AMORE
Da secoli lui abbraccia la sua compagna
e di notte dorme dentro di lei,
da secoli è così
per il sole e la montagna.
SIGNORA
Cammina austera,
negli occhi ha due stelle
mentre sulle calze belle
si allunga una smagliatura.
ETNA
Sua Maestà tace.
Ai suoi piedi:
rifiuti,
alberi incendiati…
E Sua Maestà tace.
La vendetta meditata
nel silenzio dell’altura
si trasforma in ardente calura
che scende lentamente
lungo il monte;
e cielo e terra tremano
mentre i lapilli esplodono
e sua maestà ride forte
in questo spettacolare gioco di morte.
La vittima è l’umanità
che dopo la colpa implora pietà.
Ma Sua Maestà non dà udienza
a chi è colto in flagranza.
E la sua calda vendetta scorre piano
finché ai suoi piedi, stanca,
si abbandona,
come donna
che ha danzato per il suo sovrano.
BRIVIDI DI VITA
Se il fiume scorre ancora
con scintille di luce,
rallegrato dalla danza dei pesci;
se le nuvole viaggiano ancora
solleticate dai raggi del sole
per stupire i bambini
con mille forme;
se trovi, nel mondo, due occhi
che trafiggono i tuoi
per trasmetterti brividi di tenerezza,
allora dentro te accadrà qualcosa:
sentirai scorrere nelle ossa,
vibrante,
la linfa vitale
che non potrai più fermare
e ti perderai felice
dentro la tua serenità.
LA BALLATA DELLA NOTTE
E giunge la notte
da tutti invocata,
la notte temuta,
la notte amata.
E giunge come casa
per chi non ha tetto
ed è un grande letto
per chi non riposa,
la notte madre
la notte matrona,
la notte padrona
di tutti i segreti.
E’ come uno scrigno
pieno di luci,
pieno di voci
per chi lo sa aprire,
per chi sa vedere dentro le persone,
per chi sa scrutare
in un’altra dimensione
e impara ad amare
e a capire tutti:
volgari, inetti,
furbi e arroganti,
perché tutti quanti
abbiamo un cuore
e mille paure
da seppellire.
E ci avvolge la notte
col suo canto,
ci protegge col suo manto,
la notte madre,
la notte matrona,
la notte padrona
di tutti i segreti.
INSIEME
Invocai il cielo,
una notte:
mi rispose con il luccichìo di una stella.
E rimasi a contemplare
serena
l’alba nascente.
MAGIA NOTTURNA
Si ergono tanto solenni
le montagne
di giorno
quanto
di notte
si umiliano
per lasciare, come sospese nel vuoto,
le luci dei casolari che accolgono nel grembo.
IERI
Un uomo ha custodito l’Amore con il suo silenzio
per poi donarlo con il nome di Padre.
DIGNITA’
Non proferire parola,
o Silenzio,
tu, dignitoso compagno di chi soffre,
di chi ha rimesso le scarpe per camminare,
di chi ha trascorso la vita a mediare.
Non proferire parola,
o Silenzio,
tu, scelto rifugio di chi ha l’anima ferita,
di chi ha finito i discorsi,
di chi ha visto indurire il proprio cuore.
Regna,
o Silenzio,
in chi non ha più parole da pronunciare
ma solo due grandi occhi per raccontare…
FRAGOLE E LIMONI
“Non sono la prima, né l’unica, né l’ultima”.
Questa frase mi scorreva nel cervello così spontaneamente da sembrare non averla pensata io: era come se qualcuno me la stesse suggerendo in quel preciso istante in cui accendevo quel veleno tra le mie dita.
Aspettavo con pazienza seduta tra il bonsai e la cesta marrone, dove avevo conservato la terra buona per piantumare le fragole e i limoni.
Mi piaceva prendermi cura delle piante, sotterrare i semi, aspettare con pazienza, andarle a trovare ogni giorno sul balcone, con la speranza di vedere sbucare una fogliolina, vederla crescere e sapere che in parte è stato merito mio. Questo mi legittimava a parlare con loro, a salutarle al mattino, ad accarezzare le foglie come si fa con le guance dei bambini…Le sentivo mie creature da accudire e da coccolare…appagavano in me quel desiderio di maternità rimasto sopito, sospeso nel limbo tra l’attesa e la negazione.
