.

Quel Sabato mattina però a lavoro ero stanchissima, il giorno prima avevo dato un esame e per la prima volta dopo settimane ho provato nostalgia della nebbia. Senza ragionarci, a fine turno, prima di mettere piede fuori dal bar ho scritto al mio capo 

“scusa ma domani non vengo, ho bisogno di tornare a Modena ”. 

Ho comprato il biglietto più economico di tutti, quello con quattro cambi e sono arrivata al binario in tempo. Per la prima volta quella in ritardo non ero io. 

A Firenze Santa Maria Novella ho perso la coincidenza, potevo aspettarmelo, in fin dei conti

quando sono in orario il karma mi punisce, sempre.

Pochi passi, un attraversamento pedonale e mi sono ritrovata dentro il McDonald’s di fronte alla stazione a bere un latte macchiato bollente, per bruciare l’attesa.

Ho scelto il tavolino più nascosto, quello in angolo quasi al buio per chiudere un po’ gli occhi, ma tempo qualche secondo e mi sono accorta che seduto davanti a me c’ era un uomo canuto e indolenzito, che stava cercando l’orologio e parlava da solo … 

Non si era minimamente accorto di me, che sonnolente lo stavo guardando.

Avrei potuto fare finta di niente e aspettare che se ne andasse, ma quel

“Buongiorno tutto bene?”

mi è uscito così dolce e spontaneo che è bastato per fargli alzare la testa …

Menomale che l’ha fatto.

Probabilmente non aveva la dentiera, ma due bellissimi occhi azzurri, trasparenti e lucidi da poter usare come specchio. Quelli sono occhi di chi ha conosciuto il pianto. Così li avevo visti solo una volta, su un signore interista nel bar di Via Taglio.

Mi parlava con voce tremante e ad ogni frase conclusa, prima di iniziarne un’ altra, distoglieva lo sguardo disorientato, come se non fosse abituato ad essere ascoltato o non capisse da dove arrivasse quella voce, che era semplicemente la sua. 

“Non mangio da ieri a pranzo”

e dopo questa frase si è interrotto per un po’ riabbassando la testa e toccandosi il polso.

Io sono rimasta incantata ad osservare i suoi movimenti, mi ha stregato quel volto umile e rugoso di chi non chiede più niente alla vita, ma preferisce i tramezzini morbidi del bar perché

“quei panini, scusami, ma non sono buoni”. 

Ha poi rialzato la testa e preso fiato guardandomi dritto dritto nelle pupille, quasi volesse ipnotizzarmi.

“Tu non hai mai fumato, si vede. Io ho fatto 14 anni di droghe, ora basta”.

Ho visto tutte le rughe farsi più marcate e lì mi sono accorta che era davvero sdentato, ma con un solo canino come mio zio Tiglio, che non c’è più. In quel momento anche il mio viso ha cambiato espressione e come di riflesso ho ri-sorriso alla più bella gengiva di sempre. Lì ho capito due cose:

perché le cose morbide gli piacciono di più e quanto sia inutile la forma e il colore di labbra o denti per rendere un sorriso tremendamente emozionante.

Enzo a Modena ci è stato una volta sola, 

“Bella”

è stato il suo commento a caldo, senza aggiungere altro esattamente come avrei fatto io.

Lui? è di Caserta e la cosa di cui è più nostalgico è il dialetto 

“quella lingua suona così bene”. 

Purtroppo un po’ l’ ha scordato … dopo tanti anni passati fra toscanacci, l’unico modo che ha per evitare di dimenticarlo del tutto è quello di chiamare il cugino una volta a settimana.

 

“Conosci Antonio De Curtis?”

“Si, da poco è stato il suo compleanno” 

Enzo, tutto contento per la mia risposta si è alzato in piedi col rischio di cascare all’indietro, ma ha aperto il petto e schiarito la voce, per poi recitare con un dialetto magistrale 

“… tu si’ ‘a cchiù bella femmena…

te voglio bene e t’odio:

nun te pòzzo scurdá…”

di Totò portava l’atteggiamento,

“Fine”.

Mi ha detto di aprire la mano e poi chiuderla perchè un bacio l’avrebbe solo soffiato, 

altrimenti il mio ragazzo si sarebbe arrabbiato.

