Mariagrazia Alterio - Poesie

La reggia degli spettri

 

Ho conosciuto la personalità dei vincitori,

insicuri, inquieti,

nessun segreto nei loro movimenti.

Ho conosciuto la personalità degli usurpatori

con la loro confusione mentale,

con il loro sarcasmo

e l’impossibilità di elevarsi in alto.

 

Anime confinate, in preda alle convulsioni,

spaventate, disorientate, malvagie

corrodono il buono di questa reggia ansante:

spettri che aleggiano

seguono la melodia

di un canto stridulo

di una desolata poesia.

(M.Alterio)



Di tutte le costellazioni possibili

 

Una coltre di nubi

oscura la felicità della mia vita

e uno sguardo cieco

brama la luce

nel grigio fumo del dolore

intoccabile, quasi invisibile,

ma così devastante

per chi è caduto,

per chi è sconfitto dalle sue trame.

 

Ma quando cala la notte,

dopo il grande naufragio,

un corpo che sopravvive

si appoggia ad uno scoglio,

e come Ulisse,

che giunto alle porte del Purgatorio

vide un immenso cielo di stelle,

così il mio sguardo si leva alto

sulle fortunate costellazioni che mi circondano

e mi avvolgono,

come l’abbraccio di una madre,

e mi accarezzano,  

come il canto delle fate.

(M.Alterio)



Memorie del mare

 

Dove finisce l’alba e inizia il tramonto,

dove finisce la luce e inizia un buio profondo,

dove finisce la gioia e inizia il pianto commosso

di un vecchio

dal respiro corto,

di un uomo

condannato dalla vita

ad una carrozzina

che spezza il suo cammino nel mondo,

di un giovane colto

dalla pelle d’avorio,

cela la paura,

ammutolisce della sua tortura.

 

Del pianto del singolo uomo,

il mondo non se ne cura,

solo l’eco del mare

non ne ha paura.

Queste parole mi sussurra,

affidandole alla memoria,

perché non siano dimenticate

quando arriverà la prossima aurora.

(M.Alterio)



Litania della notte

 

Furono le stelle

a decidere la mia sorte,

fuochi fatui e comete

ad accompagnarmi nel cammino.

Furono le stelle

a credere nei miei sogni,

chiusi nei libri

come fiori morti.

Ma non furono le stelle

a mandarmi in rovina,

né a ferire l’anima

con spade lucenti,

con colpi netti.

Furono gli eventi,

disastrosi eventi

che guarnirono la mia lama,

che infierirono senza litania.

Le stelle videro, certo,

ma non capirono il flusso degli eventi,

né le voci dei venti,

né la disperazione degli angeli.

(M.Alterio)



Kieran

 

Ascoltate il suono dei corni, mai furono più belli,

non corni di morte, la morte più non ci appartiene,

bensì fuochi catapultati che illuminano il cielo,

nella fitta foresta,

nell’oscura notte.

 

Fulmini accompagnano il popolo selvaggio della foresta,

nessuna notte più bella,

nessun suono più dolce nella testa.

Gli occhi infuocati dei cavalli

possono vedere le fiamme dell’inferno,

fuori il mondo non è più lo stesso.

 

Poi fu la volta dei flauti,

portarono calma a quelle anime dannate

che li imploravano da quelle terre lontane.

(M.Alterio)



Sogno d’infanzia

 

Poesia di un sogno,

che brilla, bianco, scintilla,

poesia di un giorno,

che di note un pianoforte vibra.

In una bolla di cristallo,

dalle trecce blu cobalto

una fata somiglia:

sullo scaffale centinaia di loro

guardano quell’incanto

dagli occhi di gatto

che mai distoglie lo sguardo.

Gira la piccola

nella sua gonna smeraldo,

ride nel sentirsi regina

ma dopo si inchina,

è solo una bambina:

feste a colori,

circondano il suo mondo incantato.

 

Di lì a poco

l’infanzia scompare

e la bambina

della sua vita

deve farsi carico:

ne porta il peso, a volte è stanca,

ma ancor oggi la si può vedere che avanza.

(M.Alterio)


 

Questa sola, e unica, cantata melodia

 

Invero sei stata tu la mia famiglia:

hai fatto crollare il muro del silenzio

e plasmato antidoti ai miei veleni

che più volte

hanno tentato di strangolare quell’anima

che tu hai saputo allontanare dal tutto

che il Niente voleva generare.

 

Invero sei tu ad aver faticato

per trovare

i frammenti di quel cuore

che come vetro si erano frantumati

in cento, forse mille,

pezzi gettati, abbandonati,

e tu, finalmente,

raccolti ed amati.

 

Sei tu la mia famiglia Elisabeth,

un dardo infuocato di speranza

nella lunga notte disperata.

(M.Alterio)



Figlia del Caos

 

Sono figlia del caos, quel caos

che avvolge tutto ciò che circonda

e non lascia traccia.

Sono figlia della rabbia, quella rabbia

che non abbandona il suo nido

e divora come il fuoco più vivo;

Sono anche figlia della paura

che trema ogni giorno nelle vene,

e sono figlia del dolore

che scava nella mia anima

come goccia d’acqua che scava nella roccia.

 

Nello specchio riflessa

una figlia della vita,

ma anche del dolore,

un amore  filiale,

ma anche morte del cuore.

(M.Alterio)



Alla leggerezza dei suoi occhi

 

Ed è questo che scriverò,

delle sue ciglia lunghe

che piangono spesso,

e delle pupille di bronzo

che si accendono di curiosità

come bellezza antica,

come meraviglia indifesa.

 

Parlerò di una bambina,

sorella di destino e d’amore

e del dono prezioso che mi fu fatto

al conoscere per la prima volta la sua voce,

al conoscere per la prima volta il suo nome:

“Nina”.

(M.Alterio)



Il possibile di questa vita

 

E’ il momento di raccogliere pagine sparse,

di riunire sensazioni cancellate

che furono riscritte oppure strappate,

rimpiante o allontanate:

è il momento di fare il possibile

di questa vita

e l’impossibile

lasciamolo agli eroi

dell’ultimo secondo.

Perché non c’è nessun’altro

che può sconfiggere le mie paure ed incertezze

se non io;

Perché cercavo in lui il mio eroe,

ma in realtà l’eroe ero diventata io.

(M.Alterio)