15 ALBERI
Quindici alberi guardavano il sentiero
ogni volta, come gendarmi,tutti in fila,
le fronde, i rami si sostenevano,
si abbracciavano,come vecchi amici, come
antichi compagni di scuola.
Facevano la ronda, ascoltavano, chissà ,da
tempo, i gorgoglii della Dora Riparia che ,
a volte, vorticosamente, a volte calma,
placida, in curva, raggiunge l’antico borgo,
si rituffa,poi, allegra, festosa, quasi fosse
la prima volta in mezzo a quelle
case dai tetti rossi e spioventi.
Accade, da sempre lungo
il suo viaggio, sempre nuovo, nella valle.
Quindici,forse, erano betulle, accanto al fiume,
a guardia del sentiero.
Da solo non mi riusciva di chiudere
in un abbraccio i loro fusti;
giganti, buoni, discreti, a volte chiacchieroni,
mi guardavano passare da più di vent’anni,
ogni giorno, senza un fiato,
senza disturbi, ascoltavano chiacchiere affannose.
I podisti dopo il faticoso, giornaliero, lavoro
discutevano e respiravano, finalmente felici,
a pieni polmoni , il profumo dei campi intorno, che ,
con rito annunciato, si coprono di granturco.
Ora non ci sono più, l’altro ieri se ne sono andati.
Sono caduti , recisi, dalle prepotenti scuri dell’uomo,
ed io so, senza lamenti.
Se ne sono andati, in silenzio.
Hanno accettato, con dignità, la brutale aggressione,
senza fiatare, così come hanno vissuto,
fino a quando gli è stata concessa la vita.
Ora sono là, tronchi affettati e coricati,
dormienti, inermi, senza braccia, senza più vita
in mezzo ai campi che avevano protetto,
dove erano nati, ora, nessuno piange per loro.
AMORE SENZA CONFINI
Amore senza confini
scorre nelle tue vene.
Accarezzi la vita che vuole morire.
Fanciullo affamato
non hai scuse per essere nato
senza possedere nulla.
Non sai come difenderti.
Non sai come coprirti
e riempirti lo stomaco.
L’ umanità, che tanto umana non è,
si fregia di virtù
ma spreca, per sé, tutto il superfluo
fingendo di dare mentre,
con mani avide, tutto trattiene
senza porsi domande.
Questo Sole scalda pur
chi non è degno di lode e
neppure si pone domande.
Per te vivere è duro come morire
e nessuno se ne accorge.
Un soffio di vento
distribuisce baci sulle
guance e trasporta su
ali morbide chi vuole essere
preso nel vortice dell’eternità,
al di là delle nuvole, al di là dell’infinito
che circondano le nostre anime.
Finalmente, sorridi, tu che sei venuto
al mondo, per caso, mentre ascoltavi
l’amore che ti era sussurrato
attraverso il suo petto.
Sorridi anche tu e ti ritrovi ad
amare quando credevi d’esser
ormai finito.
Con le tue guance paffute, ora, tu pure
stenti a riconoscerti e pensi ancora
di essere quello di sempre.
ANIMA ROCK- ANIMA BLUES
S‘ode la cantilena di una vecchia canzone.
Mi accorgo della bellezza della vita che incontro.
Sento il bisogno di arrovellarmi la mente,
Jmmi Hendrix, Bleeding Heart, una musica
che, improvvisa, m’impazzisce dentro, entra,
si insinua,violenta, poi, dolce si impossessa
delle mie cellule, del mio corpo, tutte, del mio sangue.
Sopraggiunge un brivido e guardo un sogno,
una moto mi porterà dovunque voglia incontrare la mia anima,
un giubbotto, di pelle, mi fascia il corpo.
Forse sono rock, forse sono Blues.
Che importa cosa sono? Ma divento intrattabile
quando mi pervade questa arrabbiata tristezza,
ed ho voglia di rivoltare il mondo,
che mi opprime con tutta la sua gente ipocrita e
questo mi fa piangere, sempre, ma
me lo porto dentro e mi sento romantico,
so di amare l’amore e questa
eterna malinconia che mi pervade, mi fa suo,
ogni volta, ogni momento di questa vita
rimasta inutilmente sola.
