Marco Gennaro - Poesie

Titolo raccolta: SCORRE

dedica: …per ALMARCO

 

 

SEMPRE       

                          

Sono Kaos

ciò che E’,

madre l’ antica Notte

Luce il padre

m’ ingenerarono.

Spaventi

della mia possanza

vollero

l’ ordine di Kosmos

di Kronos

l’ eterna finitezza.

Nulla possono

poiché li contengo,

sino a quando

l’ omogeneo disordine

sarà compiuto

a reiniziare.


OSPITI

 

Siamo

paguri bernardi,

abitiamo

una spirale di vita sospesa

nel nulla

come fosse nostra.

Alghe e denti di cane

malcelano

dai nemici,

ma

non possiamo cambiare conchiglia.


RATTI

 

Verde il semaforo,

una pantegana sul marciapiede

mi fece rallentare.

La schiena spezzata,

con dignità

trascinava i posteriori,

lenta e calma.

Venne il rosso.

Si voltò

mi guardò negli occhi

poi attraversò

sulle strisce,

controllandomi.

Passata che fu

prese un viottolo

verso le campagne.

Attendeva l’ autobus

un’ anziana signora.

Ci guardò

si voltò

mi sorrise

dolcemente incredula.


SERENAD

 

Kurda,

un padre con dieci anni alle spalle,

PKK e l’amore per l’ Opera,

giovane sposa d’ un ricercato,

italiano,

fuggito a combattere in Caucaso.

Esule in Svizzera,

Adàm

l’ ha lasciata bambina

giocare col cucciolo lupo,

regalo di X.

Poi giunse l’ Italia.

La sera che venne 

ancheggiando nervosa ninfa,

una casacca turchese di casa sua

su shorts ariosi come un pareo,

il parco

vibrò attorno a me.

Volle che fosse lì

sul prato sotto le stelle.

Cantò

per me attonito

un verso soldato.

Pochi giorni.Raggiunse il padre.

Serenad


LUNA ROSSA

 

La mia esistenza

è

un mare più di altri salato

pervaso da venti fiumi ghiaie

su cui scogliere precipiti

sudano chiare fonti

tra i ciottoli della riva e le corse dei branzini.

Costellata da teorie d’ orci di vino

da cui Morfeo si prestò a incidermi sulla pelle

la mappa delle stelle.

L’ acre afrore

di sudore di scimmia

mi mondai con l’aria tra i larici

per vent’ anni a osservare le foglie

d’ un isola in collina

come una donna amata e tralasciata

come tutto ciò che mi scivola tra le dita.

Sola,

una giovane donna bambina

figlia di uno tsunami

nata di Luna rossa

mi colse e mi volse vecchio ragazzo padre

bramato anche nei sogni del sonno al mattino.

Così,

chiesi a me stesso il privilegio

di vederla ormai grande ascoltarci

di tutto ridendo


DE SIDERIO

 

Ieri Libeccio, inasprito dal Tirreno,

trottava a consolare un sole rassegnato, presago.

Una stringa d’alba rosa incoerente

mostra Bora incunearsi ventre a terra

rabbiosa scompigliare opposti nembi,

ventagli di Medusa da Ostro

grevi sopra banchi di mobili foschie giallastre

di sabbia dal Magreb, rocciosa.

Mi scuote dal nulla il rollio dei marosi

sfranti da murate avvezze.

Il ronzio sordo delle macchine al minimo, pronte.

Controlla il timone la vela da Palo a darci la spinta,

velacci ridotti a garantire la rotta,

il resto lo fanno i cinghiaggi da branda.

La luce di cortesia giallocalda

l’ oblò chiuso l’ aura e il dondolio

rimandano a disperse sere lontane,

di madri, di nenie, a conforto.

Nè più m’ è dolce solcare questi mari,

se la vita lo è stata.

Viaggiare si deve, anche la notte, la mente libera,

ma sopravvissuto tra tempeste e qualche naufragio,

sogno una cala protetta, un paese, le scuole,

uscire a mare di rado, nasse traino e palamiti,

dipingermi il tramonto negli occhi, prima di cena.

Allora, ascoltandomi il respiro

cogliere al volo le bolle dal profondo

per giocare a tradurle in umane parole


SPAZIO

 

Oggi vorrei

spento

far tacere Pensiero.

Parlare

nutre e consuma.

Bastano le mie mani

a graffiare

un foglio bianco.

Anelito

è un travaglio lungo una vita.

D’ una figlia sana

un vascello chiamato casa.

Oltre il muretto

orti e campi fra case sparse.

Un prato

un frutteto

una spalliera d’ uva da tavola

sul terrazzo

un giardino d’ inverno

spazio

per ospitare chi passa


LEI 

 

 Bastò salire.

S’una bolla complice.

Per sfiorare Lei.


 

PIOVEVA

 

Sola l’anima.

Il corpo in congedo.

Naviga via.


 

SOSPESA

 

Attorno a lei.

Risuonava un vespro.

Già ansimante.