Paolo Carpi

Poesie


Alla realtà

E’ tra la folla sedotta dalla noia
che divora parole ma non si sente
che si tocca con gli occhi
ma a volte non si vede.
La realtà non sta qui
ferma con i gomiti piantati sul banco
in attesa qualcuno le offra da bere:
ruba i gioielli migliori dal suo ricordo
e pensa spesso
dietro al muro delle sue oscurità.
Toglie dalle domande già scritte
quelle che la riguardano
abbassando gli occhi di chi non sa
come attraverserà il guado
del proprio destino.
Potrebbe confondere un giorno con l’altro
un gatto da un arcobaleno
una stanza vuota da una nuvola di passaggio.
Può trovare uno specchio
attento a riflettere
strati di sogni confusi
non catalogati tra l’apparente proclama
di ciò che non è ma sembrava vero,
e mani aggrappate allo spezzarsi del suo tempo
indifferente agli aliti in fuga dalle bocche
spenti nei pozzi abbandonati dalla vita.
Distinto il suo modo
di uscire da una scena conclusa,
come da quella che affligge alla fine i commensali
seduti alla sua stessa tavola rimasta vuota
pronta per servire altre realtà sotto lo stesso cielo
prima che si sprechi vanamente il suo azzurro
e la luce non possa andare oltre
là, dove più non vuole la sua notte.

 


 

Del dolore

Entra nell’ora dolente
dello sfocarsi del blu
intorno agli occhi,
raccoglie stupori
e segnali dall’erta
accesi dalle postazioni pensanti
atte a tenere vivo
l’assenso all’esistenza.
Del dolore non si conosce pietà.
Accosta silente
atteso o inaspettato,
in un tempo qualunque
in un luogo di sempre
preceduto a volte
da parole sommesse.
Con un tonfo secco nel petto
attesta il suo volere,
la mente si inabissa in sé
e ciò che era non lo è più.
Il dolore occupa i centri dell’intuito
che abbandonano all’istante
le loro attenzioni
distratte
dal rincorrersi delle aspirazioni
improvvisamente esauste,
dopo aver saccheggiato
anche l’ultimo anelito semantico
ancora inviolato della vita
rimasto sospeso tra le sue fatalità.

 


 

Eternità

Eternità
circoscritta in frammenti di tempo
da vivere come unici,
indotti a sostenere avidità di vita
discesa dai campi coltivati a riscatto
e disseminati da fiori di pensiero
sbocciati e appassiti
in un breve tratto di luce.

Eternità
estasi beffarda
licenziata dalla materia
e assunta dallo spirito,
proietta le sue immagini evanescenti
in segmenti irreali di conforto
mal tollerate dai suoi figli
e dalle loro predisposizioni contrarie
inclini all’attuale esistente,
che vagano comunque ignari
nella sua illogica scansione.

Circoscrivo
la sommità del mio esistere
in un luogo appartato
scevro da eternità apparenti,
privo di accoliti
esclusi dai vizi formali della mente.
Non ho indotti da alimentare
con avanzi di vita
o con gli scarti della sua temporalità:
è la perfetta frase dell’inutilità dell’opposizione
detta
all’avvicendarsi di altre inutili parole.