Michele Vida - Poesie

UN GIORNO D’AMORE

 

Ho ascoltato il battito accelerato dei nostri cuori e già la malinconia mi assale.

Avrei voluto che il tempo si fermasse e i nostri corpi non si lasciassero mai.

La paura invade i miei pensieri, gli istanti non tornano indietro, 

come l’acqua non va alla sorgente e la pioggia al cielo.

Nasciamo egoisti e a volte lo siamo,

non mi sento in colpa per questo.

Non voglio che altri possano avere i tuoi respiri,

che possano dividere il ricordo che ho di te.

E se il tempo non si fermerà,

allora pregherò che la pioggia cada forte sulla terra ed ingrossi i suoi fiumi.

Ci tufferemo per bere avidamente altri attimi di noi,

fino a quando esausti verremo sospinti al mare.

Lascerò al vento sussurrare le mie parole d’amore,

mentre tu le afferrerai con il tuo aquilone.

Io guarderò quel filo sottile che porta a te immaginando che non si spezzi mai. 

 



DOMANI

 

C’è stato un tempo in cui credetti in molte cose.

Nacqui ingenuo come tutti. 

Ce n’è stato un altro, nel quale,

le mie certezze si sgretolarono sotto i colpi della vita.

Come il fumo che si fa nuvola o l’umidità della terra che diventa pioggia incupendo il cielo. 

Non conosco il mio tempo attuale,

non so se le gocce diverranno un pianto o un arcobaleno. 

Vorrei uno spirito che mi avvolgesse come la nebbia sui campi infreddoliti.

Ho bisogno di una ragione plausibile per dare contezza al mio divagare.

Vorrei che il sole donasse la luce alle ombre del bosco,

per togliere la paura negli occhi della gente. 

E che la pioggia, lieve, accarezzasse il viso delle persone come lacrime.

Così nessuno noterà il loro pianto o si vergognerà di esso. 

Vorrei che il vento liberasse le foglie imprigionate sui rami mentre,

in quel breve volo, sognano d’esser gabbiani.

E che il fuoco ardesse forte nel focolare,

scaldando i nostri cuori dal freddo delle solitudini. 

Vorrei che la neve scendesse sul mondo, ovattandolo. 

Abbiamo bisogno della sua quiete. 

E che smussasse il carattere delle persone,

rendendole gentili, come gli orizzonti nelle pianure imbiancate.

Forse troverò tutto questo o mi arrenderò al tempo che fugge e non mi concede di sbagliare.

Aspettando, volerò lo sguardo verso est,

attendendo che il buio lasci questo orizzonte per ritrovare la bellezza in ciò che mi circonda. 



A TE.

 

Ho aperto gli occhi dopo il riposo della notte.

Ho guardato il cuscino vuoto,

sognandoti al mio fianco.

Dormo ancora ho pensato;

ma poi, voltandomi nuovamente,

ho visto la luce filtrare dalle persiane ancora chiuse.

Anche oggi il sole.

Gli ho sorriso, pensandoti.

No, non sei un cuscino vuoto, ma il sole che squarcia il mio buio.

Aprirò le finestre per sentirti più vicino.



STELLA DEL NORD

 

Molte le notti in tua compagnia,

ti osservavo accontentandomi.

Tu pallida, bianca nel cielo.

Freddamente hai schiarito le mie notti.

Scioccamente ebbro ti cullavo,

pago della tua luce fievole.

Ora ti lascio al tuo lungo cammino.

Non seguirò più la stella del nord.

Seduto aspetterà la mia alba.



PASSI

 

Passi che risuonano ancora nella mia mente.

Passasti decisa.

Passasti sopra la mia vita.

Passa il ricordo. 

Passa e non passi tu, 

ricordo di quel dolore.



SI VINCE SI PERDE.

 

Si vince, si perde. 

Si perde la voglia

Si perde la fiducia

Si perde la speranza

Si perde un amore

Si perde una persona cara. 

Perdere è per le persone forti.

Per quelli che la mattina si alzano,

sapendo che anche oggi non vinceranno.



BORA. (Vento dell’est).

 

Accarezzando genti e villaggi a me sconosciuti giungi a me,

trasportando il tuo passato e il mio futuro.

Respiro questo freddo vento, mentre immagino inesistenti confini.

È lì che la mia mente si perde: lontano, senza muovermi.

Placa la tua forza e gonfia le mie vele, mi lascerò trasportare.



LE DONNE

 

Nascono belle le donne,

fragili a volte, sensuali nelle loro linee,

morbide e armoniose,

ricordano gli orizzonti toscani.

Le donne sono un sorriso, pieno e sincero,

che s’illumina, adombrando ciò che le circonda.

Sono una lacrima che scende sul viso,

che soffre in silenzio.

Amano con dedizione, orgogliose della loro scelta.



LE BARCHE SULLE SPIAGGE

 

Vite sbagliate senza un perché.

Amara realtà di un destino a cui è inutile opporsi.

Barche trascinate dalle maree, 

senza vento in poppa ne timoni.

Attendono una spiaggia nella quale sopirsi, 

mentre i vividi colori delle loro chiglie sbiadiscono al sole. 

Corrose dal salso che s’insinua tra le venature del legno,

un tempo forti e profumate della linfa della vita.



Tratto dal libro “E se… (la storia del signor inchino)”.

“Arrivò puntuale, come faceva tutti i pomeriggi del sabato da molti anni a questa parte. Per Federico era ormai una costante, una piccola e rassicurante routine. 

Anche quel giorno il vecchio giunse al ponticello in pietra. L’intonaco che lo ricopriva cedeva in molti tratti lungo il robusto parapetto. Tra gli squarci si intravedevano dei grandi massi, accostati secondo un’apparente casualità da mani sapienti, ormai sconosciute. In qualche angolo, tra le rughe delle pietre, un po’ di muschio raccoglieva qualche lacrima d’umidità che trasudava dal muro, rendendolo vivo.“

 

“…Federico guardò l’anziano dalla finestra. Lo stava aspettando da qualche minuto. Lui arrivò con passo breve e veloce, trascinando le gambe, quasi per non farsi sentire. Avanzava chino sulla schiena, vestito con una giacca scura e pesante in tinta con i pantaloni di due o forse tre taglie più grandi. Il tessuto infeltrito pendeva sul davanti, sotto il peso delle grandi tasche, deformando la sua figura. Un cappello in feltro, sbiadito dal sole e dalla pioggia, copriva il suo capo. Arrivò al piccolo ponte e si sedette sul bordo del parapetto, rivolto verso la casa di Federico.”