Gocce di pioggia
Gocce di pioggia,
lacrime
dai miei occhi secchi.
Gocce di sangue,
dal mio cuore ferito.
Testimoni di vita,
nel buio della mia esistenza
(Maria Concetta Borgese)
Tu
Dolce pensiero del risveglio,
presenza costante,
nello scorrere del divenire,
desiderio della sera
che colora i sogni della notte.
(Maria Concetta Borgese)
Estate
Con le prime note
del profumo dell’ estate
si riaccende il cuore.
Il sorriso della speranza
Illumina il giorno.
(Maria Concetta Borgese)
Nel fondo dei tuoi occhi
Nel fondo dei tuoi occhi
si specchia la mia anima.
Rughe sulla pelle,
cicatrici di una vita.
Nel fondo dei tuoi occhi,
immagini del tempo,
sfocate, soffuse,
colori sfumati.
Nel fondo dei tuoi occhi,
albe e tramonti,
luci ed ombre.
Nel fondo dei tuoi occhi,
l’infinito che sarà.
(Maria Concetta Borgese)
Vorrei
Vorrei ali per volare alto
e vedere oltre l’ infinito,
notti per sognare
e realizzare ciò che non è stato.
(Maria Concetta Borgese)
Oblio
Come acqua erode le rocce,
il tempo, lentamente, porta via i ricordi.
Oblio della mente.
Sonno dei sensi e del corpo.
E d’improvviso,
un odore, un colore, un luogo.
E riemergono emozioni, sentimento, amore.
E riemergono delusioni, rifiuti, umiliazioni.
Ferite sempre aperte.
Non si placa il cuore!
(Maria Concetta Borgese)
Silenzio
Silenzio, assenza.
Sonno della mente,
sonno dei sensi.
Lungo inverno,
buio, oscurità.
Notte della vita che scorre.
Freddo, ghiaccio,
gelo del cuore.
(Maria Concetta Borgese)
Io
Allo specchio,
la mia immagine
che si frantuma.
Luoghi, volti cari,
parole perse nel vento,
tinte sfumate,
colorati profumi,
prendono forma,
la mia forma.
Sono io!
(Maria Concetta Borgese)
Il leone e lo scorpione
Un pomeriggio di fine estate il leone camminava, lentamente, sotto il sole.
Gli odori dell’estate riempivano le sue narici.
Aveva sete, sentiva in lontananza del suoni, e vide una fonte d’acqua.
Si avvicinò e bevve. Il suono che sentiva , lo incuriosiva e comincio a scrutare.
Lo Scorpione, che era nascosto, fece un balzo e lo morse.
Il leone si scostò e inizio a correre verso la sua tana, sentiva le forze venirgli meno.
Cadde in un sonno profondo. Sognò… sognò. sognò… Rivedeva la scena, ritornava a farsi mordere dallo scorpione.
Anche se il morso era doloroso, quel suono lo ammaliava, quel sonno era dolce, e non voleva destarsi.
Ma, un giorno, l’effetto del veleno svanì e il leone, lentamente, si risveglio.
Era debole. Non sapeva quanto tempo fosse trascorso, se un giorno, o anni.
Riprese le forze ed uscì dalla sua tana.
Ritorno li, dove lo scorpione lo aveva morso, ed ancora lo attirava con i suoi suoni.
Con la zampa scostò la pietra e lo vide, era un piccolo, viscido, e velenoso insetto… Avrebbe potuto schiacciarlo con la sua zampa. Lo lasciò vivere.
Ruggì e si girò, agito con fare regale la sua criniera e corse libero nella savana.
Da quel momento non era più in suo potere!
Era una mattina come le altre…
Era una mattina come le altre, Eva si alzò e guardò fuori dalla finestra della sua camera.
L’auto era parcheggiata al bordo del marciapiede, come sempre.
Si guardò intorno. C’era disordine, come nella sua vita.
Iniziò a riporre alcuni oggetti.
Doveva valutare e fare delle scelte. Troppe incertezze, troppe attese, troppe pause, assenze, troppi silenzi immotivati e mai spiegati.
Certo, lui sapeva che lei non si sarebbe stancata, che avrebbe continuato a lottare, che non si sarebbe arresa, che avrebbe accettato i suoi silenzi e le sue assenze, che sarebbe rimasta sempre lì, incrollabile come un pilastro, inamovibile, sempre presente nella sua vita, anche se a distanza, nonostante tutto.
Lei si domandò se ne aveva, ancora, la forza, se ne valeva la pena, se nulla sarebbe mutato col tempo.
Era stanca, molto stanca.
Sapeva, nel suo profondo, che lei era importante per lui, che lui l’amava, ma non riusciva ad ammetterlo a se stesso, non riusciva a fare la sua scelta.
Si sentiva molto delusa e frustrata, impotente.
Nella sua mente pensieri ciclici ricorrenti. Non sarebbe mai uscita da quella spirale.
Da quel momento non avrebbe più atteso.
Guardò ancora attraverso il vetro.
Apri la finestra, respirò l’aria fresca che le sferzava il volto.
Aria fresca nella sua vita. Ecco, che cosa doveva fare!
Fuori c’era il mondo e lei lo aveva escluso, per troppo tempo, dalla sua vita.
Sentiva un dolore quasi insopportabile al cuore. Respirava lentamente e profondamente, per lenire il dolore.
Aria fresca nella sua vita, aria nuova.
Una nuova vita. Avrebbe affrontato il mondo!
E si domandò: E lui? Lui non avrebbe più avuto la certezza della sua incrollabile presenza, del suo amore.
Avrebbe compreso quello che lei significava nella sua vita.
Forse… forse l’avrebbe cercata.
Chi sa, forse, un giorno sarebbe ritornata, inaspettatamente, con rinnovata energia.
Ma ora doveva andare.