LA SARDEGNA.
Alberi dissomiglianti di stranieri spiriti
dai rami come mani avevano toccato mondi eterni
le radici prendevano per mano un unico orizzonte
Sentii i marinai parlare ad alta voce
La vidi per la prima volta
Un regno sovrumano emergere dagli abissi cristallini
La vidi per la prima volta!
Brillava irriverente e aspra negli occhi
del sole in lontananza. Così la vidi per la prima volta
L’avrei guardata e gioita per sempre.
Qualcuno alle mie spalle sussurrò ”TERRA!” più volte
Il vento di Maestrale gridava glorioso ancor più forte
Conosceva la mia lingua. Mi leccava
via dalle labbra sapore aspro. I capelli scompigliati
mi appiccicava sul viso ancora pallido. Sardegna.
Profumava nei silenzi sovrumani del Biancospino
nell’ombra degli alberi di Maria, nell’amaranto
delle sue spinose Rose selvagge. Provai Amore e
sentii ancor più il tuo dolore. Assaliva coi suoi venti
sotto le sue stelle maledizione gloriosa. Fatal terra
che apri le porte alla notte ad accendere colori.
“La Sardegna è l’unica Terra che brilla di giorno
come di notte. Questo amore per lei
è l’unica essenza che ci accomuna.”
LA PRIMAVERA.
Il mondo si veste con occhi di sole.
I rami sono i pennelli del cielo e della terra
I fiori sono la gioia e la vittoria di Dio.
È tutto blu.
Urla dentro di me fino a farmi piangere.
Fuori vedo i ciliegi rosa in fiore
Lui- aspro –come la sua terra di vento
Mi caccia via e mi fa piangere.
I miei occhi vorrebbero essere ciechi oggi.
Non posso vedere come mi stia facendo
a pezzi il cuore.
Profuma la Primavera in mezzo al prato.
È tutto fiorito.
Il sole tiepido scalda solenne nel suo abbraccio.
Brilla divino in un diamante di mare, bambina!
È tutto rosso.
Un chicco di melograno.
Una lacrima scende a dannare la mia Primavera.
Non è mia.
Ora è tutto nero.
Ma tu. Tu… così celeste
di tredici primavere non saprai mai, piccina mia
quanti colori potessi vedere con gli occhi di Dio.
La madre.
Per quand(t)o mi mancherai…
Quando tu mi mancherai avrai le mani di carta
e sarai un pensiero nudo e bianco
che assedierà il mio cuore come una battaglia
di pietà feroce.
Quando tu mi mancherai le tue mani cercheranno
nella notte di stringere le mie ancora una volta
ed avranno per me una preghiera. Ti cercherò in ogni
alba mentre tu sarai dove il sole muore ad aspettarmi.
Se te ne andrai davanti a me madre sospireremo piano
e rivestirai una bella bambina con gli occhi
teneri che aveva paura del buio e di giorno sedeva
silente sui vimini di una seggiolina
con la giovinezza in fiore.
Il tuo latte sarà candido come una sposa
e avrà di nuovo il sapore del mattino.
Quando chiuderai gli occhi, mia adorata,
i tuoi ciondoli mi strozzeranno il collo
e come all’inizio mi rivedrai.
Sentirò freddo e piccola piccola
tra le tue braccia farai delle mie ali i tuoi remi
dandomi un’ultima carezza.
Nel cielo dei sospiri ti leverai
e tornerai a danzare sulle tue scarpette
rosa di ballerina che ti facevano così male.
Danzerai con le nuvole e mi cullerai come vento
in un candore rosso di aspro maestrale
da tutte le tempeste salverai le mie vele…
così mi addormenterai quando sarò
tanto stanca ma non riuscirò a riposare.
Le mie notti saranno bianche e giureranno solennemente
che il nostro amore non ha mai avuto fine.
Quando mi mancherai sarò vecchia
e si sarà fatta ora di dormire
mentre la luna entrerà nella stanza.
Sarai lì ancora onnipotente
accanto a tua madre e tuo padre
ad amarmi come quando ero solo un fagottino
che ti copriva le piaghe in una coperta sola
La tua dolcezza diverrà il mio tormento,
quando ti seguirò come mi segue la mia ombra.
Finché non mi mancherai danza ancora e ridi forte amore
ch’io strapperò la tua foto in tanti piccoli pezzi.
Ne brucerò uno al giorno per moltiplicare il nostro
Amore. E per sentire immemore il tuo calore.
IL TRADIMENTO.
Guardò commuoversi la ragazza e gli occhi
si fecero di miele
Distolse lo sguardo e lo posò a terra
-Non piangere- solo le disse.
È dorato il calice del tradimento
quel che offra a bere dura poco più di quanto nasconda
Le offrì solo lacrime a mandare giù i tranelli
di istanti evanescenti.
L’abbracciò e chiuse gli occhi andandosene lontano.
La ragazza rimase sveglia e guardò una finestra
La coperta una barchetta di carta
in un turbine di tempesta
Passò la notte e nacque
il sole di nuovo.
Le notti degli amanti vedono l’alba
ancor prima che scompaiano le stelle
e ricominci il giorno.
IL VIAGGIO.
(Il mio amore mi dice il suo nome.)
Il mio amore mi aspetta in paradiso
e non mi prende per mano nel mio viaggio, si chiama Beatrice.
