Il veliero che non va per mare
Mi sporgo dalla balaustra
sulla destra di questo grande ponte
La carezza violenta dell’aria salmastra
Un altro giorno di sole
Il sale sulla fronte
Strano questo veliero
non trovate?
A pochi sembrerebbe vero
Non naviga per mare
ma per città amare
Prende con sé le anime
quelle bisognose e pure
che desiderano libertà
Non lascia che ricordo fragile
in coloro che hanno visto
e non saranno in grado di raccontare
La ricerca della felicità
Che duro lavoro in tempi difficili
Se posso darti un consiglio
prova a fare come questa nave
Naviga così tanto facilmente
anche senza il mare
Quarantena
Non pensarci
Tutto passerà
Non sono scemo
ma i tuoi occhi dolci
oscurati da quel velo di terrore
mi fanno paura
E non chiedere al tempo degli orologi
il futuro che nemmeno loro sanno
guarda le rondini in cielo
già primavera per loro
e noi invece di questo inverno
ne siamo al fondo
Io torno al piano
mentre tu scruti l’orizzonte
alla ricerca di un segno nelle strade vuote
È mezzogiorno e qua
nei nostri cuori e nelle nostre menti
è già mezzanotte
Al chiaro di luna
Atmosfera magica
Note surreali scivolano
sulle corde di un pianoforte
una fantasia sfuggevole
un canto di solitudine
un grido di amore
riecheggia nella notte
Il bianco incontra il nero
in arpeggi perfetti
Un infinito crescendo
che mi fa sentire vivo
Quei tuoi occhi castani
Quei tuoi occhi castani
a volte inosservati
ma mai banali
racchiudono una magia
un incantesimo pericoloso
Puoi cadere dentro ed affogarci
Nell’iride
un solco marcato
un baratro nero
in cui si perde la luce
Specchio di un mistero
tanto grande
quanto affascinante
Numerosi accenti colorati
illuminano ogni parte
dell’anello iridescente
Manifestazione intrinseca di vitalità
Una costruzione perfetta
Un universo in miniatura
che mi osserva e mi fa paura
Le scale
Il mondo che c’è
mi ricorda un po’ di te
Salgo le scale che mi separano dal cielo
due per volta ma anche tre
Non mi ricordo
l’ultima volta che ho mentito
se l’ho fatto apposta
o perché tradito
Mi osservo a scoprire il mondo
mentre ascolto questo suono nuovo
che si accende dietro a quel soffio di vento
che mi gira intorno sfiorandomi il mento
La mattina è fatta per dimenticare
le cose più brutte
La notte è fatta per scoprire
le cose nuove
ma non tutte
La sera è fatta per pensare a te
Con il cuore si può fare grandi cose
mentre si osserva un passerotto volare
una voce parlare
o una radio cantare
Notte funesta
Non ho più sonno
Sarà la paura di cadere in un sogno
in cui io ti perda
Non ho più sonno
Sarà il caldo che ci tormenta
oppure la crudeltà dell’immaginazione funesta
Dormi
che vado a prendere un po’ d’aria fresca
Proverò a contare le stelle
per capire se tu sei una di quelle
Quei rumori di città lontani
che fanno meno buia questa notte diversa
mi fanno riflettere
a quanto sia strana questa vita perversa
Brutta copia
A volte mi siedo
e mi domando
se tutto vada nel verso giusto
nel verso di come
vorrei andassero le cose
se quel fiume che è la mia vita
vada per il suo giusto corso
o si perda nella miriade di trappole
che ci sono lungo il percorso
Metto una mano in tasca
Prendo quella brutta copia
dove la vita è raccontata
vera e non alterata
Prendo la giacca per un bordo
e sfilo quella penna che sta sopra il cuore
di tratto nero elegante
ma fuori rossa sgargiante
colore dell’amore
Scrivo
e correggo tutto ciò che non va
appunto ciò che vorrei poter dire sarà
e metto un punto a quello che è stato e che non tornerà
Preso coscienza
ogni cosa rimessa a posto
mi alzo e riparto
Con lo sguardo di chi sa
Con la voglia di chi fa
Popolo
Siete parte del popolo o preferite essere popolari?
Perché quell’entità astratta ed incommensurabile che viene definita popolo a volte non si sa bene a cosa si riferisca, se ne facciamo parte o meno.
Ma chi è veramente il popolo?
È chi si sente appartenente ad un insieme con il quale accomuna lingua e cultura. Appartenere ad un popolo vuol dire avere delle tendenze aggreganti, significa avere dei gusti che appartengono alla massa, perché popolo significa massa.
Ma in un popolo fatto di massa e in una massa fatta di individui le accezioni individuali prendono il sopravvento e divenire popolari acquisisce un’importanza totalizzante e paralizzante, dove appartenere è solo il primo passo per elevarsi a qualcosa di più.
E a quegli individui che si attaccano a questo termine con l’intenzione di far breccia nei cuori più teneri e puri io dico: sappiate che vi state aggrappando all’ incomprensione di chi vi ascolta. Voi non vi appellate al popolo ma alle popolarità che vi sono dentro.
Ed io mi auguro che questa incomprensione sia con il tempo contato, che chi appartenga ad un popolo lo faccia in mondo consapevole e propositivo, che nessuno si faccia abbindolare dalla parola popolo che in sé non significa niente, che si lasci perdere la popolarità a favore dell’appartenenza.
È difficile, è un sistema complesso e articolato, ma se rimane un po’ di amore per quella che una volta era chiamata patria, allora, e solo allora, varrà la pena tentare.
Perché un popolo senza amor di patria non è un popolo, è un tempio senza altare.
Introspezione
Quando ci rendiamo conto di non poter cambiare il mondo ci accontentiamo di cambiare noi stessi.
È per questo che sono diventato poeta, per dare voce a pensieri che se detti susciterebbero ridicolezza e indignazione, ma anche ipocrisia per chi vorrebbe appoggiarli ma si rende conto di non potere.
E di fronte agli incredibili paradossi di questo mondo e delle persone che lo abitano io rimango basito. Non riesco a concepire il fatto che dalle esperienze che vengono fatte con la propria pelle non si prenda mai insegnamento, che la storia sia una ridicolezza, un qualcosa da non prendere mai sul serio, che non ci sia mai niente da imparare.
Forse è la debolezza dell’animo umano.
Sarà che ci dobbiamo evolvere ancora un po’.
Scrivere
Scrivere di quello che abbiamo paura ci prepara al mondo là fuori.
È come andare in bicicletta con i freni tirati, abbiamo la sensazione di essere più sicuri anche se in realtà non è vero.
Perché prepararsi è fondamentale, a nessuno piace arrivare impreparato.
Ma a volte succede, e dobbiamo fare i conti con ciò che sfugge alle nostre conoscenze, è il mistero della vita.
E allora la nostra mente, nell’inesauribile ed incessante moto turbinoso le cui regole sono a noi sconosciute, crea e distrugge realtà illusorie e illusioni veritiere aiutandoci ad affrontare le nostre paure più profonde.
Perché noi viviamo di paure, viviamo costantemente nella paura di morire, di lasciare tutto ciò a cui siamo abituati e tutte le nostre azioni vanno in quella direzione: nella ricerca ceca ed incessante del preservare ciò che è instabile.
E allora scriviamo, è l’unica cosa che ci resta da fare, perché alla fine si rivela anche la migliore.