Maria Grazia Leone - Poesie

Amore 

 

Mai ti ho amato come oggi
mai hanno vibrato all’unisono
i nostri corpi e le nostre anime come adesso.
Mano nella mano
occhi negli occhi
un solo orizzonte
un solo respiro.
Quando incendio il foglio di passione
tu non mi perdi d’occhio
né quando lacero la carta con le mie lacrime.
Mentre scolpisci nella roccia infuocata
parole d’amore e di dolore,
io accompagno la tua mano.
Tu, passione degli anni verdi
oggi amore puro.
Si intrecciano le nostre vite
si avvinghiano.
Insieme sentire la gioia fugace che invade
e il dolore che schianta.
Foglio vergato a quattro mani
Sudario dell’anima
Pentagramma con le note del cuore
Insieme
un cuore solo.
Tu e io per sempre. 


Bambina          

 

Frammenti luminosi di sogni 

pioggia di petali,

cascata di note divine.

Mani calde che accolgono.

Il buio alle spalle

il futuro negli occhi.

Mille sorrisi

tante lacrime 

ancora sorrisi…

Così inizia la mia vita.

Con tenerezza e stupore 

ho guardato il mondo

per la prima volta, 

col fiuto di un animale cucciolo,

con l’animo di chi ha un cuore nuovo

da riempire, 

col sospiro 

di un fiore che si schiude.



Cielo di notte 

 

Scruto 

il cielo di notte

silente

odoroso

vibrante.

Lontanissima 

una stella 

scintilla.

Rabbrividisco,

il freddo dell’anima 

mi sconforta.

Da lontano

struggente 

il canto delle sirene, 

sul mare il chiarore 

di una lampara.


Gli amori passati 

 

Faville scintillanti nella notte

nel buio della notte.

Gli amori di ieri 

non sono finiti,

sono solo passati

come meteore

nel firmamento della mia anima,

faville divine

che tutto illuminano.

Fuochi immensi

di vita e di passione.

Tu allegro fuoco ardente

che si consuma cantando 

e mi consuma

tu, nel deserto dell’esistenza, 

zampillo festoso.

Tu, splendido amore mio

solo in quel momento

ma per sempre. 


In cammino 

 

In un cassetto ho cercato

i monili del mio passato.  

Colorate e ammaccate

solo poche pietre di giovinetta

ho ritrovato in una scatola opaca 

ancora profumata.

Sono i segni 

di una mitica età dell’oro

ormai svanita.  

Ma un ricordo si accende

mentre cammino 

nella luce morbida di primavera:

non è sabbia del deserto

sotto i miei piedi

ma polvere di una meteora   

passata e mai più veduta,

sono i frammenti di una conchiglia

in cui sussurrava il mare.

E all’improvviso ti vedo

ti riconosco

tendo la mano 

mi afferri

non ti lascio andare.

Sei qui

adesso

con me,

le gambe e i piedi graffiati,

il viso bruciato dal sole.

Avvinghiate.

Strette l’una all’altra,

la giovane di ieri

e la donna di oggi  

nel sole

in cammino verso il futuro.


La clessidra  

 

Nel ricordo adesso

ti vedo

come allora nella realtà.

Avanzi risoluto.

Con gesti lenti riempi lo spazio e lo disegni.

Occhi ridenti

cuore appassionato

innamorato.

Cammini nel sole

luce nella luce

lentamente ti fai strada

e incanti.

Insieme abbiamo abitato la terra di nessuno

che solo per poco appartiene agli innamorati. 

Poi sventurati

capovolta la clessidra

abbiamo iniziato a contare il tempo 

che ci separa 

dalla fine. 


La solitudine  

 

Fiorivano i ciliegi

e mi adocchiava,

sadica e sensuale

mi studiava,

nella calura d’agosto

il suo fiato sul collo mi sfibrava.

La solitudine mi ha pedinata

tallonata

rincorsa

stanata

ghermita

violata,

ma io 

me la sono fatta amica

e poi l’ho ammazzata.


Luminosa 

 

Creatura fatta di luce

figlia del mare e della terra

del vento e del sole.

Germoglio tenace ai margini del deserto

dall’amore venuto per l’amore.

Luminosa meraviglia,

nell’universo cuore pulsante.

Sorriso della natura 

nel fremito breve della vita 

che in un attimo si consuma. 

Di quell’attimo fatidico sei l’eco che dura in eterno.


