Amore
Mai ti ho amato come oggi
mai hanno vibrato all’unisono
i nostri corpi e le nostre anime come adesso.
Mano nella mano
occhi negli occhi
un solo orizzonte
un solo respiro.
Quando incendio il foglio di passione
tu non mi perdi d’occhio
né quando lacero la carta con le mie lacrime.
Mentre scolpisci nella roccia infuocata
parole d’amore e di dolore,
io accompagno la tua mano.
Tu, passione degli anni verdi
oggi amore puro.
Si intrecciano le nostre vite
si avvinghiano.
Insieme sentire la gioia fugace che invade
e il dolore che schianta.
Foglio vergato a quattro mani
Sudario dell’anima
Pentagramma con le note del cuore
Insieme
un cuore solo.
Tu e io per sempre.
Bambina
Frammenti luminosi di sogni
pioggia di petali,
cascata di note divine.
Mani calde che accolgono.
Il buio alle spalle
il futuro negli occhi.
Mille sorrisi
tante lacrime
ancora sorrisi…
Così inizia la mia vita.
Con tenerezza e stupore
ho guardato il mondo
per la prima volta,
col fiuto di un animale cucciolo,
con l’animo di chi ha un cuore nuovo
da riempire,
col sospiro
di un fiore che si schiude.
Cielo di notte
Scruto
il cielo di notte
silente
odoroso
vibrante.
Lontanissima
una stella
scintilla.
Rabbrividisco,
il freddo dell’anima
mi sconforta.
Da lontano
struggente
il canto delle sirene,
sul mare il chiarore
di una lampara.
Gli amori passati
Faville scintillanti nella notte
nel buio della notte.
Gli amori di ieri
non sono finiti,
sono solo passati
come meteore
nel firmamento della mia anima,
faville divine
che tutto illuminano.
Fuochi immensi
di vita e di passione.
Tu allegro fuoco ardente
che si consuma cantando
e mi consuma
tu, nel deserto dell’esistenza,
zampillo festoso.
Tu, splendido amore mio
solo in quel momento
ma per sempre.
In cammino
In un cassetto ho cercato
i monili del mio passato.
Colorate e ammaccate
solo poche pietre di giovinetta
ho ritrovato in una scatola opaca
ancora profumata.
Sono i segni
di una mitica età dell’oro
ormai svanita.
Ma un ricordo si accende
mentre cammino
nella luce morbida di primavera:
non è sabbia del deserto
sotto i miei piedi
ma polvere di una meteora
passata e mai più veduta,
sono i frammenti di una conchiglia
in cui sussurrava il mare.
E all’improvviso ti vedo
ti riconosco
tendo la mano
mi afferri
non ti lascio andare.
Sei qui
adesso
con me,
le gambe e i piedi graffiati,
il viso bruciato dal sole.
Avvinghiate.
Strette l’una all’altra,
la giovane di ieri
e la donna di oggi
nel sole
in cammino verso il futuro.
La clessidra
Nel ricordo adesso
ti vedo
come allora nella realtà.
Avanzi risoluto.
Con gesti lenti riempi lo spazio e lo disegni.
Occhi ridenti
cuore appassionato
innamorato.
Cammini nel sole
luce nella luce
lentamente ti fai strada
e incanti.
Insieme abbiamo abitato la terra di nessuno
che solo per poco appartiene agli innamorati.
Poi sventurati
capovolta la clessidra
abbiamo iniziato a contare il tempo
che ci separa
dalla fine.
La solitudine
Fiorivano i ciliegi
e mi adocchiava,
sadica e sensuale
mi studiava,
nella calura d’agosto
il suo fiato sul collo mi sfibrava.
La solitudine mi ha pedinata
tallonata
rincorsa
stanata
ghermita
violata,
ma io
me la sono fatta amica
e poi l’ho ammazzata.
Luminosa
Creatura fatta di luce
figlia del mare e della terra
del vento e del sole.
Germoglio tenace ai margini del deserto
dall’amore venuto per l’amore.
Luminosa meraviglia,
nell’universo cuore pulsante.
Sorriso della natura
nel fremito breve della vita
che in un attimo si consuma.
Di quell’attimo fatidico sei l’eco che dura in eterno.
Primavera 2020
Prigionia
case divenute bunker
ospedali divenuti trincee, santuari della sofferenza e della pietà,
strade e città vuote.
