Luca Alfano - Poesie

I tuoi occhi

I tuoi occhi,
così neri,
così profondi…
così profondi.
I tuoi occhi,
che scrutano,
che amano
odiano
seviziano,
che si ritrovano
dietro una lacrima,
dietro un sorriso…
I tuoi occhi,
oceano di silenzi,
meraviglia ed estasi
nel loro tramontar,
e lentamente si chiudono,
per concedersi a sognar.


Sospirata Notte

S’infrange l’immagine di te
in uno spettro di luna.
E’ così, vorrei sciogliermi
in inchiostro nero,
passionale e travolgente,
per prosa o poesia,
e un canto di note,
che intonano,
ogni mia amata malinconia.
Vorrei te.
Oh mia sospirata notte,
infinita,
crudele,
dove il dì tarda ad arrivare,
ohhh,
ritrovarti,
fra la luce,
mia alba,
mia gioia…
Svegliami. E’ già mattino.


 

Giudeo

Teste chine,
sguardi spenti,
spettri di uomini si aggirano
curvi su se stessi.
Giudeo mi chiamo,
per non dimenticarlo
una stella al braccio porto.
Per loro sono
metà verme,
per metà ratto,
le mie sembianze di uomo sono errate.
Non sono nato,
lo ricorderei,
non ho né padre né madre,
non ho un nome,
ma ricordo il numero,
lo hanno impresso sul braccio per non dimenticarlo.
L’ultimo mio ricordo,
il mio ultimo respiro,
un viaggio su per il camino
ed ora sono vento,
libero di esserlo.


Viaggio

Mia Agave,
ci spingeremo là dove l’alba nasce,
scrolleremo via i sogni dagli occhi
e ci lasceremo alle spalle
questo delirante universo.
Solcheremo i nostri mari
senza ammainare mai le vele,
il vento arriverà dolce
e cavalcheremo onde di cresta brillante,
ove il sole trova ristoro
e si riflette su te,
da dove mai distoglierò lo sguardo
tu, mio orizzonte.
Riposeremo dove le sirene cantano,
e faremo l’amore sulla falce della luna,
e avvisteremo nuove vergini terre…
e forse lì
sarà casa.


 

Da una citazione

Un vecchio scrittore disse:
“Nulla eguaglia la gioia dell’uomo che beve, se non la gioia del vino di esser bevuto.
Versatemi da bere nettare d’uva
in un umile calice,
un sorso per la gioia,
uno per il piacere,
uno,
per accarezzar una sana follia.
Dopo, versatemi da bere poemi,
cantici, opere,
aforismi, citazioni
o solamente un vostro puro pensiero
affinché io sia ebbro….
Dio celebra la sua gloria nel vino
e a volte si ubriaca….
Sarà contento di me.


Taci

Taci ora, anima mia
poiché nessun t’ascolta.
Taci, perché non vi sarà vento
che trasporterà, oltre le fronde
di un salice piangente,
il canto tuo.
Taci ora, irrequieta anima.
Al calar della sera,
e socchiusi gli occhi,
nel sogno, spiega le ali,
ritrovando il mattino,
una dolce primavera,
il canto di una sirena,
o stare lì, semplicemente,
a scrutar le vie del tempo
che accarezzano i ricordi appena.
Sii in sogno, anima mia,
l’urlo dell’infausta realtà
e finito il sogno, taci,
e cullati nei ricordi fugaci.


 

Un laico

Da credente
ho eretto altari in tuo nome,
ho fatto sì che il tuo nome restasse impresso nelle memorie.
Ho benedetto calici mezzi vuoti,
ho mangiato pane duro come pietre.
Mi son perso nel deserto!
Ho digiunato, ringraziato,
non ricordo se ho bestemmiato,
ma di sicuro ho aspettato.
Ho aspettato che finisse il giorno,
il sole crea molte ombre minacciose.
Ho aspettato la notte per nascondermi dietro piccole pietre,
al riparo dal tuo respiro, che s’innalza come vento furioso.
Ho aspettato così a lungo quel momento di consapevolezza,
che ora mi fa paura esalar l’ultimo respiro!


 

La ricerca

Cosa occorre ad un uomo?
Morire forse nei barbari fiumi in piena,
calpestato, odiato,
da un infame esistere?
Cosa occorre ad un uomo?
Ritrovarsi in cima alla montagna,
per poi rotolare giù
ed imputridire in quel vecchio stagno,
sotto l’orrenda melma
come ramo galleggiante?
Cosa occorre ad uomo?
Sentirsi forse uomo?
glorificare l’azzurro cristallino
che come celo terso
si riflette nei suoi occhi?
Cosa occorre?
Vagare forse come un asceta?
nella ricerca di un sì che illumini?
Fermarsi, forse,
per confrontarsi con la propria follia,
trovare una direzione o forse la giusta via.


 

L’emigrante bimbo

In un battello che mi porti verso la salvezza,
così ho resistito,
cavalcando onde impetuose
chiudendo questi occhi privi di lacrime,
stringendo forte a me l’anima piena di paura di mia madre.
Non ho pianto,
le sorridevo,
respiravo appena per non togliere aria ad altri.
A tratti dormivo e sognavo,
sognavo palloncini colorati,
sognavo gli occhi felici di mia madre,
sognavo cieli senza aquile con ali d’acciaio.
Sono morto annegato dall’ipocrisia
e ora l’ipocrita batte la mano sul petto,
in segno di dolore.


 

Inverno

Dicono che forse nevica,
sarà questo freddo nell’anima mia.
La barba compie un mese,
ma non riscalda quanto vorrei.
Sto qui fermo, immobile con aria di assassino,
innocente nel cuore,
con l’anima di un pagliaccio ebbro di vino…
La malinconia sta seduta al mio fianco,
di fronte a me, poeti maledetti si burlano del mio declino angoscioso….
Non esistono amici
e lei è solo una fica…
voglio tradirmi, non può uccidermi, non stasera…
Se solo Lei esistesse,
e fosse qui a soddisfare la mia tristezza,
con l’ansia di una vergine,
alla viglia del primo amplesso……
Dicono che forse nevica
ed io aspetto.