Primavera 2020  

 

Prigionia

case divenute bunker

ospedali divenuti trincee, santuari della sofferenza e della pietà,

strade e città vuote.

Tutto è diverso in questa amara Quaresima inaspettata.

Ma la Primavera incalza,

si veste di germogli foglie e fiori,

incede come ha sempre fatto.

Il Miracolo si ripete.

Abbiamo bisogno di te,

bentornata primavera.

Dalla finestra, piccolo occhio sul mondo,

osservo la natura che disvela i suoi doni

con immutato millenario splendore.

Fantastica Italia, 

con il calore della tua gente,

con le albe rosate e i tramonti infuocati

con gli ardui picchi e le colline ridenti

con il tuo cielo che si specchia nel mare

il mare nostro che abbraccia la costa e le isole, 

smeraldi preziosi scintillanti al sole.

Intanto in giardino un germoglio esplode 

carico di contagiosa sana vitalità

rassicurante col suo verde tenero

con la trasgressione della natura che si rinnova.

Nell’affanno doloroso tanta bellezza ci conforta.

Forza, Italia mia straordinaria! Italia nostra amata!


Ti ho visto 

 

Ti ho visto

in alto e nel profondo,

nel bagliore di una stella,

nel fruscio degli alberi

che sussurrano nel vento,

all’ombra del bosco

che rinfresca il cuore

e conserva le fiabe antiche.

Ti ho visto vicino

mi hai teso le braccia

ti ho teso le mie,

non ti posso accarezzare.

Al tempo dei voli

non ho potuto

trarti dall’indistinto, 

dall’essenza 

farti presenza

non ho potuto… 

Si dilegua il tuo volto 

nella luce del mattino,

come neve sciolta al sole

svanisce un sogno

che ritrovo a sera 

quando tutto tace

e ognuno cerca pace.

Da vette inaccessibili

mesti ci sorridiamo

da destini irrevocabili

lacrimando ci salutiamo.


A Te

 

L’orizzonte si tinge di rosa.
Mi sorprende a ciglio asciutto l’alba del nuovo giorno
quando ormai le lacrime son prosciugate.
Sento la tua anima ribelle vagare inquieta,
non hai avuto tomba né culla.
Sei ad un passo da me,
ti posso accarezzare
ma è un sogno
che muore all’alba.
Per te il mio cuore
inconsolabile
è nido e urna.
Ti abbraccio
con infinito Amore.


Luminosa

 

Creatura fatta di luce
figlia del mare e della terra,
del vento e del sole,
germoglio tenace ai margini del deserto,
dall’amore venuta per l’amore.
Luminosa meraviglia,
nell’universo cuore pulsante.
Sorriso della natura
nel fremito breve della vita
che in un attimo si consuma.
Di quell’attimo fatidico sei l’eco che dura in eterno.


 

Aria di primavera

 

L’aria di primavera
si insinua dappertutto
tenace, vorace, inquieta.
Ricordo i tuoi baci,
tutti.
A uno a uno
tornano a farmi luce
nella solitudine
dei giorni frenetici e aridi.
E le tue carezze
sprazzi di infinito
sulla pelle bruciata dal sole,
sigillo di eternità
nell’effimero volgere dei giorni,
nell’arida monotonia
della condivisione
vanamente retorica.
Dal nulla
un bacio
ci ha già salvati.


 

Celle murate

 

Un tempo in oscure celle sotterranee,
per sempre prosciugata la linfa vitale,
si spegneva l’ardore
di tanta giovinezza perduta.
Oggi siamo noi condannati.
Murati nell’egoismo ben camuffato,
agghindato per una squallida festa,
aneliamo ad una bolla di aria pura,
ad una vita che sia vita.
Rei della presunzione
che consuma,
che tutto divora vorace,
sbranati dall’io che è il nostro dio,
portiamo con baldanza nel mondo
la nostra pochezza che sembra grandezza.
Sia benedetto lo spirito che genera,
il sorriso umile che ristora,
il ventre ubertoso di madre
che costruisce il futuro.
Come ha fatto Maria,
come pure Griselda
umili
donne giganti,
accese di femminilità
nuova,
diversa,
fertili nello spirito e nel corpo.
Gioiose nell’unica follia possibile
quella che edifica.
Incrollabili donne,
esempio superbo di umiltà.
Non c’è più tempo.
Sbricioliamo gli egoismi,
polverizziamoli
o i loro frantumi ci dissangueranno,
ci seppelliranno.
Sì, vogliamo salvarci.
Nostro malgrado una primavera vergine,
pura come l’aria di montagna,
la vogliamo,
ancora la sogniamo.
Nell’alba ancora gelida di fine inverno
al vento oscillano
nere trame
disegnate sull’azzurro,
rami carichi di vita,
che mostrano al cielo i teneri germogli
pieni di futuro.