Il mio inferno è tanto lontano dal suo cuore.
Il mio amore mi rende geloso; lascia vuoto il mio letto e torna quando ha fame, si chiama Lesbia.
Il mio amore si veste di coraggio per fuggire dal mondo prima di morire, si chiama Giulietta.
Il mio amore si nasconde in una zattera dorata per attraversare il mare e scappa insieme a me salpando all’alba, si chiama Elena.
Il mio amore dev’essere cieco, non può essere guardato e mi suona una canzone lungo la traversata del fiume mentre canto, si chiama Euridice.
Il mio amore disegna una mappa sotto la pioggia e mi insegna il cielo per orientarmi, con la sua luce m’irradia e mi presenta tutte le stelle di cui lei è l’unica mia, si chiama Eleonora.
Il mio amore mi dice che sarà un lunghissimo viaggio e che la troverò al mio fianco solo alla fine, si chiama Fermina.
Il mio amore è cattivo. Il mio amore non dice il mio nome e quando chiamo il suo non mi risponde; nientemeno fa finta di non sentirlo.
Si chiama Fabio.
LO SPECCHIO.
Offuscami gli occhi di vanità
Sento il sapore della tua pelle
Regalami i diamanti della vanità
Brillano più delle stelle
Non ti crederò in verità
Non sono le altre donzelle.
Raccontami della tua vanità
Sarà aspra da tramutarsi in tormento
Sporcami la schiena di vanità
Non si vedrà come il vento
Riempimi la bocca di vanità
Ancora non me ne pento
Lanciami i sassi della vanità
Lapidano quanto il tuo silenzio
Fingi le promesse della vanità
Confonderanno come assenzio
Sposa la mia vanità
Ti amerà per un millennio
Rivelami gli inganni della vanità
Sono solo le tue storielle
Dammi il bacio della vanità
Sa di neve e caramelle
Privami di vanità
Seppellirò la tua pelle.
Maestrale
Le radici (non) si intrecciavano (più) nello stesso castigo.
Profumava nei silenzi sovrumani del Biancospino
nell’ombra degli alberi di Maria
nell’amaranto delle sue spinose Rose selvatiche.
Nel sangue della vendetta
Nei silenzi dei guaritori dagli occhi di sole
Di miracoloso vento
La terra mi sollevò dalla terra.
Provai Amore
e sentii ancor più il suo dolore.
LA CURA.
Vermi e sangue nelle tue ferite
Come ti sei ridotto così?
Ti hanno teso tranelli schifosi
Antichi dolori che dirmi non osi.
Come ti posso guarire?
Da dove devo iniziare?
Fammi entrare
Sento un dolore abissale che ti assale.
Se c’è una piaga nel cuore da lì devo cominciare.
Stai fermo.
Altrimenti ti dovrò squarciare.
(…hai mai desiderato che passasse tutto il male?)
Non avere paura.
Ti farò solo del male.
Proteggiti amoRE. Se muori io ti uccido.
IL SEME.
Proteggiti amoRE
se muori io ti uccido
Il mio dono è farmi ricordare
e non mi puoi più dimenticare.
Sta notte mi devi piantare
e tutti i giorni mi devi innaffiare.
Vienimi a svegliare
e lasciami ancora riposare.
Stai attento a non farti mai male,
che da sola non mi puoi più lasciare.
Vai in cucina e preparami da mangiare.
Servimi spinaci e noci e
rendimi così forte
da poterti ricreare.
LA TESTA.
Che non manchi un bel po’ della mia ribellione
e tutta la tua testa dura.
Donale la tua forza quando infondo la mia protezione.
Di meglio di te e di me – noi due – dobbiamo fare.
Dammi il tuo tempo e prendi il mio intero spazio.
Tieni la mia tenacia, costruisci una casa
e insegnami la tua pazienza.
Aggiungi la tua riservatezza e poi la mia espansione.
Servirà perseveranza, molta calma. Di tigna
ne metterò poca, di saggezza
ne metterai abbastanza. Quel che serve
del tuo silenzio e tutto l’eco della mia voce.
Il tuo distacco e la mia visualizzazione.
La tua fuga e la mia velocità.
Offri la tua costanza e accetta anche la mia dedizione.
Prega per la tua grazia che aggiungo la mia fortuna.
La laboriosità delle tue mani e le mie a scrivere
di terra e cielo. Servono il tuo coraggio e la mia
dolcezza. Tutta la nostra ambizione.
Di meglio di te e di me – noi due – dobbiamo fare.
Ci vorranno austerità, giustizia, del prodigio e molta
passione. La tua rigidità e le mie trasformazioni.
Quanto basta della tua paura
e la metà della mia incoscienza.
Che abbia i miei capelli e la tua pelle scura.
Un tuo occhio per mirare al suo impero.
Un mio occhio per guardare le stelle.
Lunga vita e beltà d’anima pura.
La vanità e l’orgoglio di nessuno di noi.
Di meglio di te e di me – noi due – dobbiamo fare.
Porgimi la tua astuzia e mischiala
alla mia compassione. Impara la mia
umanità e dedica la tua autorità.
Dobbiamo essere maestri severi. Fare delle nostre
arti i nostri poteri. Dobbiamo diventare discepoli
sinceri. Di meglio di te e di me di noi dobbiamo fare.