LUCI NELLA SERA
Luci nella sera, le ombre prolungate
una torma di gente, dalle facce disperse
cerca chissà dove identità dimenticate,
l’ego che nel buio annegò e riemerse.
Nel crepuscolo i miei piedi stanchi
cercan ragione dell’eterno vagare
e quest’anima pellegrina a cui tu manchi
mi ricorda che mai smarrito è chi sa amare.
Così ti cerco, in un cielo appannato
poi ti scopro, in un vetro oscurato
ti guardo, mi guardi. E subito mi arriva
il tuo fluir, che dolce dentro mi ravviva.
IO E L’INFINITO
Ciò che mi avvolge, mi prende
si chiama Infinito.
È infinito, è vuoto silenzioso
è spazio, misteri universali
misticismo, meditazioni e Dio.
E’ domande cadute nel vuoto
rassegnazione ai miei perché
senso di inutilità, di scomparsa.
La mia impossibilità a comprenderti
è per me, Infinito,
la forza e la speranza
tristezza e debolezza
e sete sconfinata
di arrivare a te
e raggiungere me stesso.
CHIEDERSI.
Che vita vuoi ?
E la domanda cade
come una goccia, che si fraziona
in mille altre, gemme ai raggi del sole
in mille altre, sperdute nella boscaglia folta
in mille altre, speroni aguzzi
su cui precipita la mente.
TEMPORALE DI MEZZA ESTATE
Giunge improvviso a sorprendere
l’incertezza dei miei stanchi pensieri
scanzonato, impetuoso predomina
tutto il contesto, la scena.
Se ne va, rapido, portando con sé
fanghiglia e detriti di vita
e nuvole dense, che sparendo rivelano:
Ora so cosa fare.
TI AGGIRI PER LE STRADE
Ti aggiri per le strade
sgualdrina, tra le luci soffuse della sera
a vendere il tuo corpo,
prostituire la tua immagine
infangare il tuo nome.
Ma la tua anima resta candida
non può sporcarla chi non sa
di chi ti aspetta tra singhiozzi di fame.
E vivi il tuo dramma,
mesta e bugiarda
tra le luci soffuse della sera.
IL PAESE ETERNO
Ora so perché Tu sei gran parte di me :
anche quando le nuvole ammantano candide
le tue verdi vallate ovattate
nel calor di un vociar familiare,
o quando piove sui roridi prati
e nasce poi l’arco iridato,
su Te sempre un sole risplende
il sole di un’infanzia immortale
per Te sempre un lago si colma
il lago dei sogni bambini.
Ti amo, Fiegni, solco netto e continuo
nel campo eterno della vita
increspato da zolle sconnesse
e riarse dal ruvido tempo.
ABBRACCIO FIEGNI
Quando la neve bianca ti ricopre
e ammanta silenziosa monti ed alberi
guardo incredulo la valle tanto amata
i disegni allegri, incontaminate
rotondità nello spazio naturale.
Sembri panna dolce, nuvola immobile.
Ecco i comignoli, che emergono a fatica
relitti di una civiltà che soccombe alla natura.
E i cristalli lacustri, incantati specchi
della magia delle stagioni della vita.
E sotto la coltre bianca e imperscrutabile
che sopisce e stempera ogni cosa
penso ai colori forti, che dormono sognando
il tempo in cui imperiosi sorgeranno
per dipingere fiori e cieli azzurri.
Ora un senso di infinito mi pervade.
Apro le braccia al cielo e abbraccio Fiegni
il Paese Eterno, l’angolo di mondo
dove, inverno o estate,
giovane o invecchiato,
felice volerà sempre la mia anima.
CADE LA PIOGGIA
Cade la pioggia
sulle mute colline alberate
sopra tetti di case squadrate
su grondaie sudanti dolore
su di noi, traboccanti d’amore.
Piove sulle umane aberrazioni
sugli animi fiaccati dal tedio
su annoiate, sopite emozioni
piove, senza tanto rimedio.
Ora è neve, silente nel gelo
a smorzare ogni ritmo e passione
nella notte ora cade dal cielo
sulla nostra incessante ambizione.
FUGA
“Bevete Coca Cola”….
l’insegna che beffarda
riecheggia sulle labbra
rimbalza nello stomaco
rimbomba nella mente.
Premo l’acceleratore
fuggo lontano dalle tue ultime parole
e naufrago disperato nel fiume dell’oblio
che straripa devastando gli argini
di un’esistenza che senza te non ha più senso.
Poi, rivedendoti nella nebbia lascio
che una plumbea cateratta scenda sui miei occhi
dove danzano ora satanici ectoplasmi.
“Bevete Coca Cola”
mentre precipito impazzito
verso l’inferno…..
L’OROLOGIO.
Sono le 23,58 e il mondo mi crolla addosso.
Il peso delle ore, che passano senza sosta
mi opprime schiacciandomi la mente.
Impazzisco pensando che non ci sei
che forse per me non ci sei mai stata
che sei un miraggio, che sei il frutto
di pazzia, che sei il parto
della mia angoscia più violenta.
Che sono condannato ad una vita senza gioia
una vita senza pace,
una vita senza amore…
sotto le cadenze incessanti del tempo.