Manuela Perotto - Poesie

ANIMA SOLITARIA

 

Tra le mura di quell’aula fredda

 all’ultimo piano di quell’istituto

 eri in disparte;seduta al banco giù in fondo

 anima introversa e solitaria. 

Ridevano di te a squarciagola a

 ogni ricreazione,

 lontano da occhi vigili e adulti i

 tuoi compagni dal volto spavaldo; 

per quel tuo capo sempre chino e 

fisso sul quaderno poi ancora per 

quei tuoi occhiali enormi che 

mascheravano l’intero volto. 

Ti aspettavano all’entrata e l’uscita della

 scuola per denigrarti,insultarti a volte picchiarti;

 colpivano il tuo essere fragile servandosi del 

tuo aspetto buffo e goffo;

 loro in sei contro te sempre sola!

 Dopo un anno di percosse hai 

dato voce al tuo dolore nascosto all’ombra di 

un sorriso finto,solitario e amaro; 

con un gesto agile e impulsivo ti 

sei gettata dalla finestra di

 quell’aula fredda durante la ricreazione. 

Dopo il tuo lancio nel vuoto accorsero tutti 

preside,coetanei e professori a osservare invano 

nel cortile di quell’istituto il tuo corpo disteso a

 terra avvolto in un lago di sangue privo di colpa 

senza più vita.



CHIMERA

 

Il mio amore per te è ancestrale e 

tu lo hai calpestato come  un tappeto 

di foglie secche cadute a terra. 

Non era necessario fingere

 bastava non ricambiare; 

serrando le porte dei miei 

sogni che ancora ci guardano

 nell’eternità dei nostri abbracci 

il cui volto somiglia all’essenza 

della tua pelle.

 Andarlo nell’anima ho 

inciso il tuo nome ma

 prima o poi svanirai dai

 miei pensieri

i ammaliante,esecrata 

chimera.


 

CI RINCONTREREMO

 

 Fra strade e strade   

ci separiamo e  

 le nostre anime  

 in noi perdiamo.  

 In questa notte      

  senza stelle scompare pure   

  la speranza;    

  quando ancora      

 senza perché l’amore  

  si dipinge tra noi.   

  Il tuo volto tace di  

  amarezza,   

  ma ancora una volta    

  la luce del giorno   

  colora il tuo sguardo

  col mio sorriso.     

  Ti dico arrivederci,    

  come se piantassi    

  un fiore che forse     

  non sboccerà mai.   

  Ma se nel cielo      

  rinascerà l’alba ci     

  rincontreremo attraverso un     

  sogno che porterà il     

  nome delle nostre  

   iniziali.     


 

 

IL DONO DELLA VITA

 

La terra è un prato fiorito! 

Che deriva dalla 

memoria delle speranze;

 generate dall’amore

 che coltiva

 il dono della vita.

Petali di rose

 vaganti nel 

vento ! 

Il ritratto di 

tale passione 

che sfocia

 nell’unione

 degli esseri.

Così nella

 meraviglia del 

tempo il 

profumo intenso di

 quel fiore

 appena sbocciato genera

 l’immenso.

Sussegue una 

catena che 

contempla 

l’essere primigenio.



 IL MONDO DI OGGI

 

Ho abbassato per un istante lo sguardo;

 mille frammenti di una vita sono 

stati dispersi nel vento.

 Vedo uomini affamati e terre

 che bruciano tra le fiamme. 

Vedo mari in tempesta e 

navi affondare. 

Vedo bambini maltrattati e 

guerre in azione. 

Odo voci in coro spezzate dal pianto 

pregare e sperare;tra sangue che scorre e 

gente che muore. 

Vedo tormento,rabbia e disperazione;in 

vari volti innocenti “l’uno il ritratto dell’altro”. 

Vedo dolore,rabbia e frustrazione. 

Lo vedo io insieme ad altri migliaia e 

migliaia di sguardi. 

E’  il mondo di oggi e noi lo osserviamo invano.



