Sotto i portici
Un libro, unico amico
prima che cali il sole.
Vetrine illuminate,
pareti fredde e manichini eleganti.
Gli alti soffitti dei portici
a proteggere dalla pioggia,
coperte sconosciute, accatastate
a formare un giaciglio
sul duro pavimento scuro
su cui passano svelte
decine di persone, chiacchierando,
mentre lo sguardo scatta fotografie,
istantanee di abiti, colonne di marmo,
monopattini, persone
nella camera da letto improvvisata
di un solitario senzatetto.
Sinfonia d’estate
All’imbrunire è il richiamo dell’assiolo
a riempire l’aria ancora ardente
in cui risuonano gli echi
di mille cicale, immancabili
in queste giornate tropicali
dove rare gazze litigiose urlano
rincorrendosi sopra i tetti,
mentre insetti indaffarati si spostano
rapidi tra la vegetazione
e le stanze delle abitazioni.
Solo quando ogni altro rumore è ormai svanito
si ode la monotona ninna-nanna dei grilli
e poi … di nuovo l’aurora
annunciata dalla melodiosa sveglia
degli uccelli canterini: è sorto un nuovo giorno
di questa lunga torrida estate.
Cammino da sola
Cammino da sola
Non ho voglia di pensare
Fisso lo sguardo sui miei passi
Corti e rapidi sull’asfalto nero
Osservo distrattamente il paesaggio
Verde, rosso e marrone
Silenziosa cornice famigliare
Delle mie passeggiate solitarie
Scruto il cielo
Mentre il pomeriggio
Tende la mano alla sera
E riempio i miei occhi di nuvole
Di azzurro e di candidi aironi
Cammino da sola
Non ho voglia di pensare
Lascio la mente libera di volare
La casa delle lucciole
Sotto il salice piangente
c’è la casa delle lucciole.
Ogni sera d’estate, i piccoli insetti
danzano tra le pallide fronde.
Ogni sera, quando cala il sole,
festeggiano la vita
volteggiando luminose
al ritmo dei battiti
delle piccole ali.
Quale magia cela
il salice piangente
sotto i rami cascanti,
dove ogni sera si accendono
e si spengono mille piccole luci?
Più bello di un albero di Natale,
più misterioso di ogni altra pianta del giardino,
nasconde sotto la verde tenda
una bellezza che non si può catturare,
ma solamente ammirare.
Come funambola
Come funambola impacciata
Il terrore del baratro profondo
Lo sguardo fisso sui passi incerti,
Non vedi le stelle sorgere ad est
Lentamente, nel cielo che si oscura
E la neve bianca
Riflettere gli ultimi raggi di sole
Prima che la notte
Ti conceda la sua rete di sicurezza
Fatta di silenzio
E di sogni