Lidia Maddalena - Poesie

 UN AMORE MAI VISSUTO.

PROLOGO= C’era una volta un angelo. Chi per legge di natura avrebbe dovuto solo accudirla e proteggerla, si prese gioco di lei e le strappò via i sogni, le illusioni…e l’amore, Pochi anni dopo, quando quell’angelo dismesse ormai le ali, stava per riprendersi il suo sogno più bello, ci pensò il destino a strapparglielo dalle mani, perchè invidioso, due angeli insieme non poteva proprio sopportarli. Da lì, nulla è più stato vero. Nulla è più stato reale. Se questa storia fosse una favola, forse avrebbe un lieto fine, ma quell’angelo è ormai stanco. Troppe le illusioni che le hanno strappato, troppi gli inganni, troppe le bugie. Questa non è una favola…e non ha un lieto fine.


 

 

C’era una volta una bambina.                                                                                       C’era una volta un bambino. I due stavano sempre assieme.                                                        E assieme sparirono. Rapiti dalla musica. Rapiti dalla magia. I due non sono mai stati ritrovati.                                                        Eppure, alcuni dicono che nelle notti più calme, quando la luna è nella sua piena bellezza, si vedono i due bambini ballare nelle strade.


 

L’errore di credere che tutto sia per sempre,                                       che quel che c’è in ogni istante sia definitivo, quando tutti dovremmo sapere che niente lo è,                                        fino a che ci resta un pò di tempo. Impariamo a poco a poco che, quanto ci era apparso gravissimo,                                                   un bel gorno ci sembrerà neutro.


 

 

La gente,                                                                                  pensa che la cosa peggiore sia perdere una persona a cui si vuole bene. Si sbaglia.                                                                                     La cosa peggiore è perdere se stessi, mentre si vuole troppo bene a qualcuno, dimenticarsi che anche noi siamo importanti.


 

Guardala, non vedi che è distrutta?                                              Si perde continuamente nei suoi pensieri,       quei pensieri che la uccidono dentro. Ha perso tutti gli amici, non esce quasi più.                                              Le crolla tutto addosso giornalmente. Lei non piange più.    A volte singhiozza ma le lacrime non rigano più il suo viso. Un secondo dopo ha il nulla. Non sente più niente.                                                                           Non prova alcun sentimento.                                                             “Distruggi ciò che ti distrugge”                                                          E se fosse proprio la mia mente a distruggermi?      


 Vorrei ritornare a quando ero piccola.                                        Quando il bianco era bianco e il nero era nero,     senza una perenne scala di grigi tra me e il mondo. Vorrei tornare a quando le persone buone                                            erano quelle che ti davano le caramelle. Vorrei tornare a quando non importava se amavi qualcuno,              ma come lo amavi. Quando bastava unire i mignolini e giurarsi amore, bene,                                                                                           fiducia, tutto in una volta sola. Quando non mi preoccupavo di piangere. Tornerei a quando il mondo aveva i colori,                                              ed io riuscivo ancora a vederli.


 

Rischia, fai la prima cosa che ti passa per la testa,                                 non pensare a quello che succederà dopo,     pensa a come ti senti in quel momento, non avere rimpianti.                                                                    Pensa a te stesso. Sii egoista quanto basta.    Non ti far mettere i piedi in testa. Pensa diverso. Sii diverso. Ma soprattutto, ama.


 

