Paola Crisapulli - Poesie e filastrocche

Alla luna

La tua bellezza nella notte buia
erge turgida torre al navigator errante
La tua veste d’argento a ricamar
il manto del notturno mar così pure

la terra dove api e fior compiono
il loro ciclo senza fine con tanto ardor
mentre il ranocchio stanco si ripara
nello stagno Illumini la strada al viandante

coi tuoi muti artigli a non sbagliar la via
Sfiori i prati le foreste i fiumi i monti
con tutti i suoi abitanti. Non arrossir
nella tua solitudine siderale al gioco

dell’amore all’infinità dolcissima
di questa vita strana prima di varcar
la soglia di tuffarti con rinnovata speranza
per sorgere di nuovo ancor più bella.

 

 

 

Voci nel silenzio

Quando la notte profonda s’avvicina
e le onde spezzate del mare
si confondono con il rumore dell’ultimo
treno cede il respiro al sonno
cullato da baci parlati. Allora
tu lascia viziosi pensieri
mutare colore nell’ombra
possiedi con gesti profondi
la bianca bocca che sorride
ai tuoi occhi di luce inebriata
di profumo odoroso paga
di essere amata
Intanto il ronzio dell’anima
danza voluttuoso sottile silenzioso
abbraccia la fanciulla radiosa
mentre le stelle scorrono alla finestra
sfavillanti nell’infuocata sua bellezza.

 

 

 

