Mario Padovano - Poesie

Il mio angolo di solitudine

Ho bisogno del mio angolo di solitudine,
ho bisogno che il suono del mare
sommerga i miei silenzi.

Ho bisogno delle onde,
ho bisogno che il loro infrangersi
dilavi la mia mente,
corroda ogni turbamento,
che renda ogni scoglio sabbia e vento.

Ho bisogno di respirare
la profondità del mare,
dei suoi sapori,
dei suoi colori.

Ho bisogno di una profonda distrazione.
Ho bisogno del mare,
perché ho capito che non sempre è comprendere
la cosa migliore da fare.


 

Un addio

Spaesato, soggiunsi un addio
cieco di un amore evanescente

nel vorticar provai l’oblio.

Un amore, a volte,
si rivela nel suo disparire
senza mai offrir conforto,
senza mai lenire.

Forte di un linguaggio criptico
muove i suoi meccanismi
senza renderne nota l’intenzione.

Infine, beffardo,
si manifesta con tutto il suo impeto.
Proprio nella sua rottura
si offre alla coscienza
spiazzando ogni logica previsione.


 

Un gabbiano

Un gabbiano si libra, malioso
Tra il glauco dispiegarsi del cielo
E le fronde cariche di pioggia.
Un gabbiano si libra, niveo
In un vorticoso susseguirsi
Di colori.

Mosso da un istinto primordiale
Cerca perennemente nel profondo,
Sotto la superficie,
Il proprio sostentamento.
Lui,
Condannato
A vivere nella leggerezza
Del vento,
nel mare fa ritorno.

Come gabbiani
Smarriti tra le nuvole,
Non viviamo la felicità
Che per brevi immersioni.


 

Spaventevole visione

Ebbi in quegli occhi
Una spaventevole visione.
Vi incontrai l’amore,
E con esso
La paura di non bastar più a me stesso.
Seguitai, in quell’intenso sentire
Rapito dai sensi,
Fino a perdermi nella meta.
Privato della ragion d’ogni goccia,
Portasti il mio ego all’occaso.


Mare

E fu così, che scopersi il mare.
Da una finestra
Un gabbiano
E nel cuore
Lo sciabordio
Fresco e leggero
Delle onde.


 

Fievole ricordo

Fievole,
Luce sommessa
Accarezza il mio volto.
Desto, ormai
Rifuggo dal torpore
Del mio passato.

Tra nuvole di colori,
Ormai spoglio di parole
Come un albero d’autunno
E le sue foglie,
Alle pendici
Cerco riparo, tra
Lampi di luce e calore.
Tra appunti sgualciti,
Sul fondo di una vecchia bottiglia
Osservo i miei ricordi
Sbiaditi
Anch’essi strappati
Da un libro squinternato
E un vissuto che sa di nuovo
Su ogni mia ferita.


 

Dinnanzi al mare

Seduto
Dinnanzi al mare
Poso
I miei pensieri
Sull’affastellarsi spumoso
Delle onde.

Nel suo implacabile dispiegarsi ondoso
Un titillevole gioco di colori
Si offre ai miei occhi.

Sento il buio farsi vicino,
La luce disparire
Nel sabbioso tramonto,
Quasi sospinta
Dal vento
Verso porti e case lontani.

Una nuvola
In lontananza
Sottace gli ultimi raggi del sole.
Barbagli di luce fioca raggiungono
Le mie dita
Intrise di te e di mare.

Scrivo questi versi
Gettandoli
Tra le algide creste ondose
Quasi fossero compagni
Provenienti da un luogo lontano.


La poesia

Nel grado di verità
Risiede l’utilità della poesia,
Nell’esprimere ciò che i sensi si limitano a carpire
E la ragione ad analizzare.

Espressione e sentimento
Ridisegnati nella parola.
Come un’immagine mentale
Diventa creazione per mezzo del colore,
La poesia
Diviene opera d’arte semantica.


 

Amare

Amare è l’apice delle emozioni,
Amare è dove il bello
si unisce trionfalmente all’ordinario,
l’incontro di due confini.

Amare è unione all’altro,
disgiunzione da se stessi.
Amare è separazione del singolo,
commistione di due parti talvolta immiscibili.

Amare è un’arte alchemica,
un’unica, e non giusta,
combinazione di elementi,
un legame inaccessibile ai sensi.

Amare è un bisogno universale
che necessita di un oggetto,
una sponda cui attraccare,
un argine sui cui edificare un ponte.

Senza incontro non può esserci l’amore,
Senza amore non può esserci un incontro.