Lorenzo Simoniello

Poesie


La rosa

Le rose,
quelle che mi fanno impazzire
sono rosse e piene di spine,
nessuno le coglie forse
e non vedono questa frenesia,
io non le vedo più
ma stasera nascono nei miei occhi
per arrivare tra le mani
e donarle poi un domani.

Le rose restano fragili,
sono eleganti,
piene di sfumature
che cerchiamo da vent’anni.

Le rose più che fiori,
suppongo siano insiemi di parole
nel momento in cui le doni.

Un mazzo di rose sta al di sopra di tutte le cose,
nell’attimo in cui chiudi gli occhi per cadere nell’odore.
Regalerò un mazzo di rose capovolte,
per le volte in cui rivolgeremo le nostre spine verso le stelle.

Regalare una rosa
vorrei tornare a farlo, vorrei fare questo
e mai gettare promesse e promesse
che stanno in testa a chi non comprende le bellezze
che stanno nel regalare le rose,
un gesto semplice, sì
ma ho incontrato una persona proprio lì.

Il rosso ricorda le tue labbra in quelle mattine,
le accarezzi e trovi delle spine,
incontri le imperfezioni, i piccoli difetti
che percorrono una rosa.

Arrivare più in alto
per odorare i petali eleganti,
eleganti ma deboli
e lì ho incontrato il tuo viso,
i tuoi modi fare,
poi lì ho imparato ad amare.

Perché le imperfezioni sono la cornice di un quadro perfetto
su cui dipingere ciò che porti dentro,
su cui dipingere una rosa.
Resto sempre accanto alle piccole cose,
lo ammetto.

 


 

Il tuo più bell’abito da sera

Amore, stai bene così
non m’importa del trucco o del rossetto,
è meraviglioso camminare nudi
mentre ti tengo per mano il mondo si spegne,
è meraviglioso solo averti
con l’abito da sera che hai dentro.

Hai ragione, è magnifico guardarti la sera
ma io mi aggrappo all’amore quando
te dolce in silenzio ti guardi allo specchio
e triste trovi un difetto
per ogni tuo capello che cancella l’ansia,
mi appoggio sulla tua spalla
hai un sorriso così bello che…
beh, basta dire che è tuo e a me, a me basta
e in un attimo
è il nostro quadro questo specchio.

Spegni le luci dell’appartamento
perché c’è quell’atmosfera e sento
quella sensazione magica
di cui è vittima ogni sognatore
dell’amore come salvezza che salva
dai dubbi e dalla cattiveria
e ne ho bisogno perché rimando gli errori,
rimando gli impegni
almeno c’è lei che con il suo abito da sera
resta con me fino alla fine dei sogni.

Scusa, ho da fare
ma è incredibile come ogni fatica sembri svanire
se a fine giornata hai un viso dolce da incontrare.

Amore, sai che cado a pezzi
non saprei spiegarti cosa succede,
il tempo mi trascina e mi spaventa.
Amore, smettila di odiarmi
il tempo scorre violento ed io cerco la calma.

E sai che mentre corri la mattina
ti immagino e a me fa impazzire,
tu che non esisti e sai salvare
e dissolvi la crudeltà della vita.

Quando sbuffo tra la gente
che ride di me e non crede a niente
che non sia immediato e legato
alle loro menti e tu non ci credi
che quel fresco che ti chiude gli occhi
è così stupendo e altrettanto vederti brillare
mentre i lampioni riflettono sui tuoi capelli,
mentre i tuoi capelli riflettono sui lampioni.

Ho lasciato il tuo abito da sera nell’armadio,
nelle vene la tua voce che copre le altre,
nei cassetti ho conservato il tuo odore,
nella mente quel tuo corpo che balla da una stanza all’altra.
È che mi basta indossare
il tuo più bell’abito da sera.

 


 

Amarsi a metà

Io sono il sognatore che vuole fare a pezzi il vostro guinzaglio,
una farfalla chiusa in un portafoglio vuoto,
quelle foto che riguardo perché rivoglio il passato.
Io resto appeso come il biglietto di quel viaggio
che ho tenuto per ricordo,
la completezza che mi desti è una reliquia
al museo del mio corpo.

Io mi sento come a inizio estate
alle cinque di mattina verso l’aeroporto,
l’adrenalina di fare i bagagli la sera prima
e poi la nostalgia che tradisce la promessa
di poter tornare con più leggerezza.

Sono in coda ad aspettare il turno
e provo a stare al passo ma sono fuori dal tempo,
sarà che sono maledetto,
destinato a vivere storie da romanzo,
disilludermi e scrivere cosa ho visto
per sentirmi vivo
tra chi vive con un occhio dietro la mano.

Però il sesso tra noi era ridere di botto.
Lei aveva il Mediterraneo in volto,
io rondine che migra senza una fine.
Eravamo inquieti e con la voglia di altrove, questo
ci segnò.

Vorrei viaggiare con te in Costiera e poi tornare a Roma
al nostro modesto appartamento con le valigie da disfare,
ti spogli in doccia stanca e io ti invento una cena,
il lunedì mattina iniziato con un bacio dato col fiatone
sul portone a vederti svanire per le scale di fretta.

Poi ricominciamo e dici che venerdì scendiamo da tua madre.
Io mi sento così.
Non sorvolare sulle cose per me è diventato naturale,
mica è normale
conoscere nuovi luoghi, associarli a te e finire per odiarli.
Sogno Viale Trastevere ma è ancorato al nostro viaggio al mare.

Sai che c’è?
C’è che mi ritroverai nei poeti che a scuola ti spiegano male,
a capirli sarai la sola
e al tuo esame di coscienza farai sempre scena muta
perché ti fa comodo sostituire piuttosto che affrontare,
tanto lui non pone il problema
in confronto a me che ti mostro come saresti nuda e vera.
So che la pietra che hai messo su di me, perché non era il momento
a quanto pare ha il nome di un altro stronzo.
Io non so ridurre una persona a un’esperienza
perché per me sei un cerchio diviso,
non è forse questo l’amore?
Per me è la parte che ho perso
quando dicesti che non è giusto restare a metà
ma stavi con un piede al bordo della porta.

Io non so amare a metà,
non so amare senza dedicare l’universo,
non so amare e poi dimenticare tutto subito.
Come ci spogliammo noi due, mai
riusciranno.