Marco Nassisi - Poesie

COME NASCE UNA POESIA

 

Parto da un pensiero.

Ci penso, ci ripenso,

ci ripenso ancora.

Capisco il concetto

e cerco di esprimerlo

attraverso la parola,

attraverso la scrittura,

l’incisione eterna

dell’inchiostro sul foglio.

Mi viene un brivido,

a tratti non capisco niente,

tranne che sono vivo.



COSTANTE INFELICITÀ DEL PRESENTE

 

Immagino di vivere in un’altra epoca,

catapultare il mio umile e fragile corpo 

nelle pagine che ho letto e studiato,

guardarmi attorno e sentirmi libero.

Sempre insoddisfatto del presente,

mi sento un eterno infelice, ma è così,

e non ci posso fare niente, non lo nego.

E allora cammino con i poeti

che ho letto sopra la loro tomba.

Bermi una birra e ubriacarmi con Bukowski,

ambulare per la natura con Wordsworth,

fare un viaggio purificatorio con Dante.

Non chiederei altro, mi basterebbe questo.

Il solo ricordo del vivere una volta sola

a volte fa paura, ma questa poesia

è una voce liberatoria 

da cantare sotto la pioggia,

una breve poesia di Ungaretti 

da seppellire sotto terra,

durante una guerra da raccontare

agli ingenui come me 

che continuano a fuggire dal presente.



IL PESO DI UN ADDIO

 

Dire addio è una pietra sul cranio

che ti schiaccia e frantuma,

che ti morde nervi e cervello.

Muovere la mano scomparendo

è il regalo più triste da fare.

Guardare prima il precipizio

e poi la persona che non vedrai più

svuota la voglia di dire

“la vita ha senso essere vissuta”.

Non rimane più niente,

solo un buco nel corpo.

È doloroso e massiccio

il peso di un addio.

È quell’incubo da cui non ti svegli,

quel mare che ti farà annegare,

quel cane che non giocherà con te,

ma ti sbranerà fino all’ultimo osso.

E allora non rimane che uno sguardo,

ultimo, unico e irripetibile,

da scambiarsi e imprimere nella memoria.

Un ultimo semplice gesto

che stringe il cuore

e lo soffoca.

Non riuscirò mai a trasportare

il peso di un addio.

Non scriverò mai così male

il peso di un addio.



LIEVE RESPIRO

 

Un lieve respiro

sento scorrere

sul mio collo.

Mi sfiora la faccia

e mi parla

sussurrando

parole misteriose.

Vorrei sapere di più

di te, dolce soffio,

leggera voce muta,

amica immaginaria…

Insegnami a sognare

ciò che non vedo.

Insegnami a sognarti.



NON MI PIACCIO ARRABBIATO

 

Non mi piaccio arrabbiato.

Non è che solo perché lo sono spesso

vuol dire che mi piaccia esserlo.

Mi odio quando sono arrabbiato.

Sembro duro, ma sono debole,

ed è proprio questo che mi turba.

Non mi piaccio arrabbiato 

perché trattengo le lacrime

che vorrebbero colare per le guance.

Mi detesto da arrabbiato

perché mi viene mal di testa

e non riesco a pensare,

sono cieco di intelletto

e mi sento una bomba che esplode

causando come unica morte

la mia.

Non mi piaccio arrabbiato

perché ti faccio piangere,

e quando ti vedo piangere

pagherei oro 

per consolarti, o semplicemente,

per piangere con te.

Ma da arrabbiato è impossibile.



SCAPPARE

 

Troppe volte penso

di fuggire lontano

senza lasciare traccia.

Dimenticare il passato

e passare ad un futuro

che non si è programmato.

Scordarmi di queste catene,

spezzarle e lasciarle cadere.

Ogni istante in cui volo,

sogno un nuovo momento

da vivere e ricordare.

Vorrei dipingere di vita

il domani che sarà.

Colorarlo di caldo

e scaldare questo cuore

che adesso sembra morto.

Cerco una speranza

nelle prossime ore

che arriveranno.



VORREI CHE QUESTA POESIA LA LEGGESSE UN DOPPIATORE

 

Vorrei che questa poesia

la leggesse un doppiatore,

uno di quelli con la voce 

leggera, sensuale e calma.