Il pan fortuna

Un bel giorno Matteo, ragazzino deciso e con le idee chiare in testa, decise che era arrivato il tempo di partire in cerca di fortuna. Ultimamente, aveva sentito spesso parlare del pan fortuna, incuriosito e speranzoso volle andare a cercarlo. Voleva diventare ricco e importante. Camminò per giorni e giorni, però nessuno gli seppe dire dove potesse trovare il suo pan fortuna. Una sera, ormai stanco e scoraggiato pensò di rientrare a casa, dai suoi genitori. Vorrà dire che mi prenderò i miei rimproveri, pensò. Si sdraiò ,esausto e rassegnato per aver fallito nella sua ricerca. Quando ormai gli occhi stavano per chiudersi , un cane cominciò a ringhiare, alzò la testa e vide uno grosso davanti a sé. Era il più grande cane che avesse mai visto prima. Aveva due occhi enormi e luminosi che lo fissavano. Spaventato cercò aiuto e con lo sguardo e notò in fondo alla valle una luce, non era molto lontano da lì. Pensò che forse sarebbe stato meglio cercare un riparo al coperto, si alzò e si mise a correre , correre, correre, in quella direzione .Temeva che il cane lo stesse rincorrendo, invece l’animale restò lì a guardarlo mentre le gambe gli toccavano il sedere dalla fretta Si avvicinò ormai senza fiato in petto e bussò alla porta del casolare. Ci volle un po’ prima che qualcuno andasse ad aprire. Si presentò un anziano signore dai capelli lunghi e dalla barba bianca , Matteo spaventato dal cane che si lasciò alle spalle trasalì nel vederselo all’improvviso davanti, così alto ed austero, non ebbe modo di pensare , e disse d’un fiato: mi aiuti, un cane mi sta rincorrendo, mi salvi! senza aspettare risposta si richiuse la porta alle spalle.
Mi scusi buon uomo, mi voleva mangiare!
L’uomo lo guardò serio.
Sono giorni che cammino in cerca del pan fortuna e nessuno mi sa dire dove posso trovarlo, ora sono molto stanco, si è fatto tardi e ho pensato che lei potesse aiutarmi e darmi asilo per questa notte , senza aggiungere altro si appoggiò allo stipite della porta esausto, sfinito e per giunta affamato.
Il nonno non rispose, capì subito la situazione, non fece domande, lo fece entrare e in pochi minuti mise sulla tavola del pane, un piatto di minestra calda e dell’acqua. Matteo non si fece invitare due volte , cominciò a mangiare finché il piatto rimase vuoto
Nel frattempo nonno Giacomo, così si chiamava il vecchio, gli preparò un giaciglio per la notte e lo mandò a dormire di sopra nel sottotetto.
-va , va, figliuolo, domani parleremo .
Il ragazzo era troppo stanco per replicare qualcosa e per la prima volta a pancia piena si addormentò.
Si addormentò di un sonno pieno e profondo ,e non si accorse di cosa stesse succedendo fuori.
Si, perché fuori stava succedendo qualcosa . Tutti gli animali erano in fermento.
Anche il vento si fece sentire, e con una folata forte attraversò la stanza mentre una luce bianca avvolse tutta la casa.
Una nuvola incuriosita si appoggio sul tetto della casa perché voleva guardare.
Non ti accorgi che mi copri la visuale, brontolò la luna, non vedo niente se ti metti davanti!
Intanto il cane assieme ad una faina , dal corpo allungato e sinuoso ,le zampe muscolose e corte sbucarono dalla fitta vegetazione , per nulla scomposti dalla presenza di una poiana, grosso uccello predatore, dalle ali larghe e dal collo tozzo, che volteggiava da ore alla ricerca di una preda, pronta a lanciarsi in una fulminea picchiata , si avvicinarono alla casa del nonno.
Dove state andando, chiese la poiana.
E’ arrivato qualcuno alla casa del nonno, andiamo a vedere chi è.
Io l’ho visto disse il cane, ma si è messo subito a correre e non ho potuto parlargli.
E così , tutti incuriositi di vedere il nuovo arrivato, si fermarono sull’uscio di casa aspettando che si svegliasse.
L’indomani mattina un rumore forte svegliò Matteo. Era il nonno che tagliava la legna. Stropicciandosi gli occhi scese in cortile:
Posso aiutarti disse il ragazzo, per nulla sorpreso del rumore.
Tu ieri hai aiutato me, oggi io aiuterò te. Prendi quella legna tagliata e portala dentro, servirà per scaldarci stasera, gli rispose il vecchio.
Intanto Matteo con la coda dell’occhio teneva sotto controllo il cane e gli altri animali, che confabulavano animatamente tra di loro.
Lo avete visto? Chissà cosa vorrà dal nonno domandò la poiana, che dall’alto delle sue maestosi ali volteggiava ora sopra il nonno, ora sopra Matteo, cercando di capire i loro discorsi.
Sono pericolosi, vero, chiese Matteo al nonno? Mi girano attorno!
Ma no, rispose il nonno, vogliono solo fare la tua conoscenza.
La mia conoscenza?
Si, essi sono amici miei, ti puoi fidare!
Io sono in giro per cercare il pan fortuna, continuò Matteo
Tu sai dirmi dove posso trovarlo?
Il nonno per tutta risposta gli disse:
Prendi il rastrello e pulisci l’ovile. Le caprette devono restare all’asciutto,
Matteo, di fronte ad un ordine così perentorio ubbidì e quando ebbe finito si presentò davanti al nonno.
Posso sapere adesso dove lo troverò.
Il nonno ancora continuò:
Bisogna pulire l’abbeveratoio e riempirlo d’acqua, gli animali devono averla sempre pulita.
Matteo cominciava ad essere stanco e stufo, chissà quando me lo dirà- pensò- e così facendo passò la giornata.
Giunta la sera , mangiò e bevve e si addormentò di colpo.
L’indomani si ripeté ancora la stessa cosa
Il nonno gli trovava un lavoro e la sera – paffete – si addormentava subito.
Passarono così tre giorni senza mai fermarsi.
Al quarto giorno, prese tutto il suo coraggio, anche se intimorito dalla presenza del cane e degli altri animali, si piantò davanti al nonno e chiese:
Mi rifiuto di fare ancora altri lavori se non mi dici dove posso trovare il pan fortuna.
Allora non lo hai ancora capito?
Capito ?!
Cosa devo capire replicò Matteo,
Io so che non mi hai detto niente di niente rispose tutto impettito e seccato. Mi hai fatto lavorare e sgobbare per tre giorni.
Tu sei venuto forse con dei soldi a pagarmi il cibo che hai mangiato ed il letto dove hai dormito in tutti queste giorni? Disse il nonno?
A questa domanda Matteo restò sorpreso perché non seppe cosa rispondere.
Poi pensandoci disse:
No , io non avevo soldi. Io ti ho chiesto di darmi ospitalità per una notte e di dirmi se sapevi dove potessi trovare il pan fortuna.
Caro il mio piccolo ragazzo , e così facendo gli prese le mani e le apri appoggiandole sulle sue, vedi queste vesciche? Secondo te perché ti sono venute? Perché non sei abituato a lavorare duramente.
Però la sera hai sempre trovato un piatto di minestra calda ed un letto comodo e confortevole per dormire … ti sembra poco? Ti sei guadagnato tutto ciò con il tuo lavoro e la tua fatica. Tanto lavoro , tanto sudore e la soddisfazione di essere contento a fine giornata. Hai condiviso con me e con i miei animali tutto .
Questo è il pan fortuna, ragazzo mio!
Adesso se vuoi vai pure a dirlo ai tuoi genitori.
Quando vuoi tornare io sarò qui.
Soddisfatto e sorpreso abbracciò il vecchio, si allontanò felice della scoperta che aveva fatto e della fortuna che aveva avuto.
Quanti non lo sanno ancora!