Tutto è diverso in questa amara Quaresima inaspettata.
Ma la Primavera incalza,
si veste di germogli foglie e fiori,
incede come ha sempre fatto.
Il Miracolo si ripete.
Abbiamo bisogno di te,
bentornata primavera.
Dalla finestra, piccolo occhio sul mondo,
osservo la natura che disvela i suoi doni
con immutato millenario splendore.
Fantastica Italia,
con il calore della tua gente,
con le albe rosate e i tramonti infuocati
con gli ardui picchi e le colline ridenti
con il tuo cielo che si specchia nel mare
il mare nostro che abbraccia la costa e le isole,
smeraldi preziosi scintillanti al sole.
Intanto in giardino un germoglio esplode
carico di contagiosa sana vitalità
rassicurante col suo verde tenero
con la trasgressione della natura che si rinnova.
Nell’affanno doloroso tanta bellezza ci conforta.
Forza, Italia mia straordinaria! Italia nostra amata!
Ti ho visto
Ti ho visto
in alto e nel profondo,
nel bagliore di una stella,
nel fruscio degli alberi
che sussurrano nel vento,
all’ombra del bosco
che rinfresca il cuore
e conserva le fiabe antiche.
Ti ho visto vicino
mi hai teso le braccia
ti ho teso le mie,
non ti posso accarezzare.
Al tempo dei voli
non ho potuto
trarti dall’indistinto,
dall’essenza
farti presenza
non ho potuto…
Si dilegua il tuo volto
nella luce del mattino,
come neve sciolta al sole
svanisce un sogno
che ritrovo a sera
quando tutto tace
e ognuno cerca pace.
Da vette inaccessibili
mesti ci sorridiamo
da destini irrevocabili
lacrimando ci salutiamo.
A Te
L’orizzonte si tinge di rosa.
Mi sorprende a ciglio asciutto l’alba del nuovo giorno
quando ormai le lacrime son prosciugate.
Sento la tua anima ribelle vagare inquieta,
non hai avuto tomba né culla.
Sei ad un passo da me,
ti posso accarezzare
ma è un sogno
che muore all’alba.
Per te il mio cuore
inconsolabile
è nido e urna.
Ti abbraccio
con infinito Amore.
Luminosa
Creatura fatta di luce
figlia del mare e della terra,
del vento e del sole,
germoglio tenace ai margini del deserto,
dall’amore venuta per l’amore.
Luminosa meraviglia,
nell’universo cuore pulsante.
Sorriso della natura
nel fremito breve della vita
che in un attimo si consuma.
Di quell’attimo fatidico sei l’eco che dura in eterno.
Aria di primavera
L’aria di primavera
si insinua dappertutto
tenace, vorace, inquieta.
Ricordo i tuoi baci,
tutti.
A uno a uno
tornano a farmi luce
nella solitudine
dei giorni frenetici e aridi.
E le tue carezze
sprazzi di infinito
sulla pelle bruciata dal sole,
sigillo di eternità
nell’effimero volgere dei giorni,
nell’arida monotonia
della condivisione
vanamente retorica.
Dal nulla
un bacio
ci ha già salvati.
Celle murate
Un tempo in oscure celle sotterranee,
per sempre prosciugata la linfa vitale,
si spegneva l’ardore
di tanta giovinezza perduta.
Oggi siamo noi condannati.
Murati nell’egoismo ben camuffato,
agghindato per una squallida festa,
aneliamo ad una bolla di aria pura,
ad una vita che sia vita.
Rei della presunzione
che consuma,
che tutto divora vorace,
sbranati dall’io che è il nostro dio,
portiamo con baldanza nel mondo
la nostra pochezza che sembra grandezza.
Sia benedetto lo spirito che genera,
il sorriso umile che ristora,
il ventre ubertoso di madre
che costruisce il futuro.
Come ha fatto Maria,
come pure Griselda
umili
donne giganti,
accese di femminilità
nuova,
diversa,
fertili nello spirito e nel corpo.
Gioiose nell’unica follia possibile
quella che edifica.
Incrollabili donne,
esempio superbo di umiltà.
Non c’è più tempo.
Sbricioliamo gli egoismi,
polverizziamoli
o i loro frantumi ci dissangueranno,
ci seppelliranno.
Sì, vogliamo salvarci.
Nostro malgrado una primavera vergine,
pura come l’aria di montagna,
la vogliamo,
ancora la sogniamo.