Forse renderebbe meglio

il messaggio della poesia.

Le darebbe quel tocco

che trasforma ogni parola,

anche la più stupida,

in pura armonia amorosa.

Io ho la voce stridula,

farei scappare chiunque.

Non mi ci vedo molto bene

a leggerti queste parole.

Ma le ho scritte per te

che sei troppo complicata

e so che non basta il testo

per farti innamorare di me.

Avresti bisogno di una

bella, armoniosa voce

che ti sussurri nell’orecchio

i versi che ho scritto per te.

E io ti amo così tanto

che sarei risposto a chiamare

il miglior doppiatore d’Italia

per fargli leggere questo.

Ti accarezzerebbe con la voce,

ti coccolerebbe con la voce,

ti bacerebbe con la voce.

Io non ho una bella voce,

non saprei usarla bene.

Mi sto esercitando

con il corpo.



SONNO

 

Le palpebre dialogano

tra un ticchettio e l’altro.

Ogni ciglio che batte

è un altro secondo che passa

nella giornata ormai terminata

di un’anima stanca ed esausta.

L’occhio semichiuso

è un sipario

che cessa lo spettacolo.


BEI MOMENTI DIMENTICATI

 

Non ti ricorderai mai

dei bei momenti

passati insieme.

Del sole, delle stelle

che si mostrano

a noi deboli e innocui

esseri viventi indipendenti.

Del mare e le montagne

che ci accarezzano

con le loro mani

grandi come il nostro amore.

È stato un miracolo

che abbiamo colto

come un fiore

pronto per essere baciato

prima di essere donato.

La bellezza del mondo

che unisce le nostre anime

non vivrà nella tua mente.

Il tuo cuore ha una ferita

che queste mie parole

non riusciranno a guarire.


LA POESIA TI AIUTI

 

La poesia ti aiuti

a sentirti meno solo,

in compagnia di un’anima

invisibile 

ma percepibile.

La poesia ti aiuti 

a sentirti felice,

soddisfatto di vivere 

sull’unico pianeta 

dove la terra

trasuda versi.

La poesia ti aiuti

a provare emozioni,

quelle che neanche 

un caldo abbraccio

sapranno darti.


CICATRICI

 

Le cicatrici, che avvolgono 

il mio viso di guerra 

e battaglie,

sono una parte di me.

Le sento mie

perché me le sono procurate.

Le amo come se fossero figlie mie.

La mia sfacciataggine,

il mio non obbedire mai alle regole

le ha fatte nascere

e sono cresciute con me.

Col passare degli anni aumentavano,

ma ogni nuova arrivata in famiglia 

la sentivo 

come se fosse sempre stata parte 

di me.

La malvagità del mondo

mi ha reso un suo degno abitante.

Convivo con la violenza delle strade

e le persone che la praticano.

È una religione 

che ha i propri segni distintivi,

e sono proprio le cicatrici,

profonde, evidenti, bastarde

cicatrici.

Ma io vi amo.

Amo le vostre forme strane,

amo il vostro non dover essere qui,

e infatti amo la vostra disobbedienza,

perché ero un albero senza foglie

e voi mi avete fatto fiorire.

Vi porterò per sempre con me.


ESISTENZIALE

 

Il mio cuore ancora pulsa

ma non serve a niente

se non si mischia con gli altri,

se non cammina con loro.

Parla da solo perché è solo,

pensa solo a se stesso

perché è rimasto l’unico

sopra questa terra deserta.

E allora la domanda è questa,

a cosa serve vivere da soli?

Qual è il senso della vita

in un mondo vuoto e morto.

Il mio cuore ancora pulsa

anche se un po’ triste

per la delusione di solitudine

destinata a protrarsi.

Nessuno osserverà

questo cuore pulsante.

Nessuno lo proteggerà

dalle grinfie del male,

perché è rimasto l’unico

cuore ancora pulsante.


RICHIESTA DI UMANITÀ

 

Chiedo disperatamente e umilmente

a tutti gli esseri che leggeranno queste parole

di ricordarsi di essere ogni giorno, 

dal primo momento che vivono,

persone, umane, vive, che vivono.