L’attesa di essere ciò che avevo sognato da anni, ciò per cui mi ero preparata da sempre: la trepida attesa di sentire muoversi dentro di me un battito, un respiro… l’iter per preparare l’accoglienza alla nuova vita: un abito bianco di tulle e merletti, una chiesa, una cerimonia, una casa…Preparare tutto per chi ancora deve arrivare…Per anni ho vissuto nell’attesa: un costante e attento monitoraggio del ciclo, una cameretta che sembrava il set di un cartone animato … La prospettiva di una vita che gira intorno a una testolina profumata di talco. E questo continuava per un anno…due anni….cinque anni…dieci anni…Più il tempo passava e più si smorzava l’entusiasmo e i nervi cominciavano a cedere … La cosa strana è che nonostante tutto la mia caparbietà non cedeva! Desideravo essere madre. Lo avevo confidato a un’amica, un anno dopo il mio matrimonio: “Voglio 100 figli” le dissi ridendo mentre camminavamo insieme verso la scuola dove lavoravamo entrambe. Lei ne aveva 5 e la vedevo bellissima!
Lo avevo detto a lui quasi contemporaneamente, parlando del lavoro, avevo chiosato: ”Se ho un figlio lascio il lavoro, voglio esserci sempre”. Mi faccio tenerezza oggi a ripensarci…Ma non sarebbe stato possibile, non solo perché il figlio non c’è mai stato ma anche perché i miei genitori mi avevano insegnato a non dipendere economicamente da qualcuno e avevano investito tempo e denaro sul mio futuro, frutto sì dei miei sacrifici ma soprattutto dei loro.
E così l’attesa pian piano si svuotava della sorpresa per lasciare il posto alla consapevolezza di cercare aiuto prima che l’orologio biologico scocchi la “mezzanotte”.
Notti intere trascorse alla tastiera del pc: iniziavo da Google. Quei colori primari del logo, quella grafica inconfondibile mi accendevano la speranza di trovare una via, non sapevo di preciso cosa ma digitando una parola mi comparivano una decina di link e poi ancora man mano che arrivavo in fondo fino a cliccare “Avanti” accanto ai numeri delle pagine.
E così parole come “nascita, parto, gravidanza” erano il punto di partenza che poi si sarebbe diramato in altre vie, un po’ come Dante fa dire a Caronte “ …Per altra via, per altri porti /verrai a piaggia, non qui…”
E io seguii altre vie, altri porti che mi condussero a scelte determinate, senza tentennamenti, senza “se” e senza “ma”.
“Non sono la prima, né l’unica, né l’ultima” pensavo. E questo mi dava la motivazione a prendermi cura del mio corpo per sottoporlo a visite mediche, a chiedere permessi al lavoro per affrontare intere giornate fuori casa, fuori città per dare forma al mio progetto di vita.
Il primo tentativo fu salutato con entusiasmo, come quello di chi comincia un viaggio perché sa che al di là del mare c’è un lavoro, c’è una casa: c’è la sua vita.
Ricordo ancora l’attesa nella sala che profumava di pulito, i camici bianchi dei medici, la gentilezza della dottoressa Valeria. Lei era alta, bionda, sempre sorridente, parlava molto ma mai a sproposito. Aveva sempre una parola gentile per tutti. Il suo studio era un po’ piccolo ma a me sembrava una reggia…Durante la visita mi aveva insegnato come mettere le mani, un gesto forse banale ma a me dava sicurezza e lo ripetevo ogni volta che ci tornavo. Stavo attenta a scegliere le calze, le scarpe, il vestito ( mai pantaloni, perché erano imbarazzanti da togliere). Salivo sul lettino e mi distendevo supina, le mani sotto i glutei e lo sguardo al soffitto…non guardavo mai, mi faceva impressione anche se non provavo né dolore né fastidio. Dopo la visita mi ricomponevo, mi rivestivo e ascoltavo attenta le sue parole. Lei era molto delicata…anche quando mi chiedeva l’età e poi tra se e se mormorava: “Ah…ho capito”
E capivo anch’io: capivo che ero al limite, che era tardi, che il mio orologio biologico avanzava inesorabilmente…Capivo che dovevo combattere contro il tempo e contro l’endometriosi.
Uscita da quell’ambiente dovevo prendere l’autobus per tornare, perché spesso andavo da sola. Passeggiavo per avere tutto il tempo per pensare, per riflettere…anche se la decisione l’avevo presa già.
E così mi sembrava un dolce peso quello dei dosaggi ormonali, mi sentivo privilegiata quando mi veniva detto che dovevo star tranquilla e contavo i giorni e i mesi pensando:” Fra un po’ lo diro’ a tutti”
Ho peccato di eccessiva sicurezza…ero così piena di aspettative che non riuscivo a ragionare… ma ci pensò ben altro a riportarmi a terra, dopo i miei voli pindarici.
