Lucia Andriolo-stagno - Poesie

A ME STESSA

 

Scollata da me

non trovo margine.

Da me separata

mi spezzo in tutto.

Lotto, lotto,

ma, stolta,

non mi accorgo

quanto mi costa la lotta

 

Poi mi fermo e provo ad amarmi.


 

LEGAMI

 

Non ti lascio essere

E non mi difendo

 

Invece,

 

ti lascerò essere

ma mi difenderò.

 

Cosi, forse

lascerò essere anche me.


 

OLTRE

 

Sto andando oltre

perché ho capito:

 

Sono più forte

del mio bisogno.


 

ABBRACCI

 

E il tuo abbraccio, amico,

che contiene i battiti in eccesso.

 

Mi nasconde agli occhi del buio,

mi apre al tuo cuore


 

SPRAZZI DI LUCE

 

Sprazzi di luce sulla volta del ponte

Brevi attimi di vita passeggera.

 

Vorrei far come loro:

brillare forte e dondolando fluire


 

RESURREZIONE

 

E da allora…

 

Mai più un buio pazzo

Ma luce che traspare.

 

Non più confini chiusi

Ma spazi sconfinati

 

E da allora…

 

Ogni cuore ha un canto che l’attende.


 

TESTIMONI

 

 

Sopravvissuti al gas

Sopravvissuti a chi

Il gas lo ha negato

 

Sopravvissuti all’inferno,

alla indifferenza,

al tacito assenso.

 

Vissuti sopra il male

Vissuti sopra il tempo

Sopra una vita di morte

 

Sono qui, a ricordare

per noi affinché

poi noi niente di simile

avessimo mai a ricordare


 

SGOMBRIAMO (chiusura centri d’accoglienza)

 

Qualche piccola radicina

(una parte di me)

su terre non mie

con fatica e sudore

era scesa, piano affondata

 

Poi lo strappo, di nuovo,

nessuno, di nuovo,

senza volto

tra gente a me straniera,

ancora estraneo.

Senza intimità,

senza un orizzonte.

Di nuovo:

CHISSA’


 

FIGLI

 

Non definire tuo figlio

Non etichettarlo:

la profezia si auto adempie!!!!

Lo ingabbi in stigmi che

bloccano la vita nascente

che è ancora vita informe,

incerta, indefinita.

Non dargli tu, una forma.

C’è il pericolo serio

Che il figlio si conformi.

Segui il delinearsi naturale

di un contorno

flessibile all’inizio

poi gradualmente marcato.

Asseconda, promuovi,

sostieni e intanto fai il tifo.

 

Ma lascia fare, lascia dire

E provare e riprovarci.

Cresci con lui

senza progettarlo con schemi rigidi.

I genitori non sono ingegneri

Ma sostenitori della vita nascente

Per come si manifesta, svolge e matura.

Amalo per quello che è

e sarà quello che deve essere


 

UN SALUTO ALLA MIA CLASSE QUINTA

 

Care ragazze/i,

       nel congedarmi da voi (o siete voi che vi congedate da me?), vorrei rivolgervi un caldo invito:

  1. a diventare sempre più genitori di voi stessi (Erikson), insomma, a prendervi cura di voi
  2. a vivere una vita autentica, abborrendo al massimo la dittatura del “Si” impersonale (Heidegger)
  3. ad accrescere la consapevolezza di essere tanti Singoli unici e preziosissimi (Kierkegaard)
  4. ad incontrare l’altro nel suo volto e nel suo mistero, espressione di qualcosa di più alto (Lévinas).

È stato un piacere vivere con Voi questi tre anni, con fatiche generazionali diverse.

Spero (mi pare di sì…) che un incontro vero ci sia stato.

Da brava insegnante (colui/lei che lascia un segno) m’illudo di avervi un po’ amorevolmente “graffiato” e stimolato.

A tutti, ma anche ad ognuno, dico: ricorda!

Nel cerchio della, vita, sta sicuro, già ci sei

Basta solo che cammini con la testa e con il cuore

per trovare la giusta via da imboccare con amore.

Amore che, a proposito: è “un’arte”, dice Fromm.

Non una semplice illusione (Schopenhauer).

Anzi, una splendida realtà.

E questo, lo dico io, la vostra “Prof”.

 

Vi porterò nel cuore.