Laura Stabellini - Poesie e Racconti

Immersi nelle parole

Immersi nelle parole costruiamo
continue incomprensioni, cercando
stabilità e conforto nella voce
di chi vogliamo si prenda cura
delle nostre fragilità, di noi
che annaspiamo sovente
tra i flutti del cambiamento, e,
con lo sguardo spaurito, chiediamo
un salvagente e nuovi strumenti
per ottenere quell’eloquenza
precisa, puntuale, professionale
che colpisca nel profondo
e sappia di verità, mentre io
dopo tanti anni sento
di non essere ancora riuscita
a spiegarti quanto è potente
ciò che provo per te.

 

 

 

Maggio

Maggio di rose:
sogni beati,
linfa che scorre veloce
e infonde coraggio.
Si tramuta in energia
ogni dorato raggio.

Maggio di spine:
pensieri solitari,
tremano le dolci illusioni
e già un’ombra sovrasta
sorrisi e promesse
appena sbocciati.

 

 

 

Un sorriso beffardo

Indosso un sorriso beffardo
che sfoggio con noncuranza
per non lasciar trasparire
alcun turbamento
mentre ogni piccola onda
mi travolge
come un mare in tempesta.

 

 

 

Sera

Un soffio di vento
spinge lontano la luce
disperde i pensieri
richiama la quiete.

 

 


San Lorenzo

Fin dal mattino
scruti il cielo
per esser certa
che sia sereno,
a prova di stella,
perché niente
possa oscurare
la scia luminosa
a cui vuoi parlare
piena di speranza
per esprimere un desiderio,
per chiedere un dono.
E’ un rito antico
indirizzare lo sguardo
alla volta celeste
per cercare un sostegno,
una risposta, un segno;
così affidiamo un amore,
un sogno, una scelta importante
ad una meteora lucente,
perché consegni
la nostra preghiera
nell’alto del cielo
dove sarà ascoltata,
custodita e, forse,
esaudita.

 

 

 

Tango

Vorrei ballare
con te
in questo giorno di vita
di cauta serenità.
Ci basta uno sguardo
un tacito codice
di noi sposi
per declinare
ogni agile passo
ogni potente sosta
ed ecco che il senso,
il ritmo della danza
si declina per noi
in morbidi secondi:
siamo noi,
io e te,
insieme
e questo
è il nostro tango.

 

 

 

Velocità

Portami lontano,
dove la mente
non riesce
a costruire pensieri
e i ricordi
non possono tornare.
Portami lontano,
dove ogni parte
del mio corpo,
elettrizzata
dalla forte emozione,
potrà generare
nuova vitalità
e coraggio.
Portami lontano,
per qualche minuto
o per qualche ora,
dove le inquietudini
che segnano i giorni
svaniscono
in una nuvola di polvere.

 

 

 

Neve

Ecco la regina dell’inverno!
Fotografala pure, se vuoi,
sugli alberi, nei prati,
tra le case,
alle prime luci
della gelida alba
oppure quando il sole,
alto nel cielo,
ne brucia appena le morbide dune
sui tetti spioventi, sui monti antichi.
Cogli, dunque,
la morbida consistenza
dei fiocchi appena caduti,
la ferrea essenza delle rive
forgiate dalle pale
degli umani impazienti,
l’arcobaleno brillante
del manto illuminato
ed ogni scatto
sai che rinnoverà negli occhi accesi
momenti di gioia mai dimenticati
e il desiderio di danzare di nuovo
sotto i candidi cristalli
che scendono dal cielo.

 

 

 

Ti ho chiesto parole

Ti ho chiesto parole,
ti ho chiesto solo parole
e ho ricevuto in risposta
tiepidi balbettii
e vecchi proverbi
buttati a caso
davanti ai miei occhi imploranti.
Ti ho chiesto sostegno,
incoraggiamento
per la mia lotta interiore
e ho ricevuto scatole vuote
e cornici di plastica.
Ti ho chiesto aiuto
e non mi hai risposto.
Ti ho chiesto un confronto
e ti sei allontanato
per non sentire il peso
della mia richiesta.
Ti ho chiesto un consiglio
e mi hai restituito
un disegno insipido
con i colori che io avrei scelto
con le forme che io avrei preferito
se fosse stato facile scegliere per me.
Adesso ho deciso
e non ho più bisogno di te
che brindi al mio futuro,
ma non eri con me
quando ho avuto bisogno di un amico.

