Livia Gabriela Parpauta - Poesie

La fine  

 

Roseo fu il tono

di quelle parole galleggianti

in un ciel sereno.

Roteavi come

una ballerina russa

sulle note dei cinguettii

di una primavera lontana,

dolce come i tempi e i luoghi

che furono.

Legati al nulla cosmico,

tra una stella cadente

e un buco nero, 

dondolando sull’ altalena  

oscillante fra le tue membra 

sospesi sulla voragine 

dell’abisso. 

Una mano in alto, 

una voce che si eleva, 

un bambino al giorno 

del giudizio: 

<<le stelle si salveranno>> 

mentre noi, 

continueremo a spegnere 

la pioggia con il fuoco, 

indecisi 

se galleggiare 

o bruciare il paradiso.


 

 

Ancora

 

Ostilità consumata

dalle orme del destino.

Un’ incredibile visione

dell’umanità si manifestò

nel corpo di una donna.

L’ universo era li,

che le avvolgeva le debolezze.

Era una pioggia di stelle,

su un volto tenero,

come le cose belle.

Come l innocenza

di una bambina

intrappolata.

Non ti guardava mai,

lei guardava oltre.

La fragilità degli occhi

spaventa solo

chi non è in grado

di sostenerla.

C’ è uno spruzzo di gioia

che  determina

la differenza tra lei

e l’ altra ancora.

Un petalo perso,

un gin,

un whisky

e un altro ancora.



Il ragazzo dalla testa confusa

 

Si spezza lento, come se non fosse mai esistito, scomparve dalla mia vista come la sabbia fra le dita. Non lo dissi mai, ma mi spezzai un po’ anch’io. Rimasi vuota dinanzi a nulla, non c’era nessuno, neanche io. Non c’era nulla da guardare, nulla da sentire, come se non avessimo mai sentito niente, come se non ci fosse niente. E noi non sentivamo più neanche il dolore, che ormai era superfluo. Eravamo contenitori vuoti e non ci restava altro che uno scheletro senza sentimento sbattendo tra le ossa di altre genti senza mai graffiarsi. E cosa potevamo fare se non lasciarci agguantare dalle tenebre e lasciarci trascinare all’inferno.


 

La ragazza persa

 

Stanca 

è così che si sentiva

sola

nell’ infinità del mondo

vagava

da braccia in braccia

cercando casa

siamo a pezzi

come i puzzle 

in continua ricerca

del pezzo mancante.


 

Linee parallele

 

Avevano gli stessi orizzonti,

ma strade diverse.

Andavamo nella stessa direzione,

guardandoci in lontananza,

sorridendo qua e la.

Camminando stanchi,

con il cuore calmo

e gli occhi lucidi.

Eravamo due linee parallele 

destinate all’infinita agonia.

Essere innamorati è una condizione

che ha bisogno di sacrifici.


 

Alla ricerca di te

 

Un bicchiere di vino rosso e una lacrima amara sul tavolo delle mie emozioni. Quel cuscino accanto al mio odora ancora di te. Sento il tuo sapore su quella tazza di tè, mai più bevuto, lasciato raffreddare sul davanzale davanti un’alba d’ inverno. Mi sei nelle ossa e non riesco ad abbandonarti. Mi hai lasciato uno stampo, sei ovunque. Un’ infinità lacerante come una pioggia di lame. Anche i miei respiri hanno il tuo profumo, come se ti fossi dissolto nel mio ossigeno. Una parte di me viveva in te ed ora chi sa dove, chi sa se mi hai conservato un posto in fondo al tuo cuore. Ora vivo in un monolocale e ci sto stretta senza te. E tu non lo sai perché io non te lo dico, come se mi morissero le parole in gola. Ingoiamo anche noi stessi pur di non far vedere un briciolo di intimità, un briciolo di umanità e preferiamo scivolare in un vortice infinito che sono gli occhi miei, che risucchiano il cielo azzurro ma scatenano le tempeste. Fulmini che interrompono il buio e illuminano per una frazione di secondi il tuo volto e poi ti nascondi ancora fra le brame dell’oscurità. E io continuo a cercarti, nei volti dei passanti o nei cartelli pubblicitari, ma tu non sei neanche lontanamente vicino. Nei occhi mi sono rimasti stampati i tuoi. Riesco quasi a vedermi come mi vedevi tu.


 

Irraggiungibile 

 

Ti guardavo da lontano,

come si guardano

le cose belle.

Senza poterle toccare.

Belle e irraggiungibili.

Come la fine di un arcobaleno.

E tu sviavi il mio sguardo

per non capire cosa stavo pensando,

o forse, perché lo sapevi già. 

Ma i miei occhi poi,

non li hai visti mai

mentre parlo di te.

Sei quello che cerco in chiunque.

Potremmo essere tanto,

ma abbiamo scelto di essere

Nulla.


 

 

Bolle di sapone  

 

La luce del mattino 

filtra dalla finestra 

e l’odore del caffe  

inebria la stanza. 

Mentre la tua voce 

imprime sul muro  

note dai colori allegri. 

Mentre leggi le pagine 

piene di me, 

tra le bolle di sapone 

che alleggiano e 

 sfuggono 

alla presa delle tue mani. 

Vorrei svegliarti, 

insegnarti a non cedere 

alle chimere ipnotiche 

e imprimerti nei miei occhi. 

Tu, immobile 

che guardi perso oltre 

una finestra appannata 

dalla malinconia, 

per sentire 

in un unico accordo 

 quello che sento io. 

Frivola l’importanza del mondo, 

quando 

puoi stringere me.   



Tempo

 

Scorrono veloci

le lancette di un vecchio orologio

logorato dal tempo.

Osserva la vita che scorre

e noi controcorrente.

 

Non temere il grande buio

piccola stella.

Hai gli occhi grandi come le mie paure

ma splendono come il sole

nei giorni d’ estate,

dopo un temporale.

 

Siamo di passaggio

e dietro un sipario di seta

il tempo arresta la sua corsa

ed io resto immobile.

Dannato tempo

e l’imparità dei sensi.


 

Sopravvivere  

 

La vita continua il suo corso  

non rendendo conto  

alle stragi  che lascia. 

Va avanti, 

nonostante tu, 

rimanga indietro 

solcandoti dentro  

solamente 

un amaro vuoto.  

Allora resti immobile 

dinanzi ad un tramonto di carta 

pensando che, 

 forse, 

è proprio cosi  

che dovrebbe andare. 

 Non ti soffermi a chiederti il perché, 

Consapevole 

 Di non avere il potere 

di cambiare qualcosa. 

E allora continui a sopravvivere. 

Sopravvivere e basta. 

Nell’attesa che il vuoto 

sparisca