Notti d’estate
Vendo qualche verso alle notti d’estate,
lasciando una finestra aperta all’illusione,
quando il cielo si colma di luci e di
incitamento, in cambio di un desiderio
di quelli semplici, come i versi che offro
e non hanno grandi pretese.
Maggio
Che passione il tuo mostrarti, tra il verde
pastello delle tue foglie e il verde nell’ombra,
ti adorni di sguardi rubando anche il mio,
che non ha voglia di sottrarsi a questo bagno
di colore dal rosso di petali prepotente, e
a qualche mio pensiero che gia si muove nella
mente.
Gioco di colori
Ho visto il tempo addormentarsi, l’ho visto
fluire lentamente in un gioco di colori.
Silenzioso di foglie dal verde brillante,
dal misto rosso al viola e dal rosa impazzire
dalle carezze d’acqua e dalla luce all’imbrunire,
sembravano spingere petali come lanterne
dirigersi verso il giaciglio e assopirsi
sopra una veste di arlecchino colore.
Giorni di passione
Questa sera il vento sembra aver voce.
L’insolito momento mi porta sentire,
coinvolto in qualcosa che ha del brivido
e misterioso, guardando il cielo dal
continuo nascondersi del sole, con le
nuvole presagio, la tristezza avverto
nei giorni del dolore, in una accennata
oscurità volto dell’ultimo respiro,
frammento del credere che tutti dobbiamo
raccogliere.
Regalami un altro giorno
Dammi ancora quei giorni che erano infiniti,
mai al tempo restituiti finche non consumati,
le ore in un cesto buttate, per poi
rileggerle a sera, raccogliendo nel fondo
quell’ultimo mio pensiero,
regalami un’altro giorno.
Cose semplici
Legato alla semplicità delle cose, mi concedo
il lento avviarsi ai colori prossimi di
primavera, in un ancora fresco verde di
temporale, tracciando su di esso il mio passo
curioso impaziente di profumo aspetto il suo
risveglio.
Un giorno qualunque
Nella fretta del giorno lascio a volte qualcosa.
Riempite ore corrone nell’insieme di cose, che
fatico a mettere in ordine nel mio silenzio,
con leggerezze all’ultimo posto prendere, in un
giorno qualunque dove si lascia qualcosa di
convinto, forse un’emozione o forse un sorriso
chissà se accettato.
Quante volte
Quante volte ho provato a disegnare il sogno,
che è stato il mio pensiero da sempre.
Nel grigio le domande, qualche ombra che ero
in grado di sfumare quel tanto da bastare e
accarezzare, leggero tratto, il tuo ritratto
in linee, che ora si vantano di essere sorriso.
L’ora sentita
Respiro di nebbia, di foglia forte l’odore
spiando tra rami il giorno che si allontana
Taglio di cielo che invoca qualcosa forse un
pensiero, ma abbandono l’idea tornando su passi
che tali vogliono restare pensando il giallo
prossima preda del vento, raccogliendo solo
il triste cadere, facendone ricordo colorato
sentito momento nella piega del verde, lettura
scolorita fragile al tocco, ridursi frammento,
nelle mani grida ancora il soffio dell’estate.
Il momento
Quando tutto distante ti sembra, ti accorgi
di quel che è più vicino.
Il distacco mai avvenuto, quel mostrarsi di
cose che sono il quotidiano, con il tempo
che amicizia concede a persone a volte
speciali e importanti, come le storie che ci
sembrano lontane, ma che ancora parlano di
presente.
Il mare
Nuvole, che toccano non dai riflesso, piatta
calma dal mantello scuro. Tenebroso orizzonte,
come la minaccia che forte s’illumina e la riva
che cammino un’angosciante spiaggia, simile
alle tue scure acque chiuse al silenzio e nel
frammento rifiutato la condizione.
Il colore dell’autunno
Gia l’ocra il colore prevale. Fiori nel ricordo il
campo che non ha nîente da dire mostrare ha solo
il rinsecchito le pieghe di foglia il verde diluito
ingiallita pozzanghera cielo impallidito si specchia
dimentico la stagione non vedo più l’azzurro.
La stanza fuori dal tempo
Riscoprire quell’ambiente fuori
dal tempo.
Oggetti dormienti, come pietre
sul letto di un fiume al tramonto,
mostrano un lato, ad una fioca luce,
da opachi vetri, che faticano ormai
a dare il risveglio, incitati anche
da un orologio, dove lo scoccare
delle ore il suono trascura.
Su di un piccolo mobile, poggiano
riviste ingiallite, con parole
anch’esse assopite, pieghe di un
divano attendono un’altra conversazione,
mentre la presenza di un gatto,
interrompe la mia attenzione,
sfiorando angoli, trascinando anch’esso
il peso degli anni sentendosi padrone,
come un incarico a lui assegnato,
con ambiente guardato per qualche
minuto nel sonno poi cade, come quelle
pietre che disposizione si alterna,
l’ultimo battito di ciglio sembrano dare.
Il sacro dipinto
Mi soffermo sull’essenziale, del colore il disinteresse.
La forza del tratto voluta espressione mi coinvolge,
emerge la condizione irrompendo al disunito dipinto e
al sentimento oscurato, la passione si consuma nella
sfumata piega di dolore.
Ritagli
Ritaglio di mare în una finestra chiusa al vento
l’orizzonte non più lo stesso di stagione
affidata al gelido temporale.
Rammento l’aquilone ora gabbiano incolore
impaurito affamato il volo stenta
la finestra di opaco elude lo sguardo
nel cuore disegno il ricordo raccolgo tristezza
senza rendermene conto.
Terra
Terra, della campagna vicina, di interminabili giorni di
lavoro. Terra, in un palmo di mano sento l’odore e fatiche
dal canto accompagnato, terra, mani il dolore e il lavoro
sudato, al sole alto dura prova, rovente, stancante tra
polvere e pietre, soffocando chine ombre stremate.
Lo Stagno
Simile alla tua surreale quiete mi sento.
Il verde forte di acqua apparenza spenta priva di
fruscio la vita l’interno colma l’immagine pieghe
di erba misto di fiori ciglia contorno riverso
nell’occhio ninfea dal candido colore fragilità
sorretta da foglia stupisce la voglia di guardare.
Appunti
Appunti, che colgo al giorno, d’improvviso
lo scrivere sete di un verso sostanza le parole
al momento lasciate come composte pietre al disunito
giunto all’occhio l’animo si specchia il dolore
subisco all’inaspettato e temuto.
Nel vento
Mi vesto, nel vento di un ricordo,
nei fragili momenti del tempo ormai
vortici consumati dal pensiero,
ingiallito colore d’autunno ad altri
si va ad aggiungere.
La finestra
L’incolore si agita in alto, l’albero in un ristretto
cortile che tenerezza. E’ nel silenzio la noia il
giocattolo lasciato al sopraggiungere di pioggia
gelido vuoto in una pozzanghera trasfigurato riflesso
di lenzuolo all’agitato giorno di scuri ombrelli
anch’essi ribelli al giorno che non offre altro, dietro
una finestra che rifiuta anche se stessa.