 

 

 

Imperfetta

Si torna da matrimoni e funerali
con fiori freschi nelle mani
e nel cuore…
Ci sono suoni e odori
e, se c’eran cibi,
anche sapori.
Grande gioia.
Straziante dolore.
Risate, chiacchiere, parole.
Lacrime, chiacchiere, parole.
Inizia una storia.
Finisce una vita.
Si suggella un patto.
Si cementa una bara.
Inizio e fine.
Fine e inizio.
Fine…
Inizio…

 

 

 

Distacco

Ho stretto la mia mano
in un piccolo pugno
e dentro un po’ di te.
Quando la riaprirò
se ne andrà il profumo dei tuoi vestiti,
non sentirò più la ruvidità della tua barba,
evaporerà il calore della tua presenza.
Mi resterà solo
il mio piccolo amore egocentrico
che ti voleva qui
dove resto io
ad aspettare il tuo ritorno.

 

 

Tramonto d’inverno

C’è dell’oro fra i rami
degli alberi neri
sopiti dal gelo
e stralci di cielo grigio
sporgono
dal manto sfilacciato
delle placide nubi:
è calato ormai
il vento freddo del nord.

 

 

 

Poesia

Poesia è un’emozione,
un’immagine che ci cattura.
Poesia è un appello accorato,
un’intima riflessione
che nasce all’improvviso.
Poesia è una parola gentile,
un sorriso in un giorno di pioggia,
o, meglio,
un invito a condividere il medesimo ombrello.

 

 

 

Assenza

Le mie domande non otterranno risposte.
I miei occhi riporteranno solo immagini vuote.
Le mie orecchie non udranno più il suono della voce
che una volta faceva parte di te.
Ciò che è oggi
non appartiene a questa dimensione,
non risuona nelle nostre lunghezze d’onda.
Non è ciò che era
e non lo sarà mai più.

 

 

 

Primavera

Lo sguardo,
che tante volte ha vagato,
dalla cima della collina,
cogliendo ombre tra le nebbie novembrine
o un movimento schivo tra i rovi,
inaccessibili rifugi
ornati di boccioli e spine,
il mio sguardo
si è riempito oggi
di nuovi luminosi colori,
perché son rosa i sentieri
e bianchi i cortili,
mentre gialleggia
timido e riservato
l’angolo destro di un florido prato.
Lontano si perdono invece
il verde e l’azzurro
in un cosmico abbraccio
in cui il cielo e la terra
si rendono omaggio.

 

 

 

Tramonto di primavera

Mentre il giorno volge al termine,
come una donna raffinata
si abbiglia con un abito elegante
per onorare gli invitati alla sua festa,
così la Sera si adorna
per salutare il dolce Sole marzolino
e accogliere la timida Luna.

Nuvole blu compongono
il corpetto morbido e vellutato
del vestito di gala
e onde rosa, arancio e viola
formano l’ampia e soffice gonna.

Arrivederci luce,
che presiedi lo sbocciare
dei primi germogli
dopo l’inverno incolore;
benvenuto buio,
accompagnato dalla tua
mutevole lanterna:
la natura ora riposa
in attesa di una nuova
laboriosa alba.

 

 

 

Amici

Se rilevo un tuo difetto
non ho il tuo sdegno,
perché sai che io ti conosco.

Se ti ricordo scelte,
azioni fatte in passato
non ti adiri con me,
perché io c’ero.

Se mi sono sbagliato su di te
ne sei fiero,
perché hai saputo fare di più
di ciò che gli altri
vedevano in te.

Se mi arrabbio con te
non ti ferisco,
perché sai che presto
la tensione sfumerà
in una battuta scherzosa
o in un complice sorriso.

