Marcello Bacchetta - Poesie

Ultimi attimi  d’ Amore

(marzo 2007)

 

Ti guardo mentre dormi

e mi appari cosi’ dolce,

cosi’ bella.

Ti guardo con orgoglio

quasi vanitoso,

vorrei baciare le tue labbra, ma..

non posso disturbare il tuo riposo.

Ti guardo in questa notte insonne,

ti guardo mentre sorge il sole;

guardo i tuoi capelli sparsi sul cuscino

che si distendono  sul viso a meraviglia

ad intrecciarsi con le brune sopracciglia

Ti guardo ancora cercando nei tuoi occhi

quel calore e quella luce

che tanto ho amato

ed amero’ per sempre.

Mi avvicino per carpire il tuo calore,

per rubarti il profumo della pelle,

dal respiro sentire il tuo sapore

e poi tornare sulla terra dalle stelle.

Ti riguardo e ti penetro cogl’occhi

ti guardo sino ad arrivare al cuore

per trasmetterti a mio modo

il mio amore,

per cercare di capire il tuo dolore.


 

Donna fatale

Come sole fra le nubi

all’improvviso….,

sei apparsa fra la gente

e hai sorriso,

mi hai chiamato, mi hai guardato,

ed ho capito,

che il mio cuore in quell’istante

mi hai rapito.

Ma chi sei donna fatale

e chi ti manda,

sei la mia disperazione

e la domanda:

che sarà d’ora in poi

della mia vita,

se mi sfuggi come acqua

fra le dita!

Non so più chi sono

e dove vado

perché vivo ogni istante

a te pensando;

sono cane a cui manca

il suo comando,

sono ragno senza

la sua tela,

sono fiamma priva

di candela.


 Faccia da schiaffi

Mi stuzzica il tuo sguardo,

è uno sguardo strano,

uno sguardo vero,

uno sguardo che viene da lontano,

uno sguardo intriso di mistero.

 

Il tuo sorriso è un po’ beffardo

In linea perfetta con lo sguardo.

Faccia da schiaffi!

Con quel naso un po’ intrigante,

quella voce un po’ graffiante,

quanto sei bella…

Faccia monella…!

 

Ti guardo e ti riguardo,

torno a casa..e..

mi manca quello sguardo.

Faccia da schiaffi,

faccia monella..!

Quanto mi piaci..,

quanto sei bella!


 

Farfalla

Danzi maldestra

in un gioco d’amore,

come piuma nel vento

in un battito d’ali.

 

Mi ritorni alla mente,

imprevista, inattesa,

come acqua impetuosa

che tracima la riva,

come fuoco improvviso

che devasta ogni cosa,

come logor  pensier

di tristezza infinita..

 

Dove voli farfalla..

è così breve la vita.


La minestra di Villarasca

 

Dondola in cortile l’altalena,

cullata da una dolce tramontana,

nell’aria il cigolio della catena,

s’alterna al gocciolio della  fontana.

Un merlo fischia allegramente,

fra i rami del rosso melograno,

il fido can scodinzola impaziente,

s’odon le campane da lontano.

 

Si staccan dai rami  gialle foglie,

volteggian e poi si  posan lievi,

l’autunno nell’aria ormai si coglie,

coi suoi colori forti, a volte grevi.

 

Sull’aia il Tete  calcia la sua palla,

fan eco  spari di lontani schioppi,

il  mungitor rientra dalla stalla,

tramonta il sol  fra i grigi pioppi.

 

Nell’orto Piero  affonda la sua vanga,

profonde buche ammenda con le foglie,

semina,  trapianta e la sua fede,

gli insegna che chi ben semina raccoglie.

 

S’apre sul cortile  una finestra,

S’affaccia mamma  Rosa che dichiara:

..“venite a tavola,  è pronta la minestra!..”

Com’era  buona.. allora…,

oggi è un poco  amara.


L’ultimo viaggio

 

Risuona tra le mura la tua voce,

dolce,

di donna tenera e tenace.

