COME NASCE UNA POESIA
Parto da un pensiero.
Ci penso, ci ripenso,
ci ripenso ancora.
Capisco il concetto
e cerco di esprimerlo
attraverso la parola,
attraverso la scrittura,
l’incisione eterna
dell’inchiostro sul foglio.
Mi viene un brivido,
a tratti non capisco niente,
tranne che sono vivo.
COSTANTE INFELICITÀ DEL PRESENTE
Immagino di vivere in un’altra epoca,
catapultare il mio umile e fragile corpo
nelle pagine che ho letto e studiato,
guardarmi attorno e sentirmi libero.
Sempre insoddisfatto del presente,
mi sento un eterno infelice, ma è così,
e non ci posso fare niente, non lo nego.
E allora cammino con i poeti
che ho letto sopra la loro tomba.
Bermi una birra e ubriacarmi con Bukowski,
ambulare per la natura con Wordsworth,
fare un viaggio purificatorio con Dante.
Non chiederei altro, mi basterebbe questo.
Il solo ricordo del vivere una volta sola
a volte fa paura, ma questa poesia
è una voce liberatoria
da cantare sotto la pioggia,
una breve poesia di Ungaretti
da seppellire sotto terra,
durante una guerra da raccontare
agli ingenui come me
che continuano a fuggire dal presente.
IL PESO DI UN ADDIO
Dire addio è una pietra sul cranio
che ti schiaccia e frantuma,
che ti morde nervi e cervello.
Muovere la mano scomparendo
è il regalo più triste da fare.
Guardare prima il precipizio
e poi la persona che non vedrai più
svuota la voglia di dire
“la vita ha senso essere vissuta”.
Non rimane più niente,
solo un buco nel corpo.
È doloroso e massiccio
il peso di un addio.
È quell’incubo da cui non ti svegli,
quel mare che ti farà annegare,
quel cane che non giocherà con te,
ma ti sbranerà fino all’ultimo osso.
E allora non rimane che uno sguardo,
ultimo, unico e irripetibile,
da scambiarsi e imprimere nella memoria.
Un ultimo semplice gesto
che stringe il cuore
e lo soffoca.
Non riuscirò mai a trasportare
il peso di un addio.
Non scriverò mai così male
il peso di un addio.
LIEVE RESPIRO
Un lieve respiro
sento scorrere
sul mio collo.
Mi sfiora la faccia
e mi parla
sussurrando
parole misteriose.
Vorrei sapere di più
di te, dolce soffio,
leggera voce muta,
amica immaginaria…
Insegnami a sognare
ciò che non vedo.
Insegnami a sognarti.
NON MI PIACCIO ARRABBIATO
Non mi piaccio arrabbiato.
Non è che solo perché lo sono spesso
vuol dire che mi piaccia esserlo.
Mi odio quando sono arrabbiato.
Sembro duro, ma sono debole,
ed è proprio questo che mi turba.
Non mi piaccio arrabbiato
perché trattengo le lacrime
che vorrebbero colare per le guance.
Mi detesto da arrabbiato
perché mi viene mal di testa
e non riesco a pensare,
sono cieco di intelletto
e mi sento una bomba che esplode
causando come unica morte
la mia.
Non mi piaccio arrabbiato
perché ti faccio piangere,
e quando ti vedo piangere
pagherei oro
per consolarti, o semplicemente,
per piangere con te.
Ma da arrabbiato è impossibile.
SCAPPARE
Troppe volte penso
di fuggire lontano
senza lasciare traccia.
Dimenticare il passato
e passare ad un futuro
che non si è programmato.
Scordarmi di queste catene,
spezzarle e lasciarle cadere.
Ogni istante in cui volo,
sogno un nuovo momento
da vivere e ricordare.
Vorrei dipingere di vita
il domani che sarà.
Colorarlo di caldo
e scaldare questo cuore
che adesso sembra morto.
Cerco una speranza
nelle prossime ore
che arriveranno.
VORREI CHE QUESTA POESIA LA LEGGESSE UN DOPPIATORE
Vorrei che questa poesia
la leggesse un doppiatore,
uno di quelli con la voce
leggera, sensuale e calma.
