Lorenzo Vanità - Poesie

REGINA PERSIANA

 

Sei tanto

bella

regina

persiana

prendo un succo

alla pesca

nel frigorifero

e lo bevo

sul divano

affianco a te,

senza fare rumore,

non voglio svegliarti.

Guardo fuori

il sole quasi tramonta

ti bacio

prima la fronte,

poi gli occhi,

le guance,

il naso

la bocca,

il collo.

Le mie labbra

ora hanno

il sapore della pesca

mischiato al tuo

e sento la mia pelle

che vibra

quasi svengo

basta ti sveglio,

vieni con me sul balcone

sono stupito nel vedere

cosa riesce a fare

Dio con l’arancione e

il rosa,

mi giro,

Dio si è superato,

ci sei tu

di spalle

con un vestito

nero solenne

da sposa.


 

ANNOIATO

 

Annoiato

dalla

monotonia

del

giorno

Annoiato

scontata

normalità

voglio

tingerti i capelli

di verde

e sentirti

cantare

canzoni

orientali

vestita di nulla.

E ti prometto

che dipingerò

le tue labbra

su tele nere

con colori

graffianti

e ti fulminerò

con

i miei versi

diversi

riversi

sconnessi

fino a farti

sanguinare

vino rosso

dagli occhi

sopra un divano

di pelle bianca.

Sdraiata

vera

di sera.


 

DELIRIO D’ARTISTA

 

Delirio

d’artista

con mani

imbrattate

di vernice

in un giardino

malmesso

spoglio

e senza senso

raccolgo

pochi fiori

ed invento

parole

sul terriccio

pensando

a quanto siano

bastarde le nuvole

ad aver coperto

un tramonto

così bello

mi pungo con una rosa

che sembra rossa

e gioisco,

perlomeno

è un modo per

far entrare

dentro di me

la natura

guardo gli

alberi

spogli

in questo

autunno che

profuma

di primavera

accendo

una mezza

sigaretta

spenta

mezz’ora fa

non voglio

vivere

tra le persone

forse

so parlare

con gli

insetti.

È andata via

la luce

rimango qui.


 

LUCIFERO

 

Lucifero

sono malvagio

non ho più voglia

di far l’egoista

satana ribelle

ho sbagliato

e me ne pento

mi vergogno

d’esser nato

io

viscido

testardo

mi vergogno d’averti vicino

angelo mio

tornato dall’inferno

non sono nulla

non sono abbastanza

e facciamola finita

avvelenami

premi il grilletto

e uccidimi

nel tuo letto

pieno di lacrime.


 

SONO FUMO

 

Raggomitolato

Come un gatto

tra i ricordi

d’un passato

inesistente

vivo nell’attesa

del futuro

che forse

mi regalerà

tramonti incantati

e notti stellate

o forse

mi butterà

nella cenere

di una vita

allo sbaraglio

mai vissuta

scaduta

nell’attesa

del nulla.

Sono fumo

d’un sigaro

mai acceso.


 

SE POSSO

 

A Roma

piove

dentro di me

il sole

che batte

come il mio cuore

fiorito

bocciolo di rosa

e guardo

il leone

che sputa acqua

ed io sputo parole

insensate forse

d’una vita

strana

forse breve

ma gloriosa

forse di merda

ma vissuta

in ogni istante

in ogni sguardo

in ogni tocco

e sogno Parigi,

noi due tra vent’anni

un tavolino di ferro

lavorato a mano

e due caffè,

io

macchiato al vetro,

se posso.



NUDA

 

Nuda tra il mare nero

ed il cielo ondoso

piccola orchidea

stanca del gelo invernale

piuma trasportata

dal vento

sul mio petto

il mio sguardo si fonde

nei tuoi occhi,

le mie mani

toccano

veli di miele

sul tuo corpo

dorato

e gusto la dolcezza

del tuo essere

appoggiata al muro

parli

ed io penso

all’eternità,

all’amore sublime,

alla solitudine,

agli alberi spogli

che nel freddo

delle notti

per scaldarsi

ballano su di noi

un valzer solitario

sulla musica

suonata dal vento.

Penso alla bellezza

di una vita

tra le tue mani

gentili.



L’ALTRA SERA

 

I graffi

l’altra sera

le grida

l’altra sera

i respiri

l’altra sera

e non c’era

altro in quella

stanza.

La tua schiena

le mie dita

le mie vene

le tue guance

la maglietta nera

sul pavimento

gli anelli argentati

sul comodino

pioggia

grandine

neve

fuori da quel posto

diventato sacro

diventato tempio

del nostro amore

inquieto

domato

da altro amore

alle cinque del mattino.

Poi un

toast

del latte al caffè

ed i tuoi occhi

con dietro

il mare.


 

CHE LINGUA PARLI?

 

Che lingua parli?

Lo spagnolo

O il milanese?

Quanto sei bella?

Perché non riesco

A dirti neanche

Una parola

Cristo santo.

Parla ti prego

che più parli

più sono cotto

di te e dei tuoi

capelli lunghi

cosi lunghi

che ti immagino

nuda

con quella

chioma sul letto.

Ma chi sei?

Sei dei gemelli

o del sagittario

sei da sola

al bar

sotto casa

o c’è qualcuno

che ti aspetta

per vederti ballare

su un tavolo

di marmo

per poi baciarti

sul collo

ascoltando

musica messicana

fino alle quattro

del mattino.

Quanti anni hai?

Cosa vuoi dalla mia vita?

Perché hai incasinato

I miei piani?

Perché mi guardi

In cagnesco?

Perché fumi quella

Sigaretta cosi piano

cosi bene?

Perché svanisci

piano nella nebbia?

Perché eri solo

un sogno

durato poco

in una notte

di febbraio,

in una vita

troppo breve.


 

METRO

 

Un pezzo di cervello

le si stacca

ed io lo ingoio

divento lei

lo risputo

divento io

di nuovo

voglio

fermare

questa metro

che non smette

mai di fare rumore

Il naso di quel vecchio

fa un movimento strano

guardo sulla porta

di vetro

e ripeto

quel tic maledetto

vedo un uomo

che prega

lo tocco

ed inizio a pregare

mi stacco e

torno di nuovo

in me

e la mia mente

viaggia

migliaia

di corpi

vaporizzati

su seggiolini

sudici di vestiti

sudati dopo giornate

di lavoro

e la mia mente

viaggia

migliaia

di piedi

in quella stazione

e scollego

il mio pensiero

dal mio corpo.

Scala

mobile

ascesa

in paradiso.

Ponte lungo

uscita Via Gela.