 

 

 

Gli animali del bosco

Tutti gli animali del bosco erano felici , erano alla ricerca della magica atmosfera del laghetto incantato.
Avevano avuto un compito importante, ed erano quasi nelle vicinanze. Dovevano vegliare su un carico speciale, così aveva detto l’orsetto Sisca! Ma nessuno sapeva cosa. Il vento soffiava a volontà, sbuffava e risbuffava , scompigliando i baffetti del gattino Tiger. L’amico sole faceva capolino e l’ape industriosa schizzava veloce. Volava allegra in ogni fiore. La capretta Taissa, il piccolo drago Frago, la coniglietta Manna, forti e veloci correvano su e giù, impazienti di scorrazzare per il pendio sovrastante il laghetto, mentre l’orsetto Sisca attendeva l’arrivo dell’ospite d’onore con impazienza.
Andava su e giù nervosamente, aveva preparato un discorso, non troppo lungo ma era pur sempre un discorso. Aveva persino messo gli occhiali.
Era un giorno importante. Come tutti gli anni, il grande saggio sarebbe sceso dalla montagna. Sarebbe arrivato fin lì per raccogliere le sue erbe e avrebbe portato loro tanti preziosi regali. All’improvviso una grande nuvola avvolse il pendio e gli animali si fermarono ammutoliti. Un’ombra si muoveva verso loro fino a materializzarsi e diventare una persona. Era lui, il grande saggio Leonzio.
Rimasero tutti zitti in silenziosa devozione e rispetto. Si inchinarono e lo salutarono allegramente
All’improvviso, un canguro, correva, saltava e rideva a crepapelle. La cosa più strana però, erano le sue pantofole. Si , indossava delle strane pantofole di lana coloratissime che non riusciva a togliersi dai piedi.
Per favore diceva l’animale, lasciatemi qui, devo fermarmi.
Non ti lasceremo fino a quando non esaudirai le nostre richieste.
Mai! Voi siete impazziti! Non so niente, io.
Ah si? E allora corri, salta e balla e così facendo continuò a correre giù per il pendio.
A questo punto il grande saggio chiese a Sisca cosa fosse successo.
Mio grande saggio, noi avevamo avvisato Cangu che non si devono prendere le cose trovate per caso , soprattutto se appartengono al mago Merlot , però quelle pantofole lui, vanitoso com’è le ha volute indossare a tutti i costi. Così adesso è costretto a camminare saltellando e a correre sempre .Fino a quando non si sa.
Però! Bisbigliò Leonzio, però loro volevano che esaudisse delle richieste.
E’ vero, rispose Sisca. Loro sono convinti che sia il mago ad indossarle ed erano abituate a giocare a magia,invece Cangu non conosce affatto la magia di Merlot, e le pantofole vecchie e cieche non si sono accorte dello scambio.
Poverino, dobbiamo fare qualcosa per lui, disse Sisca sconsolato, peccato che nessuno di noi è capace di neutralizzare la magie.
Io una soluzione l’avrei , ma non mi sento di proporvela.
Se c’è noi siamo disposti a tutto, di cosa si tratta?
Il saggio restò un momento pensiero , poi disse:
tutti voi dovreste rinunciare a qualcosa, qualcosa di molto importante.
Oh, un coro triste e mesto colpì il cuore del vecchio saggio. Gli occhietti bassi ed il naso in su per non far vedere le lacrime, finché il piccolo drago Frago, si avvicinò, tirò la veste del vecchio e cercando il suo orecchio gli disse qualcosa.
Ad uno ad uno tutti gli animali si avvicinarono all’orecchio del saggio e dissero qualcosa.
Lui alla fine rimase esterrefatto, soddisfatto e contento. Tutti avevano rinunciato al proprio dono.
Un vero grande gesto di amicizia.
Ammiro il vostro coraggio ed il vostro altruismo.
Sarete soddisfatti. Così dicendo una nuvola azzurra avvolse tutto il bosco e poco dopo comparve affannato e sudato Cangu.
Arrivò saltando. Al piccolo canguro rimase comunque il saltello.
Si, perché lui non aveva rinunciato a nulla, e da quel momento lo vedete saltellare su e giù per le montagne, giocare con i bambini, le anitre e gli altri animali del bosco. La sua vera grande famiglia. I suoi amici.

 

 

 

Il paese di Bellebolle

Nel paese di Bellebolle
c ’era un bambino che raccontava balle
Le raccontava ogni momento , al mattino
mezzogiorno e sera fino a riempire la balera.
Nessuno poteva più andare al mare
né a farsi il bagno, né a passeggiare.
Un bel giorno di primavera
il vento spinse una balla nelle bolle.
Il bambino cercò di recuperarla ma
s’incastrò in un’altra bolla
Cominciò a volare in alto, in cielo
fino a diventare un puntino nero.
All’improvviso uno stormo di uccelli in volo
bucarono la bolla del povero figliuolo.
Cadde così sul pavimento e si pestò
il sedere ed il mento.
Da quel giorno nel paese di Bellebolle
Nessun bambino raccontò più balle.

 

 

 

Topolino

Topolino topolino cosa fai nel mio cestino?
Vorrei chiederti un bocconcino del tuo
dolce formaggino. E’ così bello e saporito
molto meglio del pan trito.
Se ti vede cucciolone fa di te un bel boccone.
Se poi arriva il gatto bianco in un baleno ti
morde il fianco.
Per favore , per carità fa che dorman tutti, qua
Io sarò il tuo custode perché berrò dal tuo
cuore l’elisir dell’amore così quando sarò grande
e sarò diventato un personaggio importante
ti porterò con me nel castello che oggi non c’è.