Immaginate una tavolozza ordinata con tutti i colori che esistono, con accanto un cassetto ordinato, con le camicie blu da un lato e i vestiti a fiori dall’altro, con pile infinite di calzini appaiati sulla sedia,                                            e ora immaginate, accade un fatto strano. Una persona entra nella stanza, senza bussare. Prende la tavolozza e inizia a mischiare il blu con il giallo e il verde con il rosso e i colori diventano ad un tratto un miscuglio disordinato, allora questa persona apre i cassetti,                                                   mischia le camicie con i vestiti a fiori, inizia a lanciare calzini di qua e di là e ad appaiarli casualmente, di alcuni si perde addirittura la traccia, e ne rimane uno soltanto, l’altro ormai è sparito, scomparso, chissà che fine ha fatto, è irrecuperabile. E ora immaginate di essere anche voi come quella stanza, immaginate di essere stati in grado di costruire voi stessi la perfezione, di aver messo a posto ogni cosa che sembrava in voi sbagliata, immaginate di amarvi, di essere giunti a questo punto dopo aver sofferto tanto, di aver trovato un equilibrio che pensavate di non trovare mai, e poi boom…nella vostra vita si presenta una persona che invade il vostro spazio, occupa il vostro tempo, mette a soqquadro l’intera stanza, confonde i colori che credavate di aver separato per capire meglio voi stessi, e un giorno, senza preavviso, lui o lei aprono la porta e addio, arrivederci,                                              questa stanza mi sta stretta e anche tu. Immaginate di afferrare la tavolozza, mentre pensate ai colori, che ormai si confondono l’uno con l’altro, afferrate i cassetti, tentate di dividere di nuovo le camicie blu dai vestiti a fiori, ma sono tutte stropicciate. Cercate i calzini da appaiare ma sono tutti diversi, vorreste urlare ma non potete, vorreste uscire ma non potete, vorreste aver chiuso la porta a chiave così nulla di tutto questo sarebbe potuto accadere e la tavolozza avrebbe ancora i suoi colori e i cassetti sarebbero ancora in ordine e i calzini a poins non sarebbero appaiati con quelli a righe rosse eppure, potete solo accettare che la stanza è stata messa a soqquadro. Accettare che nulla sarà più come prima. Afferrare quel vestitoa fiori e indossarvi sopra la camicia blu, mettere quei calzini che non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro, intingere le mani nelle tempere e spalmarvene un pò in viso, ridendo, perchè non si può riavvolgere il nastro, non si possono dividere di nuovo i colori, nn si può ritrovare ciò che è perduto.


 

Forse ti sembrerà assurdo,                                                               ma ci sono alcune persone che si perdono e poi non fanno altro che vivere per ritrovarsi,                                         per innamorarsi ancora l’uno dell’altro. Succede, sai? A volte l’abitudine, a volte il tempo. A volte la paura, l’orgoglio, il passato.                                                  A volte i soldi, a volte i sogni. Succede, semplicemente, che ci si perda. Non avresti mai voluto, ma succede. Vai in giro e pensi che ti passerà, che è stato meglio così.                             Esci con gli amici, mangi troppo, ma poi decidi che è il momento di rimettersi in forma. Così ti iscrivi in palestra, inizi a correre, oppure semplicemente inizi a prenderti cura della tua mente:      leggi di più, ascolti buona musica e di notte dormi. E’ fantastico, quando rinasci.


 

Ci sono persone che non riescono a smettere di pensarsi,                        nonostante gli anni,          i baci,       altri occhi, altre braccia,                                                                             altri odori, altre passioni, nonostante la vita continui e tutto passi.                                                Tornano lì, tornano a prendersi per mano, stanno lontani per potersi amare di nuovo, un po’ meglio. Cercano di diventare migliori per poter tornare indietro, e non lo ammetteranno mai,                                                            ma ogni volta che vanno a tagliarsi i capelli pensano “gli piacerò?” e ogni volta che si comprano una maglietta nuova pensano “le piacerà?” e ogni piccolo cambiamento che inducono nella loro vita non è un modo per allontanarsi, ma un modo per ritornare.


 

 

Hai un nome fragile,                                                                 assomiglia alle tue mani, il nome che hai. e gli occhi, anche gli occhi sono fragili,                                                    sorridono e piangono allo stesso tempo, a volte. Sono piccoli, ma succede che siano pieni di sentimenti da sembrare enormi.                                                                  Hai le risate timide e le parole insicure, ci provi a parlare, ci provi sempre, ma si capisce che per te è uno sforzo incredibile.                   Stai bene da sola, ma da sola soffri tanto. Non lo ammetteresti mai, ma si vede da come sei gentile con chiunque, anche con chi non lo merita per niente. Vuoi che le persone ti vogliano bene,                                                    vuoi piacergli, e per quanto tu cammini con l’aria di chi non ha bisogno di nessuno, tu hai constantemente bnisogno di qualcuno. Paure sconfinate          e piedi piccolissimi che non ti permettono di scappare abbastanza lontano. Tu non piangi mai perchè sei delusa, quando sei delusa urli. Quando piangi è perchè speri, speri e non vuoi ammetterlo. Sperare ti ferisce, in qualche modo.                                           Profumi molto, se tu fossi un ricordo saresti l’odore delle lenzuola appena lavate, se tu fossi in me ti ameresti per non morire. Sono qui che ti guardo, assomigli ad una poesia che nessuno mi dedicherà mai,        una di quelle poesie che a leggerle pensi che sarebbe stupendo se qualcuno ti vedesse in quel modo e ti amasse così tanto, invece niente, ma non per questo sei meno bella, non per questo, mai.