Micaela Zelasco Loinger

Poesie


Verso casa

Ho attraversato cieli di zucchero
filato, ho camminato su erba fitta
e sceso cauta gradini di pietra:
uno ad uno, tra la terra bruciata
e aiuole di fiori rosa appassiti.

Ho seguito i tre colori del mare
nello scintillio pigro della sera,
affondato i piedi sulla battigia
dall’ultimo chiarore illuminata,
e come madreperle, vi ho cercate.

Lì nella spuma bianca ho arrestato
lo sguardo, e dove si frange l’onda
vi ho aspettato, fiduciosa e paziente.
Sul sentiero di luce vi ho trovate:
aggraziate, placide e seducenti.

Il volto sorridente di Chiaretta,
il passo lieve della dolce Rosa,
e Venus con Sissi, timida ancora;
la contagiosa risata di Ninni,
poi la bella Lara, ninfa dei boschi,
insieme a Linda, e l’angelo Wanda.

Volgendo teneramente le spalle
all’immensità della vita breve
con le sue antinomie, le sue crepe,
ho salutato le amiche mie care,
e accompagnata dal soave riverbero,
mi sono avviata, paga, verso casa.

 


 

Sola

Avrei voluto chinare
il capo sulla tua spalla,
cingerti in vita, per sentirmi salda.
Ma immobile al tuo fianco
scelsi di non rischiare
di farmi male, di desiderare.
Sono qui davanti a te
e sfrontata ti guardo,
mentre supplico altro.
Una parola potrebbe frangermi
come vetro; del resto,
mi avevano avvisata.
Affidati, saprò guidarti
come un navigatore esperto
in mare aperto, la sua barca.
Ma fui sola a sfidare le onde,
a nuotare controcorrente,
sola su questa strada
di foglie insecchite e ombre.
Un alito di vento, un raggio tiepido
e dolci melodie
leniscono il deserto.

 


 

Il mio giardino

Punteggiata di imperiture erbe
e boccioli selvatici,
la verdeggiante prateria
si distendeva senza limiti.
Mi venne naturale non costruir barriere.
Cardi spinosi e sterpaglie
si confondevano
tra le morbide zolle,
dove respirava la vita.
Mi convinsi che non avere confini
fosse la migliore delle soluzioni.
Ma le campanule violacee
sbiadivano, i ranuncoli e le margherite
sfiorivano, le spighe si piegavano.
Il verde brillante scoloriva.
Fu allora che posai uno steccato,
una robusta e rassicurante recinzione.
E non mi sentii colpevole, né più sola.

 


 

T’incontrassi per strada

T’incontrassi per strada
mi sentirei al sicuro,
nella solita parte
di donna risoluta.
È qui accanto a te, caro,
che mi sento perduta.

 


 

Come un figlio

Erano dolci pensieri, era brezza
sul viso, era salsedine
Erano fantasie temerarie,
desiderio impaziente, irresistibile;
Era sguardo smarrito all’orizzonte,
giovanile esultanza.

È un sogno quasi estinto, è struggimento
È un incendio indomato
È turbamento. Curato e difeso,
amato come un figlio.