L’Afrodite di ogni figlio

Ti piace cantar e sei brava come un usignolo,
Ti fai in quattro per noi, portandoci a scuola a calcio e anche al lavoro, non basta una poesia
o una bella storiella;

per poter esprimere scrivendo
il bene che i figli vogliono alle madri; perché si sa’, quello rimane in eterno, come dei prestigiosi quadri.

non si può né quantificare e neanche calcolare;
dalla età più piccina, a quella più grandina, consigliar ci saprai
e nella vita ci accompagnerai.

ci sei sempre per darci un aiuto
corri addestra e a manca, a più non posso,
hai degli occhi che riescono a guardare meglio dell’infrarosso;

solo una madre questi occhi può avere, perché nell’animo dei propri figli sa vedere. Se veramente tristi o felici noi siamo, neanche noi stessi ce n’accorgiamo.

Non ti importa se siamo dei figli particolari,
Perché in ogni caso, quando abbiamo bisogno, tu appari
Lo ammeto, noi figli non siamo facili da sopportare qualsiasi sia la nostra disciplina,
dall’avvocato, medico, ballerina, scrittore e per fino il militare, scrivo questa poesia solo per potervi ringraziare,
perché voi siete sempre lì, pronte ad ascoltare.

un ringraziamento particolare
va alle madri che pur di avere un figlio, lo voglion adottare; non si può quantificar
il bene che riuscite a donar, neanche con una assonanza
si riesce a capire, l’amor che ci date ogni giorno in abbondanza.

 

 

 

L’oblio dell’amore

FUORI È TRANQUILLO, tutto tace, IL VENTO CHE GIOCA TRA LE FOGLIE;
CON un’armonia MAGICA E MOLTO SONANTE.
TUTTO intorno è MUTO, DAL RESPIRO DEGLI ANIMALI
A QUELLO CALMO E RILASSATO DEGLI ESSERI UMANI,

DALLE CALDE LAMPADINE
DA POCO SPENTE
CHE ANCORA CALDE
E ASSAI ARDENTE.

TUTTO IN TORNO A ME È SILENZIOSO
TRANQUILLO E CALOROSO,
ALMENO COSI’ PUO’ SEMBRARE,
MA ALL’AMORE NON SI RIESCE A FREGARE.

E CREDO CHE DOVREI AFFRONTARE IL MIO INTERIORE OBLIO
L’OBLIVIUM SEMBRA UN DIVENIR OSCURO, TETRO, BUIO
MA ACCOSTATO A TE SI ILUMMINA, SI IRADIA
DI BELLEZZA E SEMPLICITÀ COME I VALORI DELL’ARCADIA

L’OBLIO NON È PIU’ UN SINONIMO
MA È UN BELLISIMO ATONIMO,
ESPRIME LA DOLCEZZA
PENSANDO A TE
CHE AVVIENE UNA DIMENTICANZA
TUTTO IN ME

ASSOLUTA E DURATURA, AHIME’
L’AMORE CHE PROVO PER TE
È COSI’ FORTE E POTENTE
CHE CHISSÀ SE È CAPITATO A TANTA GENTE

AD ALCUNI POETI È SUCCESSO ANCHE A LORO
DAL MENO FAMOSO A QUELLO CHE PORTAVA LA CORONA D’ALLORO
ANCHE LORO RACCONTAVANO POESIE, ALLE LORO AMATE

COME IO PROVO A FARE CON TE
MA IL PROBLEMA,
CHE PER ME SEI COME UN FONEMA,

CAMBI DI SIGNIFICATO
MA IL MIO ETERNO AMORE
NEL MIO CUORE
RIMANE E RIMARRA’ SEMPRE AGGRAPPATO

SICURAMENTE
NON RIESCO A CONVOLGERE LA GENTE
PER FAR CAPIRE CIO’ CHE PROVO PER TE’
UN IMBASTITURA DI POESIA PER RACCONTARE DI TE
NON È SUFFICIENTE
E LO SAI PERCHE’?

IL MIO AMORE NEI TUOI CONFRONTI
NON BASTA SPIEGARLO CON DEI SEMPLICI RACCONTI.
ADESSO DOVREI ANDARE
UN NUOVO GIORNO INIZIA A BRILLARE

IL GALLO SORGE E IL SOLE CANTA
E ANCORA TI PENSO MIA DOLCE AMATA
CHISSA’ SE TI DIRÒ
QUEL CHE VERAMENTE PROVO DA UN BEL PO’

AMORE MIO, MIO AMORE
RESTERAI NEL MIO OBLIO SENZA CHE IO TI DICA PAROLE,
E CHI LO SA’ SE PRIMA O POI
CI SARA’ UN NOI.

 

 

 

Camminando stringendo il domani

Camminando sulla terra priva di vita
con la terra ormai in aridità,
mentre mi emergo nella silenziosa e assordante
gelida cupa notte;

Camminando a passo lieve nella gelida cupa notte;
con il mio cor, dove il tempo mi sussurrava, come un direttore d’orchestra

Camminando con il passo tremante e assonato
non per il freddo, ma ben sì
per i miei muscoli ormai atrofizzati, così il mio passo si appesantì.

Camminando con intesta Il viso solare e spensierato della dolce fanciulla
e la musica, che incontrare ci ha

d’un tratto il mio sognante sguardo
Si bloccò nel presente
scrutando e capendo la cruda realtà.

Quella notte
una cosa strana successe, mentre fantasticavo camminando una sagoma apparir vedo;

L’identità della sagoma misteriosa, passo dopo passo, venne a mancare, lo spazio si restrinse
mentre la tenerezza gli andava in contradittoria.

lo vidi, lo catturai per poi afferar il suo pensier;
per finire,
con lo stringersi del mio core;

io anima travagliata e vestito elegante,
mentre lei; vestita di futuro con anima speranzosa con in mano una fotografia,
che la strinse con delicata armonia.

In quella fredda, cupa, oscura fermata,
mi sentì un calor provenire dal mio cuor pensando al futuro del suo dolce amor;

strinse tra le rovinate e spaccate mani,
cercando di afferrare con tutta sé stessa il domani, non il suo, ma quello di una dolce e graziosa bambina;
che era a casa nella sua confortante e invalicabile cullina.