PaCo50 - Poesie

15 ALBERI

 

Quindici alberi guardavano il sentiero

ogni volta, come gendarmi,tutti in fila,

le fronde, i rami si sostenevano,

si abbracciavano,come vecchi amici, come

antichi compagni di scuola.

Facevano la ronda, ascoltavano, chissà ,da

tempo, i gorgoglii della Dora Riparia che ,

a volte,  vorticosamente, a volte calma,

placida, in curva, raggiunge l’antico borgo,

si rituffa,poi, allegra, festosa, quasi fosse

la prima volta in mezzo a quelle

case dai tetti rossi e spioventi.

Accade,  da sempre lungo

il suo viaggio, sempre nuovo, nella valle.

Quindici,forse, erano betulle, accanto al fiume,

a guardia del sentiero.

Da solo non mi riusciva di chiudere

in un abbraccio i loro fusti;

giganti, buoni, discreti, a volte chiacchieroni,

mi guardavano passare da più di vent’anni,

ogni giorno, senza un fiato,

senza disturbi, ascoltavano chiacchiere affannose.

I podisti dopo il faticoso, giornaliero, lavoro

discutevano e respiravano, finalmente felici,

a pieni polmoni , il profumo dei campi intorno, che ,

con rito annunciato, si coprono di granturco.

Ora non ci sono più, l’altro ieri se ne sono andati.

Sono caduti , recisi, dalle prepotenti scuri dell’uomo,

ed io so, senza lamenti.

Se ne sono andati, in silenzio.

Hanno accettato, con dignità, la brutale aggressione,

senza fiatare, così come hanno vissuto,

fino a quando gli è stata concessa la vita.

Ora sono là, tronchi affettati e coricati,

dormienti,  inermi, senza braccia, senza più vita

in mezzo ai campi che avevano protetto,

dove erano nati, ora, nessuno piange per loro.


 

AMORE SENZA CONFINI

 

Amore senza confini

scorre nelle tue vene.

Accarezzi la vita che vuole morire.

Fanciullo affamato

non hai scuse per essere nato

senza possedere nulla.

Non sai come difenderti.

Non sai come coprirti

e riempirti lo stomaco.

L’ umanità, che tanto umana non è,

si fregia di virtù

ma spreca, per sé, tutto il superfluo

fingendo di dare mentre,

con mani avide, tutto trattiene

senza porsi domande.

Questo Sole scalda pur

chi non è degno di lode e

neppure si pone domande.

Per te vivere è duro come morire

e nessuno se ne accorge.

Un soffio di vento

distribuisce baci sulle

guance e trasporta su

ali morbide chi vuole essere

preso nel vortice dell’eternità,

al di là delle nuvole, al di là dell’infinito

che circondano le nostre anime.

Finalmente, sorridi, tu che sei venuto

al mondo, per caso, mentre ascoltavi

l’amore che ti era sussurrato

attraverso il suo petto.

Sorridi anche tu e ti ritrovi ad

amare quando credevi d’esser

ormai finito.

Con le tue guance paffute, ora, tu pure

stenti a riconoscerti e pensi ancora

di essere quello di sempre.



ANIMA ROCK- ANIMA BLUES

 

S‘ode la cantilena di una vecchia canzone.

Mi accorgo della bellezza della vita che incontro.

Sento il bisogno di arrovellarmi la mente,

Jmmi Hendrix, Bleeding Heart, una musica

che, improvvisa, m’impazzisce dentro, entra,

si insinua,violenta, poi, dolce si impossessa

delle mie cellule, del mio corpo, tutte, del mio sangue.

Sopraggiunge un brivido e guardo un sogno,

una moto mi porterà dovunque voglia incontrare la mia anima,

un giubbotto, di pelle, mi fascia il corpo.

Forse sono  rock, forse sono Blues.

Che importa cosa sono? Ma divento intrattabile

quando mi pervade questa arrabbiata tristezza,

ed ho voglia di rivoltare il mondo,

che mi opprime con tutta la sua gente ipocrita e

questo mi fa piangere, sempre, ma

me lo porto dentro e mi sento romantico,

so di amare l’amore e questa

eterna malinconia che mi pervade, mi fa suo,

ogni volta, ogni momento di questa vita

rimasta inutilmente sola.

