Lucia Properzi - Poesie

LA SARDEGNA.

 

Alberi dissomiglianti di stranieri spiriti

dai rami come mani avevano toccato mondi eterni

le radici prendevano per mano un unico orizzonte

Sentii i marinai parlare ad alta voce

La vidi per la prima volta

Un regno sovrumano emergere dagli abissi cristallini

La vidi per la prima volta!

Brillava irriverente e aspra negli occhi

del sole in lontananza. Così la vidi per la prima volta

L’avrei guardata e gioita per sempre.

Qualcuno alle mie spalle sussurrò ”TERRA!” più volte

Il vento di Maestrale gridava glorioso ancor più forte

Conosceva la mia lingua. Mi leccava

via dalle labbra sapore aspro. I capelli scompigliati

mi appiccicava sul viso ancora pallido. Sardegna.

Profumava nei silenzi sovrumani del Biancospino

nell’ombra degli alberi di Maria, nell’amaranto

delle sue spinose Rose selvagge. Provai Amore e

sentii ancor più il tuo dolore. Assaliva coi suoi venti

sotto le sue stelle maledizione gloriosa. Fatal terra

che apri le porte alla notte ad accendere colori.

“La Sardegna è l’unica Terra che brilla di giorno

come di notte. Questo amore per lei

è l’unica essenza che ci accomuna.”


 LA PRIMAVERA.

 

Il mondo si veste con occhi di sole.

I rami sono i pennelli del cielo e della terra

I fiori sono la gioia e la vittoria di Dio.

È tutto blu.

Urla dentro di me fino a farmi piangere.

Fuori vedo i ciliegi rosa in fiore

Lui- aspro –come la sua terra di vento

Mi caccia via e mi fa piangere.

I miei occhi vorrebbero essere ciechi oggi.

Non posso vedere come mi stia facendo

a pezzi il cuore.

Profuma la Primavera in mezzo al prato.

È tutto fiorito.

Il sole tiepido scalda solenne nel suo abbraccio.

Brilla divino in un diamante di mare, bambina!

È tutto rosso.

Un chicco di melograno.

Una lacrima scende a dannare la mia Primavera.

Non è mia.

Ora è tutto nero.

Ma tu. Tu… così celeste

di tredici primavere non saprai mai, piccina mia

quanti colori potessi vedere con gli occhi di Dio.


La madre.

 

Per quand(t)o mi mancherai…

Quando tu mi mancherai avrai le mani di carta

e sarai un pensiero nudo e bianco

che assedierà il mio cuore come una battaglia

di pietà feroce.

Quando tu mi mancherai le tue mani cercheranno

nella notte di stringere le mie ancora una volta

ed avranno per me una preghiera. Ti cercherò in ogni

alba mentre tu sarai dove il sole muore ad aspettarmi.

Se te ne andrai davanti a me madre sospireremo piano

e rivestirai una bella bambina con gli occhi

teneri che aveva paura del buio e di giorno sedeva

silente sui vimini di una seggiolina

con la giovinezza in fiore.

Il tuo latte sarà candido come una sposa

e avrà di nuovo il sapore del mattino.

Quando chiuderai gli occhi, mia adorata,

i tuoi ciondoli mi strozzeranno il collo

e come all’inizio mi rivedrai.

Sentirò freddo e piccola piccola

tra le tue braccia farai delle mie ali i tuoi remi

dandomi un’ultima carezza.

Nel cielo dei sospiri ti leverai

e tornerai a danzare sulle tue scarpette

rosa di ballerina che ti facevano così male.

Danzerai con le nuvole e mi cullerai come vento

in un candore rosso di aspro maestrale

da tutte le tempeste salverai le mie vele…

così mi addormenterai quando sarò

tanto stanca ma non riuscirò a riposare.

Le mie notti saranno bianche e giureranno solennemente

che il nostro amore non ha mai avuto fine.

Quando mi mancherai sarò vecchia

e si sarà fatta ora di dormire

mentre la luna entrerà nella stanza.

Sarai lì ancora onnipotente

accanto a tua madre e tuo padre

ad amarmi come quando ero solo un fagottino

che ti copriva le piaghe in una coperta sola

La tua dolcezza diverrà il mio tormento,

quando ti seguirò come mi segue la mia ombra.

Finché non mi mancherai danza ancora e ridi forte amore

ch’io strapperò la tua foto in tanti piccoli pezzi.

Ne brucerò uno al giorno per moltiplicare il nostro

Amore. E per sentire immemore il tuo calore.


 IL TRADIMENTO.

 

Guardò commuoversi la ragazza e gli occhi

si fecero di miele

Distolse lo sguardo e lo posò a terra

-Non piangere-  solo le disse.

È dorato il calice del tradimento

quel che offra a bere dura poco più di quanto nasconda

Le offrì solo lacrime a mandare giù i tranelli

di istanti evanescenti.

L’abbracciò e chiuse gli occhi andandosene lontano.

La ragazza rimase sveglia e guardò una finestra

La coperta una barchetta di carta

in un turbine di tempesta

Passò la notte e nacque

il sole di nuovo.

Le notti degli amanti vedono l’alba

ancor prima che scompaiano le stelle

e ricominci il giorno.


IL VIAGGIO.

 

(Il mio amore mi dice il suo nome.)

Il mio amore mi aspetta in paradiso

 e non mi prende per mano nel mio viaggio, si chiama Beatrice.

