Manuela Potiti - Poesie

Champ

 

Lui è veramente piccolo, intendo basso: un uomo formato bignè. Ha figli e va in giro facendo spettacoli teatrali, così si guadagna da vivere. Abbiamo molte cose in comune tranne l’aspetto fisico, dacché io sono rotonda ed alta e quasi imponente.

Siamo veramente spaiati.

Comunque, ci incontriamo in un posto molto bello: Champ Sur Le Bisance come diceva Carlo Monni che non ho potuto conoscere se non in ritratto, in un posto sul fiume gestito da due tipi gay appassionati di birra. Il posto è una casetta di legno bianco con panche e sgabelli.

-E così tu lo hai conosciuto?

-Sì

-Mammamia che fortuna, io solo in foto.

Ed anche se non ci rivediamo più, la cosa bella è che sono stata in quel posto, con un uomo che ti ha conosciuto. Perché io non ce la ho fatta. Accidenti.


 

Che cos’è il vuoto

 

Il vuoto
Uno spazio pieno da riempire
(Il vuoto è un’occasione)


 

DI stelle viventi

 

Incrostature estive
Sul fondale marino
Di stelle viventi


 

Di un divenire domani

 

Di un divenire domani
Come l’arcobaleno
Nell’anima rosa


 

Dopo una assenza

 

Parecchio tempo fa sono stata all’Eurospin ed ho acquistato una campanula viola ben accestata che ho portato al lavoro.

In ufficio avevo disposto diverse piante di cui ad onor del vero non conosco tutti i nomi: una grassa, una kalanka.

Durante la mia mancanza, una era rimasta molto produttiva, sfornando continuamente foglie verdi anche senza fare fiori, forse è della famiglia del photos, è molto alta e ben sviluppata, pendeva un po’, per questo al mio rientro ho dovuto toglierla dal vaso per farne talee.

-Le mie piante Giorgia…

-Marta che vuoi dire?

-Sono mezze moribonde

-Oh forse nessuno ci ha pensato

Io lo so che mi vuoi bene.


E così rubai l’amore

 

E così rubai l’amore
Anche quel poco che bastava per andare avanti
Con buona pace di maghi stolti e stregoni
E rispetto per le puttane


 

La Lux

 

Stranamente
Credo
La luce


 

Leonardo – Omaggio alla Gioconda di Leonardo Da Vinci

 

In un angolo
Del tuo
Sorriso
Il mistero
Del Mondo


 

Vivere

 

Lasciare che la vita
Mi abiti


 

Un invito frettoloso da parte di Omar

 

Ho conosciuto Omar tramite la chat, un bel ragazzo, indubbiamente: occhi azzurri, ben piazzato. Abbiamo un po’ parlato fino a decidere di incontrarci per prendere un caffè in un bar a mezza via tra casa sua e mia. Lui sulle prime mi voleva vedere in un luogo aperto senza caffè. Poi lo ho convinto.

Mi ha detto che aveva avuto problemi di salute…al fegato, non ricordo, forse per intenerirmi. Comunque ora stava bene e quando ci siamo salutati ho sperato di rivederlo. Io sono il tipo che si affeziona subito alle persone.

Poi abbiamo continuato a sentirci fino a decidere di rivederci.

Il secondo incontro è andato bene. Abbiamo fatto l’amore. Anche se forse questa parola è “inadeguata”. Siamo venuti insieme e poi lui mi ha mostrato un suo taccuino dove annotava le sensazioni del quotidiano. La ho trovata molto carina come iniziativa, ma ho sbagliato a non commentare. E questo deve aver rotto un qualche equilibrio.

Ci siamo sentiti ancora fino a concordare un altro incontro: noi due incapaci di amore.

-Ma quindi? Via watsapp, cioè “quindi stasera ci vediamo?”

Io gli avevo dato la mia disponibilità per la serata. Rispondo anche io laconicamente, non vedo perché mi dovrei sbottonare di più.

-Perché no? Ma non gli basta.

-Volevo dire ci vediamo stasera.

Stop.

Mi pare che questo le voglia tutte a modo suo. Mi sono fatta la fantasia che non ami le prevaricazioni e che a questo punto voglia fare il gioco a modo suo. Del resto anche io. Comunque doccia depilazione vado. Lui sta a Pietrasanta.

Arrivo è in calzoncini rossi corti a torso nudo che parla con la vicina. È sera ma fa ancora caldo.

Una specie di versione estiva di babbo natale.

Gli chiedo di offrirmi qualcosa da bere, mi dà una birra di contro voglia, mi manda di sopra in salotto. Io bevo lui no: guarda la tv, ha l’aria di uno che si disinteressa a me ed anche molto il che mi urta assai. Non mi rivolge la parola ma sembra aperto e rilassato, sì: aperto al cinema non a me, forse questa è la sua modalità di adesso.

Mi invita a salire nella camera da letto dove questa volta trovo un enorme copriletto zebrato: penso “ci risiamo la zebrona azzoppata sono io”. Lui non sa dei miei precedenti fallimenti amorosi. Si abbassa subito i pantaloni senza dire una parola, io lo inibisco…

-Cosa fai?

-Scusa cosa sei venuta a fare qui?

-Hai ragione

Certo un minimo di dialogo o se-duzione per me sono importanti.

Ecco fatto si comincia a discutere lui dice che non mi vede vogliosa che lo ammoscio che non sono abbastanza “porca”, una discussione inutile e ridondante, da “pipparoli”.

Ci diamo una specie di bacio, lui è sulle sue, la bocca semiaperta, la butta giù dura…

-Il tuo alito non mi piace, sa di fumo, mi dà fastidio. Scusa…

Che cafone. Penso che mi abbia voluto in qualche modo punire per l’altra volta e la storia del taccuino.

Va beh a questo punto l’unica cosa da fare è andarmene.

Ci saremmo rivisti alcune volte in seguito, ma senza sentimento.