 

Cenere

 

Ti ho rivisto
nello splendore decadente
della tua bellezza:
occhi magnetici
voce affascinante,
il lampo di follia che ti sfiora la mente.
Sei proprio tu, ti riconosco.
Ti ho rivisto:
ordinario
difettoso
noioso.
Ma l’amore non finisce:
benché estinta,
splendente emozione
conservata nelle pieghe dell’anima
per l’eternità,
come fossile
che nel nascondimento della roccia
di epoche immemori magnifico si fa testimone.
Spenta la passione,
ritirata l’onda che travolge,
rimane la cenere profumata di un’emozione
e la gratitudine.


 

Vita

 

Di te amo anche le assenze,
amo il buio, e tu sai quanto mi innamori la luce,
di te amo il dolore
perché solo quello è
nel cuore amaro e acerbo di certi giorni.
Amo di te il canto
che copre lo schianto
e amo le rose
ahimè con le spine.
Di te amo tutte le terre di confine
e gli abissi spaventosi
perché nel loro fondo inquieto
è impigliata una parte della mia anima.
Da bambina ho amato il sogno
di una vita diversa
ma oggi ti abbraccio con tenerezza
perché mi appartieni tutta
con il buio
e con la tua luce,
che è il mio abito migliore,
o vita mia!


 

Monadi impazzite

 

Monadi.
Monadi senza passato,
senza futuro,
senza anima,
in giro senza meta
nell’universo sconfinato,
cloni della presunzione
che cieca tutto divora vorace.
Monadi strette senza scampo
nell’orizzonte soffocante
dell’io che sembra Dio,
che è dio.


 

Luce e vita

 

Non ho ricevuto
la fiammella della vita
da passare ai discendenti
ma una corona di spine
che mi fa lacrimare.
E ora nel buio
una stella lontanissima con la sua luce
mi indica il sentiero
dove tra sterpi rinsecchiti
le lucciole
fremono felici
brillano tenaci.
E di giorno
in riva al mare che placido sussurra
respiro il salmastro che invade l’anima
e nell’azzurro mi specchio,
mi rinnovo
nel sole che abbaglia,
fibra germogliante di vita,
sofferente
eppure felice.
Giardini Naxos, agosto 2019


 

Per sempre insieme

 

Mai ti ho amato come oggi,
mai hanno vibrato all’unisono
i nostri corpi e le nostre anime come adesso.
Mano nella mano
occhi negli occhi
un solo orizzonte
un solo respiro.
Quando incendio il foglio di passione,
tu non mi perdi d’occhio,
né quando lacero la carta con le mie lacrime.
Mentre scolpisci sulla roccia infuocata
parole d’amore e di dolore,
io accompagno la tua mano.
Fu passione degli anni verdi, infatuazione.
Oggi amore puro.
Vite che si intrecciano le nostre,
si avvinghiano.
Insieme sentire la gioia fugace che invade
e il dolore che schianta.
Foglio vergato a quattro mani.
Sudario dell’anima.
Pentagramma con le note del cuore.
Insieme una sola emozione.
Tu ed io per sempre.


 

A mio Padre

 

Un giorno lontano
ci hai guardato per l’ultima volta,
una rincorsa
un ultimo respiro
e via su quel treno
verso quelli che ti hanno amato e preceduto.
Nelle orecchie
i canti dei bambini, le voci della tua infanzia
e le risate festose dei tuoi nipotini, pieni di futuro,
innamorati della vita,
negli occhi
il volto di tua madre
fiera e solitaria, sorridente.
Ti ho seguito
con lo sguardo e il cuore in tumulto,
la fronte increspata, gli occhi asciutti.
Ho visto quel treno allontanarsi
lentamente, inesorabilmente,
poi, sempre più veloce, andare lontano, chissà dove.
Di notte contemplo le stelle e rabbrividisco,
vibranti di infinito e di eterno, lontanissime.
Caro Padre, mi inchino lacrimante
davanti alla statua di marmo che ora sei,
simulacro inerte dell’uomo che sei stato,
orgogliosa della ricchezza del tuo fare e del tuo essere,
commossa dalla tua pacata
indimenticabile tenerezza.