 

 

 

Lucia

Ciò che Lucia indiscutibilmente preferiva della sua nuova residenza era il piccolo balcone della camera da letto.
Affacciato sulle colline coperte da bassi vigneti, con la ringhiera bianca pitturata di fresco, poteva a malapena contenere la comoda poltroncina imbottita e il tavolino quadrato di formica che le ricordava tanto la pensione Ulderica, dove, quando i gemelli erano piccoli, era solita passare le vacanze estive divisa tra la spiaggia e la pineta.
Erano state sicuramente le vacanze più belle: lontano dalla città e dagli impegni lavorativi, in compagnia della sorella e dei suoi bambini, libera di giocare con la sabbia, salire sulle giostre, trascorrere l’intera giornata in copricostume…
Poi i gemelli erano cresciuti, gli impegni scolastici e sportivi anche, le ore in compagnia degli amici ancora di più e le sue vacanze estive erano diventate sinonimo di lunghe giornate passate alla piscina del circolo e una settimana in montagna con il “gruppo”, come suo marito era solito chiamare le quattro coppie di amici con cui trascorrevano solitamente il tempo libero.
Ecco che cosa faceva Lucia ogni sera, dopo la cena nella sala comune e dopo aver indossato il morbido scialle fiorato o la pesante mantella grigia di lana, a seconda della stagione: si sedeva sulla poltroncina e, con gli occhi fissi sul meraviglioso spettacolo della luce del tramonto che, a forza, seppur lentamente, veniva spinta via dal buio della notte, ricordava.
Talvolta erano i ricordi della sua vita professionale a farla da padroni: prima con le scelte coraggiose e forse un po’ sfrontate di una giovane entusiasta che voleva mettere subito a frutto gli anni di studi, poi con le scelte più sagge, più prudenti, dettate prima dagli impegni famigliari, poi dalla salute e dall’età.
Qualche volta, quando la giornata le era parsa particolarmente tediosa e vuota, la malinconia si faceva più ardita e le si riproponeva, sullo schermo arancione e viola del cielo, il film del primo incontro con colui che sarebbe diventato suo marito e il periodo in cui erano stati fidanzati.
A quei tempi i sogni, le sensazioni e perfino i profumi erano totalmente coalizzati nel fare di quell’uomo il partner perfetto.
Quando Lucia si rendeva conto che la notte aveva già colorato di nero le viti, le colline e tutto ciò che non era illuminato dai lampioni del giardino e che ogni altro minuto di immobilità le avrebbe reso ben più arduo e doloroso alzarsi dal suo posto in prima fila nella galleria dei ricordi, lentamente si accingeva a rientrare per prepararsi ad un’altra notte pressoché insonne, come ormai da tanti anni erano le sue notti.
Dapprima erano stati i sogni di una brillante carriera a tenerla sveglia, poi il pianto dei gemelli e i turni de marito in ospedale che non finivano quasi mai all’orario previsto.
Quante notti con l’orecchio teso per cogliere ora i segni di piccoli sonni agitati, ora il rumore di un motore che si spegne sotto casa o una portiera che sbatte!
Infine la vecchiaia l’aveva colpita come uno schiaffo e improvvisamente aveva perso la voglia di fare quasi tutto: voleva solo che le sue gambe tornassero a muoversi come in passato e la schiena le permettesse di alzarsi e sedersi senza dolore.
Con quei pensieri si assopiva per risvegliarsi prontamente allo sbattere di una porta, al suono di una sirena, al vociare non sempre sommesso del personale del turno di notte che si ritrovava alla macchinetta del caffè.
La mattina, dopo una notte di scompiglio, qualche volta senza gravi conseguenze, qualche volta con lo spazio per un nuovo ospite, a Lucia capitava spesso di ricordare una poesia che aveva letto anni prima:
Di notte
Quante cose accadono di notte!
La Terra si scuote.
Le persone in agonia trovano la Pace.
I Sogni rivelano le paure dell’Io,
mentre il Sonno ristora i muscoli affaticati.
E’ di notte che, passeggiando nel Silenzio,
scopriamo che è di giorno
che ci nascondiamo meglio al Mondo.