“È stato bello, mi sono riposato e ti ho incontrato”

“Ciao Enzo è stato un piacere e alla prossima coincidenza”

Era passata più di un’ora, 

il latte era diventato freddo, 

Enzo se n’era andato a pancia vuota lasciandomi pieno il cuore.


Rosa

 

La mattina mi piace svegliarmi presto, soprattutto quando so che non ho niente da fare o meglio, posso decidere io come riempire il mio tempo, libera da lavoro, da commissioni e da persone.

Ognuno ha il suo modo di star bene in un giorno comune.

A me piace andare al bar, ma non a fare colazione, perché quella la faccio a casa con tazze che continuo a riempire di Cheerios, fino a far diventare il latte miele puro. 

A me piace scendere le scale e camminare fino al centro facendo sempre la stessa strada, arrivare davanti alla biblioteca e magari entrarci, perdere tempo annusando l’odore dei libri e leggendo prefazioni, poi uscire e scegliere dove sedermi per un caffè, ma di quelli buoni che non hanno bisogno dello zucchero, e sorseggiarlo, anche se te lo vogliono far bere espresso, fino a farlo diventare freddo.

Io, in quei giorni, ammazzo la fretta. 

Era un Martedì quando mi sono infilata in un vicolo stretto e buio, tanto era nuvolo e tavoli al sole, che sono quelli che preferisco, quel mattino non li avrei trovati.

A volte non serve un cielo limpido per rasserenare la giornata, infatti, appena sono entrata in bar 

il mio sole è stata quella donna che brillava col grembiule.

C’ era radio gamma che passava “Sabato pomeriggio” e lei l’aveva a tutto volume mentre lavava le tazzine e la cantava come se fosse su un palco, e non dietro ad un bancone.
Ho aspettato a chiedere un macchiato perché volevo continuasse la performance, volevo godermi quello spettacolo.  Mi ero persa nel volto di una cinquantenne che sa sorridere per una canzone malinconica, ma che indossa gli occhi sognanti di una quindicenne che soffre per amore … quando d’improvviso … quella canzone la sente per radio.

“Salve, non l’ho disturbata” 

le ho detto per metterla in imbarazzo, ma lei, con il suo fare di mamma, ha abbassato la radio e mi ha guardata senza chiedermi scusa per non essersi accorta di me, ha solo accennato un “prego” con la testa.

“Macchiato per oggi, grazie”.

Non lo prendo mai liscio in un posto nuovo, perché se per caso non dovesse piacermi quel caffè almeno il latte lo rende bevibile. 

“Amo questa radio, mi fa viaggiare nel tempo e riprovare emozioni forti”.

Rosa era solo adolescente quando nella sua stanza in un paesino della provincia di Catania ascoltava i 45 giri di Baglioni, fra pareti tappezzate da Bowie e il cuore che le scoppiava di vero amore. Si, vero amore, perché io credo a quello che si dice, che l’amore e senza età.

Quello dei quindici anni ti fa ribollire il sangue in corpo anche solo se la guardi e ti si chiudono gli occhi e i pugni si stringono, poi subito le parole non escono e scappi perché hai paura di sembrare stupido, perché ancora non sai controllare quell’esplosione di pulsioni forti.

Allora è proprio in quegli anni che te lo spiegano le canzoni come stai … loro mettono in armonia il suono dei tuoi pianti, dei tuoi singhiozzi, dei tuoi pugni e delle tue voglie più viscerali, quelle che ti fanno sudare anche se non vuoi.

Poi succede che ti risvegli dieci anni più grande ed ascolti sempre canzoni, a volte le stesse che ascoltava tua mamma o tua nonna alla tua età, perché l’ amore non l’hai ancora capito fino infondo.

La verità è che non si vive mai abbastanza per imparare ad amare e dall’amore non si scappa.

Mi è capitato a 15 anni di essere incazzata col mondo e di fare un buco nell’acqua decidendo razionalmente … di smetterla di struggermi al suono di canzoni romantiche e così ho iniziato ad ascoltare i Metallica, per poi scoprire che la mia canzone preferita era “Nothing Else Matter”…

Dopo dieci anni di fuga dai sentimenti, mi sono fermata e mi sono lasciata vivere.