Il giorno fissato per la conclusione del percorso: ricordo i calzari, la cuffia, le luci della sala operatoria: ero così emozionata…poi cominciò a girarmi la testa, leopardiana sensazione: “il naufragar m’è dolce in questo mar”
Al mio risveglio non ho nemmeno avuto il beneficio del dubbio, perché il medico si avvicinò e, senza dire una parola, ci siamo intesi…non l’ho fatto apposta ma mi è scesa una lacrima…e poi un’altra e un’altra ancora…c’era lui lì con me: gli ho chiesto scusa ma ancora oggi non ricordo alcuna risposta da parte sua…
Mi sentivo svuotata, inutile…ma era nulla al confronto dello stato d’animo che avrei provato tornata a casa…Come una fenice ero risorta, riprendendo la mia normale vita, lavorando, cucinando, leggendo, frequentando le amiche che, in quel periodo, manco a farlo apposta, mi telefonavano per annunciarmi raggianti la loro maternità…e cosa ne sapevano loro di me?
Il mondo non poteva fermarsi…ma io mi fermavo: mi fermavo a piangere sul divano, a gridare dopo essermi assicurata di aver pigiato bene il tasto rosso del telefonino.
Non ero sola, mi sentivo sola.
Ma come quando un bambino si lascia piangere per un capriccio, perché prima o poi smetterà, così io piangevo e gridavo da sola, anche se non da sola.
E in effetti come i bambini a cui non si dà retta, ho smesso.
Ho aperto l’armadio, ho indossato il vestito più audace e sono uscita.
Tutto questo moltiplicato per tre volte: l’attesa rinnovata, la speranza alimentata e la delusione cocente alla fine.
Fine…Basta: lui non voleva più andare avanti e per me è stato come sganciare una bomba …ho provato una stretta allo stomaco, un dolore muto, un’incapacità di reagire che mi ha annichilito e mi ha portata all’assenza.
Ma non sono la prima, né l’unica né l’ultima.
“La vita va avanti e io la seguivo…la seguo anzi: la precedo”.
Sorridevo a queste frasi che mi scorrevano nel cervello così spontaneamente da sembrare non averle pensate io: era come se qualcuno me le stesse suggerendo in quel preciso istante in cui spegnevo quel veleno tra le mie dita.
E così mi sono alzata da terra, da quell’angusto angolo tra bonsai e la cesta marrone, dove avevo conservato la terra buona per piantumare le fragole e i limoni.
Amore
Da secoli lui abbraccia la sua compagna
e di notte dorme con lei,
da secoli è così
per il sole e la montagna.
Signora
Cammina austera,
negli occhi ha due stelle
mentre sulle calze belle
si allunga una smagliatura.
Maddalena
“E Lui
adesso
dorme.
Se mai Dio fu così potente
da scacciare demoni
da parlare ai venti
mai Dio fu così vulnerabile
da cercare un’anima
per condividere”
La ballata della notte
E giunge la notte
da tutti invocata,
la notte temuta,
la notte amata.
E giunge come casa
per chi non ha tetto
ed è un grande letto
per chi non riposa,
la notte madre
la notte matrona,
la notte padrona
di tutti i segreti.
E’ come uno scrigno
pieno di luci,
pieno di voci
per chi lo sa aprire,
per chi sa vedere dentro le persone,
per chi sa scrutare
in un’altra dimensione
e impara ad amare
e a capire tutti:
volgari, inetti,
furbi e arroganti,
perché tutti quanti
abbiamo un cuore
e mille paure
da seppellire.
E ci avvolge la notte
col suo canto,
ci protegge col suo manto,
la notte madre,
la notte matrona,
la notte padrona
di tutti i segreti.
Nostalgia
Seduta allo stesso posto
rivive quel caffè,
solo che oggi è un po’ più amaro…
Bambini
Donano amore e non lo sanno
sono gli occhi e la bocca di Dio;
donano gioia e tutto quello che hanno
sono le orecchie e le mani di Dio;
donano sé stessi e non chiedono niente
sono loro l’essenza di Dio.
Ieri
Un uomo ha custodito l’Amore con il suo silenzio
per poi donarlo con il nome di Padre.
Dignità
Non proferire parola,
o Silenzio,
tu, dignitoso compagno di chi soffre,
di chi ha rimesso le scarpe per camminare,
di chi ha trascorso la vita a mediare.
