Maja Ricci Andreini - Poesie e Aforismi

Aforismi

  1. Il tempo dà ragione a chi l’ha e torto a chi crede di averla: al primo, la delusione; al secondo, il rimpianto. La delusione brucia. Il rimpianto logora.
  2. La delusione è la perdita di una verità che non siamo stati noi a scegliere di perdere.
  3. Il rimpianto è la consapevolezza di aver scelto di perdere una verità che non volevamo perdere.
  4. L’innamoramento è uno stato alterato di coscienza indotto da una reazione chimica esplosiva tra due corpi e due menti.
  5. L’amore è la fusione di due anime libere di essere se stesse insieme in un’unica entità fondata su un desiderio psico-fisico senza tempo.
  6. Gli altri… solo esperienze! Esperienze più o meno significative e durature che, come tutte le esperienze contribuiscono a renderci chi siamo e chi saremo.
  7. Noi siamo solo l’esperienza di noi stessi, un’esperienza, però, che dura tutta la vita!
  8. Un estraneo, un “libro vivente” non letto che potrebbe rivelarsi il libro più bello mai letto a dispetto di tante persone note che si sono rivelate libri scadenti.
  9. Amo profondamente la condizione di precarietà dell’uomo, sia la precarietà del sapere, sia la precarietà esistenziale: spinge verso nuovi orizzonti impossibili.
  10. Saggio è colui che sa o colui che sa di non sapere? Saggio è colui che vive nella vita che desidera che desideri ciò che ha o abbia ciò che desidera è marginale: ha, comunque, rinunciato a possessi su cose, persone, eventi.
  11. Scegliere implica rinunciare agli innumerevoli destini che ogni circostanza ci offre in nome di uno. Non scegliere, però, conduce a ingabbiarci nel “probabile destino” che la nostra storia ci assegna fin da prima della nostra nascita.
  12. Ogni circostanza è decisoria: o noi decidiamo lei o lei decide noi.
  13. Miro a essere sempre più eretica così da non ingabbiarmi nella profezia che si autoavverà.
  14. Il Fato è il moto perenne originatosi dall’incrocio delle regole implicite all’animo umano. Una tela sottile di ragno che inserisce l’individuo – volente o nolente, consapevole o ignaro – in un noi sovradeterminato che ne determina il destino.
  15. L’impronta di un destino è già tangibile molto prima di comprendere che quel destino ci appartiene.
  16. L’esistenza, un viaggio incontro alla vita tramite un destino scelto più o meno consapevolmente.
  17. Mentire significa non concedersi la libertà di essere se stessi. Non ha senso mentire a chi amiamo; non ha senso amare chi ci costringe a mentire.
  18. Un corpo colpisce, ma è una mente a sedurre.
  19. La verità risiede nel silenzio che sta in noi. Possiamo goderne o perderla pensandola, dicendola, scrivendola. In questo caso, la immortaliamo e viviamo il desiderio di nuove verità.
  20. Un tramonto è sempre anche l’alba di un altro mondo che non possiamo vedere, ma solo immaginare.

 


 

All’ombra dell’ultima Luna

Lo stanco naviglio si arenò sulla secca
di una scoscesa piana de La Mecca,
ne discese un guerriero senza spada
che, stranito, disse solo:”Nada!”

L’incenso bruciava su alambicchi cromati
innanzi ai profani dalla folla osannati,
agghindati a festa, rifulgenti i monili,
preda di sguardi bramosi e vili…

L’erudito cianciava roboante
a sconfinati orecchi da mercante
celati in sorrisi ipocriti e spassionati
estasiati dalle funeste profezie dei vati.

Lo stallone montava la vetusta cavalla
con il possente cazzo che faceva falla
atterrito dal grido acuto e repentino
del suo malfidato e sciagurato fantino.

Il folle vagava ramingo per la fetida via
che lo avrebbe condotto alla bramata pazzia
mentre il muto, silente, urlava al vento
di condurlo lontano da tanto tormento.

“Ultima Luna d’Oriente, che tutto vedi
e gli animi irruenti, dolce e pacata, sedi,
risveglia la marea dormiente! Rapisci il naviglio!
Concedi al guerriero un muschiato giaciglio!”