Forse renderebbe meglio
il messaggio della poesia.
Le darebbe quel tocco
che trasforma ogni parola,
anche la più stupida,
in pura armonia amorosa.
Io ho la voce stridula,
farei scappare chiunque.
Non mi ci vedo molto bene
a leggerti queste parole.
Ma le ho scritte per te
che sei troppo complicata
e so che non basta il testo
per farti innamorare di me.
Avresti bisogno di una
bella, armoniosa voce
che ti sussurri nell’orecchio
i versi che ho scritto per te.
E io ti amo così tanto
che sarei risposto a chiamare
il miglior doppiatore d’Italia
per fargli leggere questo.
Ti accarezzerebbe con la voce,
ti coccolerebbe con la voce,
ti bacerebbe con la voce.
Io non ho una bella voce,
non saprei usarla bene.
Mi sto esercitando
con il corpo.
SONNO
Le palpebre dialogano
tra un ticchettio e l’altro.
Ogni ciglio che batte
è un altro secondo che passa
nella giornata ormai terminata
di un’anima stanca ed esausta.
L’occhio semichiuso
è un sipario
che cessa lo spettacolo.
BEI MOMENTI DIMENTICATI
Non ti ricorderai mai
dei bei momenti
passati insieme.
Del sole, delle stelle
che si mostrano
a noi deboli e innocui
esseri viventi indipendenti.
Del mare e le montagne
che ci accarezzano
con le loro mani
grandi come il nostro amore.
È stato un miracolo
che abbiamo colto
come un fiore
pronto per essere baciato
prima di essere donato.
La bellezza del mondo
che unisce le nostre anime
non vivrà nella tua mente.
Il tuo cuore ha una ferita
che queste mie parole
non riusciranno a guarire.
LA POESIA TI AIUTI
La poesia ti aiuti
a sentirti meno solo,
in compagnia di un’anima
invisibile
ma percepibile.
La poesia ti aiuti
a sentirti felice,
soddisfatto di vivere
sull’unico pianeta
dove la terra
trasuda versi.
La poesia ti aiuti
a provare emozioni,
quelle che neanche
un caldo abbraccio
sapranno darti.
CICATRICI
Le cicatrici, che avvolgono
il mio viso di guerra
e battaglie,
sono una parte di me.
Le sento mie
perché me le sono procurate.
Le amo come se fossero figlie mie.
La mia sfacciataggine,
il mio non obbedire mai alle regole
le ha fatte nascere
e sono cresciute con me.
Col passare degli anni aumentavano,
ma ogni nuova arrivata in famiglia
la sentivo
come se fosse sempre stata parte
di me.
La malvagità del mondo
mi ha reso un suo degno abitante.
Convivo con la violenza delle strade
e le persone che la praticano.
È una religione
che ha i propri segni distintivi,
e sono proprio le cicatrici,
profonde, evidenti, bastarde
cicatrici.
Ma io vi amo.
Amo le vostre forme strane,
amo il vostro non dover essere qui,
e infatti amo la vostra disobbedienza,
perché ero un albero senza foglie
e voi mi avete fatto fiorire.
Vi porterò per sempre con me.
ESISTENZIALE
Il mio cuore ancora pulsa
ma non serve a niente
se non si mischia con gli altri,
se non cammina con loro.
Parla da solo perché è solo,
pensa solo a se stesso
perché è rimasto l’unico
sopra questa terra deserta.
E allora la domanda è questa,
a cosa serve vivere da soli?
Qual è il senso della vita
in un mondo vuoto e morto.
Il mio cuore ancora pulsa
anche se un po’ triste
per la delusione di solitudine
destinata a protrarsi.
Nessuno osserverà
questo cuore pulsante.
Nessuno lo proteggerà
dalle grinfie del male,
perché è rimasto l’unico
cuore ancora pulsante.
RICHIESTA DI UMANITÀ
Chiedo disperatamente e umilmente
a tutti gli esseri che leggeranno queste parole
di ricordarsi di essere ogni giorno,
dal primo momento che vivono,
persone, umane, vive, che vivono.