Il mio inferno è tanto lontano dal suo cuore.

Il mio amore mi rende geloso; lascia vuoto il mio letto e torna quando ha fame, si chiama Lesbia.

Il mio amore si veste di coraggio per fuggire dal mondo prima di morire, si chiama Giulietta.

Il mio amore si nasconde in una zattera dorata per attraversare il mare e scappa insieme a me salpando all’alba, si chiama Elena.

Il mio amore dev’essere cieco, non può essere guardato e mi suona una canzone lungo la traversata del fiume mentre canto, si chiama Euridice.

Il mio amore disegna una mappa sotto la pioggia e mi insegna il cielo per orientarmi, con la sua luce m’irradia e mi presenta tutte le stelle di cui lei è l’unica mia, si chiama Eleonora.

Il mio amore mi dice che sarà un lunghissimo viaggio e che la troverò al mio fianco solo alla fine, si chiama Fermina.

Il mio amore è cattivo. Il mio amore non dice il mio nome e quando chiamo il suo non mi risponde; nientemeno fa finta di non sentirlo.

Si chiama Fabio.


LO SPECCHIO.

 

Offuscami gli occhi di vanità

Sento il sapore della tua pelle

Regalami i diamanti della vanità

Brillano più delle stelle

Non ti crederò in verità

Non sono le altre donzelle.

Raccontami della tua vanità

Sarà aspra da tramutarsi in tormento

Sporcami la schiena di vanità

Non si vedrà come il vento

Riempimi la bocca di vanità

Ancora non me ne pento

Lanciami i sassi della vanità

Lapidano quanto il tuo silenzio

Fingi le promesse della vanità

Confonderanno come assenzio

Sposa la mia vanità

Ti amerà per un millennio

Rivelami gli inganni della vanità

Sono solo le tue storielle

Dammi il bacio della vanità

Sa di neve e caramelle

Privami di vanità

Seppellirò la tua pelle.


Maestrale

 

 Le radici (non) si intrecciavano (più) nello stesso castigo.

Profumava nei silenzi sovrumani del Biancospino

nell’ombra degli alberi di Maria

nell’amaranto delle sue spinose Rose selvatiche.

Nel sangue della vendetta

Nei silenzi dei guaritori dagli occhi di sole

Di miracoloso vento

La terra mi sollevò dalla terra.

Provai Amore

e sentii ancor più il suo dolore.


 LA CURA.

 

Vermi e sangue nelle tue ferite

Come ti sei ridotto così?

Ti hanno teso tranelli schifosi

Antichi dolori che dirmi non osi.

Come ti posso guarire?

Da dove devo iniziare?

Fammi entrare

Sento un dolore abissale che ti assale.

Se c’è una piaga nel cuore da lì devo cominciare.

Stai fermo.

Altrimenti ti dovrò squarciare.

(…hai mai desiderato che passasse tutto il male?)

Non avere paura.

Ti farò solo del male.

Proteggiti amoRE. Se muori io ti uccido.


 IL SEME.

 

Proteggiti amoRE

se muori io ti uccido

Il mio dono è farmi ricordare

e non mi puoi più dimenticare.

Sta notte mi devi piantare

e tutti i giorni mi devi innaffiare.

Vienimi a svegliare

e lasciami ancora riposare.

Stai attento a non farti mai male,

che da sola non mi puoi più lasciare.

Vai in cucina e preparami da mangiare.

Servimi spinaci e noci e

rendimi così forte

da poterti ricreare.


 LA TESTA.

 

Che non manchi un bel po’ della mia ribellione

e tutta la tua testa dura.

Donale la tua forza quando infondo la mia protezione.

Di meglio di te e di me – noi due – dobbiamo fare.

Dammi il tuo tempo e prendi il mio intero spazio.

Tieni la mia tenacia, costruisci una casa

e insegnami la tua pazienza.

Aggiungi la tua riservatezza e poi la mia espansione.

Servirà perseveranza, molta calma. Di tigna

ne metterò poca, di saggezza

ne metterai abbastanza. Quel che serve

del tuo silenzio e tutto l’eco della mia voce.

Il tuo distacco e la mia visualizzazione.

La tua fuga e la mia velocità.

Offri la tua costanza e accetta anche la mia dedizione.

Prega per la tua grazia che aggiungo la mia fortuna.

La laboriosità delle tue mani e le mie a scrivere

di terra e cielo. Servono il tuo coraggio e la mia

dolcezza. Tutta la nostra ambizione.

Di meglio di te e di me – noi due – dobbiamo fare.

Ci vorranno austerità, giustizia, del prodigio e molta

passione. La tua rigidità e le mie trasformazioni.

Quanto basta della tua paura

e la metà della mia incoscienza.

Che abbia i miei capelli e la tua pelle scura.

Un tuo occhio per mirare al suo impero.

Un mio occhio per guardare le stelle.

Lunga vita e beltà d’anima pura.

La vanità e l’orgoglio di nessuno di noi.

Di meglio di te e di me – noi due – dobbiamo fare.

Porgimi la tua astuzia e mischiala

alla mia compassione. Impara la mia

umanità e dedica la tua autorità.

Dobbiamo essere maestri severi. Fare delle nostre

arti i nostri poteri. Dobbiamo diventare discepoli

sinceri. Di meglio di te e di me di noi dobbiamo fare.