“Ultima Luna d’Oriente, che tutto vedi
e gli animi irruenti, dolce e pacata, sedi,
ritempra il guerriero delle sue fatiche
che possa riprendere le sue lotte antiche!”

“Ultima Luna d’Oriente, che tutto vedi
e gli animi irruenti, dolce e pacata, sedi,
scompari, domani, al sorgere del nuovo sole,
che possa tutto tingere di cangiante colore!”

“Valoroso e intrepido guerriero, destati! E giorno!
Hai già valicato il passo del Non Ritorno!
La battaglia ti aspetta! E il tuo giuramento!?!
Di prestargli fede è giunto il momento!”

 


 

Padre

Padre,
rivedo il tuo volto in una vecchia foto,
non riconosco il mio sguardo nel volto noto,
scorgo attimi della nostra vita insieme,
sento nella mia anima il tuo seme,
un seme di dolore, di conoscenza,
ma non di amore, di impotenza.

Padre,
che mi hai insegnato l’arte della sofisticazione,
il libero arbitrio, la contestata perversione,
rivedo nei tuoi occhi la tua solitudine,
un martello che batte sull’incudine…
Sempre lo stesso monotono suono,
un dito puntato in un fragoroso tuono.

Padre,
che, vile, fosti schiavo della tua acerrima mente
per un orgoglio che sempre pedissequamente
annichiliva la tua profonda dignità
nell’esercizio di un’ingiusta autorità,
offesa al tuo reale e indiscusso potere
di insegnare il vero e profondo sapere.

 


 

Il gioco

Il gioco sottile
del pensare vile
che la vita sia
un’epifania.

Il gioco arcano
di porre mano
all’ottonica maniglia
della patentata famiglia.

Il gioco estremo
del magico eremo
delle fantastiche illusioni,
blandite perversioni.

Il gioco… solo un gioco..
IO GIOCO!!

Gioco con l’esistenza
senza fatua persistenza!
Gioco con l’apparire
senza nulla dire!
Gioco con il cuore
e lo chiamo amore!

 


 

L’amante

Assorto nello specchio dei suoi desideri,
non comprendeva i subdoli pensieri
che lo legavano al volto dell’amata,
una via percorsa, una dimora razziata.

Pseudo Ulisse in cerca dell’Itaca illusoria
Raccontata e descritta in una lontana storia;
Preda inconsapevole di un esilarante miraggio
Lo inseguiva, cieco e folle, chiamandolo coraggio.

 


 

La promessa infranta

Nell’ombra incauta di un volto artefatto
dalla disperazione muta di un bagatto
intuii chi mi si chiese di essere,
sentii l’impossibilità di esistere
innanzi a chi, freddo, mi fissava
e, pusillanime, la verità scansava
in sarcastiche rivendicazioni
e pretenziose ostentazioni
che annichilivano ogni mia spinta
a mantenere una promessa ormai finta.

 


 

Ciao!!!

A te che mi deridi perché lo aiutai,
anche tu chiedesti, mi scansai?

A te che di fatto mi hai tradito
e punti contro di me il tuo dito,
ti senti ganzo, ti senti forte?
In te vedo solo morte!

A te che mi giudichi incapace e folle
fosti colui che la coscienza volle?

A te cui volsi il mio pianto,
cosa fece la tua anima d’amianto?

Scusate, miei cari, se vi saluto
stanca del vostro Dio cornuto
cui vi appellate in inni ossequiosi,
agli occhi miei belati di mocciosi!!

 


 

Piede Impavido

La croce all’ombra del pedante cipresso
sobbalzò alla lama del nuovo nesso,
bandolo incredulo della matassa contorta,
vite incrociate in una fragorosa storta.

Piede impavido, che vai per la tua strada,
solo e dolorante nella sterminata rada
senza un gemito, senza un lamento…
Che ti abbracci il Sole, ti conduca il Vento!

 


 

Felicità

L’attimo infinito
Dell’essere tutto,
il magico frutto
dell’antico mito.

La vita si risveglia
e pulsa nelle vene,
nebulizza le pene
arcaiche della veglia.