Anche ora non so decidere qual’è la mia strada.

Tornerò, forse, a pensare, ancora,

a ciò che scorre, al mare che ho, sempre, nel cuore,

quando incontro l’arcobaleno,

alle  mie solitudini, a quelle dei miei cammini,

ai volti incontrati, mai dimenticati,

che ho voluto incontrare, mentre cercavo

verità alla scoperta del senso della vita.

Questo mondo, questa vita che fugge,

i silenzi che ho dentro e fuori me,

ogni minuto, ogni secondo, mi spaventa,

ogni attimo che si porta via anche i ricordi

e tutto ciò che di buono ancora mi resta.



LA MIA VOCE.

 

Ascolta!

Ascolta la mia voce

E’ sussurro di vento.

E’ carezza.

E’ dolcezza che sfiora la sabbia del deserto.

E’ silenzio nella notte che avvolge,

premuroso, il tuo corpo assopito.

E’ rumore di pioggia che piange-

per me – per te – per noi –

E’ Amore.

E’ stridore,

che percorre le tue,

le mie, vene,

fino alla fine dei giorni.



LA PRIMA ….VERA

 

Amicizia, la prima…vera,

Non ricordo quando mi vide, quando

la abbracciai o mi tese la mano

la prima volta ….

Quella vera , immagino,quella che ti

fa sentire sempre  a casa, che ti da

calore come quando sei nella famiglia

che ami.

Come quando il caldo impèra dell’amore.

Come quando sa del rassicurante bacio

di tua Madre se ti sei sbucciato il ginocchio

sulle pietruzze del giardino e ti attanaglia

la paura  nel vedere sgorgare il sangue

che sembra non volersi fermare.

Amicizia, prima…vera, come la

primavera che arriva sempre con il tepore

del sole che infiamma il cuore,

sempre alla stessa ora e non ti delude mai,

che fa rifiorire i colori di sempre e che attendi

di scorgere dopo ogni inverno, che ti riempie

di promesse, che mantiene sempre,

con tutti i suoi fiori che sgorgano

felici sopra l’erba delle colline.

La prima vera volta come il

primo amore che non ha conosciuto

l’oblio delle abitudini, del luogo comune.

La prima vera felicità quando assaggi

la vita e ogni cosa bella che riesce a regalarti.



POMME

 

Pomme ha preso i miei giorni.

Pomme dorme su più guanciali.

Quando le parli pare svegliarsi

dal lungo letargo , risponde

con pudichi sorrisi e

la sua bellezza è come il profumo delle viole

in  primavera  

che s’impossessa dei suoi sogni.

Ama  l’impossibile.

Ama l’amore.

Ama il compagno di cammino

Infastidito dai suoi modi di bambina

che non si spiega i perché.

È così rara la realtà

che il sogno prende anche il giorno e

l’arcobaleno alfine uscirà

per irradiare coi suoi colori questa eternità.



GIACE

 

Procida.

O Greca  P r ò k e i t a i ,

il tuo nome è GIACE.

Sei bellezza pura,

piccola,mite e misteriosa.

Nulla ti abbisogna men

che celebrità eppur

sei stata  nei pensieri di

Virgilio e Giovenale.

Possiedi ogni ricchezza ,

i sapori del vero e della terra

e  t’ inghirlandi  di frutti dorati

all’ombra della possente spada di Michele.

Come fulgida e tenace acquamarina

ti distendi,  sicura, con le tue dita,

tra i flutti del mare che ti generò.

Silenziosa e umile ancor

ti salvi , forse è la tua fortuna,

dall’ inesorabile avanzare del progresso

che rende scialba ogni cosa.

Su di te si riversa la gioia di

giornalieri ospiti che, da marina

grande, dagli scalini

accanto alla chiesetta,

si calano in bella contrada,

tra la tua  gente e quelle

sorridenti case vestite come

l’arcobaleno, sempre tra loro

abbracciate  e pronte a difesa

se  improvvise sorgono

procelle di mare.

