Monia Panigada - Poesie e Racconti

GEMMA

 

Qualcuno avrà anche riso

qualcuno non avrà capito

qualcuno ha scosso la testa “che stupida”

ma io sono rimasta seduta

su quel lettino tutto il giorno

mentre lui si tuffa con piedi e corpo

e io mi immergo con occhi e anima

nel mare che ho che ho di fronte

e che lo protegge dal mio sguardo.


Allo specchio

 

Che sorpresa…

come?…non ti aspettavi di incontrarmi di nuovo?…

ma io non sono mai andata via…sono solo andata avanti…

come?…ma certo che mangio ancora cioccolata…

si…mi piace ancora leggere…

no… però mi piace ancora la musica…

si …esco raramente… beh sai…i figli…le responsabilità…

si…a volte mi sembra di non averti mai conosciuto…

certo…lo so che avevi dei sogni… è normale…

come?…ti ho deluso?… perché?…

ah…ma ho fatto tutto… beh quasi tutto quello che volevi…

cosa mi manca…mah!… è difficile dirlo…

si…un sogno l’ho realizzato…

incontrare di nuovo me stessa…


Il confine

 

Divisa dalla mia età

mi guardo attorno

e il sorriso di mia madre  rivela la mia somiglianza

mi guardo intorno

e il sorriso di mio figlio si incrocia con il mio

e io nel mezzo li guardo e penso a chi dei due avvicinarmi

prima che la mia età superi il confine

e il sorriso di lui

diventi la mia somiglianza


IO

 

Con chi parli?

con nessuno

Quante persone conosci?

tre

Impossibile…ti vedo sempre al telefono…tutto il giorno… davvero…quanti amici hai?

tre…. quella che vedi …quella che io voglio che tu veda…e quella che sono


 

Semplice parola

 

Che scorre, scivola, pensa

Parola

Tu la pronuncia ma è sbagliata

La inventi, l’ascolti ma non è la tua

La senti, la temi e ti appartiene

È straniera, antica, perbene

Tu la capisci, la correggi

è un’ordine, un segreto

La mantieni, la prometti

La educhi ma lei è un volgare

La suoni è musica

La giochi si incrocia

La usi è un dono

La celi è oscura

Perdi tempo e si spende

Puoi farla pesare e la esponi

La pretendi, scambi, mormori

È benevola, si risente

In bocca è amara

La misuri, la baratti

La impegni è d’onore

Fai un sorriso e diventa gentile …grazie


Sospeso

 

Sospeso

Immobile

Fermo

Mi costringi a riscoprirne il significato

In un tempo irreale

In un tempo illimitato

E io mi muovo

Sospesa in questa realtà

Per cogliere l’occasione

Per capire come sia possibile

Che non ci sono solo io


 

Una sera

 

E come un origami

compongo

e come una poesia

ti penso

lasciami pensare

lasciami comporre

hai camminato al mio fianco

hai rallentato

e il tuo viso era più spento

e il mio fiato più corto

quando ho visto il tuo stupore

nel vedermi più forte

ora corro io se vuoi

e sarò davanti a te

quando mi cercherai ancora

e le mie mani prenderanno le tue

e ti solleveranno

alla fine di questo giorno


 

LA PROSPETTIVA

 

Aveva violentato il tempo per restare nel gioco e spostato le lancette dell’orologio appeso all’ingresso indietro di 30 minuti la sera prima e aveva cercato di abituarsi a quell’ora già a partire dalla mattina e sentito crescere l’ansia quando la radio aveva dato il segnale orario e allora aveva staccato la batteria al cellulare perché non lo tentasse e aveva provato a non guardare fuori dalla finestra e sapeva esattamente a che ora passava il 707 e la Sig.ra Gattinosi usciva sempre alla stessa ora e allora si era sforzato di pensare alla richiesta di Linda

…non puoi sempre essere così inflessibile…ci vuole un po’ di elasticità…la vita non è un planning…

e aveva proposto di provarci a fare quel gioco letto sulla rivista

…io fingo di essere te…e tu…le mie di abitudini…

e aveva continuato a tormentarlo per giorni fino a quando lui aveva deciso di accontentarla e l’appuntamento fissato per le ventuno davanti al cinema e lei eccitata per quel gioco e promesso che sarebbe stato divertente essere lui e vedere cosa si provasse ad essere puntuale e lui scosso la testa e ribadito quanto fosse tutto assurdo e guardato quanto tempo fosse trascorso nella finzione e aveva convenuto che le 09.50 fossero un buon momento per concedersi una seconda colazione e le campane suonare e lui tappato le orecchie e mosso nervosamente le mani e pentito d’aver accettato e il caffè non sembrava avere lo stesso sapore di sempre e si era sentito ancora sporco dopo la doccia e pensato ancora a quanto tempo mancasse alla fine di quel gioco assurdo

