Il ragazzo e il mare
Sto.
Come una tiepida barca
sul rivo di un mare in tempesta;
e lunga è l’onda, e soffocante
e crudo il cielo inquieto intorno.
In questo sporco risciacquio
di tristezza e indifferenza
è dura la virata per chi, nella vita
arèna in oblio.
Naufragio d’amore
“Il tuo canto che dolce straniamento
voce profonda, sirena di tromba
mi porti lontano per mano col vento
funesto il richiamo di un mondo oltre Te”
Scilla
“Scilla con gli occhi di mare
Scilla pulita, rapita in un mondo
castello, porta sommersa sul fondo
-mistero-
avvolta in un manto stellare di spuma
Scilla, ti sento cantare…
allieti tempeste in un soffio di labbra”
Inverno in fiore
Dammi l’ebbrezza di sorridere
Bambina, ciliegi bianchi con le labbra
Stringimi, passami intero il seme
tempo eterno stonato, qui accordato
solo per noi: io con te inverno in fiore.
Sembrava il letto un prato
Sembrava il letto un prato
rigoglioso coi suoi capelli
concime, sparso nella mia terra
dal ventre, il seno
frutto proibito più maturo
Sembrava il letto un prato
radici intorno a me, le gambe
ansima la vita dalla bocca
- vento dolciastro m’invoca-
ogni colpo è nutrimento
Attese e ricerche
Dov’è la mia regina?
L’aspetto qui, cavalcando
le nostre terre desolate;
ma non muove una foglia
non una foglia nemmeno
col vento che sembra accarezzarmi…
Ti aspetto Regina,
incoronata nel lontano passato
forse già in strada verso me:
potessi soltanto prenderti in braccio
posarti innalzata, null’altro
sulle nostre terre tornerebbe l’aurora…
Io sono già qui: perché?
E’ meta raggiunta finire all’inizio?
Corpo e spirito
Troppo diverso per i diversi
troppo uguale per gli uguali
inseguo mondi inammissibili
affogo in vertigini, dall’alto
troppi pensieri, una voce che parla
controcanto che sprona: tu sei!
Melanconia
“Fragile sono, cara
carta di vetro ammaccata
non basta l’oro a colmare
i vuoti in frantumi, sparsi
o forse è questo il valore:
saper di appassire e piegarsi
-rugiada-
carta bagnata dal sole”
Corpo di Donna
Ma un corpo di donna non sente
pressione da un mondo tetro
schiaffeggia coi fianchi poi impreca
col seno, frutti gentili e quieti
nelle intemperie:
un corpo di donna profuma al lamento
Estratto da “Eostre”
Strilla tu Diva, ch’Io non ho voce
e coraggio nell’esporre l’accaduto
nelle lande più industriali del paese,
dove cortine di cemento miste a lava
fumaioli tossenti, strade secche, spianate,
stramazzate, lasciano senz’aria …
“Hanno rapito la nostra Primavera
O peggio uccisa, forse soffocata
In un gelido quartiere residenziale dove
uomini senza pasta né forma camminano:
automi d’acciaio, o carne senza respiro.
La chiamavano Eostre la meraviglia:
Creatrice di destini fertili, destatrice di
speranze e danze, iniziavano al suo passaggio
fanciulli si destavano forza in spalle
Spinti dalla brezza al suo respiro
E un suo bacio, sulla punta della fronte
Lì rendeva fieri, liberi nel pericolo.
Cos’è successo nelle lande desolate:
hanno rapito la nostra barbara guida
inetti ora, un tempo suoi amanti
chiudono i cieli di un suo ritorno
non credono più alla vivida linfa
che un tempo sua sgorgava tra gli umani.
Cos’è successo nelle lande affollate
Hanno rapito la brillante speranza…”