Laura Lops - Poesie

Grandi magazzini

Grandi magazzini: spazio, luci, musica di sottofondo;
indumenti, oggetti, articoli di ogni sorta;
tutto ordinato o allineato a puntino.
Via vai di gente, vocii, frenesia;
consigli, prove, scelte, acquisti;
porte che si aprono, porte che si chiudono.

Come si varca la soglia di un grande magazzino,
si viene avvolti da una sensazione di letizia,
per cui, molte volte, vi si accede proprio
per allontanare pensieri e ricordi tristi.

Si attraversano ampi ingressi,
si percorrono lunghi corridoi,
si salgono e si scendono scale,
fisse o mobili, centrali o laterali;
si volge uno sguardo fugace alle merci,
come agli altri visitatori che si incrociano.

La lieta sensazione permane fino al momento in cui,
come un lampo a ciel sereno, si viene colti
da un’ombrosità più intensa di quella precedente;
la consapevolezza che l’immersione in tanta
abbondanza materiale e in tanta animosità
è soltanto un blando anestetico,
terminato l’effetto, il dolore
torna più acuto di prima.

 

 

 

Tram, bus, metrò

Tram, bus e metrò: passato e presente.
Fili e rotaie del tram,
simboli del centro-città, per una bimba,
che li disegna tante volte, sempre più verosimili.
Finestrini del bus,
scoperta di nuovi quartieri cittadini,
come nuovi mondi, per un’adolescente
abituata a viaggiare soltanto con la fantasia.

Vagoni del metrò,
luoghi d’incontri casuali, solitamente silenziosi,
con sconosciuti e conoscenti,
di cui, spesso, s’intuiscono pensieri
e sentimenti, da uno sguardo distratto,
involontario, improvviso.

Mezzi di trasporto e di muta socialità,
ora possibili serbatoi del potente virus,
che allontana da essi tanti passeggeri,
i quali approdano, o tornano, ad altri veicoli.

A poco a poco, inaspettatamente,
tram, bus e metrò cedono la loro funzione
e assumono un alone nostalgico.
Si guardano sfrecciare, colorati e moderni,
ma pare di vederli in un film
in bianco e nero, antichi, museali.

 

 

 

Televisione

Televisione: quanti miracoli!
Spenta è una delle presenze più discrete
di ogni abitazione.
Incassata in un mobile, sembra volersi nascondere;
addossata ad una parete, sembra volersi
mimetizzare con essa.

Ad un certo momento, qualcuno preme un pulsante
e tutti gli astanti si sentono trasportati
in un mondo diverso dal loro,
che sia vicino, che sia distante.

Elettrodomestico speciale, accomuna
parenti lontani, generazioni differenti,
modi di vivere e di pensare inconciliabili,
tutto in un minuto, come per magia.

Molte volte si è soli quando si preme
il miracoloso pulsante.
Sembra, allora, che coloro che sono al di là
dello schermo, entrino in casa.
Proseguono lo svolgimento delle loro azioni,
e dei loro dialoghi, tra pareti domestiche
in cui non vedono e non conoscono gli abitanti.
Questi ultimi sono, per i primi, entità astratte
verso cui, però, c’è la consapevolezza
di colmare baratri di solitudine.