IL GUSTO DELLE PAROLE
Il gusto delle parole,
la frenesia della mano
di creare l’indelebile,
di spiegare l’inspiegabile.
Il gusto delle parole
siano esse dettate dal caso,
intenzionalmente ricercate,
pazientemente attese.
Il gusto delle parole trovate.
Il gusto delle parole
che non si possono dire,
celate nel desiderio
o nel rancore.
Il gusto delle parole
alle quali credo.
Il gusto delle parole
che diventeranno azioni.
Il gusto delle parole
preziose eppure sottovalutate
ti voglio bene, ti chiedo scusa.
Il gusto delle parole
attentamente ascoltate
custodi di infiniti segreti,
al pari della poesia.
Il gusto delle parole travolgenti.
Il gusto delle parole fedeli,
giuste, dignitose, incoraggianti.
Il gusto delle parole violente,
illusorie, estorte, denigranti.
Il gusto delle parole
che hanno potere.
Il gusto delle parole
alle quali tu decidi di dar potere.
CARA
Lene cara
di quell’ adamitico manto
che’l tocco mai azzardò a tanto.
Carezza impalpabile
di quel cipiglio fermo
che’l ceruleo vide come perno
d’un orbe d’inverno.
Mai la queste fu meno opportuna:
l’arbitrio supera persino la mezzaluna.
Mai l’alma fu più sopraffina:
la pretesa era certa rovina.
Mai il cuore fu più saggio:
“Il ritorno non sarà incarcerato miraggio”,
inoltre “Libertà non è concessione,
bensì della vita, unica professione.”
Cara,
immobile e sospesa,
la mano attendeva una sola resa.
Mai mossa latente
fu più erede dell’attimo fuggente;
il riso tuttavia non tolse,
punto e a capo
la penna mosse.
SENTIERO
Il desio di arrivare,
di fermarsi.
La scelta, la volontà
di respirare;
di privarsi della possessività delle genti,
della gelosia inferma dei luoghi;
di sentirsi soli in una solitudine
gesuitica
infranta
dal sentimento che nel cuor conduce
i chi
ai quali il mero “voler bene” è atto improprio,
gesto inaccorto,
sguardo limitato,
ringraziamento incompiuto;
soffocata
dai chi che uccidono l’eremo della mente
e la brama di perseguirlo.
Arrivo,
mi fermo.
Mi volto indietro,
mi rivolto,
mi ribello.
Nel subbuglio
la permanenza del loro amore,
la virtù della pazienza più innocente.
L’ora tarda
la consapevolezza del rientro,
uno stilo di nostalgia.
La ferma certezza che in quel sentiero vi sarà ritorno.
ODE ALL’UNIVERSO
Oh universo
a te spesso penso,
sì ampio, sì immenso,
sebbene la ragione
ti voglia stellato ed infinito,
il centro mio
osserva
quel riflesso poco pio.
Pio. Qual parola!
La religione riaffiora,
tuttavia, essa nulla importa
se l’animo si comporta
in quel modo raffinato
d’uomo, che scherno
altrui, ha mai giudicato.
Rusticana, la cavalleria
che travolge la mente mia:
note sincere che con eleganza
si susseguono in una curiosa danza,
come gocce di rugiada gentili
che viaggiano su foglie sottili.
Mi scosto,
lontano me ne vado.
Alla ragione più non presto ascolto
come se essa fosse in torto.
Oh universo
or ti scorgo
sì minuscolo, sì profondo
in quel riflesso
sì blu, sì tondo.
Ed ecco,
la condanna:
Ragion sempre inganna!
Accusatori senza pietà
borbottano in crudeltà,
finché sbalorditi
sono al fermo costretti
dalla propria razionalità.
In cuor loro, il silenzio ha giocato
e’l pensier accorto
come dadi, il dubbio ha lanciato:
l’universo è vero
visibile
in misura piccola e profonda,
ma come può essere invero
se la mente, tra le meteore, è vagabonda
o se tra oceani, d’altri mondi, s’affonda?
Oh universo,
una nuova lezione
un nuovo maestro.
È bene ch’io faccia ritorno
come un mulo al suo borgo
cosa falsa non è non vera
poiché il prospetto non cola come cera.
L’orizzonte sereno miro,
la pace dei sensi,
un leggero respiro.
La melodia ancor odo,
ad un nuovo porto approdo.