Nell’alba ancora gelida di fine inverno
al vento oscillano
nere trame
disegnate sull’azzurro,
rami carichi di vita,
che mostrano al cielo i teneri germogli
pieni di futuro.
Cenere
Ti ho rivisto
nello splendore decadente
della tua bellezza:
occhi magnetici
voce affascinante,
il lampo di follia che ti sfiora la mente.
Sei proprio tu, ti riconosco.
Ti ho rivisto:
ordinario
difettoso
noioso.
Ma l’amore non finisce:
benché estinta,
splendente emozione
conservata nelle pieghe dell’anima
per l’eternità,
come fossile
che nel nascondimento della roccia
di epoche immemori magnifico si fa testimone.
Spenta la passione,
ritirata l’onda che travolge,
rimane la cenere profumata di un’emozione
e la gratitudine.
Vita
Di te amo anche le assenze,
amo il buio, e tu sai quanto mi innamori la luce,
di te amo il dolore
perché solo quello è
nel cuore amaro e acerbo di certi giorni.
Amo di te il canto
che copre lo schianto
e amo le rose
ahimè con le spine.
Di te amo tutte le terre di confine
e gli abissi spaventosi
perché nel loro fondo inquieto
è impigliata una parte della mia anima.
Da bambina ho amato il sogno
di una vita diversa
ma oggi ti abbraccio con tenerezza
perché mi appartieni tutta
con il buio
e con la tua luce,
che è il mio abito migliore,
o vita mia!
Monadi impazzite
Monadi.
Monadi senza passato,
senza futuro,
senza anima,
in giro senza meta
nell’universo sconfinato,
cloni della presunzione
che cieca tutto divora vorace.
Monadi strette senza scampo
nell’orizzonte soffocante
dell’io che sembra Dio,
che è dio.
Luce e vita
Non ho ricevuto
la fiammella della vita
da passare ai discendenti
ma una corona di spine
che mi fa lacrimare.
E ora nel buio
una stella lontanissima con la sua luce
mi indica il sentiero
dove tra sterpi rinsecchiti
le lucciole
fremono felici
brillano tenaci.
E di giorno
in riva al mare che placido sussurra
respiro il salmastro che invade l’anima
e nell’azzurro mi specchio,
mi rinnovo
nel sole che abbaglia,
fibra germogliante di vita,
sofferente
eppure felice.
Giardini Naxos, agosto 2019
Per sempre insieme
Mai ti ho amato come oggi,
mai hanno vibrato all’unisono
i nostri corpi e le nostre anime come adesso.
Mano nella mano
occhi negli occhi
un solo orizzonte
un solo respiro.
Quando incendio il foglio di passione,
tu non mi perdi d’occhio,
né quando lacero la carta con le mie lacrime.
Mentre scolpisci sulla roccia infuocata
parole d’amore e di dolore,
io accompagno la tua mano.
Fu passione degli anni verdi, infatuazione.
Oggi amore puro.
Vite che si intrecciano le nostre,
si avvinghiano.
Insieme sentire la gioia fugace che invade
e il dolore che schianta.
Foglio vergato a quattro mani.
Sudario dell’anima.
Pentagramma con le note del cuore.
Insieme una sola emozione.
Tu ed io per sempre.
A mio Padre
Un giorno lontano
ci hai guardato per l’ultima volta,
una rincorsa
un ultimo respiro
e via su quel treno
verso quelli che ti hanno amato e preceduto.
Nelle orecchie
i canti dei bambini, le voci della tua infanzia
e le risate festose dei tuoi nipotini, pieni di futuro,
innamorati della vita,
negli occhi
il volto di tua madre
fiera e solitaria, sorridente.
Ti ho seguito
con lo sguardo e il cuore in tumulto,
la fronte increspata, gli occhi asciutti.
Ho visto quel treno allontanarsi
lentamente, inesorabilmente,
poi, sempre più veloce, andare lontano, chissà dove.
Di notte contemplo le stelle e rabbrividisco,
vibranti di infinito e di eterno, lontanissime.
Caro Padre, mi inchino lacrimante
davanti alla statua di marmo che ora sei,
simulacro inerte dell’uomo che sei stato,
orgogliosa della ricchezza del tuo fare e del tuo essere,
commossa dalla tua pacata
indimenticabile tenerezza.