 

 

Francesco

Ecco le luci del casello: quasi duecento chilometri senza neanche una sosta, guidando verso il giorno che lentamente si colora di rosa e di viola, con il casco integrale che mi separa dal mondo e la mano destra che dosa il livello di adrenalina nelle vene.
Non posso farne a meno: ho bisogno di fuggire periodicamente dalla mia vita e, almeno durante la bella stagione, posso allontanarmi davvero dalla mia ipocrita esistenza.
Fuori dall’autostrada la segnaletica mi indica la via per il lungomare, dove i miei compagni di viaggio si stanno già sedendo a tavola e dove c’è una sedia di fronte alla spiaggia che mi aspetta.
Pesce, vino e buona compagnia completano l’anestesia iniziata sulla mia due ruote e fino a domani sera potrò fare finta di essere un’altra persona, non lontana da quella persona pulita, senza finzioni né segreti, che ero fino a due anni fa.
A quel tempo la mia vita era cristallina: lavoro, palestra, amici e, soprattutto, casa e Elena. Già, la nostra casa era la mia tana, il luogo in cui potevo lamentarmi, ridere, riposarmi, studiare, confrontarmi, vivere la passione…
Sono già le undici.
Mentre ci dirigiamo in centro per la passeggiata digestiva, la mia mano cerca inconsciamente il telefono: so che presto mi chiamerà per dirmi in quale hotel mi sta aspettando.
Sono nervoso e impaziente, ma se mi guardo intorno e osservo le famiglie in pantaloncini e infradito che, cotte dal sole e noncuranti della ressa, passeggiano lentamente con aria soddisfatta e il cono gelato in mano, mi sento di nuovo in conflitto con me stesso.
So per certo che ciò non basterà ad impedirmi di vedere Erika, mentre i miei amici faranno come sempre finta di nulla: nessuna domanda, nessuna battuta maliziosa, nessuna indiscrezione davanti a mia moglie ed io…
DRIIIN
Ciao, com’è andato il viaggio?

 

 

 

Alberto

Fra poco sarà buio, completamente buio, e non saranno certo quei due miseri lampioni all’incrocio a rendere meno cupo il panorama…
Non volevo venire in vacanza qui!
Non mi piacciono questi campi verdi che non finiscono mai!
Qui non c’è nulla che mi piaccia, che mi interessi perché… non c’è nulla!
Niente negozi, niente sale giochi, niente centri sportivi e niente autobus, solo la corriera due volte al giorno!
Vorrei tanto tornare a quando ero un ragazzino e passavo ogni estate con la nonna: lei mi lasciava uscire al pomeriggio per incontrare gli amici al parco o al centro commerciale, a patto che tornassi prima dell’imbrunire.
Il cielo si sta inscurendo sempre di più, c’è silenzio se si escludono le rare automobili che passano lungo la provinciale: non mi sento tranquillo per niente.
E poi ci sono quelle due forme così alte vicino al canale: giganti immobili, ma che forse potrebbero animarsi da un momento all’altro, strani esseri che si vanno confondendo con le ombre della sera.
Mi avvicino.
Rapidamente cerco di passare in rassegna tutti i film di fantascienza di cui ho memoria per trovare un protagonista che abbia più o meno le stesse fattezze.
Ecco, ora sono a pochi passi da questi alieni con lunghissime braccia e ampi copricapi; sembrano accosciati, in attesa, forse sono di guardia, ma a che cosa?
Qui c’è solo un canale con qualche anatra e due corvi litigiosi e un condominio grigio a due piani che non somiglia per niente ad una astronave.
Un fascio della tiepida luce del sole, che sta definitivamente scomparendo dietro le montagne, va proprio a colpire la riva del canale, dove l’erba tagliata è ormai biondo fieno e illumina delicatamente i due “guardiani”: le foglie, piccole e arrotondate, hanno iniziato a distinguersi una per una, mentre i lunghi rami intricati hanno rivelato lo scheletro di due frondosi cespugli di un bel verde scuro.
Beh, non potevo certo aspettarmi che fossero alieni, ma mi piace pensare, ogni volta che li rivedo, estate dopo estate, che in qualche modo siano di guardia al territorio vicino alla mia casa!