Ho sentito di nuovo l’amore circolare nelle vene e ha fatto male, forse ho lasciato passare troppo tempo o forse non è mai troppo tardi.

 Io canto, scrivo e vivo d’amore che sa toccare gli estremi e come sangue mi scorre dalla testa alla punta dei piedi.

 

“Ciao Rosa, vado che è ora di pranzo, grazie per le chiacchiere.”

Quella donna mi ha guardata con il suo fare da mamma e senza dire niente ha alzato la radio e ha ricominciato a cantare dal ritornello

“Perdere l’amore quando si fa sera”.

Rosa l’aveva capito che io al bar ci per concedermi il tempo di un caffè lungo, da perdere fra pagine scritte e pagine da riempire. Lei l’aveva capito che non doveva disturbare.


Morfina

 

Il tuo bacio

 

non cicatrizza

non cura 

non salva,

allevia.


Liquore


Mille baci
li vomito,

 

nuovamente mille
li evito, 

 

ma i tuoi baci
li voglio,

 

ancora cento
lo scaldano,


come ghiaccio

nell’ alcol  liquido,


il mio cuore si scioglie,

bevilo.


Versi Lambrusco

 

Rosso intenso

e mosso

da desiderio denso,

ti sporco

poesia pulita

e nuda

tieni fra le dita

le mie amabili parole,

ubriaca

di bolle al cuore.


Il bacio 

 

E ci siamo voluti in quell’attimo,

le mie gambe a strapparti la vita,

le tue mani a rubare i miei brividi.

E ci siamo mischiati in quel bacio,

come Munch, l’aveva creato.

“me ne frego” di chi è là fuori

a godere sui nostri errori.

 

Ma ora, che qui è mattino,

ti guardo riempire il mio letto

col sole, che tocca il tuo labbro.

E mentre ti sveglio coi baci

si sente che sale il caffè,

in questo profumo di te.

 

Mi piaci.


Errori

 

Io che non fumo,

ma tengo in borsetta

un pacchetto di sbagli,

da accendere

quando mi manchi.

Tu che li fumi,

ma solo con me

li fai senza filtri

e vengono su 

peccati perfetti.

 

Noi illegali

per quei drum corretti

amanti funesti,

svuotiamo sfacciati

negroni sbagliati.

 

Ma sono Malboro

mancanze che brucio

fra labbra socchiuse,

che bramano e cercano

sapore di te

su bocca, per bocca.


Bianco vuoto

 

Vestita di lenzuola

guardi il sole delle sei

su quel cuscino, ora così bianco 

che sembra ancora più vuoto.

 

Disordinata nei capelli

hai ordinato i pensieri delle tre

in quel letto, sempre così grande

che però tutti non li tiene.

 

Allora scrivi per fare spazio

anche se già lo sai

“sta notte mi schiacceranno

 e non mi faranno dormire, 

come sempre”


Alberto


Ottant’ anni,
sedia a rotelle
e occhi umidi.
Si presenta
a me chiedendo
perché 

oggi il tempo
non passa.
Eppure, da soli
ogni ora vale uno,
allora non capisce
perché

ieri il tempo

con lei
non era mai abbastanza,
anche se

ogni ora,
ogni secondo
vissuti insieme
valevano due.


“l’ho conosciuta tardi,
ma l’ho portata a letto presto”

Sorrise,


” Ecco: la fretta di sposarsi “

Gli dissi,

” Una volta l’era acsè”

E abbassò lo sguardo,

perché fra loro

successe prima della promessa …


che si spogliarono con gli occhi … 


in un silenzio
parlato

per ore.


Notte stellata

 

Sento onde palpitare,

dopo un mare di vacanze

in un calmo lunedì 

di quiete secca fra i palazzi.

 

Esco nuda dalla doccia

e vedo i brividi che metti

sopra il corpo mio bagnato

come caldo di levante

il dolce soffio

l’avesse toccato.

 

Nella luce del mattino,

increspata superficie,

la mia pelle

fai brillare.

 

Tu non vivi senza Amore,

lui che inonda

l’apparente calma

di una vita mai piatta.

Tu ti vesti 

di notte stellata.