Anche ora non so decidere qual’è la mia strada.
Tornerò, forse, a pensare, ancora,
a ciò che scorre, al mare che ho, sempre, nel cuore,
quando incontro l’arcobaleno,
alle mie solitudini, a quelle dei miei cammini,
ai volti incontrati, mai dimenticati,
che ho voluto incontrare, mentre cercavo
verità alla scoperta del senso della vita.
Questo mondo, questa vita che fugge,
i silenzi che ho dentro e fuori me,
ogni minuto, ogni secondo, mi spaventa,
ogni attimo che si porta via anche i ricordi
e tutto ciò che di buono ancora mi resta.
LA MIA VOCE.
Ascolta!
Ascolta la mia voce
E’ sussurro di vento.
E’ carezza.
E’ dolcezza che sfiora la sabbia del deserto.
E’ silenzio nella notte che avvolge,
premuroso, il tuo corpo assopito.
E’ rumore di pioggia che piange-
per me – per te – per noi –
E’ Amore.
E’ stridore,
che percorre le tue,
le mie, vene,
fino alla fine dei giorni.
LA PRIMA ….VERA
Amicizia, la prima…vera,
Non ricordo quando mi vide, quando
la abbracciai o mi tese la mano
la prima volta ….
Quella vera , immagino,quella che ti
fa sentire sempre a casa, che ti da
calore come quando sei nella famiglia
che ami.
Come quando il caldo impèra dell’amore.
Come quando sa del rassicurante bacio
di tua Madre se ti sei sbucciato il ginocchio
sulle pietruzze del giardino e ti attanaglia
la paura nel vedere sgorgare il sangue
che sembra non volersi fermare.
Amicizia, prima…vera, come la
primavera che arriva sempre con il tepore
del sole che infiamma il cuore,
sempre alla stessa ora e non ti delude mai,
che fa rifiorire i colori di sempre e che attendi
di scorgere dopo ogni inverno, che ti riempie
di promesse, che mantiene sempre,
con tutti i suoi fiori che sgorgano
felici sopra l’erba delle colline.
La prima vera volta come il
primo amore che non ha conosciuto
l’oblio delle abitudini, del luogo comune.
La prima vera felicità quando assaggi
la vita e ogni cosa bella che riesce a regalarti.
POMME
Pomme ha preso i miei giorni.
Pomme dorme su più guanciali.
Quando le parli pare svegliarsi
dal lungo letargo , risponde
con pudichi sorrisi e
la sua bellezza è come il profumo delle viole
in primavera
che s’impossessa dei suoi sogni.
Ama l’impossibile.
Ama l’amore.
Ama il compagno di cammino
Infastidito dai suoi modi di bambina
che non si spiega i perché.
È così rara la realtà
che il sogno prende anche il giorno e
l’arcobaleno alfine uscirà
per irradiare coi suoi colori questa eternità.
GIACE
Procida.
O Greca P r ò k e i t a i ,
il tuo nome è GIACE.
Sei bellezza pura,
piccola,mite e misteriosa.
Nulla ti abbisogna men
che celebrità eppur
sei stata nei pensieri di
Virgilio e Giovenale.
Possiedi ogni ricchezza ,
i sapori del vero e della terra
e t’ inghirlandi di frutti dorati
all’ombra della possente spada di Michele.
Come fulgida e tenace acquamarina
ti distendi, sicura, con le tue dita,
tra i flutti del mare che ti generò.
Silenziosa e umile ancor
ti salvi , forse è la tua fortuna,
dall’ inesorabile avanzare del progresso
che rende scialba ogni cosa.
Su di te si riversa la gioia di
giornalieri ospiti che, da marina
grande, dagli scalini
accanto alla chiesetta,
si calano in bella contrada,
tra la tua gente e quelle
sorridenti case vestite come
l’arcobaleno, sempre tra loro
abbracciate e pronte a difesa
se improvvise sorgono
procelle di mare.