 

 

 

Giada

Giada uscì dall’ascensore quasi di corsa e si catapultò verso la porta girevole: doveva uscire prima possibile dall’edificio. Il suo capo l’aveva trattenuta più del previsto per il piano settimanale e ora rischiava di perdere il treno e con esso l’appuntamento con  Melania e le ragazze.
Salì sul locale senza fiato e si sedette sudata e con le guance arrossate sul primo sedile libero, ben contenta di non dover incrociare lo sguardo con altri viaggiatori: lo scompartimento vuoto le permise di togliersi comodamente la sciarpa e la giacca , mentre cercava di regolarizzare il respiro, lo sguardo fisso sul display delle informazioni.
Il cuore le batteva ancora forte per la lunga corsa, era infastidita dai capelli scomposti e dalla camicetta incollata alla schiena, nonostante questo però non poteva non essere soddisfatta: le ore passate in palestra le avevano permesso di avere abbastanza fiato e abbastanza “gambe” da riuscire ad arrivare al treno in tempo e ora non le importava se l’odore di sudore aveva avuto il sopravvento sul deodorante,  non era preoccupata che il trucco si fosse rovinato: al suo incontro avrebbe potuto presentarsi anche in tuta da saldatore, con guanti, maschera e tutto.
L’importante era sapere come stava Mel, se aveva fatto pace col suo ricco e ben più attempato fidanzato, che ogni volta finiva col perdonarle ora una fuga con le amiche, ora le spese eccessive, a patto che lei continuasse a stare al suo fianco nella vita e nella brillante carriera politica che si stava costruendo con grande impegno.
Certo non erano dello stesso avviso  Alice e Sara, amiche di Mel fin dall’infanzia, che non vedevano l’ora di strapparla a quell’uomo e a quella vita fatta di pranzi, cene e party e che per questo cercavano in tutti i modi di farle notare quanto della vita reale si stesse perdendo per fare da spalla al suo importante, ingombrante compagno.
Riportarla agli amici di sempre, ai passatempi e alle attività che avevano svolto insieme per anni era diventato per  loro una missione: qualsiasi ricorrenza, qualunque iniziativa domenicale o ritrovo dopo il lavoro, tutto poteva servire per allontanarla da lui e farla ritornare la Mel con cui erano cresciute e che non aveva nulla a che fare con la donna che si trovavano davanti adesso, sempre in cerca dell’abito giusto o della location ideale per questo o quell’evento mondano.
Non erano nemmeno sicure che quei due fossero davvero innamorati l’uno dell’altra: a volte vedendoli insieme sembravano più che altro due affiatati colleghi di lavoro e, cosa molto triste, Sara aveva visto lui incontrarsi diverse volte con una signora dai modi raffinati ed era più che certa che non fossero né parenti, né semplici conoscenti.
D’altro canto anche Mel, talvolta, scappava da qualche locale in compagnia di giovani sconosciuti che restavano regolarmente senza nome e di cui poi non si sapeva più nulla.
Alice era esterrefatta! Che ne era stato della sua compagna di banco delle superiori che sognava l’abito bianco e la casa piena di bambini?
A quei richiami di solito Mel rispondeva con una sonora risata per poi cambiare immediatamente discorso.
Il treno rallentò un poco e Giada, con una rapida occhiata, si rese conto che a breve sarebbe arrivato il momento di scendere, quindi si rimise la giacca e si annodò con cura la sciarpa, si sistemò velocemente i capelli e si preparò con malcelata calma, a scendere alla piccola stazione che, fortunatamente, distava solo poche centinaia di metri dalla sua casa, casa in cui entrò una mezz’ora dopo con un contenitore da pizza in bilico sulla mano sinistra.
Chiuse la porta, appoggiò la pizza sul tavolo del soggiorno e tolse con calma cappotto e scarpe: l’orologio della pizzeria d’asporto l’aveva già ampiamente rassicurata riguardo al tempo che aveva a disposizione prima del suo appuntamento..
Mentre predisponeva il necessario per la cena, Giada non poteva fare a meno di chiedersi se l’ultima trovata di Alice fosse stata quella giusta per far tornare Mel tra i suoi vecchi amici; non vedeva l’ora di saperne di più.
Mangiò quasi tutta la pizza poi si preparò un buon caffè, mentre il telegiornale scandiva le notizie del giorno: prima la politica, poi la cronaca e infine lo spettacolo e lo sport. Non che facesse molto caso alla voce del cronista, più che altro osservava distrattamente le immagini.
Sparecchiò e si mise comoda sulla poltrona prima di cambiare canale: l’ora era arrivata!
Informiamo i gentili telespettatori che, a causa dei gravi fatti di cronaca accaduti nel pomeriggio, la sessantesima puntata di  “Mel e le altre” questa sera non andrà in onda.
I nostri programmi proseguiranno con…