Non proferire parola,
o Silenzio,
tu, scelto rifugio di chi ha l’anima ferita,
di chi ha finito i discorsi,
di chi ha visto indurire il proprio cuore.
Regna,
o Silenzio,
in chi non ha più parole da pronunciare
ma solo due grandi occhi per raccontare…
Travel
Da dove vieni
anima gentile?
Ti sei perso nel cosmo
mentre generoso elargivi carezze?
Da dove vieni meravigliosa creatura?
Il tuo posto è su un trono
ed io seduta ai tuoi piedi,
la testa sulle ginocchia a raccontarti il cuore con gli occhi.
Monologo “Futili dettagli”
“Neanche questo va bene! Non c’è MASCARA che tenga…eppure stavolta l’ho strapagato! Ahh la pubblicità… Dicevano che cambiava lo sguardo…Seeee lo vedo!
Cosa vuoi che sia un mascara: un futile dettaglio!
In realtà è il mio sguardo che è cambiato, non c’entra niente il mascara! Il mio sguardo è SPENTO… lo ricordavo acceso, vibrante! Ero piena di impegni e di interessi! Mordevo la vita prendendo il meglio che aveva da offrirmi…Ero felice e non lo sapevo! (risata) Strano quando una persona è felice lo sa, no? No …. io no.
Io credevo che la felicità potesse esistere solo condividendo la vita con un’altra persona! L’altra metà …Platone docet! E in effetti è così…è così! Alzi la mano chi non crede che sia così! Tutti sappiamo che la felicità si moltiplica quando si divide, no?
Ma questo è solo un futile dettaglio!
Ho cercato la felicità in un lui, ho cercato la stabilità in un lui, l’Amore in un lui!
L’ho trovato…Ho trovato LUI! Mamma mia … Quegli occhi, quel sentirmi protetta… il sogno di ogni donna! Mi sentivo talmente felice che lo avevo reso il CENTRO della mia vita! Mi svegliavo per lui, preparavo per lui, mi vestivo come piaceva a lui, … guardavo i suoi stessi film… il cibo migliore era per lui…
1 anno… 2 anni…5 anni…10 anni… Poi il countdown: preparavo per lui ma lui non preparava per me… mi vestivo come piaceva a lui ma a lui non piaceva come mi vestivo io … guardavo i suoi stessi film ma lui non guardava i miei film né ascoltava la mia musica.
Va beh… mie care… sono futili dettagli!
E ho continuato a sorridergli sempre. Per tutti lui aveva occhi solo per me … in pubblico.
In privato no … i miei desideri, le mie esigenze esistevano solo se coincidevano con le sue.
In privato no … il dialogo non esisteva: io parlavo lui guardava la tv – se insistevo ero buona solo a fare discussioni… le mie lacrime lo infastidivano…
Va beh… mie care… sono futili dettagli!
Un figlio! Un figlio avrebbe salvato la coppia!!!! No…un figlio non poteva esserci … non in modo naturale … (Felice): Adottiamolo!!!!
No …. No.
Le amiche mi dicevano: “Lotta se lo vuoi veramente” Ma cosa lotto? Cosa lotto? Litigo con lui per avere un figlio? Ma ragioniamo per favore!
Così ho cercato di decentrare e ho rispolverato i miei interessi: ho lottato … ho lottato per spiegare che ne avevo bisogno… ma alla fine ho ricostruito il mio angolo!
Va beh… mie care… è solo un futile dettaglio!
Un viaggio! Un viaggio avrebbe salvato la coppia!!!! No … un viaggio non poteva esserci: avevamo già prenotato mesi in anticipo ma nulla poteva farmi presagire che alla vigilia della partenza mio padre sarebbe stato in fin di vita … ho proposto di rinunciare: apriti cielo! Si è arrabbiato perché avremmo perso la quota! Solo l’Amore per mio padre mi ha fatto tener duro.
Va beh… mie care… è un futile dettaglio!
L’ho già dimenticato: ricominciamo!
E per ricominciare si percorre un cammino insieme, no?
No.
Quando ho chiesto di condividere i miei interessi come io ho condiviso i suoi non è stato possibile…
Ma questo, mie care, è solo un futile dettaglio.
Adesso condividiamo molte cose: una bella casa, bei vestiti, bei viaggi… vi sembra poco? Mi tratta come una regina!
Non c’è dialogo…ma va beh, mie care, questo è solo un futile dettaglio!
Una donna ha bisogno di un buon mascara per ravvivare lo sguardo, senza il quale… tutto diventa un futile dettaglio!