Di bianco e di azzurro sei vestita

e di cerulea  pelle è il tuo viso.

Occhi serrati alla vita ,

ed io disperato che ti guardo.

Il viaggio è finito e non tornerai più

se non nei sussulti del mio cuore.

Ti cerco e ti chiamo

e vorrei stringerti ancora

fra queste indegne braccia

a cui hai donato la vita.

E in questo viaggio senza fine

parole addensate di dolore

risuonan  grevi fra le mura.

E mentre ti guardo ancora

prima di partire,

mi struggo al pensier

di non esser più nel tuo cuore.


Non son più come prima

 

Mi prendo una pausa,

ho come un rigetto,

un senso di nausea,

un fastidio nel  petto.

Non mi sento più a posto

Non son più  come prima,

qualcosa è cambiato

forse ho perso la rima..

ops..chiedo scusa..

volevo scriver  la stima..

Sarà stato lo spred,

oppure il mercato,

sarà che nell’aria

c’è odor di bruciato..

Non posso  più scriver ,

mi fermo,  son stanco

il tasso di  sconto, m’ha

prodotto  un ammanco!

Non son più come prima,

non riesco,

non posso,

il conto corrente…

anche  lui segna il rosso!

Mi manca la voglia,

la penna parcheggio

prima ch’io scriva

pesante,… di  peggio.

Mi chiudo in un silenzio

pacato,  assoluto,

mi assento, mi taccio,

d’improvviso son muto.

A tutti gli amici,

un fraterno saluto.


 Profumo di te

 

Sdraiati  nell’erba

fra gli steli  sottili

ti guardo negli occhi,

ti scompiglio i capelli.

Sorridi felice,

mi accarezzi la mano,

poi la stringi e la porti

sul giovane seno.

 

Mi avvicino, ti bacio,

ti stringo a me forte

e sento il respiro

divenire tremante.

Ti guardo negli occhi

con amore profondo,

ti parlo così

come forse vorrei.

 

Ma tu rotoli via

fra i fiori del prato

e rimane nell’aria

il profumo di te.

Ti inseguo, ti prendo,

ti scompiglio i capelli

e mi perdo guardando

i tuoi occhi ribelli.


Sbatton le persiane

 

Sbatton le persiane alla finestra,

sbatte la sinistra,

la segue poi la destra.

S’alternan in un greve rituale

sospinte da un violento maestrale.

S’ode nell’aria la risacca,

il franger delle onde sugli scogli

l’odor del mare

pervade questa stanza,

dove regna rassegnata

la speranza.

Di quell’incontro muto

sul pontile,

ricordo ancor lo sguardo tuo ostile,

flebili parole, che non furono

mai dette,

ritornan nella mente,

pensate, poi disdette.

E mentre la tua mano

scrive t’amo sulla sabbia,

si serra in gola.

un rantolo di rabbia.

Il vento fuori è privo di catene,

io prigionier fra queste mura

schiavo sono ancor di antiche pene,

e del mio dolor nessun si cura.

Risbatton le persiane

alla finestra..,

prima la sinistra ,

la segue ancor la destra,

sembra mi voglian ricordare

che la vita, in fondo,

è un’avventura un pò maldestra.

 

MB 30/04/2017


Prendetemi così

Che bello esser ignorante,

pensare che nemmen

mi sento intelligente,

qualcuno dice che son persino

un pò arrogante..

che fortuna, mi ha risparmiato

tronfio , abulico, sprezzante!

 

Se qualche giorno mi sento

allegro,  spiritoso,

Il giorno dopo mi sento dire:

.. sei noioso!!

Insomma ma che ci posso fare

ormai non posso certo più cambiare!

Prendetemi  cosi per come sono

per ogni sbaglio vi chiederò perdono!

 

Domani, si.., promesso, cambio,..

mi metto a predicare..

Ma no, che dico..

il posto mio non può essere

un altare!

Forse mi  andrebbe meglio il parlamento

mi mancan: ladro, falso  e malandrino,

così  nel di dietro ve lo metto

e vi accontento,..

parola di cinico assassino!