Morte delle fatue fate,
Notte di mezza estate.

 


 

Tu

Tu, al di là del verde colle
io, sulle aride zolle
di una terra tanto amara
ma a me così cara…

Ti scorgo tra i riflessi
che io stessa tessi!
Ricordi di una vita
tra le ceneri finita!

Non comprendo
il filo da cui pendo,
acrobata dilettante,
giocoliere provocante…

Tu, che osservi distante
L’anima mia balenante
tra gli infiniti sentieri
dei miei contorti pensieri!

Tu, al di là del verde colle
Io, sulle aride zolle
di una terra tanto amara
ma a me così cara…

 


 

I X Comandamenti della strega

  1. Le realtà sono tante, milioni di milioni, tu segui sempre la tua senza farti illusioni che ve ne sia una più”vera”: è da coglioni! Se, poi, il dubbio su quale sia la tua realtà ti assale, tu segui ciò che senti, difficilmente potrai sbagliare!
  2. Si vive male senza un’utopia. Fa’ dell’amore la tua sia quel che sia! Ama, però, sempre a fondo perduto senza aspettarti che qualcosa in cambio possa tornarti. Il rischio sembra enorme, ma, in realtà, così molto più difficilmente qualcosa –nell’intimo- ti scotterà!
  3. Amati per quello che sei nel tuo incessante divenire senza ingabbiarti in statiche etichette di cui, poi, non sai come liberarti; che siano tue o altrui non cambia: offrono il miraggio della coerenza e sicurezza, ma danno, in realtà, prigionia e incertezza!
  4. Ama il tuo prossimo e sii con lui autentico, disponibile e leale. Osserva come risponde e, per quello che è, sappilo accettare. Che non significa tu lo debba frequentare! Ricordati, però, di pensare –senza sensi di colpa- sempre prima a te perché lui, per necessità, lo farà per sé!
  5. Ama la vita nella sua essenza: non stare troppo a pensare se la bottiglia è mezza vuota o mezza piena. Non vi è risposta: dipende dalla prospettiva da cui si sta a guardare!
  6. Ama il passato per la sua intrinseca natura: una preziosa pietra iridescente. Impresa impossibile definirne i colori in modo univoco e, se così non fosse, procaccerebbe solo l’etichetta più opprimente!
  7. Chiediti sempre dove vuoi arrivare, scegli un sentiero, calcola i rischi e, poi, armato di lena e pazienza, inizia a camminare. Quando un traguardo c’è, prima o poi, si può tagliare! Se, poi, sbagli sentiero o, mentre vai, cambi traguardo, non ti scoraggiare: tu hai fatto del tuo meglio, ciò ti deve bastare per trovare la forza di ricominciare! Tutti si può sbagliare!
  8. Il fiume in piena rompe gli argini se lo si cerca di arrestare. Quando l’ansia, la paura e la tristezza ti invadono tu lasciale vagare. Cerca il raggio di sole su una foglia e lasciati catturare: c’è sempre un altro giorno da venire, un altro sogno da inseguire!
  9. Chi sano vuol essere e bello vuole apparire un po’ di pene le deve soffrire: fa movimento, nutriti bene, non straviziare!, Se, poi, decidi di straviziare fallo bene: non per noia, tristezza o compiacenza, ma per godere!
  10. Segui le regole che ti dai, ma perdonati se non ce la fai!

 


 

Follia

Ricordo ancora le tue vesti appariscenti,L’abominio puro per tante comuni menti
Che temono la scandalosa impudenza
Di chi persiste nell’effimera fatiscienza
Alla ricerca del nesso indecifrabile
Che renda un effimero sogno afferrabile.

 


 

Confessione

Integerrimo sedeva sull’umile sedia
Intento ad ascoltare la personale tragedia
Dello sconosciuto interlocutore,
Altro che l’ennesimo lusingatore
In cerca di un qualsivoglia perdono
Per ritrovare il perduto trono
Dell’alquanto sottostimata serenità
Che non perdona l’ottusa sordità
A chi ha compiuto l’aberrante.
Ora la coscienza sprezzante
A ricordargli che qualsiasi errore
Si paga sempre seppure frutto dell’ardore
E non serve a nulla il placet estremo
Di chi, forse saggio, si è chiuso in un eremo.