Chiedo che non si limitino a respirare,

mangiare, dormire e parlare, 

ma che percorrano il sentiero della vita

con la dignità di chi quando si addormenterà

lo farà col sorriso di un uomo in pace.

Che il mondo possa popolarsi di anime buone,

anime che aiutano le altre ad essere anime.

Che la persona vicino a voi sia felice

di essere vicino a voi, e che vi sorrida

con la gioia di un bambino che,

invece di essere ingenuo perché nuovo,

è consapevole di avere accanto

un cuore d’oro pronto a darlo via per voi.

Che gli spiriti di chi ci ha lasciato,

e che ora riposano nel cielo beato,

siano grati di avervi sulla stessa nuvola

e di condividere il paradiso con voi.


QUESTA PASSIONE NON VERRÀ MAI COMPRESA

 

Questa passione

non verrà mai compresa.

Nessuno sarà mai in grado

di comprendere

ciò che si prova

nel svegliarsi

con in testa il solo scopo

di manifestare il proprio pensiero

attraverso l’arte,

la più profonda e sana medicina.

L’animo umano ne ha bisogno,

il cervello ne ha bisogno, 

il cuore ne ha bisogno.

Tutti ne abbiamo bisogno,

ma in pochi la comprendono.

Forse neanche io

ho realmente capito

il valore di tutto questo.

Ma sento di averne bisogno,

e penso che basti questo.

Anche perché è impossibile spiegarsi

qualcosa di inspiegabile,

qualcosa che basta

a capire che è magico così com’è.

Semplice, complesso.


POESIA INCERTA

 

Questa è una poesia incerta.

Non si capisce se sia triste o felice,

calda o fredda.

Parla di vita o di morte?

Parla di ragazze o ragazzi?

Questa è una poesia incerta

scritta da un poeta incerto

che vive una vita incerta

ed è incerto sul suo futuro,

che sia il domani

o la vita nell’aldilà.

Questa poesia è incerta 

perché è scritta 

in un’epoca incerta

piena di gente incerta,

esattamente come me.

Osservo questo paesaggio di campagna 

e lo vedo incerto.

Gli alberi sono incerti,

le pecore al pascolo sono incerte,

i contadini sono incerti

anche se non sembra.

Ho bisogno di certezze,

ma questa è una poesia incerta

e le certezze non sono ammesse.

Infatti finisce qui,

con un finale incerto

che scaturirà

un applauso

incerto.


FANTASMI

 

Dove sono finiti i cadaveri

che un tempo popolavano

territori contaminati di vergogna.

Dove giacciono inermi

i terroristi di questa terra

rovinata dalle ingiurie.

Dove si nascondono i demoni

che un tempo regnavano

la casa dei buoni.

Uscendo di casa, osservando

il mondo delicato

da loro frantumato,

si può notare l’ingente danno

di mani stregate senza cuore,

sangue, sentimento, onore.

Queste anime dannate

destinate alla piena sofferenza,

seppur morte, circolano ancora.

Vivono in mezzo a noi.

Vivono dentro di noi.


STO VOLANDO

 

In volo sento un brivido sulla schiena,

sento le nuvole sfiorarmi la pelle.

Le braccia che sono ali,

mi trasformo in un volatile immortale.

Oltrepasso mari, montagne,

dall’aria pura di campagna

allo smog della città 

che sorvolo fiero del mio potere.

A volte mi sento un vigliacco

a risolvere le preoccupazioni 

con un semplice colpo d’ali,

ma sento la necessità di scappare

lontano da chi vorrebbe spezzarmi

le ali che sono la mia salvezza.


STORIA DI UN LITIGIO

 

Io non dimentico le dure parole

che mi rivolgesti nel mio volto

sconvolto dal mare di disordine

che regna nella testa immatura

di noi giovani vivi ma morti, 

già sepolti tra le sporche macerie

che presto saranno la nostra linfa.

È la dura conseguenza del grido,

dell’aria maligna che il cupo suono

proveniente dalle nostre bocche

si getta sui nostri volti malati.

Quanta cattiveria gratuita 

ci stiamo buttando addosso.

Ci stiamo rovinando dall’interno,

anche se sembra tutta apparenza.