Luca Sediolini

Poesie


Spiegazione

Chi del principio risponde?
Volgo lo sguardo
all’orizzonte che raggela.

Intiepidisce quieto il manto.

Piano piano stanca
la mano mia s’insacca.
Quale fine mi domanda?

 


 

Annessi (e connessi)

Con timidezza
t’ accompagno
come fossi
il primo sbaglio.
(Funesta specie questa,
spaventa)
Mano sul fianco
a legarti per la vita.
(I colori primari sono
bianco e nero)
Campo alla morte
perché nel tuo amore
possano splendere
i miei frutti.
(La vita è una cosa veloce
fatta di cose inutili)
E ti guardo
per non vedere altro.

 


 

Frattura

Dall’ossario degli dei
cucchiaini di tramonti
a germogliar fragranti.
Divaricati cieli
zoppi di pioggia
risuolano tormenti.
Sanguigna stagione
su quel che tu farai
poggia i deludenti
artigli del domani.
Profumo di vaniglia
e brace in alto leva.

 


 

Faglie

Sfoglio
morbide visioni
tra presente e
passato.
Sussurro e approdo
sulle sponde tra volo
e separazione.
Lacrime senza sconfitta
tracce d’anima
senza rimorso
ardenti impressioni.
Spoglio
preda del viaggio
rimango.

 


 

Jetlag

Appostandomi a un canovaccio intonso
disbieco ogni calice di posa,
crisantemo di vanagloria,
per un dispersivo bicchier d’assalto.

Sorvolando ogni menagramo responso,
refuso d’invidia assidua,
mi assolvo nell’ormai è tardi
passivando incrollabili attività latenti.

Prima e dopo è un fuso sgarro.
L’ora di adesso in contumacia risparmia.

 


 

Il consiglio

Eroso da dolori egemoni
mescolo pose di streghe
senza filtro.
Allo spento “c’ero”,
labbra pure e artigli
covano un cuore non morto.
S’intenebra postuma
e sgattaiola sdrucita
tra selvaggi volti di fede.
La notte senza sguardo
all’ospite sacro
raccomanda le sue veglie.

 


 

Prima volta

Sporge la finestra sull’ombra
che l’azzurro rimpiazza ,
setacciando canti d’usignoli
per rapire stelle estinte.
Tornai dove fa più male
per contraddire il tempo
delle ultime facili
occasioni , scodinzolanti
scimitarre estatiche
di ogni primo momento.
Meraviglia assembla
in fagocitanti spire
algido cuore che un altro
cuore paurosamente preme.

 


 

Mercato

Dal mercato un verso mi ribalta.
Antichi scarabei e nuovi grifi
par naso di faraoni e sfingi
ammiccano all’ orizzonte
che slampietta.
Equinozi di parole sconsacrate
mi riaccodano all’ immenso
che teme un altro saldo.
Sopra un abbraccio temporeggio
ma in quel tempo costava troppo.
Mi concedo, sapido d’ulivo,
ad un ira più moderna.