Conosci il tuo lignaggio,

ai  tuoi borghi fai rivivere

ancor il tempo antico e gli  amori

nati fra i giardini di Elsa

e la sabbia delle tue spiagge.

Come sarebbe dolce  addormentarmi

ai raggi del  sole mentre attendo

che su  di te la sera distenda

il suo  velo discreto.



SOGNO

 

Sento il profumo della tua pelle

e ti bacio sulle labbra.

Mi piace il sapore della lingua

che si insinua tra i denti.

Ti accarezzo e ti dormo accanto

sperando di non dovermi mai più alzare.

Avverto il tepore del tuo corpo

di fronte al mio e un dolce, delicato,

strofinio di gambe.

Tutto ha il sapore di sempre e

mi rasserena, mentre emerge dal cuore

che vorrei nascesse il nostro destino

quando il sogno lascerà spazio alla realtà.


SREBRENICA

 

Abbracciati, restiamo,

nel fragore della guerra,

una notte, un giorno, una vita, forse.

Cecchini senza cuore,senza volto,

pallottole assassine,

più di chi le spara, intorno,

volteggiano,cercano il bersaglio

finale, l’ultimo, definitivo.

Amore! Amore!

Restiamo, ancora,

un momento,al riparo, non muoviamoci.

Respira, piano,  forse non ci hanno visti.

Tranquilla! non moriremo.

Abbracciami, tienimi stretta.

Uniti, non saremo sconfitti.

La follia è alle porte,

sarà vinta ancora.

Bruciano le strade e  gli ideali,

ultimo anelito di libertà sopite.

Tuonano ancora i nuovi barbari,

come quelli d’un tempo,

già combattuti e vinti.

Nulla li distingue,

nulla li separa dagli aguzzini di oggi.

Ancora parla in ogni dove il cannone e

strappa, con forza, la vita a chi gli sbarra il passo,

a chi difende i suoi cari , ancora un po’ di casa.

Senza poter capire si  è uccisi, stuprati,

è inutile gridare ragioni, nessuna pietà

nel nome di un Dio, che non è guerriero,

che non si conosce,che predicava, invece, amore.

Torture, segregazioni,ingiustizie , oppressioni,

oppressi, fratelli prostrati ai fratelli.

Con fredda convenienza, l’economia, vàluta il diritto alla vita,

l’ aguzzino  rivive nel fratello, così, ritorna Caino,

ancora,prepotente, il mostro, la vecchia, squallida,

filosofia della razza eletta e l’odio, atroce,

senza senso, che si è tolto il cuore.

Poi, infine, dopo la barbarie,  si riaddormenta la bestia

Così come si è rialzata.

Non svegliarla ancora , perdona, condanna,

ma …. non dimenticare.


 

L’Anima mia

 

Al molo del mio tempo

un veliero attende di salpare

per le sconfinate

distese della mente.

A vele spiegate freme,

avvolto da vènti impazziti.

A tratti le sue vele prima coprono

poi mostrano una ciurma

scalmanata di pensieri che

si rincorrono , si azzuffano, a destra,

a manca.

Intanto, mi preparo a tenere la rotta

nel mare profondo del mio essere.

Inizio a  navigare in cieli diafani

di un universo che aspetta,

come sempre d’essere violato.

Vado alla ricerca di volti

desiderosi, infine, d’essere sfiorati,

accarezzati, forse, baciati.

Così si protrae inutilmente ed intensamente

il viver mio alla ricerca

di ciò che resta del mio cuore.

Allora mi compiaccio delle mie , immense,

umane debolezze e più m’ innammoro della vita.

Riconosco l’immensità dell’umano essere e

mi sovviene ancora la visione ch’ebbi

della bellezza, sento fremere le mie membra.

Si fa strada, insistente, il desiderio di accarezzare

I suoi capelli mentre si svolgono sulle spalle scoscese,

simili a morbidi pendii di colline.

M’ immergo in un turbinio  di colori,

m’inebrio di sensazioni, che, veloci,

scorrono dinanzi agli occhi e la mia fronte

mostra  fresche gocce di rugiada

che colano giù , fresche, azzurre,

come chiara fonte  di montagna.