MERITI DI VIVERE LIBERO 

 

Viscidi dall’arido animo, 

pecore nelle vesti di lupi, 

corrono in branco ossequiose poi 

tampinano la debole preda.

 Ermo fanciullo non permettere loro

 di seviziarti! 

Più della torma ti colpiscono 

sguardi simili a lame affilate 

di molteplici volti inerti.

 Sii audace!

l’indolenza è la tua spada,

l’essere retto la tua forza,

la solitudine il tuo scudo.

 Eclissa il tuo nemico ma non finirlo! 

Non sei il ritratto di questo nudo fermento. 

Redimiti dalle pesanti catene che

 recludono il tuo essere: 

“Meriti di vivere libero.”



NEL CUORE DELLA VITA

 

Ognuno nel cuore della vita rimane solo

 tra illusioni e sofferenze che

 cancellano dalla memoria ogni

 gioia e spensieratezza di 

un tempo senza ritorno. 

Solo nel subbuglio quotidiano che 

riempie i nostri giorni ostacolando

 le nostre scelte. 

Solo tra falsi sorrisi e

 speranze insane 

ritratto di una burla del

 destino che quasi mai 

ci tende la mano. 

Solo e senza visi amici perché 

nel cuore di questa vita

 nessuno è amico di nessuno; 

siamo tutti nemici sopratutto 

di noi stessi.



SETE DI RABBIA

 

 Si innalza il fuoco tra le 

strade della città e si 

vedono cocci di bottiglia dove 

si graffiano bambini tra 

quel muro che divide la 

vita dalla pace. 

Uomini armati di fucile 

gridano:”E’ arrivata la guerra”;

 svegliatevi gente! Ogni giorno della 

nostra vita è una guerra.

 Si grida e si piange il mondo è 

avvolto da un’enorme 

nube nera che ritrae l’umana e 

implacabile sete di

rabbia.



UN GIORNO

 

 Un giorno forse torneremo a 

tenerci per mano senza trepido;

 usciremo dalla nicchia delle nostre dimore, 

abbracceremo con gaudio  affini e propizi; 

poi ancora festosamente banchetteremo 

simultaneamente. 

Sarà trionfo! 

Sarà emancipazione! 

Sarà sconfitta della pandemia! 

Ma questa piaga letale e sociale, 

non per contingenza vaga indisturbata e grifagna 

per l’Italia  avvolta in uno scialle invisibile. 

La su missione e rammentare all’intera etnia 

il disagio della fame e della  postazione; 

piegando con fermezza e  brutalità anche

 l’essere più individualista a rispettare 

meticolosità e inerenza comune. 

Un giorno forse torneremo a vivere

 senza restrizioni ma e 

sufficiente una quisquilia  per 

annientare  il genere umano

. La natura è nostra madre dobbiamo

 onorarla mai distruggerla.

 O forse un giorno ci castigherà ancora.


 

UNITI CE LA FAREMO

 

Geme la patria tricolore dal volto infausto geme! 

mentre  caracolla  nell’ebrezza e in ozio 

la fosca penombra dal manto funesto il cui tocco mortale,

 pervade la fascinosa terra e sinistra i patrioti. 

E’ pandemia! 

E’ subbuglio!

 E’ costernazione! 

Si affliggono  milioni di italiani dall’animo inquieto

 per lusinghe  dilaniate a un avvenire irresoluto. 

Meste,spoglie e loquaci sono le piazze,i borghi e 

le strade dal nord al sud del nostro “stivale”, 

di regione in regione da paese in paese. 

La quiete apparente,maschera quella frenesia

 che è inutile placare. 

Si ravvisano tramonti all’ombra di frantumate bramosie; 

germogliando rimpianti inconsolabili per

 il periodo andante dove ognuno a modo suo

 inavvertitamente scherniva.

 Possibile che un demone ferino ha imposto al 

singolo intelletto tale evoluzione ed  ossequio?

 Quanta inerenza e  pluralismo si  eccepisce in ciascun  individuo ! 

Gli uni distanti dagli alti  innalzando al cielo la propria spada, 

arrandellando in coro:’Uniti ce la faremo!’