Conosci il tuo lignaggio,
ai tuoi borghi fai rivivere
ancor il tempo antico e gli amori
nati fra i giardini di Elsa
e la sabbia delle tue spiagge.
Come sarebbe dolce addormentarmi
ai raggi del sole mentre attendo
che su di te la sera distenda
il suo velo discreto.
SOGNO
Sento il profumo della tua pelle
e ti bacio sulle labbra.
Mi piace il sapore della lingua
che si insinua tra i denti.
Ti accarezzo e ti dormo accanto
sperando di non dovermi mai più alzare.
Avverto il tepore del tuo corpo
di fronte al mio e un dolce, delicato,
strofinio di gambe.
Tutto ha il sapore di sempre e
mi rasserena, mentre emerge dal cuore
che vorrei nascesse il nostro destino
quando il sogno lascerà spazio alla realtà.
SREBRENICA
Abbracciati, restiamo,
nel fragore della guerra,
una notte, un giorno, una vita, forse.
Cecchini senza cuore,senza volto,
pallottole assassine,
più di chi le spara, intorno,
volteggiano,cercano il bersaglio
finale, l’ultimo, definitivo.
Amore! Amore!
Restiamo, ancora,
un momento,al riparo, non muoviamoci.
Respira, piano, forse non ci hanno visti.
Tranquilla! non moriremo.
Abbracciami, tienimi stretta.
Uniti, non saremo sconfitti.
La follia è alle porte,
sarà vinta ancora.
Bruciano le strade e gli ideali,
ultimo anelito di libertà sopite.
Tuonano ancora i nuovi barbari,
come quelli d’un tempo,
già combattuti e vinti.
Nulla li distingue,
nulla li separa dagli aguzzini di oggi.
Ancora parla in ogni dove il cannone e
strappa, con forza, la vita a chi gli sbarra il passo,
a chi difende i suoi cari , ancora un po’ di casa.
Senza poter capire si è uccisi, stuprati,
è inutile gridare ragioni, nessuna pietà
nel nome di un Dio, che non è guerriero,
che non si conosce,che predicava, invece, amore.
Torture, segregazioni,ingiustizie , oppressioni,
oppressi, fratelli prostrati ai fratelli.
Con fredda convenienza, l’economia, vàluta il diritto alla vita,
l’ aguzzino rivive nel fratello, così, ritorna Caino,
ancora,prepotente, il mostro, la vecchia, squallida,
filosofia della razza eletta e l’odio, atroce,
senza senso, che si è tolto il cuore.
Poi, infine, dopo la barbarie, si riaddormenta la bestia
Così come si è rialzata.
Non svegliarla ancora , perdona, condanna,
ma …. non dimenticare.
L’Anima mia
Al molo del mio tempo
un veliero attende di salpare
per le sconfinate
distese della mente.
A vele spiegate freme,
avvolto da vènti impazziti.
A tratti le sue vele prima coprono
poi mostrano una ciurma
scalmanata di pensieri che
si rincorrono , si azzuffano, a destra,
a manca.
Intanto, mi preparo a tenere la rotta
nel mare profondo del mio essere.
Inizio a navigare in cieli diafani
di un universo che aspetta,
come sempre d’essere violato.
Vado alla ricerca di volti
desiderosi, infine, d’essere sfiorati,
accarezzati, forse, baciati.
Così si protrae inutilmente ed intensamente
il viver mio alla ricerca
di ciò che resta del mio cuore.
Allora mi compiaccio delle mie , immense,
umane debolezze e più m’ innammoro della vita.
Riconosco l’immensità dell’umano essere e
mi sovviene ancora la visione ch’ebbi
della bellezza, sento fremere le mie membra.
Si fa strada, insistente, il desiderio di accarezzare
I suoi capelli mentre si svolgono sulle spalle scoscese,
simili a morbidi pendii di colline.
M’ immergo in un turbinio di colori,
m’inebrio di sensazioni, che, veloci,
scorrono dinanzi agli occhi e la mia fronte
mostra fresche gocce di rugiada
che colano giù , fresche, azzurre,
come chiara fonte di montagna.