Luigi Mirabile - Poesie

L’amore mio io sciolgo in versi almi e gravi,
che gli occhi tuoi annodan credo in sé ignari.
Così in me ripiglio quel che in me affiora
e intesso in versi e rime al cuor tuo ogn’ora
bisso d’amor ahimè d’un sol filo ordito.
Langue il mio cuore amore in cuor ferito;
è orfano del tuo e par che fili stoppia
l’amor mio esangue, se il tuo non l’accoppia.
Adesso il verso mio al tuo amore ambisce,
riverso a te il mio e a vista il tuo tradisce,
eppur dell’unità il tuo al mio è foriero.
Dài a me il tuo cuore e d’amor fammi intero.
Donami il cuore tuo anche un sol momento
e all’amor mio diventa complemento.


 

 

La mente mia d’amore ti corona
e tutti i sensi miei mi trasfiguri,
tu che al cuor mio comandi e sei padrona,
che con il fuoco addentro a me perduri.
L’anima mia in tempesta tu torturi,
e rostro è questo amor che mi sperona,
e tuttavia pavento che non duri
la dolce tua malia in tua persona.
L’amor nel cuor mi sdoppi e mi rovini:
l’amor che in te s’inseme e in me s’infiora,
la pena in cuor se, freddo, il tuo l’accora;
l’angoscia in me al pensier ch’amor s’incrini,
la nave dell’amor che in me veleggia.
Così due volte è amore e due riecheggia.


 

 

L’anime nostre dai amore intrecciamo,
i tuoi respiri ai miei versi in ritorto,
ché il tempo insulta, è insolente e fa un torto
a sguardi amanti che si dicon: «T’amo».
Ma intanto gli occhi lei da me distoglie,
che par non tocchi di me il cuor suo Amore,
e semina di spine il cuor raccoglie
in sguardi in cui m’accoglie il disamore.
A fuoco dentro mi travagli e strini,
così all’amor mi invogli e poi declini,
che devoto al tuo cuor prego in sordina:
«Tienimi a te il tempo d’una quartina..
o ancora, tra i respiri d’un sonetto…»
Ah, volessi tu avermi stretto al petto!


 

 

(Adagio Chiaro di luna, di L.Van Beethoven)
Quando, mia amata, sull’acque profonde
distende il sole la sua luce lento
e all’azzurro del mare là giù si fonde,
come in me dentro la passione io sento
mi prende i sensi e al cuore giù si fonde;
quando oltre scende l’onde e imbruna intento
e agli occhi tuoi il mare là giù si fonde;
quando è oltre all’orizzonte e dentro sento
che il volto tuo al cielo là giù si fonde;
quando il mare alla notte contende oltre
l’algide stelle e dentro sento inoltre
che tutto al tuo essere là giù si fonde;
allora effondo il cuore al firmamento…
e par lo riempia intero il mio tormento.


(Adagio Chiaro di luna, di L.Van Beethoven)
Quando, mia amata, incede silenziosa
la sera e intanto scintilla preziosa
la luce tremolante all’orizzonte
del bel pianeta tra l’acque profonde
e ai tuoi silenzi almi là giù si fonde;
quando la luna, con le stelle, allieta
tra i dolci azzurri la sera quieta
e al tuo sorriso essa là giù si fonde,
allora a me cara vieni silente;
e quando o amata più oltre ancora discende
la sera ed una coltre nera stende
sul mondo e par che niente in esso duri,
allora prego te, ché non m’oscuri
così nel cuore e intanto in me pavento
che dentro ti sia nulla quel che io sento.


 

 

(J.S.Bach, largo sonata BWV 529 solo piano di S.Feinberg)
Il tempo, amore, ci consuma lento,
senza fragore travolge ogni cosa,
avvolge il cuore, sfalda senza posa
ogni passione, ogni sentimento;
il tempo, amore, ci rovina il cuore;
sorprenderà al suo lento fluir d’assenzio,
taciterà intento… ah, vita e ardore
in noi; porrà un sigillo di silenzio.
Cos’è dunque, o mio cuore, questo volgere
alla fine… e questo scolorire
del volto, cos’è, il senso qual è o cara…
sentire nella bocca questa amara
essenza… e il nostro essere finire
al nulla d’improvviso poi in noi scorgere?


 

 

(J.S.Bach, largo sonata BWV 529 solo piano di S.Feinberg)
E verrà il tempo, amore, e non saremo…
no, non saremo più noi, ma cadremo,
e poi? Io tremo dentro nel mio cuore,
dolce, cara compagna mia, o mio ardore.
Sì, verrà il tempo, amore, e sentiremo…
sì, avverrà… rovinarsi quest’amore,
prostrarsi il cuore intenso, e in noi l’ardore
in un senso aspro contrarsi, e saremo
vani, la luce negli occhi assente.
L’anima nostra allora lasceremo
così agli insulti del tempo insolente?
Ma un baluardo, sì, noi erigeremo
contro il tempo infingardo che ci opprime:
avremo lustro, amore, in queste rime.


 

Amore e Morte tu mi desti in sorte,
ché forte come morte è l’amore
e terra di tempeste brulla ho il cuore,
Ardore e Nulla gli fanno la corte.
Eppure dolce come Amore è Morte
e amaro come morire è l’amare:
queste mi deste, Fati, vie contorte,
miele di fiele in arnie dolci e amare!
E se pur questa amara essenza è amarti,
pur di sentirti dentro e adorarti,
te etereo angelo o anima beata
agogni l’anima mia allor dannata:
sia così, averti in me vana presenza,
che, anche d’un’ombra di te, restar senza.


 

I miei occhi che brama hanno del tuo sguardo
vedere più non sanno quel che guardo
di diverso da quel su cui si posano
i tuoi occhi e renitenti ora non osano
scorgere altro se non quel che tu guardi,
quali occhi negligenti a se medesimi.
E se la vista mia ombre m’elemosini,
saprai perché gli occhi miei nei tuoi attardi:
ciechi per sé, non sanno più guardare,
ché per i tuoi essi appresero a vedere.
Nulla del mondo potrò mai ammirare
che i tuoi non guardino, hai questo potere:
Buio è il giorno, se i miei sguardi non adocchi;
Giorno è la notte buia, perché in sé ha i tuoi occhi.


 

(Sonata N.2 in A minore BWV 1003 III Andante, J.S.Bach)
Ma se l’anima agli occhi ha i suoi riguardi,
perché m’illudi ai tuoi quando mi guardi?
O forse, ignara, intanto che il tuo attardi
sguardo per i tuoi in me stesso i miei bugiardi
riguardo e guardi quel che in me non resta
anima nella tua che non si desta?
Occhi infingardi i tuoi accordi in me, mesta,
a quel che in te maliardo pur m’appresta
sguardo, sostanza eterea anima tersa,
che disanima musica diversa.
E se pur danza l’anima mia in gioia
o incanto intanto lasci ch’io ne muoia:
sbugiardano le labbra tue i tuoi occhi,
se bocca è in te che la mia ora non tocchi.
Così l’essere mio ancor più ti mira,
e per l’anima tua la mia sospira.