NEL VENTO D’AUTUNNO
Nella notte, o Sole
riscaldami nella rimembranza
del tuo affettuoso tepore.
Nell’oscurità, o Sole
salvami da questo timore,
sì placido e presente
sì trepido ed incoerente,
timor d’infante
che dona tempo straziante.
O Sole,
qual dovere devo appagare
affinché questo mostro
mi possa fortificare?
Timor cupo,
timor soffocante
che la dolce compagnia
tu muti
da beata a schiacciante,
che il respiro tu mi obblighi
a rincorrere
con l’illusione che il vero tremore
si possa interrompere.
La romantica solitudine
mi costringi a cercare
nonostante io,
sognante
nel vento d’autunno
mi vorrei librare.
Nella notte, o mio Sole
ardi nel mio cuore.
Nell’oscurità, o Sole
incoraggiami contro questo timore
sì lieve ed elegante
sì misterioso ed estenuante,
di Psiche figlio
cresciuto nel vizio di ogni istante.
O Sole,
quali azioni devo muovere
affinché questo mostro
cessi di corrompere?
Nel giorno, o mio Sole
su di me continua a vegliare
E, nel tuo calore,
permettimi di soggiornare.
AMOR O INNAMORAMENTO
Amor o innamoramento,
fastidioso tormento!
Un istante,
invero attimo di convinzione,
quel credere di amarsi
deluso
dal mancato tempo per fidarsi
e l’istante seguente,
ove la confusione è convinta
e’l mio tacere per sempre
impedisce ch’io sia vinta.
Amore o innamoramento,
era mero fraintendimento!
Come potrei mai amarti,
se è l’alba ciò che in verità tu brami,
quando io sono crepuscolo?
Come potrei amarti,
sicché, per te l’amor è pretesa
e non libera presa?
Amore o innamoramento?
Amor!
Senza, del tempo,
il timor.
PROCESSO POETICO
Odo
voci suggerirmi parole;
come eco in lontananza
la parola mi giunge
e l’anima mia
si colma.
È poesia.
COME UN PETALO BIANCO
Come un petalo bianco
di una pianta in fiore
che risveglia d’incanto
la commozione del cuore.
Come un petalo bianco
che, abbandonandosi nell’aria,
si adagia al suolo dolcemente
facendo del suo indugio una libertà sorprendente.
La sua caduta non è spavento
ma ciò che più ama del suo avvento,
il volo poco sicuro
è il mezzo per scoprire il suo carattere più puro.
LODE ALLA CULTURA
Miro te
al mirar di codesta meraviglia
che d’un’epoca sparsa
è statuaria scintilla.
Miro te
che del bello sei nutrice
d’oculi e d’alma, or intrepidi,
al pensarti ispirazione nei secoli.
Miro te
che’l fiato levi
lordo e assennato
ingenuo e frastornato;
e’l respiro vero da lungi
rinvenuto
riscopre nella tua aria
nuovo contributo.
Miro te
infinito di cangiamenti,
dotto teste
di congiure e tormenti
di battaglie e tradimenti;
della fede che cerca sempre sposa,
della nota che insegue nota,
dell’amor che, per inchiostro, si fece prosa.
Miro te
d’identità molteplici
che crei le tradizioni
e speri ch’el diritto divenga esercizio di azioni;
che la ricchezza non è d’argento
ed il vanto non è d’altrui gradimento;
ch’el romanzo traduci in dolci fremiti
e le verità trascendi;
ch’el sogno non è solo di mezz’estate
ed è potere di cardinali avanzate!
Miro te
umana natura.
Te miro
curiosa cultura.
IL BEATO
Cullato dall’attesa, il Beato
in elevata virtute a preghiera invita,
nel mentre che
d’Intelletto, vergine speranza, è concepita.
Nell’aulico invito a propagar letizia,
nobiltà e servitute si scambian notizia.
Il venir fecondo di fortune è privo,
anche se Veritate, in verità, mai abbandona lo schivo,
infatti,
difatti,
Fortuna assai più grande tra noi è nascente,
indicata dall’Astro, la cometa splendente.
Cullato dall’attesa, il Beato
in elevata virtute a preghiera invita,
nel mentre che
d’Intelletto, vergine speranza, è riuscita.
Nell’aulico invito a proclamar l’avvento,
l’innocente novella divien flagello e tormento,
ma ogni sofferenza nel cuor d’Immacolata
diviene speciale sacrificio di forza pregiata.