 


 

Vigliaccheria

Tenti con gli abiti sobri della prudenza,
Subdola punti sulla precaria apparenza,
Vendi come esca la bramata sicurezza,
Così peschi con estrema destrezza
L’ennesimo inconsapevole allocco
Che della vita non sente il tocco.

 


 

Abiura

L’acre odore dell’irrefrenabile paura
Che ti ha condotto all’amara abiura
Di tanti e tanti e tanti sogni
In nome di primordiali bisogni
Esala, nonostante te, dalla tua pelle…
Coscia delle impetuose procelle
Che il tuo cuore ha dovuto affrontare
Nel corso della vita che vuoi dimenticare,
Ti osservo in silenzio senza proferir parola,
Ma, come la cera dalla candela cola
Al calore della fiamma inesorabile,
Sento scivolare in me un dolore insopportabile…
Mi chiedo il motivo dei miei vissuti…
La risposta? Anche i miei sogni sono cornuti!!!

 


 

Illusione

Un messaggio di speranza portato dal vento,
una voce lontana tra tante nel silenzio,
un volto ignoto riflesso in uno specchio,
un nuovo sogno prende il posto di uno vecchio…
Il miraggio di un’oasi in un cielo terso,
nato chissà dove eppure già perso!
L’illusione di chi si inventa prestigiatore
di una vita all’apparenza migliore.
Il trucco senza alcun pudore svelato
All’anima incredula dallo spettatore non pagato!

 


 

Solitudine

La legna crepitava allegra nell’imponente camino
Io, su un soffice vello, assaporavo un calice di buon vino.
Le fiamme del fuoco violentavano l’impotente oscurità
Io, rapita dallo spettacolo, ne ammiravo la grandiosità.
Le grida del buio s’inerpicavano fino alle possenti travi
In ombre minacciose dalle voci profonde e gravi
Intente a danzare l’ultima folkloristica ballata
Innanzi a una solitaria spettatrice alquanto sbadata.
A un tratto il desiderio irrefrenabile di una sigaretta,
Una compagna di scorribande unica perché maledetta!
Preferita a tante comparse deludenti e prive di sagacia
Che, di calcare le scene sole, non hanno l’audacia!
Solitudine,
quanto ti ho evitato nel corso della mia esistenza
Senza comprendere che, della libertà, sei l’essenza!

 


 

Fato

La tua ragnatela è così impercettibile
Che il non coglierla non è un atto vile!
È solo l’innocente desiderio di volare
Sulle inafferrabili e primordiali tare
Donateci dalla storia che ci precede.
Forse solo un vano atto di fede
In una libertà alquanto aleatoria
E, probabilmente, illusoria
Costruita sulla consapevolezza
Che non v’è alcuna certezza.
Questo per non sentirci impotenti burattini
Di imperscrutabili “probabili destini”
Donatici da tanti ignari untori
Primi tra tutti i nostri genitori!
Fato,
In me vedo il tuo raffinato disegno,
Ne ho subito il pesante crudo segno
Nel non sentirmi fino in fondo in me stessa,
Ma solo una banale costruzione riflessa!

 


 

Rimpianto

Ormai blaterava solo sillabe distorte
Recriminando contro l’infausta sorte
Che gli aveva imposto tanto ingiusto dolore
Intimandogli un dovuto atto di pudore
Innanzi allo spietato veritiero specchio
Che rifletteva l’immagine di un patetico vecchio.
Un vecchio non più rintanato nella turpe fortezza
eretta sulle fondamenta di una distorta assennatezza;
Non più intento a vincere l’insostenibile noia
Lanciando proiettili dalla stretta caditoia
Su impotenti viandanti disarmati
Rei solo di essere da lui disprezzati!
Un vecchio terrorizzato dai rintocchi delle ore…
Perso in uno straziante è opprimente torpore…
Altro che una bigia nube inconsistente
Capace di placare l’insaziabile sete della mente
Di sapere perché ci fosse arrivato così in ritardo
Quando, ormai, gli era precluso ogni traguardo.