La reggia degli spettri
Ho conosciuto la personalità dei vincitori,
insicuri, inquieti,
nessun segreto nei loro movimenti.
Ho conosciuto la personalità degli usurpatori
con la loro confusione mentale,
con il loro sarcasmo
e l’impossibilità di elevarsi in alto.
Anime confinate, in preda alle convulsioni,
spaventate, disorientate, malvagie
corrodono il buono di questa reggia ansante:
spettri che aleggiano
seguono la melodia
di un canto stridulo
di una desolata poesia.
(M.Alterio)
Di tutte le costellazioni possibili
Una coltre di nubi
oscura la felicità della mia vita
e uno sguardo cieco
brama la luce
nel grigio fumo del dolore
intoccabile, quasi invisibile,
ma così devastante
per chi è caduto,
per chi è sconfitto dalle sue trame.
Ma quando cala la notte,
dopo il grande naufragio,
un corpo che sopravvive
si appoggia ad uno scoglio,
e come Ulisse,
che giunto alle porte del Purgatorio
vide un immenso cielo di stelle,
così il mio sguardo si leva alto
sulle fortunate costellazioni che mi circondano
e mi avvolgono,
come l’abbraccio di una madre,
e mi accarezzano,
come il canto delle fate.
(M.Alterio)
Memorie del mare
Dove finisce l’alba e inizia il tramonto,
dove finisce la luce e inizia un buio profondo,
dove finisce la gioia e inizia il pianto commosso
di un vecchio
dal respiro corto,
di un uomo
condannato dalla vita
ad una carrozzina
che spezza il suo cammino nel mondo,
di un giovane colto
dalla pelle d’avorio,
cela la paura,
ammutolisce della sua tortura.
Del pianto del singolo uomo,
il mondo non se ne cura,
solo l’eco del mare
non ne ha paura.
Queste parole mi sussurra,
affidandole alla memoria,
perché non siano dimenticate
quando arriverà la prossima aurora.
(M.Alterio)
Litania della notte
Furono le stelle
a decidere la mia sorte,
fuochi fatui e comete
ad accompagnarmi nel cammino.
Furono le stelle
a credere nei miei sogni,
chiusi nei libri
come fiori morti.
Ma non furono le stelle
a mandarmi in rovina,
né a ferire l’anima
con spade lucenti,
con colpi netti.
Furono gli eventi,
disastrosi eventi
che guarnirono la mia lama,
che infierirono senza litania.
Le stelle videro, certo,
ma non capirono il flusso degli eventi,
né le voci dei venti,
né la disperazione degli angeli.
(M.Alterio)
Kieran
Ascoltate il suono dei corni, mai furono più belli,
non corni di morte, la morte più non ci appartiene,
bensì fuochi catapultati che illuminano il cielo,
nella fitta foresta,
nell’oscura notte.
Fulmini accompagnano il popolo selvaggio della foresta,
nessuna notte più bella,
nessun suono più dolce nella testa.
Gli occhi infuocati dei cavalli
possono vedere le fiamme dell’inferno,
fuori il mondo non è più lo stesso.
Poi fu la volta dei flauti,
portarono calma a quelle anime dannate
che li imploravano da quelle terre lontane.
(M.Alterio)
Sogno d’infanzia
Poesia di un sogno,
che brilla, bianco, scintilla,
poesia di un giorno,
che di note un pianoforte vibra.
In una bolla di cristallo,
dalle trecce blu cobalto
una fata somiglia:
sullo scaffale centinaia di loro
guardano quell’incanto
dagli occhi di gatto
che mai distoglie lo sguardo.
Gira la piccola
nella sua gonna smeraldo,
ride nel sentirsi regina
ma dopo si inchina,
è solo una bambina:
feste a colori,
circondano il suo mondo incantato.
Di lì a poco
l’infanzia scompare
e la bambina
della sua vita
deve farsi carico:
ne porta il peso, a volte è stanca,
ma ancor oggi la si può vedere che avanza.
(M.Alterio)
Questa sola, e unica, cantata melodia
Invero sei stata tu la mia famiglia:
hai fatto crollare il muro del silenzio
e plasmato antidoti ai miei veleni
che più volte
hanno tentato di strangolare quell’anima
che tu hai saputo allontanare dal tutto
che il Niente voleva generare.
Invero sei tu ad aver faticato
per trovare
i frammenti di quel cuore
che come vetro si erano frantumati
in cento, forse mille,
pezzi gettati, abbandonati,
e tu, finalmente,
raccolti ed amati.
Sei tu la mia famiglia Elisabeth,
un dardo infuocato di speranza
nella lunga notte disperata.
(M.Alterio)
Figlia del Caos
Sono figlia del caos, quel caos
che avvolge tutto ciò che circonda
e non lascia traccia.
Sono figlia della rabbia, quella rabbia
che non abbandona il suo nido
e divora come il fuoco più vivo;
Sono anche figlia della paura
che trema ogni giorno nelle vene,
e sono figlia del dolore
che scava nella mia anima
come goccia d’acqua che scava nella roccia.
Nello specchio riflessa
una figlia della vita,
ma anche del dolore,
un amore filiale,
ma anche morte del cuore.
(M.Alterio)
Alla leggerezza dei suoi occhi
Ed è questo che scriverò,
delle sue ciglia lunghe
che piangono spesso,
e delle pupille di bronzo
che si accendono di curiosità
come bellezza antica,
come meraviglia indifesa.
Parlerò di una bambina,
sorella di destino e d’amore
e del dono prezioso che mi fu fatto
al conoscere per la prima volta la sua voce,
al conoscere per la prima volta il suo nome:
“Nina”.
(M.Alterio)
Il possibile di questa vita
E’ il momento di raccogliere pagine sparse,
di riunire sensazioni cancellate
che furono riscritte oppure strappate,
rimpiante o allontanate:
è il momento di fare il possibile
di questa vita
e l’impossibile
lasciamolo agli eroi
dell’ultimo secondo.
Perché non c’è nessun’altro
che può sconfiggere le mie paure ed incertezze
se non io;
Perché cercavo in lui il mio eroe,
ma in realtà l’eroe ero diventata io.
(M.Alterio)