Aveva tirato avanti l’ora di 30 minuti già dalla mattina e rimasta nel letto un po’ di più e già dimenticata che ore fossero realmente a mezzogiorno e mangiato a spizzico e riso da sola quando si era confusa sull’inizio del suo programma preferito e litigato al telefono con sua sorella

…lo sai che a quest’ora sono già al lavoro…

e si erano promessi di non sentirsi e lei dettato tutte le regole del gioco e detti che poi tutto sarebbe tornato come prima

…ti giuro che non mi lamenterò più…solo una volta…

E Stefano sbuffato ancora e ricordato a lei quanto tutto quello fosse infantile

…ci sono impegni che non si possono prendere alla leggera…ci vuole una regola…non puoi arrivare quando vuoi…

e le aveva ricordato di quando avevano perso il treno e dovuto cercare un ostello di fortuna o di tutte le volte che l’aveva costretto a guardare un film già iniziato disturbando tutta la platea in sala

…posso farcela…te lo prometto.. sarò puntuale…

e lei gli aveva rinfacciato quanto fosse noioso quando la assillava perché fosse più puntuale.

E lui aveva provato a chiudere gli occhi nel primo pomeriggio è continuato ad alzarsi e si era tormentato le mani e guardato ancora fuori e visto il parcheggio sotto casa più vuoto del solito e immaginato che ore fossero realmente e stava provando di nuovo a concentrarsi su quell’appuntamento e aveva cominciato a scegliere gli abiti

“… così mi porto avanti…”

e aveva riso da solo alla sua battuta ed era arrivato a fatica all’ora stabilita e si era preparato con cura e fatto uno sforzo per attenersi all’orario di lei e quando era finalmente uscito il suo orologio segnava le 20.35

Sapeva già cosa indossare, il suo abito rosso con lo scollo, il suo giacchino bianco e le scarpe, quelle con un po’ di tacco, le aveva sempre messe con quell’abito e a lui piacevano come gli slanciavano le gambe e il trucco leggero, a lui non piaceva che si coprisse le efelidi sul viso

“…sei…. originale..”

e l’aveva convinta al primo appuntamento ed era arrivata in ritardo e ora finalmente era in orario quando era uscita e il suo orologio aveva segnato le 20.35

Lui si era innervosito quando la sirena dell’ambulanza li aveva costretti a rasentare il marciapiede con le auto e poi si era subito pentito pensando che qualcuno stesse male e aveva aspettato che la colonna di auto ripartisse e pensato a quanto fosse in ritardo per l’appuntamento e se lei fosse già arrivata e a come lo avrebbe canzonato per il ritardo come faceva lui con lei, e quasi divertito di quel gioco, si era promesso che non sarebbe mai più stato schiavo del tempo e aveva provato

“…non ti prometto niente…”

e non voleva darle soddisfazione e aveva tenuto per sé i suoi pensieri nel caso non fosse riuscito nell’intento e l’ambulanza stava tornando e la sirena era accesa e lui stavolta sulla corsia giusta e non aveva dovuto accostare ed era arrivato al parcheggio del cinema e visto le persone fare capanella e le sirene dei vigili lampeggiare e non si era allarmato e neanche avvicinato troppo e guardato intorno se la vedeva e pensato ad uno scherzo di lei

… sicuramente salterà fuori e mi urlerà che sono in ritardo…

si era detto mentre resettava il suo telefono e lo riportava all’ora standard e si stupiva che fossero le ventuno e ventidue e allora si era di nuovo guardato intorno per vedere se ci fosse almeno l’auto e deciso a chiamarla e il telefono di lei spento e allora guardato verso le sirene lampeggianti e fatto più vicino e cominciato a sentire i commenti

…poverina…ed era sul marciapiede…pensa se fosse stata sulla strada… è stata ancora fortunata….

e Stefano aveva ascoltato pallido in volto e raccolto quella scarpa bianca col tacchetto e si era fatto largo verso i vigili e visto l’auto in retromarcia sul marciapiede e chiesto e ottenuto conferme

…sì signore….sta bene…un po’ scossa…continuava a dire che stavolta non era colpa sua e che lui avrebbe capito… abbiamo dovuto metterla quasi a forza sull’ambulanza.. signore… signore aspetti…

e quella ragazza aveva consegnato a lui gli oggetti raccolti e l’orologio di lei segnava ancora l’ora sbagliata mentre quella gli diceva

… è stata fortunata..forse non era la sua ora…