Chiedo che non si limitino a respirare,
mangiare, dormire e parlare,
ma che percorrano il sentiero della vita
con la dignità di chi quando si addormenterà
lo farà col sorriso di un uomo in pace.
Che il mondo possa popolarsi di anime buone,
anime che aiutano le altre ad essere anime.
Che la persona vicino a voi sia felice
di essere vicino a voi, e che vi sorrida
con la gioia di un bambino che,
invece di essere ingenuo perché nuovo,
è consapevole di avere accanto
un cuore d’oro pronto a darlo via per voi.
Che gli spiriti di chi ci ha lasciato,
e che ora riposano nel cielo beato,
siano grati di avervi sulla stessa nuvola
e di condividere il paradiso con voi.
QUESTA PASSIONE NON VERRÀ MAI COMPRESA
Questa passione
non verrà mai compresa.
Nessuno sarà mai in grado
di comprendere
ciò che si prova
nel svegliarsi
con in testa il solo scopo
di manifestare il proprio pensiero
attraverso l’arte,
la più profonda e sana medicina.
L’animo umano ne ha bisogno,
il cervello ne ha bisogno,
il cuore ne ha bisogno.
Tutti ne abbiamo bisogno,
ma in pochi la comprendono.
Forse neanche io
ho realmente capito
il valore di tutto questo.
Ma sento di averne bisogno,
e penso che basti questo.
Anche perché è impossibile spiegarsi
qualcosa di inspiegabile,
qualcosa che basta
a capire che è magico così com’è.
Semplice, complesso.
POESIA INCERTA
Questa è una poesia incerta.
Non si capisce se sia triste o felice,
calda o fredda.
Parla di vita o di morte?
Parla di ragazze o ragazzi?
Questa è una poesia incerta
scritta da un poeta incerto
che vive una vita incerta
ed è incerto sul suo futuro,
che sia il domani
o la vita nell’aldilà.
Questa poesia è incerta
perché è scritta
in un’epoca incerta
piena di gente incerta,
esattamente come me.
Osservo questo paesaggio di campagna
e lo vedo incerto.
Gli alberi sono incerti,
le pecore al pascolo sono incerte,
i contadini sono incerti
anche se non sembra.
Ho bisogno di certezze,
ma questa è una poesia incerta
e le certezze non sono ammesse.
Infatti finisce qui,
con un finale incerto
che scaturirà
un applauso
incerto.
FANTASMI
Dove sono finiti i cadaveri
che un tempo popolavano
territori contaminati di vergogna.
Dove giacciono inermi
i terroristi di questa terra
rovinata dalle ingiurie.
Dove si nascondono i demoni
che un tempo regnavano
la casa dei buoni.
Uscendo di casa, osservando
il mondo delicato
da loro frantumato,
si può notare l’ingente danno
di mani stregate senza cuore,
sangue, sentimento, onore.
Queste anime dannate
destinate alla piena sofferenza,
seppur morte, circolano ancora.
Vivono in mezzo a noi.
Vivono dentro di noi.
STO VOLANDO
In volo sento un brivido sulla schiena,
sento le nuvole sfiorarmi la pelle.
Le braccia che sono ali,
mi trasformo in un volatile immortale.
Oltrepasso mari, montagne,
dall’aria pura di campagna
allo smog della città
che sorvolo fiero del mio potere.
A volte mi sento un vigliacco
a risolvere le preoccupazioni
con un semplice colpo d’ali,
ma sento la necessità di scappare
lontano da chi vorrebbe spezzarmi
le ali che sono la mia salvezza.
STORIA DI UN LITIGIO
Io non dimentico le dure parole
che mi rivolgesti nel mio volto
sconvolto dal mare di disordine
che regna nella testa immatura
di noi giovani vivi ma morti,
già sepolti tra le sporche macerie
che presto saranno la nostra linfa.
È la dura conseguenza del grido,
dell’aria maligna che il cupo suono
proveniente dalle nostre bocche
si getta sui nostri volti malati.
Quanta cattiveria gratuita
ci stiamo buttando addosso.
Ci stiamo rovinando dall’interno,
anche se sembra tutta apparenza.